È possibile constatare come dalle idee inerenti all’entità umana tripartita, scaturisca la possibilità di intendere un nuovo inquadramento delle malattie, pur non venendo inficiato il concetto di ciascuna forma morbosa. Si tratta di valutare l’uomo e la malattia in relazione alla dinamica che scaturisce dalla reciprocità di azione dei quattro arti costitutivi dell’essere umano. In questa prospettiva si può rilevare come la malattia, in definitiva, sia da riguardare come un effetto, o un insieme di effetti, alla cui base è posta la sostanziale disarmonia tra gli elementi sovrasensibili dell’uomo; disarmonia a sua volta non univoca, anzi pluricentrica, e di portata varia da caso a caso, la quale si manifesta con una fenomenologia terminale percepibile sensorialmente nel corpo fisico. Si allude qui al fatto, tutt’altro che infrequente nella pratica medica, per il quale molte infermità si manifestano, dal punto di vista della sede e della topografia, in organi ed apparati i quali tuttavia dovrebbero indicare le cause in apparati ed organi diversi e apparentemente sani. Si può ad esempio considerare il caso delle malattie mentali in rapporto all’organizzazione del rene, cosí come il caso dell’ictus cerebri: quest’ultimo è infatti espressione non sempre di un processo trombotico dovuto a sclerosi vascolare, essendo o potendo essere invece la conseguenza di una emorragia da malformazione vasale, la conseguenza di un’embolia provocata da una alterazione della valvola mitralica, oppure la conseguenza di metastasi o di localizzazioni secondarie a focolai settico-piemici, ovvero conseguenza di discrasie ematiche ecc. Val bene la pena di accennare, in questa sede, al fatto che secondo Steiner tutte le malattie di pertinenza della psichiatria possiedono sempre un fondamento organico-disfunzionale.
Possiamo anche vedere che una dispnea improvvisa può essere provocata da embolie a loro volta provocate da processi distanziati dal polmone. Un’ematuria può essere l’espressione di un processo renale o delle vie urinarie, ma può talora esprimere una emopatia di tipo emoblastosico acuto [si tratta delle leucemie mieloidi e linfoidi acute].
Anche un’emorragia meningea può essere la prima manifestazione di una emoblastosi. Ciò che sul piano di questa fenomenologia è dato di percepire, costituisce il complesso dei segni e dei sintomi di insostituibile utilità ai fini diagnostici e diagnostico-differenziali. È infatti il rilievo semiologico, correttamente effettuato e correttamente interpretato, l’atto in sé piú immediato grazie al quale ci è consentito il giusto orientamento di fondo nei confronti della malattia con la quale abbiamo a che fare. Non sembri inopportuno tale richiamo alla semiotica come avvio alle considerazioni che faremo, tenuto conto del modo con il quale verranno poste in relazione talune stigmate semiologiche di organo e di apparato con le idee che avremo sviluppato sull’entità umana tripartita [per semiologia o semeiotica si intende in medicina la disciplina che studia i segni e i sintomi di una malattia per giungere ad una esatta diagnosi].
In molteplici sezioni della sua opera Rudolf Steiner ci insegna ad osservare e a differenziare una triade funzionale riconoscibile e distinguibile rispettivamente nel sistema neurosensoriale, o sistema della testa e dei nervi, nel sistema ritmico o sistema dei processi ritmici mediani endotoracici, e infine nel sistema del ricambio e del movimento, o sistema del ricambio e degli arti. Il primo sistema ha pertinenza strettissima con tutto ciò che per l’uomo è dipendente e condizionato dalle attività sensoriali e che quindi ha una qualunque forma di rapporto con i nervi. Già alla osservazione anatomica si vede subito che le formazioni neuro-sensorie sono il tramite lungo il quale viaggiano determinati contenuti informativi con cui il mondo si dona, in forma del tutto immediata e come tale anche priva di alternativa alla coscienza umana che vi si protende secondo il livello corrispondente.
