Un paragone spiegherà quello che voglio dire. Supponete d’avere davanti a voi un quadro che rappresenti una certa scena, un’immagine di un certo santo. Potete cercare di interpretare questo quadro in due maniere. La prima, vi mettete davanti al quadro e cercate di far nascere nella vostra anima quello che ha vissuto l’anima del pittore. Cercate di suscitare nella vostra anima il contenuto spirituale del quadro. In quest’ultimo vive qualcosa che forse eleva interiormente la vostra anima, la immerge in un’atmosfera sublime, vivifica interiormente la vostra anima. Ma potete avere anche un’altra attitudine nei confronti di questo quadro. Potete andare verso di esso e dire: non mi interessa sapere quello che il pittore ha pensato mentre lo dipingeva, non m’interessa particolarmente. Ma voglio cercare di scoprire come ha mescolato i colori, quali specie di sostanze sono mescolate ai colori che egli ha dipinto sulla tela. Voglio esaminare come tutto questo risulti lí, sulla tela, che quantità di colore rosso e verde sono state utilizzate, dove ha usato delle linee diritte e dove delle curve.
Sono due modi differenti di considerare un quadro. Sarebbe improprio dire che in tale modo di guardarlo si consideri qualcosa di non vero. No, si considera qualcosa che è assolutamente vero. Si esamina in che modo il colore è apposto sulla tela e qual è la sua composizione. Si considera come, e se, i colori sono stati resi brillanti ecc. Questo può rappresentare delle autentiche verità. Ed ecco il secondo che dice al primo: quello che pensi tu non è la cosa giusta. In realtà, il tuo non è che un pensiero. Quello che scopro io con la mia ricerca può essere costatato obiettivamente.
Aggiungerò ancora un altro esempio, per comprendere veramente in modo preciso. Supponiamo che qualcuno sappia eseguire al pianoforte una sonata. Voi ascoltate questa sonata con il vostro orecchio musicale, Siete in uno stato di grazia nel sublime regno dei suoni che questa sonata vi trasmette. È un modo che avete per esplorare quello che accade. Ma un altro modo potrebbe essere il seguente. Qualcuno arriva e dice: quello che si ascolta con l’orecchio musicale non mi interessa. Ma c’è un piano, nel quale sono tese delle corde. Queste corde si muovono. Ora attacco a queste corde delle figurine di carta. Si staccano quando la corda si muove, e cosí posso studiare dove le corde sono in movimento e dove sono ferme. Farò astrazione da quello che tu ascolti con il tuo orecchio. Non può essere constatato obiettivamente. Rispetto ai teosofi, gli scienziati che vi sono stati caratterizzati si comportano allo stesso modo di questo secondo osservatore nei riguardi del primo. Non verrà in mente ad alcun teosofo di negare la ricerca scientifica. Come del resto colui che si entusiasma per il contenuto spirituale non dice: quello che studi del colore non è vero. Cosí anche chi ha l’orecchio musicale non dirà che ciò che fai con le figurine di carta non è vero, dato che è vero; e allo stesso modo le ricerche che lo scienziato della natura conduce sulla materia sono vere. Niente sarà obiettato contro. Ma a queste scienze naturali della natura sfugge ciò che è importante nel processo universale. Parimenti, ciò che è importante sfugge a colui che considera solo le figurine di carta e sfugge anche a colui che non vede che il colore ed esamina soltanto la materia della tela.
Ora, alcune persone vi diranno che esiste una realtà soggettiva che vive solo nell’anima e che non può essere constatata obiettivamente. Bisogna analizzare quello che nei fatti può essere constatato. Certo, la materia eterica che vibra, la sostanza in vibrazione vive soltanto all’esterno. A una tale persona, in quanto teosofo, si risponde cosí: se analizzi soltanto la sostanza, non troverai che la sostanza, come colui che si tappa le orecchie non trova che quello che può vedere nelle figurine di carta.
