Carta canta

Poesia

Carta canta

carta canta

Non la polla che bagna mormorante

l’esile gambo docile al fluire

della corrente, ma un selciato labile,

un solco incerto rorido d’amianto

di un condominio urbano: vi stormiscono

un papiro, poi un altro, infine un bosco

compatto, ma deciso in ogni fibra

a rendersi parola da riedire,

consonanza di foglie macerate.

Biblo è lontana, un alito di vento

ne porta a tratti l’empito salmastro,

fusi grani d’incenso, cedri in fiore

e sospiri di viole per la nascita

di un dio silvano, intriso del suo sangue.

Echeggia il segno della sua sostanza,

sublime fioritura inconoscibile,

verbo che intemerato ci redime.

 

Fulvio Di Lieto