Il mondo esterno, pertanto, può essere stato uno dei fattori dai quali in un certo modo l’organizzazione dei nervi ha tratto una certa direzione modellatrice e plasmatrice. Questo aspetto è importante dal punto di vista terapeutico e vale la pena accennarvi fin d’ora. Dice infatti Rudolf Steiner: «Come regola fondamentale per i nervi ed i sensi, cioè per la patologia connessa, i fattori e le sostanze terapeutiche vanno ricercate nel mondo che circonda l’uomo». Il sistema ritmico-mediano concernente quei processi ritmici che si verificano topograficamente in corrispondenza del cuore e dei polmoni, riguarda tuttavia anche altre funzioni alle quali è quasi indispensabile l’obbedienza al ritmo. Il Dottore parla in termini molto precisi del ritmo sonno-veglia e del ritmo della digestione intesa in ogni sua fase: dall’assunzione orale al predominio di alcune azioni neurovegetative che seguono la veglia o il sonno.
Tutto ciò che inerisce al ritmo agisce come elemento di equilibrio tra il sistema dei nervi e quello del ricambio, le cui attività sono dirette come espressioni polari. Interessante rilevare a tale riguardo come i farmaci delle malattie del sistema ritmico, o le sostanze che sono attive su esso, presuppongano che il medico sviluppi la piú vigile attenzione sul rapporto che si stabilisce nella preparazione stessa tra le sostanze ed i processi che svolge la natura o che svolgiamo noi stessi. Quando abbiamo a che fare con processi morbosi che interessano il sistema del ricambio o del movimento, quello che è veramente essenziale è il complesso dei fenomeni fisico-chimici naturali, ovvero provocati in laboratorio in seguito ai quali una determinata sostanza si trasforma attraverso fasi molteplici di elaborazione. In proposito Steiner cita l’esempio dell’antimonio.
Come sostanza rinvenibile nel regno inorganico, l’antimonio può essere usato convenientemente in determinate malattie che possano aver colpito il sistema dei nervi senza subire particolari trattamenti diretti a catalizzare fenomeni di trasformazione.
Se però si prende in considerazione l’effetto terapeutico che l’antimonio provoca sul sistema del ricambio, si noterà come tale effetto sia possibile in quanto l’antimonio sia stato sottoposto a combustione e ad ossidazione, con successiva formazione di vapore fino alla deposizione di questo vapore stesso sotto forma di specchio di antimonio.
Ciascuno dei tre sistemi di cui si è finora parlato, ha una configurazione morfo-funzionale ben determinata e differenziata. Ripetiamo: la diversità è molto elevata se si considerano e si raffrontano le funzioni proprie al sistema dei nervi con quelle proprie al ricambio, al punto che non è improprio parlare di attività polarmente opposte. Le funzioni ritmiche rappresentano dunque il centro di una conversione equilibratrice. È necessario tuttavia che i processi polari non siano fraintesi nella loro essenza . Il Dottore infatti afferma: «Se abbiamo un qualunque processo a livello del sistema del ricambio, lo stesso processo ed ogni altro dei processi del ricambio, inducono nel sistema dei nervi e dei sensi un processo polarmente opposto».
Altrettanto importante è che non venga fraintesa l’unità compenetrante o la compenetrazione unitaria dei tre sistemi, nonostante la differenziazione che li distingue. In verità ogni organo fisico è sede della triplice attività dei sistemi funzionali. È chiaro che nelle strutture recettive sensoriali l’attività propria al sistema dei nervi è particolarmente intensa, e cioè è molto piú decisiva e permeante rispetto a quella ritmica ed a quella del ricambio. Inoltre, se è esatto ed anche giustificato assimilare la funzione del sistema dei nervi e dei sensi agli organi della testa, è anche giusto che ci si renda conto di come, oltre che di processi ritmici, la testa sia una sede della vita del ricambio e del movimento. Si pensi ai movimenti dei globi oculari: medianti essi è consentito all’uomo di dirigere le proprie intuizioni attraverso ampie e rapide escursioni, come fossero essi dei veri e propri piccoli arti del capo.