Qualche anno fa è stato compiuto un vero scandalo riguardo a questa obiettività della ricerca della natura. Si tratta di quella che è chiamata la teoria atomistica, in cui ciò che l’uomo percepisce come impressioni sensoriali, ciò che percepisce come suono, colore e cosí via, si considera soggettivo e si fa risalire a processi obiettivi. E questi processi sarebbero le vibrazioni di una qualunque sostanza. Si poteva, ad esempio considerare in particolare il rosso: il rosso, si diceva, è soltanto nel tuo occhio. All’esterno, nello spazio, non c’è nient’altro che una vibrazione dell’etere, di tanti e tanti milioni di vibrazioni. Cosí questa pseudoscienza, che non è piú una scienza ma una religione, ha trasformato il mondo in una somma infinita di atomi che sono tutti presi in movimenti di vibrazioni. Questo scandalo – trasformare tutto quello che proviamo come contenuto vivente dai freschi colori in processi astratti, che sono solo delle cose inventate da calcoli, cose derivate da elucubrazione e speculazione – questo scandalo sta un po’ diminuendo in questi giorni. Vediamo che l’atomo e il movimento vibratorio non sono già piú considerati dai naturalisti intelligenti che come un sistema di calcolo, e nei migliori circoli di scienziati non ci si preoccupa piú dell’incertezza delle ipotesi atomiche e altre cose simili. Ma nel cervello degli uomini è diventata un’abitudine considerare il mondo come un nulla obiettivo, come dei semplici processi materialistici vibratori, cosí che nei primi anni del movimento teosofico ciò è penetrato anche in questo, nella teosofia stessa. Abbiamo dovuto sperimentare che un movimento spirituale è stato colpito nel modo piú grave dalla malattia del materialismo. Abbiamo dovuto vivere l’esperienza di leggere nei libri teosofici piú svariati: questo è questa vibrazione qui e quell’altro è quella vibrazione là. Particolarmente i libri inglesi non si stancavano di parlare di vibrazioni.
Che questa tendenza materialistica abbia potuto penetrare nel piú spirituale dei movimenti è una caratteristica della nostra epoca. Avremo ancora molto da fare, e a lungo, per superare questa malattia infantile che ha colpito la teosofia. Ma avverrà soltanto quando sarà venuto il tempo in cui, in seno alla teosofia, saranno scomparse tutte le chiacchiere sul movimento degli atomi e l’idea materialistica grottesca, quella costruzione tortuosa delle monadi che discendono roteando dalle altezze e assorbono tutto. Sarà soltanto quando si riconoscerà che nella teosofia si tratta solo di conoscere lo spirituale in quanto tale, quando sarà chiaro per tutti il fatto che si abbandonano alla scienza materialista le piccole figurine di carta, l’analisi dei colori e della tela e che nella teosofia si tratta dello sviluppo dei sensi superiori, della loro conoscenza, di quello che l’uomo vede, comprende nel suo insieme, abbraccia con un colpo d’occhio, di quello che sente con il suo orecchio musicale, di quello dunque che la corda che vibra esprime nello spazio. Allora si potrà a un certo grado comprendere cos’è la teosofia.
Per questo dobbiamo anche rinunciare, rinunciare totalmente a credere che sia possibile una specie di armonia fra la scienza attuale e la Scienza dello Spirito. Questo non è possibile. Questa armonia potrà instaurarsi solo quando la scienza attuale sarà progredita al punto da poter comprendere la teosofia. Bisogna certamente occuparsi dell’analisi dei colori dal punto di vista chimico, dell’analisi delle linee, della tela, delle figurine di carta sulle corde in movimento, ma questo non esclude che, con un’evoluzione superiore delle forze spirituali, la piú elevata realtà spirituale si riveli in quello che analizziamo esteriormente. La scienza attuale è ben lungi dal comprendere una cosa del genere. Si diventa piú tolleranti riguardo a questa scienza quando si vede, per esempio, che colui che è ai primi passi della scienza non è assolutamente in grado di capire qualcosa che è insegnato in un senso molto profondo, e che deriva dalla Scienza dello Spirito. Per molti uditori qui presenti che hanno una formazione in fisica so di dire qualcosa di estremamente sospetto.
Ma è qualcosa che descrive in modo sintomatico ciò di cui devo parlare. Uno studioso di fisica non può che parlare in modo sdegnoso di quella che è definita la teoria dei colori di Goethe. Parlarne è oggi impossibile, ma verrà il giorno, e non è tanto lontano, che si riconoscerà che tutte le obiezioni esistenti attualmente contro la teoria dei colori di Goethe sono pregiudizi superati. Potete leggere maggiori dettagli sulla teoria dei colori di Goethe nel mio libro La concezione goethiana del mondo.
