Al figlio disse: «Annusa i fili d’erba,
certi giorni profumano di cielo».
Ma non era un poeta, l’uomo, solo
un terzino di calcio. Questo prova
che palleggiare aiuta a poetare,
e chiunque può cogliere nell’attimo
la vibrazione dell’essenza eterica
che digita e pervade i fili d’erba,
fa di un campo di gioco un gran concerto,
del cuore di un terzino un’arpa eolia.
Toccato dalla grazia e reso vate,
questi ricava immagini e parole
dall’intimo, creativo serbatoio
che la Divinità concede in sorte
ad ogni creatura consenziente,
che vi cerca gli odori del Giardino
in cui tutto ebbe inizio, e li rievoca.
Cosí, memoria di celesti umori
ha l’erba di uno stadio, e li diffonde.
Questo disse Facchetti, il calciatore,
un giorno al figlio, interrogando il cuore.
Il cronista