Riceviamo dal sito di Astrosophy, e volentieri riportiamo, il link alla parte pubblicata in italiano, tradotta da Mara Maria Maccari: https://www.astrosophy.com/articlesinitalian.
La globalizzazione rimane una via del futuro o dobbiamo pensare a un sistema alternativo? Non viene neppure sfiorata nelle menti… Pertanto fino a che non esce una riflessione profonda, se non facciamo uscire il senso spirituale di questo evento (che porterebbe a una rivisitazione dei concetti della tripartizione non per Stato ma per Mondo) e ne vediamo gli effetti su larga scala nonostante il tentativo dell’OMS di dare una direzione unica, il virus continuerà inarrestabile…
Marco D.
L’attuale globalizzazione è un errore, perché è stata costruita su base economica e politica, mentre deve essere fondata sulla vera fratellanza, e con la partecipazione di tutti, senza le disparità spaventose fra i Paesi ricchi e quelli sfruttati, sempre piú depredati delle proprie risorse. Solo la Tripartizione potrà salvare le diverse società dei Paesi, che dovranno mantenere le proprie specificità. Mentre al contrario si cerca di far arrivare tutti al pensiero unico, all’appiattimento verso una società massificata, e soprattutto scristianizzata. È invece proprio il contrario che si deve ottenere. Tutti devono poter avere la possibilità dell’incontro con il Cristo eterico, e perché questo accada, si devono riconquistare i valori interiori. Non è la religione che si deve ricostruire – la quale ha già svolto, nel tempo, la sua funzione – ma il rapporto dell’Io con il Mondo dello Spirito, ovvero con il Cristo. Tale possibilità non è certo limitata ai soli cristiani, e in particolare ai cattolici, ma la personale apertura a una visione spirituale permetterà ad ogni individuo, che sia indú, buddista, musulmano, ebreo o animista, l’incontro con l’Essere che irradia la Sua forza sulla Terra per rigenerarla. Perché questo incontro si verifichi, ognuno deve mettere in campo tutta la propria volontà e le proprie energie. Allora non dovremo temere malattie o virus, perché il Cristo è il Grande Terapeuta, e chi è in Lui e con Lui non teme alcun male.
Sarei grata di ricevere qualche suggerimento per questo periodo in cui mio marito ed io siamo costretti in casa, perché entrambi con il lavoro sospeso in attesa di riapertura. Abbiamo due bambini, che sono ancora molto piccoli, di 3 e 5 anni, e non possiamo neppure portarli un po’ al parco. Normalmente oltre alla scuola vanno dai nonni nel pomeriggio, ma ora non possiamo portarli da loro. Stiamo cercando di inventare dei giochi in casa, ma mi accorgo che abbiamo esaurito la nostra fantasia…
Gaby d.S.
Quali migliori compagni di giochi per i bambini che i genitori, soprattutto se normalmente entrambi lavorano e quindi per molte ore non sono presenti in casa. Ora i bimbi possono godere della loro vicinanza in ogni momento. L’importante è alternare con il giusto equilibrio le ore di sonno, quelle dei pasti, del gioco e dell’applicazione a qualche lavoretto con i colori o il das. Molto formative per un sano sviluppo interiore del bambino sono le fiabe, che si possono leggere, ma sarebbe sempre meglio raccontarle, magari con l’aiuto delle immagini del libro, o con disegni fatti men tre si snoda il racconto. Una cosa che tutti i bambini apprezzano è il teatrino, che si può costruire insieme, magari intagliando e rivestendo uno scatolone di cartone, inventando i personaggi, vestendoli con lana o stoffa, facendo intervenire nella storia rappresentata anche la creatività infantile, che a volte è sorprendente. Utilizzare questo fermo obbligato accanto ai propri figli può essere un’occasione irripetibile da cogliere con positività (ecco il momento di applicare anche alla vita pratica l’esercizio della positività). In questo modo, quando tutto tornerà alla normalità, ed è auspicabile che ciò accada presto, ricorderemo il tempo dedicato allo stare insieme non come un’insopportabile quarantena ma come una magnifica opportunità.