La teoria dei colori di Goethe è nata da una visione spirituale del mondo e, per colui che può comprenderlo, questa teoria è, già da sola, la prova della profondità del pensiero di Goethe. Essa però non parte dal presupposto che il colore sia dell’etere in vibrazione. Si pone piuttosto in un campo che tenterò di descrivervi. Vi prego di seguirmi nel sottile percorso del mio pensiero. Quando colui che vede, che guarda al di fuori di sé e vede il colore rosso, vede prima di tutto il rosso. Il fisico allora arriva e dice che quel rosso è qualcosa di soggettivo: è un processo nello spazio o nel cervello, e quello che è reale all’esterno di noi, non è altro che un movimento di vibrazioni dell’etere. Ora, a qualcuno che viene a dire che quello che si vede è solo apparenza, è solo un movimento di vibrazioni dell’etere, conviene fare la seguente obiezione: cerca dunque per una volta di rappresentarti questo movimento vibratorio dell’etere. È sprovvisto di colore? A dire il vero deve esserlo, perché tu vuoi spiegare i colori partendo dalle vibrazioni. Dunque, quello che è all’esterno di me dev’essere sprovvisto di colore. Se domando: avrebbe forse altre qualità, come quella del calore? arriva lo scienziato in fisica e dice che anche il calore viene solo dal movimento di vibrazione. Ma la cosa piú comica di quella gente è quando dice che queste vibrazioni non hanno proprietà sensibili, ma soltanto proprietà che possiamo pensare. Ora, se si considera come soggettivo quello che dicono i sensi, allora si deve ugualmente ammettere come soggettivo quello che si pensa. E allora, ovviamente, si deve anche dire che quello che hai calcolato qui in quanto massa nebulosa in vibrazione, è a maggior ragione soggettivo, non è per nulla percepito, ma soltanto ottenuto con un calcolo soggettivo. Chi ha chiaro il fatto che quello di cui viviamo l’esperienza in noi è oggettivo, e che questo può diventare poi soggettivo, ha il diritto di dire che quello che è ottenuto con un calcolo ha pure lui un’esistenza oggettiva. Non arriverà a prendere il rosso e il verde, il do diesis ed il sol per dei semplici fenomeni soggettivi.
Vi ho detto adesso tutta una serie di cose che per ogni persona che oggi pensa secondo le scienze naturali sono delle terribili eresie. Ebbene, si dice spesso che i tempi sono cambiati. Sí, i tempi sono diversi da quelli dell’epoca di Giordano Bruno. A quell’epoca, il dogma dell’infallibilità pontificia non era ancora in vigore. Come sapete, oggi questo dogma è in vigore in certi ambienti cattolici. Ma questo dogma non è nato soltanto dal cattolicesimo. È nato lí solo in quanto legge esteriore, dogma esteriore. Ma in quanto stato d’animo, questo dogma vive anche nello spirito di coloro che pensano in modo materialistico, come liberi pensatori monisti. Questi si considerano, non voglio dire per un piccolo papa, nondimeno talmente infallibili che ritengono una superstizione tutto ciò che non proviene dai loro circoli. E se qualcuno si oppone a questi fisici e psichiatri infallibili, che non diranno certo di essere infallibili, si capisce benissimo che sarà liquidato. Non diciamo bruciato, ma messo in condizioni di non essere preso sul serio con i mezzi che sono oggi di moda.
Per il teosofo, non si tratta di trovare un consenso. Per la verità, l’approvazione è del tutto indifferente. Per colui che ha compreso la verità di un teorema matematico può essere del tutto indifferente che un milione di persone diano o meno il loro assenso. Le verità non sono decise secondo la maggioranza. Colui che ha riconosciuto una verità, l’ha riconosciuta e non ha bisogno di alcun consenso. Il movimento teosofico preferirà perciò di gran lunga gli aderenti sicuri di sé. Non vuole avere dei fanciulli, ma degli uomini che si formano un giudizio con la piú grande prudenza, dopo un profondissimo esame. L’incitazione alla prudenza è qualcosa che m’ispira la piú profonda simpatia.
Da quanto ho cercato di esporre, avete potuto dedurre che la teosofia è molto lontana dal criticare la scienza contemporanea. Il teosofo dovrebbe combatterla? Farebbe qualcosa di molto stupido, perché sarebbe come se colui che osserva un dipinto volesse combattere con disappunto colui che studia la composizione chimica dei colori. Per esempio, quando un fenomeno come la concezione di Ernst Haeckel è difeso da parte dei teosofi, questo non è per forza sbagliato. Si può difendere quel fenomeno se lo si conosce a partire da un posto di osservazione piú elevato, se lo si vede come appare lassú e se si sa come bisogna vedere le cose nell’evoluzione del mondo. Il teosofo saprà indicare la giusta posizione in ogni campo all’evoluzione contemporanea.
