L’immagine del fiume di denaro sgorga dal solaio della frequentazione assidua della Fiaba del Serpente verde e della bella Lilia di J.W. Goethe.
La presenza del denaro circoscrive la Fiaba e ne suggella uno dei tanti segreti.
Le monete d’oro vomitate dai fuochi fatui non possono essere accolte dal fiume, come avverte in modo concitato il barcaiolo, che li ha traghettati da una sponda all’altra. Come mai il fiume disdegna le monete d’oro? L’anima-fiume ricerca con costanza l’equilibrio tra la vita sensibile e la vita sovrasensibile, rappresentate dalle sue due sponde; equilibrio che verrebbe cosí profanato.
Il fluire vitale dell’oro dagli esseri dei fuochi fatui fa rimembrare l’origine luciferica del metallo solare, come approfondiremo piú avanti.
Se inseguiamo il percorso delle monete d’oro, le scrutiamo gettate dal barcaiolo in un baratro e inghiottite dal Serpente verde che si illumina di smeraldo e poi gareggia invano con la luce irradiata dalla saggezza del re d’oro.
Tornano poi alla ribalta i fuochi fatui che leccano nella casa dei due vecchi le pareti velate di granelli d’oro prontamente tramutati in monete d’oro, che vengono scrollate sul pavimento e qualcuna ingoiata dal cane, che per questo muore!
Il re d’oro, una volta che il tempio emerge dalle profondità terrestri, rifiuta di farsi leccare il proprio oro dai fuochi fatui che ripiegano sul quarto re, e questi crolla miseramente. E nel finale della Fiaba compaiono a pioggia altre monete d’oro, ad opera degli stessi fuochi fatui. Su di esse si precipitano a raccoglierle i pellegrini giunti al Tempio. Scorgiamo un ouroboros che circoscrive la Fiaba, di cui le monete d’oro sono capo e coda. Fa da contraltare all’ouroboros del Serpente verde, che ha deciso, al momento giusto, di sacrificarsi.
Riportiamoci a volo d’angelo sul tema di questo scritto e traiamo ispirazione dalla Fiaba per porgere alcuni aperitivi del viaggio di conoscenza nuova del corpo umano alla luce d’oro del denaro con alcune domande: come si rapporta la nostra anima-fiume con il denaro? E, in senso ampio, con la duplice sponda/valenza materiale e spirituale del denaro stesso? Che risonanze hanno nel nostro corpo le traversie delle nostre finanze, dei nostri investimenti e risparmi? Come gestiamo, anzi muoviamo, la liquidità di cui disponiamo?
Lo scritto seguente nasce da una serie di incontri pubblici impulsati da queste domande, foriere di una ricerca tuttora in corso, di cui vengono ora presentate le prime scoperte. Non solo: il libro è cresciuto ed espanso grazie al tempo di contrazione della mia attività medica e docente per il confinamento dettato dai decreti draconiani ministeriali a seguito della pretestuosa dichiarazione di pandemia da Covid-19. Mi sono immerso in questi temi e ho tessuto fecondi scambi, soprattutto con l’amico nella Scienza dello Spirito, Andrea di Furia, esperto nell’ambito della Tripartizione Sociale, la missione principale dell’incarnazione del Maestro dei Nuovi Tempi e il tema sotteso alla Fiaba di J.W. Goethe.
Lo scritto seguente rappresenta un canovaccio a cui metterò mani piú volte nel corso dei prossimi anni, man mano che lieviteranno le ricerche sul tema.
E tuttavia ho deciso di renderlo già disponibile per incontrare l’eventuale interesse dei lettori spregiudicati nell’accoglierlo, cosicché, con i loro contributi, anch’essi potranno farlo crescere per fecondare insieme un nuovo punto di vista in medicina.