Vorrei fare qualche considerazione che potrebbe essere di aiuto anche per altri ricercatori della Scienza dello Spirito. So che è molto difficile persino concepirlo, ma alla fine dell’esercizio della concentrazione si dovrebbe, come lo stesso Scaligero suggerisce, eliminare tutto il contenuto sensibile: quello che rimane è qualcosa, un quid – impossibile descriverlo diversamente – che scaturisce direttamente dal mondo eterico, che è la forza che ci consente di pensare. Ed occorrerebbe soltanto osservarlo. Questa forza è predialettica, perché “è” (non è quindi manifestazione ma “essenza”) prima che il pensiero, legandosi ai concetti, si “rifletta” nel cervello fisico. Dia-lettica (dal lat. Dialectĭca (m), che è dal gr. Dialektikḗ (téchnē)’cioè arte, tecnica, della discussione, dialogo fra due soggetti) . Il pensiero che io osservo mentre si riflette nel cervello fisico, è freddo (razionale, appunto, antroposoficamente si direbbe luciferico), ed è quasi indissolubilmente unito ai concetti che ricavo sia dalle percezioni che dai ricordi. Scaligero parla di questo pensiero predialettico o “pensiero puro” come abitualmente “inafferrabile”. Esso è la base della vita stessa: analogo alla forza che consente alle piante di sbocciare dal seme, ad ogni realtà di venire ad esistenza. Prima manifestazione del Divino, normalmente non siamo in grado di coglierlo. Credo sia a questo cui si alluda nel racconto biblico dell’“Albero della Vita” il cui accesso è sbarrato dal Cherubino con la Spada fiammeggiante. Tale “Albero della Vita” diviene inaccessibile dopo che gli uomini – grazie al Lucifero/Serpente – si sono impadroniti dei frutti dell’Albero della Conoscenza e sono diventati in grado di distinguere il Bene dal Male: nelle tradizioni di discendenza biblica, l’Albero della conoscenza del Bene e del Male – in ebraico עץ הדעת טוב ורע, etz ha-daʿat tov va-raʿ – o semplicemente l’Albero della Conoscenza, è l’albero dell’Eden, menzionato nella Genesi insieme all’Albero della Vita. …Adamo ed Eva mangiarono del frutto dell’albero della conoscenza del Bene e del Male e andarono incontro alla punizione: la morte. Per riacquistare il diritto di vivere potevano mangiare del frutto dell’albero della vita; ma Dio disse: «Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre» (Genesi 3.22). Ma questo, credo, è proprio il dono Divino del Christo, il nuovo Adamo. I Nuovi Cieli e la Nuova Terra partono dal resuscitato pensiero, dalla risorta coscienza degli uomini. Sono gli uomini che hanno il compito di riconquistare il segreto della Vita, questa volta Vita vera, eterna. Il Christo li invita a farlo, attraverso di Lui. Se si riesce a percepire questa “forza che consente di pensare” ci si rapporta direttamente con il Mondo spirituale. Scaligero ne descrive praticamente in tutta la sua opera le modalità di accesso. Ogni filosofia, inevitabilmente legata alla stessa dialettica, è superata. Pretendere di trarne ancora qualcosa, significa tentare di spremere un limone già esausto. A questo punto ogni ulteriore comunicazione dello stesso Mondo spirituale, da esperire con gli esercizi di meditazione, è sicuramente piú facile e meno “sporcata” da psichismi vari. Ritengo tuttavia che tale accesso “diretto” continui ad essere interdetto a coloro che non riescono ancora a “ripulirsi”, a rendersi “puri”, anzi non ci provano nemmeno, diciamo cosí. Altra nota operativa: piú coltivo in me stesso qualità morali di adesione alla verità, piú riesco ad avvicinarmi a questo pensiero predialettico. I tre passi nella morale propedeutici – secondo Steiner – alla conoscenza sono del tutto reali. Un’ultima considerazione: Scaligero e Steiner non vanno “studiati” nel senso ordinario del termine, ma seguiti sulla strada dell’ímmaginare (latino i-mago, immagine, o, piú fantasiosamente, Io Mago), fino ad arrivare alla manifestazione diretta del Divino in noi.
Antonio C.
Nulla da aggiungere, tranne che dobbiamo cogliere questo periodo di forzata stasi, per applicarci ancor piú a quanto è stato cosí chiaramente descritto nella lettera: gli esercizi non vanno “studiati” ma coltivati, eseguiti, con regolarità e rinnovato impegno, per aiutare l’intera società, in un momento critico come quello attuale, a risollevarsi interiormente, e di conseguenza anche fisicamente.