Tale è la situazione della nuova corrente spirituale montante, che cerca di guardare il mondo come è sempre stato guardato da alcuni spiriti elevati. Ma nel corso degli ultimi secoli non è stato piú possibile propagare questa scienza dello Spirito come si faceva una volta. Quella che oggi è chiamata teosofia è una piccola parte di una vasta saggezza cosmica, chiamata scienza occulta. È qualcosa che da millenni, da quando esistono gli uomini, è sempre esistita in certe individualità umane superiori. Ma era qualcosa che non poteva essere dato alla grande massa sotto la forma posseduta da quei grandi spiriti. Tuttavia, essa non ne fu privata.
Se esaminate i racconti ed i miti dei popoli, se lo fate senza pregiudizi, vedrete che questi racconti e questi miti sono l’espressione immaginativa di una scienza che contiene piú saggezza di quella offerta dalla scienza attuale. Quest’ultima considererebbe un’aberrazione se si dicesse che in quei racconti c’è una saggezza. Inoltre, tale saggezza cosmica è stata proclamata in modo differente nelle piú svariate religioni, a seconda del popolo, del suo temperamento e del clima, di come ne avevano bisogno. Se abbracciamo con un colpo d’occhio tutto quello che è stato dato all’umanità sotto le forme piú diverse, questo ci porta a un fulcro unico, a una saggezza cosmica universale. Non può essere trasmesso tutto oggi alla piú grande parte dell’umanità, perché colui che si eleva fino a questa saggezza cosmica deve passare attraverso delle prove interiori precise. Questa saggezza cosmica può essere data solo a colui che affronta tali prove. Una volta, nei circoli di stretta osservanza, gli elementi stessi erano dati soltanto agli allievi ben preparati, che avevano le capacità intellettuali, morali e di cuore corrispondenti. Ancor oggi esistono delle persone che considerano errato che le verità occulte siano trasmesse dalla teosofia alla grande massa della gente. Ma questo rimprovero è ingiustificato, perché oggi non può essere che cosí. Chi comprende la struttura dello spirito del tempo attuale, sa che la verità interiore e la saggezza sono diventate estranee alla visione religiosa del mondo perché non si può piú capirle. Una volta le cose erano diverse. Allora, la saggezza che oggi è proclamata dalla teosofia era un bene individuale. Alla grande massa era donata in immagini la saggezza che doveva esserle data. Il cuore della moltitudine era idoneo ad assorbire le immagini. Essa poteva vivere con queste sole immagini. La verità era nelle religioni, era nelle visioni religiose fondamentali. Questo è ciò che, per la prima volta, la teosofia ci mostra chiaramente in profondità. Nei tempi antichi l’uomo poteva afferrarlo con il sentimento. La nostra epoca esige oggi che egli possa anche comprendere quanto è contenuto nelle religioni. Perciò, quella che è chiamata scienza occulta è obbligata di svelarsi un poco, per contribuire a confermare le verità delle religioni, di dare almeno qualche elemento della verità spirituale. Un’epoca in cui l’umanità fosse estraniata da ogni conoscenza dei mondi spirituali ed ogni legame con essi, sarebbe deserta e vuota. Solo colui che è incapace di capire può credere che l’umanità potrebbe sussistere senza legami con lo spirituale, senza credere allo Spirito e all’immortalità. Come la pianta ha bisogno di succhi nutritivi, anche l’anima ha bisogno dello spirituale che è il suo fondamento. La teosofia non vuole creare nessuna religione nuova. Ma vuole apportare all’individuo la verità sotto una forma che è adatta all’uomo di oggi, sotto la forma della comprensione grazie al pensiero. In questo modo la teosofia porterà ai nostri contemporanei l’antica verità sotto una forma nuova, senza lasciarsi fuorviare da coloro che, partendo dalla superstizione materialista, si rivoltano contro questa corrente spirituale.
Come le scienze naturali utilizzano per le loro ricerche e i loro calcoli l’aiuto del microscopio e del telescopio, allo stesso modo la teosofia si servirà del piú importante strumento di cui parla Goethe: «Was das geübte Ohr des Musikers ist, das ist die menschliche Seele gegenüber allen Werkzeugen», ovvero: «Quello che è l’orecchio esercitato del musicista, l’anima umana lo è rispetto a tutti gli strumenti». E piú avanti:
Geheimnisvoll am lichten Tag
läßt sich Natur des Schleiers nicht berauben,
und was sie deinem Geist nicht offenbaren mag,
das zwingst du ihr nicht ab
mit Hebeln und mit Schrauben.