Infine, determinati processi metabolici (con prevalenza di quelli catabolici) si svolgono a livello neuro-mielo-encefalico e, fino ad un certo punto, anche in modo ineliminabile, cosí da non poter essere considerato questo stesso come sede esclusiva di un’unica funzione. In questo medesimo senso si deve scorgere nel sistema ritmico la sede del duplice momento funzionale rispettivamente del sistema dei nervi e di quello del ricambio. Si precisa che i cosiddetti “ scambi gassosi” a livello alveolo-polmonare sono eventi ritmici per eccellenza, i quali hanno attinenza secondaria con quella serie di processi tipici della vita di ricambio.
A non voler parlare ora dei rapporti esistenti tra funzione motoria e ricambio, di questo si dirà piú avanti, possiamo osservare che la vita del ricambio stessa è veramente colta nella sua specificità funzionale, allorché si prendono in considerazione i fenomeni complessi attraverso cui le sostanze del mondo minerale, di quello vegetale e di quello animale, una volta assunte dall’organismo umano, subiscono trasformazioni di notevole grado fino, alla totale fase di assimilazione alla quale concomita e segue quella di espulsione. Evidentemente le fasi della vita del ricambio non sono assimilabili agli scambi gassosi, in quanto questi, in ogni caso, presuppongono la disponibilità del medium ambientale aereo la cui composizione chimica e le costanti fisiche relative manifestano una notevole stabilità; inoltre i fenomeni di scambio e perfusione non danno luogo a trasformazione e quindi ad assimilazione. Al massimo essi tendono a riequilibrare un certo chimismo ematico alterato mediante determinati meccanismi che sarebbe lungo descrivere in questa sede. È agevole intravedere in ciò un certo grado di alterata funzione, o delle strutture polmonari o di altri organi (rene, fegato, intestino) ovvero di alterazioni di origine ematica o endocrina, ivi comprese le eventuali variazioni chimiche del “medium” ambientale aereo dal punto di vista chimico-fisico.
Insomma: in ciascun organo del nostro corpo vivono i tre sistemi, con la prevalente espressione funzionale di quello anatomo-topograficamente individuabile secondo quanto si è finora detto. È necessario tenere in dovuto conto che in età giovanile e ancor di piú nella prima infanzia, le modalità di rapporto fra i tre sistemi sono diverse da quelle che ci è dato osservare nell’età adulta. Il Dottore cosí si esprime: «Nell’infanzia abbiamo a che fare con una organizzazione umana in cui gli organi di senso e il sistema nervoso compenetrano gli altri due sistemi molto piú intensamente di quanto non avvenga nell’età adulta».
Interessante rilevare che il Dottore stesso riconnette patogeneticamente a questa attività compenetrante del sistema dei nervi, che nel bambino si esprime con particolare intensità, determinate malattie. Egli afferma, ad esempio, che se tale prevalenza del sistema dei nervi tende ad incrementarsi (anche a causa di una errata educazione) si verifica l’insorgenza di tutti quei sintomi compresi e intesi generalmente come manifestazione della cosiddetta “diatesi essudativa” [la diatesi essudativa – detta anche diatesi di Czerny – è una condizione costituzionale che si estrinseca nella prima infanzia, con un’esagerata tendenza alle infiammazioni della cute e della mucosa. I segni clinici riconosciuti sono: intertrigine, predisposizione ai processi suppurativi in genere, tendenza alla corizza, all’angina, alle bronchiti ecc. Anche la milza, il timo, le tonsille e i vari organi linfatici reagiscono con stati infiammatori cronici e successivamente con una ipertrofia. La diatesi allergica comprende diverse forme di aumentata sensibilità organica a sostanze dotate o no di caratteristiche antigeniche.
Gli individui con questa forma di diatesi presentano segni di ipersensibilità che si manifestano con alterazioni cutanee, asma, edemi di Quincke ecc. Al tempo di Steiner la medicina non distingueva le due diatesi quindi con il termine “diatesi essudativa” il Dottore si riferiva anche alle diatesi allergiche].