DECIFRARE I QUATTRO CODICI DEL LIBRO DELL’UOMO
L’uomo è un Essere colmo di misteri, avvolto in una notte stellata. La sua conoscenza ci invita a munirci di una lampada speciale, pronta per essere strofinata e farne fuoriuscire quattro geni: il primo attiene al piano fisico ed è il Genius Loci, comprendente la natura spirituale dei luoghi da noi prescelti per nascere, per vivere e morire; il secondo è il Genius Temporis, racchiudente le scansioni temporali dei nostri incontri e delle nostre vicissitudini, attiene all’àmbito eterico-vitale; il terzo è il Genius Morbi, comprendente tutte le esperienze di malattia che attraversiamo e l’incontro in senso ampio con il male: attraversare bene il male ci rappacifica con le nostre ombre, a volte riflesse da quelle altrui. Il Genius Morbi è attribuibile al piano astrale, all’anima in ricerca. Il quarto è il Genius Operae, di stampo individuale, attinente a tutta la creatività di cui siamo portatori, le nostre opere originali a qualsiasi livello di realizzazione.
Prendere consapevolezza che l’uomo non è separato dagli oggetti che concepisce, elabora e produce da se stesso, grazie al suo Genius Operae, è il punto di partenza per questa indagine.
E tale coinvolgimento non riguarda solo la sua componente interiore, ma finanche quella corporea.
La conoscenza dell’ Uomo intero è sigillata in un Libro.
Il libro dell’Uomo è composto di numerosi fogli, suddivisi in quattro codici.
Ogni codice racchiude una serie di segreti da decifrare e da svelare, e al contempo da attribuire alla sfera corporea di pertinenza.
Il ventesimo secolo è passato alla Storia per la scoperta, nel 1953, del Codice Genetico, a partire dalla struttura spiralica del DNA, contenuto nei nuclei cellulari, per giungere a un primo compimento nel 2003 con la mappazione del genoma umano, cioè l’identificazione dell’intero corredo di istruzioni genetiche contenute negli stessi nuclei.
Il DNA, e il suo antenato RNA, contenuto nel citoplasma cellulare e in funzione di spola fra nucleo e citoplasma, sintetizzano proteine. Tutte le proteine umane sono codificate da un alfabeto microscopico di 21 lettere-aminoacidi. Sia il DNA sia l’RNA sono costituiti da una sequenza variabile di 4 (numero che detiene la qualità del terrestre) nucleotidi. Ogni aminoacido codificato dal DNA, viene trascritto e tradotto dall’RNA tramite una tripletta di nucleotidi. Ci sono 64 triplette per 21 aminoacidi: curioso, 64 come gli esagrammi dell’I KING, strumento antichissimo di divinazione cinese, composto di linee spezzate e continue che, come recita una leggenda, furono viste sul dorso di un drago emerso dal Fiume Giallo.
Già, un drago: qualche lontano ricordo dell’influsso luciferico sull’incarnazione terrestre dell’Uomo?
Il codice genetico è strettamente limitato agli aspetti fisici-ereditari del corpo umano.
Il ventunesimo secolo si caratterizzerà, a giudicare dalle premesse evidenziate da alcuni ricercatori (in prima linea ricordo il prof. Biava), per la scoperta del Codice Epigenetico, che ha la funzione di promuovere e regolare la forma degli organi e l’espressività degli stessi geni. Tale codice è pienamente in azione durante l’embriogenesi, il periodo di formazione piú intenso dell’essere umano, attraverso la differenziazione delle cellule e la loro specializzazione a partire dalle cellule staminali totipotenti.
Il codice epigenetico è costituito da una densa rete di molecole e una notevole porzione di DNA, quello che una volta era stato denominato DNA spazzatura (!).
Il compito di tale codice prosegue oltre la fase embrionale perché in ogni organo o tessuto mantiene il controllo e la regolazione dell’espressione genica-fisica delle cellule: comprensibile, visto che l’informazione genetica è organizzata in modo gerarchico. È un codice che in-forma l’embrione e si comporta come un vero e proprio Codice Della Vita.