Misteriosa nel fulgente giorno,
derubar la Natura non si lascia
del velo in cui s’asconde: e quell’arcano
che allo Spirito tuo ella ricusa,
forzar non lo potrai con leve e viti.
(Faust I, Notte, versi 672-675, trad. Vincenzo Errante)
Lo strumento piú perfetto è rappresentato da colui che con il proprio sguardo scopre il mondo e la teosofia, basandosi sulla visione spirituale, e che farà nascere sempre di piú dei simili strumenti.
Cosa sanno i nostri scienziati di quello che costituisce la spina dorsale fondamentale propriamente detta della teosofia? La risposta alla domanda è: niente! Non possono sapere niente, perché tutte le loro abitudini di pensiero non possono portarli a considerare la teosofia nient’altro che come una cosa stravagante. Ma chi ha capito che la scienza non può ancora dialogare con la teosofia, perché deriva da tutt’altre basi, capirà anche a che punto questa scienza avrà bisogno di penetrare piú profondamente nella struttura dello Spirito. Perché questa scienza ne fa di errori! Solo una vera comprensione dell’anima può rendere accessibili le cose diversamente da come le conosce la scienza attuale. Infatti, cosa deve pensare colui che ha considerato come grandi spiriti Goethe, Schopenhauer, Conrad Ferdinand Meyer ecc., cosa deve pensare quando questa scienza materialista ha portato le cose al punto in cui, in un libretto sulla malattia di Goethe, sulla malattia di Schopenhauer e anche in altre opere, potete trovare queste malattie basate sul punto di vista della psichiatria materialista? Una certa specie di malattia psichica si chiama follia a decorso circolare. Demenza precoce e ancora paranoia, una terza. Queste tre forme di follia sono prese come base al fine di dimostrare che anche nei grandi spiriti che passano per essere delle guide dell’umanità, si possono produrre dei sintomi che si presume siano di malattia mentale. In Schopenhauer si trovano dei sintomi di follia a decorso circolare, di paranoia nel Tasso, in Rousseau e altri. Certo, lo stesso autore ha qualificato come ritardati mentali un numero ancor piú grande, una folla di essere umani. Si tratta in effetti dell’autore del libro sulla stupidità fisiologica della donna, che tocca cosí la metà dell’umanità. Sarebbe facile considerare l’autore a partire dal suo punto di vista e di esaminarlo doverosamente alla lente. Non si deve assolutamente ridere di tutte queste cose. La scienza materialista arriva a tanto, perché si tratta di mezze verità. Ora, si può arrivare alla luce solo se si vede lo Spirito che agisce dietro. Allora si vede che spesso questi sintomi sono il prezzo da pagare per una evoluzione spirituale superiore, come del resto dall’altra parte, per la salute, con altri sintomi. Ci si arriva solo se li si considera mettendosi piú in alto, cioè quando li si spiega dal punto di vista teosofico.
Vorrei dire ancora qualcosa. Sapete che ho fatto delle allusioni ai tempi antichi dell’evoluzione, quando la civiltà attuale non esisteva ancora, quando è esistito un continente fra l’Europa di oggi e l’America, il continente dell’antica Atlantide. Ho già indicato che l’Atlantide è stata ritrovata dai naturalisti. Nella rivista Kosmos, quaderno N° 10, un naturalista parla degli animali e delle piante che hanno vissuto su Atlantide. Questo il naturalista lo ammetterà di certo, ma non ammetterà che anche degli uomini abbiano vissuto a quei tempi. Non ammetterà che il paese dell’antica Atlantide fosse coperto da un vasto mare di nebbia, che sopra il suo suolo non ci fosse un’aria come la nostra odierna atmosfera, che l’espressione di Nebelheim, paese delle brume, che gli antichi popoli dell’Europa centrale hanno nei lori miti, si riferisce a qualcosa di reale, che i nostri antichissimi antenati vivevano in un paese di nebbia. Vi ho fatto spesso allusione. Qualche giorno fa c’è stata una conferenza presso una dotta associazione ben nota, durante la quale è stato detto che, all’epoca dei nostri antenati atlantidi, sulla Terra molto probabilmente delle vastissime superfici di paesi erano coperti da nebbie. Questo è dedotto visto dall’esterno, speculativamente, da diversi altri fenomeni. Si dice soprattutto che le piante che hanno bisogno della luce del sole, che spuntano dunque nel deserto, sono di data piú recente e non esistevano ancora a quell’epoca, mentre quelle che hanno bisogno di poca luce del sole sono piú antiche e potevano esistere nel Nebelheim.