La diatesi essudativa sovente recede, o si attenua, tanto per effetto di una educazione attenta ed adeguata, quanto per effetto dell’età. Tuttavia certe tendenze possono perdurare e riapparire sotto forma di allergosi nasali e delle prime vie respiratorie, sulle quali agiscono come elementi scatenanti le sostanze contenute nei pollini, soprattutto quelle presenti nel polline delle graminacee, all’epoca della fioritura di queste. Il bambino è, cosí per dire, tutto un organo di senso. Tutto si svolge in modo che all’interno dell’organismo i processi, anche se piú raffinati e sottili, si svolgano come abitualmente accade alla periferia dell’uomo negli organi di senso. Il bambino è in fondo un organo di senso molto fine, intimo. Proprio per questo l’intero organismo del bambino, cosí come si verifica per gli organi di senso, è esposto al mondo esterno molto di piú che non l’organismo adulto [sia in omeopatia che in medicina antroposofica si parla di “diatesi allergica” per indicare la tendenza a sviluppare allergie in soggetti che non hanno avuto, durante lo svezzamento, un adeguato nutrimento tramite il latte materno. Anche la medicina convenzionale è giunta oggi alla conclusione che le manifestazioni allergiche sono molto piú frequenti in bambini che non sono stati allattati al seno. In questo caso dunque l’assenza di nutrimento materno renderebbe, secondo i princípi della medicina antroposofica, il soggetto piú “aggredibile” dal mondo esterno. È parimenti suggestivo il rapporto tra nutrizione materna e debolezza del sistema immunitario. La pediatria ad orientamento antroposofico, applicata largamente nella medicina scolastica praticata nelle scuole Waldorf, dimostra inequivocabilmente la maggior incidenza di virosi delle vie aeree – faringiti, tonsilliti, laringiti, tracheo-bronchiti ecc. – nei bambini che non sono stati nutriti con il latte materno].
Si deve ricordare un altro aspetto concernente l’uomo interiore che si può riconoscere nei tre sistemi. Infatti, il sistema neurosensoriale del capo ha rapporto con il mondo del pensiero, mentre la vita del sentimento è in rapporto diretto con il sistema ritmico e infine la volontà agisce direttamente sul sistema del ricambio e del movimento. È necessario che questo triplice sistema venga interpretato nel modo seguente. Se il mondo del sentire agisce sull’organizzazione ritmica nel senso piú estensivo del termine, il sistema nervoso ha soltanto la funzione di costituire il tramite per mezzo del quale ci è dato di avere immagini, rappresentazioni e pensieri sui nostri stessi sentimenti. Altrettanto vero è che cosí l’elemento impulsivo, insito nei sentimenti, pervenga ad agire sul respiro e sulla circolazione sanguigna. Il mondo del volere è invece particolarmente attivo nel sistema del ricambio e del movimento. Anche in tal caso la mediazione del sistema neurosensoriale ci consente di avere coscienza dell’atto di volontà mediante le relative rappresentazioni. Afferma in proposito Rudolf Steiner in Una Fisiologia Occulta: «Non sussistono dubbi circa la possibilità, da parte della scienza, di concepire la duplice esistenza di fibre differenziate in senso anatomo-fisiologico come fibre motorie e sensitive. Ma in realtà esiste una sola specie di nervi. Fisicamente, infatti, ciascun nervo trasmette solamente percezioni e i nervi definiti con il termine di “nervi motori” in realtà non differiscono dai nervi cosiddetti sensitivi. Mentre il nervo sensitivo si dirige verso le apparecchiature dei sensi attraverso le quali il mondo esterno diviene percepibile, il nervo cosiddetto motore, il quale in realtà altro non è che un nervo sensitivo interno, si propaga entro il nostro organismo e trasmette le sensazioni che si verificano allorché muoviamo un arto, o quando eseguiamo movimenti subcoscienti o automatici. Il nervo in realtà è soltanto un tramite per le percezioni: tanto per quelle provenienti dal mondo esterno, quanto per quelle che nascono all’interno del nostro organismo e per mezzo delle quali siamo informati piú o meno coscientemente circa i movimenti degli arti o delle altre strutture in movimento (collo, mimica, globi oculari, tronco ecc.). La terminologia conta limitatamente: che si possa usare la qualifica di “motoria” o di “sensoriale- sensitivo” da apporre a questo o quel nervo, è del tutto indifferente; ma esiste un solo tipo di nervi anche se differenziato anatomo-funzionalmente».
