Qualche giorno fa (non ricordo se proprio il giorno di Pasqua o il lunedí successivo) è nata dentro di me una domanda (o un pensiero) in merito alla Passione e alla Pasqua di Cristo: la sofferenza e il sacrificio da Lui affrontati sono serviti a “sbloccare” il meccanismo del Karma nell’umanità? In altre parole, la possibilità di reincarnarsi, quindi di rimediare, era concessa anche prima del sacrificio di Cristo? O era necessaria quella prova affinché potesse concretizzarsi tale possibilità per il percorso dell’umanità? Ho saputo anche che Steiner chiamava il Cristo “Signore del Karma”. È forse attinente al pensiero che ho ricevuto? Chiedo questo poiché desidero conoscere davvero Cristo, sentirlo davvero nel mio cuore e mi piacerebbe sapere se sono sulla giusta strada.
Davide D. L.
Pensieri molto giusti e centrati. In effetti, solo dopo il mistero del Golgotha e la discesa “agli Inferi”, ovvero nella zona interna della Terra, abitata come quella della superficie, dove il Cristo ha svolto un’opera paragonabile a quella compiuta per noi abitanti della superficie, solo dopo, l’intera Terra è stata purificata dal sangue del “sacrificio dell’Agnello”, e a tutti gli abitanti di questo pianeta è stata donata la possibilità della personale, individuale redenzione. Una possibilità però che ognuno deve conquistare con le proprie forze, con una decisa volontà, con un vivificato pensiero e con un purificato sentire, trasformando il proprio ego in Io. L’Io che è della medesima essenza del Logos, del Cristo. La giusta strada è la “Via della volontà solare”, e la disciplina interiore ci permetterà l’incontro con il Cristo eterico, che è vivo tra noi, è qui tra noi sulla Terra, e ognuno può incontrarLo. Sarà Lui a venire da noi, se lo meriteremo. Prepariamoci a riceverLo degnamente.
Vorrei sapere se la meditazione in comune fatta a distanza, solo con l’appuntamento orario stabilito fra gli amici, possa avere lo stesso effetto di quando ci si riunisce insieme. Con questo problema della segregazione in casa stiamo facendo delle meditazioni ognuno a casa propria. Io partecipo e cerco di impegnarmi, ma mi sono accorta ogni volta di non avere gli stessi risultati (anche se piccoli ancora da parte mia) di quando sono anche fisicamente con agli altri. È solo una mia insufficienza o è cosí per tutti?
Maria Grazia T.
Probabilmente quella maggiore attenzione che si crea quando si è tutti insieme sembra difficile poterla ricreare nell’isolamento della propria casa. Però l’effetto dovrebbe essere il medesimo, se l’impegno c’è: lo spazio viene annullato dalla contemporaneità e dalla volontà di lavorare seriamente. Occorre non fare valutazioni di merito, o calcolare le differenze. L’importante è che la concordia dell’azione colleghi i partecipanti. Il giusto risultato allora si otterrà.
In piú di un punto Rudolf Steiner ci avverte che tutti gli ideali che nutriamo, anche quelli verso lo Spirito, possono essere dei suggerimenti di Lucifero. Come capire se quello nostro verso l’antroposofia è solo un impulso luciferico? Come accorgersene? Quando invece riusciamo a capire che i nostri ideali sono sinceri e vengono dall’Io, o magari dall’anima che segue i suggerimenti dettati dal karma?
Emiliano L.
Ogni ideale che nutriamo è in effetti un impulso che proviene da Lucifero, questa è una realtà, ma non si tratta di Lucifero in senso negativo, quanto del fatto che un ideale può tendere verso il cielo, ma non ci lascia liberi, non è un ideale di vera libertà. Steiner dice qualcosa cui andrebbero aggiunti altri contenuti di cui sicuramente lui tratta nella stessa conferenza, e che bisognerebbe sviluppare. Diciamo che quando lavoriamo per realizzare un ideale, soprattutto se si tratta di un ideale spirituale, o altruistico, o umanitario, o artistico, o professionale nel senso piú alto, se mettiamo entusiasmo in quello che facciamo, la forza cui attingiamo è una forza luciferica, ma la facciamo diventare utile allo Spirito. Allora si può dire che quella è la redenzione di Lucifero. L’intellettualismo rappresenta un peso per l’anima, che dobbiamo riuscire a superare. È ciò che ci fa parlare di Spirito senza che lo Spirito ci sia. Sperimentare attraverso l’esercizio della concentrazione la luce del pensiero che supera l’intellettualismo, ci fa giungere, anche se per attimi, al pensiero vivente, al pensare libero dai sensi di cui parla Massimo Scaligero, ci mette in rapporto con un’essenza che è il nostro vero essere. In questa essenza l’anima vive la sua vera vita, realizza quell’ideale da cui siamo partiti, purificandolo.
In questo periodo soffro molto per il fatto di non poter uscire e incontrare persone che seguono l’antroposofia. Le riunioni che avvenivano regolarmente erano per me un nutrimento per la mente e una gioia per il cuore. E avrei anche voluto partecipare al convegno che si doveva tenere ad aprile, e che invece, dato il momento attuale di restrizione, non si sa quando sarà possibile effettuarlo. Sento telefonicamente alcuni amici, ma certo non è la stessa cosa. Abbiamo anche stabilito un’ora del giorno in cui meditiamo contemporaneamente. Spero che questa imposizione che ci ha rinchiusi tutti nelle nostre mura domestiche finisca presto, perché trovo che sia importante ritrovare i nostri ritmi e l’inestimabile dono della socialità. Incontrare persone che seguono la mia stessa via per me è vitale!
Franca S.
La sofferenza per l’impossibilità di muoverci e frequentare le persone con cui ci incontravamo regolarmente è un problema e una sofferenza per tutti noi. Abbiamo dovuto adattarci a questa realtà alterata, e aver perso ciò che consideravamo assolutamente normale, e in fondo senza particolare valore, in quanto consueto, ci ha fatto capire l’importanza dell’autonomia delle nostre decisioni, il valore della libertà. Dobbiamo ora fare tesoro di quanto stiamo sperimentando per comprendere meglio, quando un giorno finirà – speriamo molto presto – i doni che abbiamo ricevuto: in particolare, l’aver incontrato nella nostra vita la Scienza dello Spirito, che ci aiuta a capire ciò che accade intorno a noi, a valutarlo non solo secondo i parametri della scienza ufficiale, ma secondo le conoscenze che abbiamo sviluppato seguendo questa disciplina di sviluppo interiore. Quanto all’importanza delle riunioni e degli incontri con chi segue la nostra stessa via, è interessante leggere quello che Rudolf Steiner disse il 12 aprile 1912 a Helsinki, contenuto nella conferenza “Vivere con gli Angeli e con gli spiriti della natura” (O.O. N° 136), parole in cui ognuno di noi può riconoscersi: «Quando ci incontriamo come scienziati spirituali, ognuno di noi sa qualcosa degli altri e non ci sentiamo estranei fra di noi. Sappiamo che l’altro ha nel proprio intimo, nel suo nucleo piú profondamente umano, lo stesso ideale spirituale che vive in noi stessi, e perciò ci sembra di conoscerlo da tempo. Oltre a tutto il resto che la Scienza dello Spirito può portare agli uomini, c’è anche il fatto, miei cari amici, che individui mai si sono visti prima sul piano fisico possono incontrarsi con la consapevolezza di conoscersi intimamente solo perché si trovano sul terreno comune della Scienza dello Spirito».