Oggi gli artisti, a qualunque branca creativa appartengano, si danno delle arie da padreterni, anche se non lo sono poi affatto, in realtà. Non è sempre stato cosí. Con il potere assoluto al governo era ben altra musica. Ad esempio, in piena notte, a Salisburgo, il granduca, insonne per grattacapi suoi, sveglia Mozart, il creatore di armonie celestiali, pretendendo che improvvisi un andante con brio, cosí, all’impronta, magari in pantofole e berretta da notte. E lui, l’immenso tessitore di arcani musicali, si siede alla spinetta e inventa la sonata “Eine kleine Nachtmusik”. Certo, il granduca rappresentava il potere dispotico per eccellenza, laico e materialista. Per lui il genio doveva servire il trono, a qualunque ora e per qualunque scopo.
Altro esempio: il Papa va da Michelangelo che sta dipingendo la Sistina e gli dice: «So che sei molto impegnato con la Volta, con la Cupola, con il Mosè. Ma se potessi, tra una cosa e l’altra, andare a Centocelle [Civitavecchia] e dare una mano a Bramante che sta tirando su il Forte per bloccare gli Infedeli. Sai, lui è bravo, ma l’opera non è da poco: un Arsenale per la flotta pontificia. Piú siete a ponzare, meglio verrà il Forte per fermare le continue incursioni piratesche. Ah, senti, e se potessi, visto che hai in mano gesso e matita, buttami giú i disegni per le divise dell’esercito papale che sto organizzando. Tutti svizzeri, gente seria e affidabile. Tanto, con gli italiani, specie se fiorentini…». E rideva, il papa, e il Buonarroti lo assecondava, perché erano della stesa pasta, lui e il della Rovere. Che aggiungeva: «Poi, quando hai finito con le divise, ho in mente un Arsenale navale qui a Roma, a Ripa Grande, ma dalla parte di Trastevere.
I Turchi di Solimano, quello che ti aveva chiesto di fare il ponte sui Dardanelli, ancora minacciano. Come lo so? Il papa deve sapere tutto, sennò che sovrano sarebbe?».
Cosí, un po’ per celia e un po’ per non fallire, dopo il Forte di Civitavecchia venne quello sul Tevere. Un enorme capannone, con una doppia navata, cui si accedeva da due snelle arcate in stile neogotico. Il cantiere costruí e varò navigli di stazza notevole, fino a tutto il Settecento, regnante Clemente Xl, con il Bernini all’opera sulle finiture dei ramparti degradanti nel Tevere.
La flotta pontificia fu presente all’assedio di Malta, poi a Ostia, e a Lepanto. La mite Barca di Pietro si era trasformata in una corrazzata. La struttura di Ripa Grande, a Trastevere, recuperata dagli oltraggi degli anni oscuri, ospiterà un museo. Ciò a riprova che la Roma cristiana, nello spirito della sua antica civiltà, da un locale di guerra sa trarne uno di pace.
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