In conclusione, si deve afferrare che il mondo del sentire ha un rapporto indiretto con il sistema nervoso, mentre possiede un’azione diretta sul sistema ritmico e cioè sulla funzione respiratoria e su quella circolatoria. Dice ancora il Dottore: «La volontà è attiva nel sistema del ricambio. Intendo la volontà che in forma sub-conscia è alla base dell’intero processo del ricambio e che si trasforma poi in volontà cosciente, posta a fondamento del movimento esteriore cosciente». In ogni modo il sistema nervoso, e soprattutto a livello della zona cortico-encefalica, ha rapporto con il pensiero; ciò almeno fino ad un certo punto e non proprio nel senso che il pensiero stesso ne sia il prodotto come fosse una specie di risultato secretorio.
Rudolf Steiner sottolinea il fatto che con il sistema neuro-sensoriale della testa il rapporto viene a porsi in forma esclusiva soltanto con il pensiero, e cioè: la capacità di pensiero, la capacità di connettere in un certo modo elementare i pensieri, tale capacità soltanto è connessa al sistema nervoso. Il sentire e il volere, che sono comunque delle attività spirituali anche piú creative rispetto al pensiero, risultano però connessi solo indirettamente con il sistema nervoso. Lo sono cioè in modo che ne risultino i dati relativamente idonei a far sí che possa sussistere una certa forma di coscienza.
Accanto alla visione estremamente originale offertaci sui nervi, il Dottore ne concepisce un’altra, non meno “rivoluzionaria” della prima; questa si riferisce al moto del cuore e del sangue. A tale riguardo egli ci dice che la forza autentica della propulsione del flusso risiede proprio nel flusso medesimo, al quale la progressione primigenia entro l’albero vascolare è conferita dall’entità spirituale umana che agisce mediante la forza del sentire sui fenomeni del circolo e del respiro, cioè nel sistema ritmico. Testualmente Rudolf Steiner cosí si esprime: «Il sangue è mosso attraverso l’organismo dall’entità spirituale dell’uomo. Tutto questo movimento interiore, questa attività ritmica interiore scaturisce direttamente dall’essere spirituale umano, ed il cuore, l’attività cardiaca, non sono la causa della circolazione del sangue, ma la conseguenza del movimento dei liquidi. Nel suo moto il cuore manifesta soltanto la maniera con la quale viene interiormente eccitato e mosso dall’impulso emanante in realtà dall’essere umano spirituale. Il movimento degli elementi liquidi ed aeriformi nell’organismo è generato direttamente dalla sfera spirituale, in modo che l’attività cardiaca appaia come la conseguenza del moto ritmico e non come la sua causa».