Cosí, vedete qui quello che le scienze naturali vi dicono, seguendo zoppicando quello che la teosofia ha già detto in precedenza. Davanti a noi scorgiamo l’epoca in cui altre cose dovranno a poco a poco essere ammesse dalle suddette scienze naturali. In avvenire, la situazione non sarà tale che la teosofia debba adattarsi delle teorie fantasmagoriche “obiettive” dell’atomo, bensí tale che i fatti annunciati dalla teosofia a partire dalla visione superiore saranno attestati dalle scienze naturali. Sarà la via che prenderà la futura evoluzione. Anche se gli scienziati d’oggi non ne sanno ancora niente, i loro progressi individuali glielo faranno sapere. Non dovrebbe venire in mente a nessun individuo pensante di dubitare che si possa vedere di piú con un’anima che si è sviluppata che con i semplici sensi e la semplice intelligenza. La teosofia vuole che sia riconosciuto l’uomo evoluto come il piú elevato e perfetto strumento d’investigazione del mondo. Tutto il resto segue naturalmente. Se dite che l’uomo ha raggiunto il livello piú elevato e che non continuerà piú ad evolversi, allora non avete bisogno della teosofia. Ma se dite che le leggi che hanno imperato nel passato lo faranno anche in futuro, che nel loro ambiente certi individui sono sempre stati piú evoluti di altri, se ammettete questo, allora siete già, in principio, nello stato d’animo di un teosofo. Non si diventa teosofi perché si ha sempre sulle labbra le parole teosofia, fraternità, unità e cosí via. La fraternità è qualcosa che tutti gli uomini buoni riconoscono. Quando vedo che le persone parlano continuamente di fraternità e vedo poi anche che provano come una specie di voluttà interiore quando parlano di fraternità, di armonia, di unità, mi viene sempre in mente la stufa e il primo principio della Società Teosofica che esige la formazione di un nucleo di fratellanza universale. Infatti si dice invano alla stufa: «Oh tu, cara stufa, scalda la stanza e rendila ben calda!». Se si vuole che la stufa scaldi, bisogna metterci dentro del combustibile e accenderla. Soprattutto bisogna metterci del combustibile. Il combustibile che è la forza spirituale, la facoltà di vedere, di vedere nell’insieme aprendo il Mondo spirituale. Con l’apertura dei mondi spirituali nelle anime umane s’installeranno quella verità e quella saggezza che devono condurre, in quanto saggezza e conoscenza, alla confraternita universale dell’umanità. Quando l’uomo potrà essere uno strumento che immerge lo sguardo nei mondi spirituali, raggiungeremo allora quello che è espresso nel primo principio del programma teosofico. Quando si cercheranno nell’anima gli organi di percezione nascosti nell’uomo, allora la teosofia sarà un progresso che si potrà seguire. Se si paragona questo stato d’animo della teosofia con quello del teosofo, delle grandi e sublimi personalità che hanno vissuto nei tempi passati, allora comprendiamo anche la massima di Herder: «La nostra natura delicata che sente sottilmente le cose, ha sviluppato tutti i sensi che Dio le ha dato. Essa non può far a meno di nessuno di essi, perché quello che risulta nell’uso dell’insieme degli organi brilla per tutti. Sono le vocali della vita».
Anche se qui non sono presi in considerazione che i sensi fisici rivolti verso l’esterno, possiamo tuttavia dire in un senso teosofico: i sensi corporei e spirituali devono essere aperti, perché a partire dall’armonia degli organi di percezione, spirituali e corporei, s’infiammeranno le vocali non soltanto della vita, ma anche della vita spirituale eterna, infinita.
.
È scritto nel poema di Goethe “I Segreti”:
Der Gewalt,
die alle Wesen einschließt
befreit sich
der Triumphierende Mensch von sich.
Della violenza che coinvolge tutti gli esseri
l’Uomo trionfante si libera da sé.
.D
L’uomo non è né libero né non libero: è coinvolto in un processo di evoluzione.
Rudolf Steiner (2a Parte)
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.
Berlino, 28 aprile 1904 ‒ O.O. N° 52. Traduzione di Angiola Lagarde.