Vi sono ancora altre idee relative all’uomo tripartito sulle quali sarebbe necessario intrattenerci. Certamente ritorneremo spesso sull’argomento a seconda dei temi affrontati. Comunque alcune idee saranno esposte subito. Ad avviare i concetti ci riferiremo di nuovo alle funzioni che si svolgono per opposta polarità. Tipiche in tal senso sono quelle del sistema dei nervi, alle quali si contrappongono quelle del ricambio per ciò che concerne la digestione. Ciò che caratterizza l’essenza del processo digestivo è la trasformazione di determinate sostanze provenienti all’organismo dall’esterno. Tuttavia l’aspetto ancor piú significativo della digestione, nell’ambito generale della vita del ricambio, è connesso al momento in cui i fenomeni progressivi di trasformazione devono arrestarsi. In tale fase, nella quale ogni forza digestiva sembra non poter piú imporre alcuna metamorfosi alle sostanze, interviene l’impulso all’eliminazione. Nel contesto del sistema del ricambio l’eliminazione si verifica in modo che l’espulsione abbia luogo all’esterno dell’organismo. È necessario citare ancora il Dottore, altrimenti sarebbe difficile comprendere ulteriori aspetti della digestione. Egli dice testualmente: «La parte dell’attività digestiva che, attraverso l’intero processo organico, viene spinta nell’organizzazione del capo, cioè in quella del cervello, dei sensi e dei nervi, a tale livello si spinge fino al punto di non dar luogo a fenomeni di eliminazione verso l’esterno, ma si spinge cosí che l’escrezione avvenga soltanto all’interno. Cosa risulta da questa escrezione interna, depositata all’interno dell’organismo umano? Il risultato è: il sistema nervoso. Nell’essere umano il sistema nervoso deve dunque il proprio contenuto strutturale a una sorta di escrezione interna, un’escrezione che permane all’interno dell’organismo, che non viene spinta verso l’esterno, che naturalmente rimane fino ad un certo punto nell’organismo; è il sistema che viene formato dalle forze plastiche del corpo eterico o corpo vitale». Il corpo eterico racchiude in sé la totalità delle forze plasmatrici attive su quei prodotti dell’escrezione digestiva interna, affinché ne risulti in definitiva quella mirabile costruzione che è l’encefalo. Forze eteriche plasmatrici sono attive nel capo e formano all’interno di esso determinate strutture aggredendo e plasmando essenze e materiali che altrimenti verrebbero spinte all’esterno da impulsi escretori. In questa prospettiva si deve tenere ben presente come nel nostro sistema nervoso si verifichi costantemente una somma di processi catabolici e distruttivi; la funzione del nostro sistema nervoso è realmente fondata su processi catabolici proprio in quanto risulta da un’escrezione spinta oltre un certo punto, formata dopo l’espulsione all’esterno, in quanto poi essa in seguito all’azione del corpo eterico, si aggrega come materia plastica e formata. In definitiva nel nostro encefalo ed entro larga misura nell’intero sistema nervoso, si svolge un processo che sviluppa la materia fino ad un certo punto e che continua in seguito però dissolvendo e disgregando ciò che era stato plasmato. Se cosí non fosse non penseremmo, né saremmo in grado di avere le rappresentazioni. Affinché possiamo pensare, è necessario che sia dissolta la materia; è naturale anche che a certi processi catabolici venga apportata un’energia riequilibratrice in vario modo (sonno). In ogni caso, la nostra capacità di pensare si forma su ciò che è distrutto [ne consegue, anche alla luce degli insegnamenti del cugino e Maestro di Amleto, Massimo Scaligero, che l’ascesi del pensiero presuppone, in un certo senso, una sorta di “distruzione della materia” intesa ovviamente nel suo senso simbolico-spirituale. Parimenti, alla luce di tali spiegazioni morfo-fisiologiche date da Amleto, si può meglio comprendere l’equivoco del morto e riflesso pensiero dialettico frutto della erronea identificazione del moderno tipo umano occidentale con il proprio sistema neuro-encefalico, e l’assoluta necessità di superarlo attraverso le precise tecniche donate da Steiner e da Scaligero all’umanità].
Ciò che è distrutto verrà poi riplasmato e riequilibrato. Rudolf Steiner afferma che il processo che si attua come degradazione di sostanza nell’ambito del sistema nervoso, è rinvenibile cosmicamente laddove la natura presenta quegli eventi che danno luogo alla formazione dei composti del silicio ad esempio l’acido silicico. Si vedrà in quale direzione sono da seguire le implicazione e le indicazioni terapeutiche che scaturiscono da tale affermazione del Dottore. Allorché egli parla della silice, è verosimile che si riferisca all’anidride silicica la cui formula chimica è SiO2. Viceversa la formula dell’acido silicico è H4SiO4.
L’anidride silicica, o biossido di silicio, o piú semplicemente silice, in natura è rinvenibile sotto forma cristallina (struttura esagonale) nel quarzo, o in forma microcristallina nell’onice, nell’agata e nel diaspro.
L’acido silicico e i suoi sali alcalini sono costituiti non già a fine di sussistere, ma per essere di nuovo sottoposti a processi distruttivi. Il nostro pensare dunque non si fonda su processi organici né è basato su forze organiche di crescita. Affinché lo Spirito si affacci nella nostra organizzazione neuro-encefalica è necessario che questa stessa attraversi prima una fase catabolica, distruttiva: una fase caratterizzata da parziali processi di morte. Certo, potrebbero avere un enorme valore talune immagini suggerite dal Dottore per la comprensione delle funzioni secondo il senso accennato. Ad esempio, riguardo alla digestione e ad altre funzioni, cosí egli si esprime: «La digestione è, in un certo qual modo, una circolazione del sangue condensata. O al contrario si potrebbe anche dire: quel che circola nel sangue è un processo digestivo raffinato, mentre il processo sensoriale è un processo respiratorio raffinato. Ma potrei anche dire: il processo digestivo è sintetizzato da sostanze contenute nel cichorium Intybus in un modo del tutto particolare».
Va notato che anche l’equisetum arvense contiene in enorme quantità (90%) il silicio sotto forma di biossido di silicio. Nel cichorium Intybus, spiega Steiner, l’acido silicico è connesso in modo tale che se ne determina una metamorfosi valida ad un certo impiego, mentre nell’equisetum arvense l’acido silicico trattato e reso attivo mediante lo zolfo, è valido per impieghi terapeutici di diversa natura. In parole povere nella farmacopea antroposofica l’uso prevalente del cichorium intybus viene riservato a patologie del tratto digerente trovando viceversa l’equisetum arvense un valido campo di applicazione nelle patologie del rene e delle vie urinarie. Abbiamo in precedenza detto che il processo respiratorio è un processo di percezione sensoriale piú raffinato. Non si tratta davvero di un giuoco di parole. Chi vuole comprendere al di là delle parole stesse, non deve fare altro che assumere in sé queste immagini del Dottore, trattenerle entro sé e intrattenervisi il piú a lungo e il piú spesso possibile, fino a quando da esse non comincino a emergere significati e connessioni precise e ben delineate. La fretta intellettiva è sterile o è addirittura pericolosamente illusoria, in quanto da essa siamo spinti a ritenerci in possesso di una conoscenza adeguata riguardo a contenuti dai quali è possibile invece ricevere elementi di illuminazione solamente dopo che il nostro pensiero sia stato capace di quella “gestazione maturativa” senza la quale le idee della Scienza dello Spirito non producono effetti realmente creativi.
Si deve ancora insistere sul fatto che non esistono regole intellettuali né criteri che ci permettono o ci inducono a dover considerare i tre sistemi cosí inseriti l’uno con l’altro, da non essere possibile vederne la netta separazione. Allo stesso modo concepirli separati e distinti non dovrebbe distoglierci dal poterne intravedere al momento giusto le relazioni e le interdipendenze. Nell’organizzazione dei nervi e del capo, il corpo fisico, l’eterico, l’astrale e l’Io lavorano nel modo del tutto diverso che non, ad esempio, nel sistema ritmico o in quello del ricambio e del movimento. I quattro arti costitutivi dell’uomo sono in realtà presenti in ciascuno dei tre sistemi di cui finora si è parlato. Ciò che configura la forma di questa presenza è l’aspetto qualitativo dell’azione che ne risulta. Ad esempio, prendendo in considerazione l’occhio, troviamo anzitutto l’organizzazione morfologica e strutturale, cioè l’essere dell’occhio come organo fisico. Ben poco direbbe l’occhio se lo si studiasse da questo esclusivo punto di vista, perché è solamente la sua capacità funzionale quella da cui si rendono comprensibili le strutture fisiche e viceversa. L’occhio sarebbe nulla se non fosse un organo impregnato di vitalità; cioè se alla base della materia dalla quale è costituito non esistesse il corpo eterico il quale appunto provvede ai processi vitali.
Poi abbiamo il corpo astrale e l’Io. A tal riguardo cosí si esprime Rudolf Steiner: «Per l’occhio il corpo astrale e l’Io devono agire indipendentemente e tuttavia in questa azione indipendente debbono afferrare la sostanza fisica dell’occhio». In definitiva il fatto che nell’occhio possano agire il corpo astrale e l’Io si deve senza dubbio alla presenza reale dei rispettivi princípi, ma anche al fatto che nella sua organizzazione fisica l’occhio non renda impossibile l’intervento del corpo astrale e dell’Io sulla struttura fisica. In tale struttura fisica dell’occhio devono dunque svolgersi determinati eventi che consentano al corpo astrale ed all’Io di intervenire attivamente.
È importante sapere quali siano questi processi, che si verificano endostrutturalmente all’occhio, dalle parole stesse del Dottore: «Osserviamo negli organi di senso il processo che, entro certi limiti, presenta analogia in natura con ciò che si svolge nel quarzo (SiO2) e allora perverremo a comprendere il fatto seguente: nei processi nei quali è rinvenibile la forza del quarzo cooperano certe forze attivate dall’organizzazione del fosforo. Si consideri dunque, come processo vivente, quanto nella natura esteriore è divenuto solido nel fosforo; si consideri la cooperazione vivente delle due sostanze e si avrà allora il medesimo processo che si svolge nell’occhio umano quale struttura rappresentativa dell’organizzazione dei sensi. Grazie all’interazione di questi due processi assimilabili a quel che processualmente si dà come solidificazione del fosforo e come formazione silicica, l’occhio è l’organo fatto in modo che nella sua organizzazione possano intervenire il corpo astrale e l’Io presenti nell’uomo».
L’organizzazione fisica deve creare dappertutto la base piú adatta affinché lo Spirito possa intervenire nel giusto modo. Se il processo che ha luogo nell’occhio, grazie alla cooperazione del processo del fosforo e del silicio, continuasse però oltre l’occhio e si spingesse fino all’interno del cervello, allora saremmo totalmente saturati da un processo sensorio; saremmo riempiti cosí tanto da tale processo al punto che diverrebbe praticamente impossibile distinguerci dalla natura. Affinché tale distinzione possa avvenire nel cervello, deve necessariamente verificarsi un evento ben diverso rispetto a ciò che accade negli organi di senso. Tale evento, o meglio tale momento, è quanto avviene o quanto è riconoscibile come evento che tende a separare l’uomo dalla natura. Mentre nell’occhio in realtà si svolge qualcosa che è solamente la prosecuzione di un evento naturale esteriore entro l’elemento vitale, nel cervello qualcosa deve separarsi, deve rendersi indipendente. Gli organi di senso, e segnatamente l’occhio, sono come un’estensione dell’uomo verso il mondo. Come dice Steiner: «Gli organi di senso sono come dei golfi che si estendono all’esterno dell’uomo».
Le forze che ci danno sufficiente indipendenza dalla natura e dalle esperienze sensoriali che a questa si connettono, sono quelle a noi provenienti dal corpo astrale e dall’Io. Sono le forze della coscienza. Senza queste forze non avremmo esperienza del mondo esterno, né potremmo essere coscienti al fine di rendercene appunto indipendenti, in quanto soggetti sperimentatori e coscienti: in quanto soggetti attivi di un’esperienza, quella sensoria, la quale è rivolta verso il pensare, attingendo i contenuti dal mondo.
Amleto Scabellone
(1. continua)
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La trascrizione dell’articolo e le note esplicative tra parentesi quadre sono a cura di Fabrizio Fiorini.