Come affermano Ervin Laszlo e Pier Mario Biava, con l’informazione il Codice è in grado di trasmettere all’organismo intero informazioni, e pertanto possiede notevoli potenzialità terapeutiche. Come il Corpo Eterico.
Possiamo cosí distinguere il codice genetico come appartenente alla corporeità fisica, mentre il codice epigenetico attiene allo scultore della fisicità: la corporeità eterica.
Fisico ed eterico sono due delle quattro componenti dell’entità umana, cosí come sono distinte nella Scienza dello Spirito. Le altre due componenti? Sono la componente astrale-animica e quella individuale dell’Io.
Dovrà essere sviluppata nei prossimi decenni la consapevolezza di un Codice dei Condizionamenti, in cui andranno identificati le credenze o i preconcetti, i pregiudizi e le coercizioni, tutti legacci che ingabbiano l’anima e ne esprimono rispettivamente i morbosi pensieri, i sentimenti e le volizioni.
Le credenze o i preconcetti sono fortemente radicati nei nostri pensieri.
Prendiamo ad esempio tre espressioni: “Il tempo è denaro”, oppure “Time is business”, matrici della terza “Non ho tempo (da perdere)”. O ancora cito tre proverbi in parte contraddittori, come capita talvolta: “Denaro sepolto non fa guadagno”, “Denaro risparmiato, due volte guadagnato”, “Chi risparmia oggi, domani molto avrà”.
Torneremo su tutte queste asserzioni lungo il sentiero di questa trattazione. I proverbi creano stereotipie di pensiero se vengono generalizzati.
La componente piú forte nei comuni convincimenti è insidiosamente presente nelle cosiddette Egregore, cioè aggregati di pensieri, in gergo comune l’opinione pubblica, di cui si fanno megafono i mass media, che condizionano pesantemente i comportamenti dei singoli: ne abbiamo un esempio recente nel pan-demonio del Covid-19, in cui impera la visione materialistica unilaterale della medicina che individua nei virus l’agente unico delle manifestazioni patologiche.
Fra i pregiudizi in relazione al denaro segnalo il piú ricorrente: “Il denaro è lo sterco del demonio”, di luterana memoria.
In tal caso non si tratta di con-dannare il denaro, ma piuttosto di esplorare come venga fatto girare, nella visione spregiudicata di una sua possibile redenzione: se il male incarnato dal denaro, con la congiura della combriccola demonica, va considerato un bene incompleto o fuori posto e fuori tempo.
E tra i proverbi ne pesco un altro: “Il denaro serve per vivere”. Mi fischiano le orecchie alle immediate proteste verso chi critichi questa affermazione: «Se non è cosí, allora a cosa serve il denaro?».
Viene alla mente come risposta la leggenda del Re Mida, che riscopre, suo malgrado, il valore degli oggetti che lo circondano, ma soprattutto che la materia aurea non è un sostentamento delle sue necessità corporali.
Invece tra le coercizioni spunta un proverbio come preavviso: “Le catene d’oro stringono piú forte di quelle di ferro”, a dispetto della durezza e resistenza dei due metalli.
Nella saga del “Rheingold”, ripresa da Richard Wagner nell’Opera de “L’oro del Reno”, il possesso dell’anello forgiato dal nano Alberich diventa la catena che lega l’uomo alla brama di dominio sulla Terra. E questa catena può stringere l’uomo a tal punto nella propria esistenza da stringere il cuore ed ammalarlo.
Dice Rudolf Steiner ne I capisaldi dell’economia (O.O. N° 340): «..anche nel soldo si ha a che fare con un valore».
L’ultimo codice in attesa di essere dissuggellato è il Codice dei Valori e dei Talenti, che tipizzano il singolo essere umano. Valori e talenti vengono incarnati in un lungo cammino dell’Io di ognuno in base alla propria eredo-individualità, che si incrocia come realtà autonoma con l’eredo-familiarità, campo della genetica. I valori costituiscono qualità in continua evoluzione nel corso di secoli e millenni; ad esempio, la discrezione che si trasforma in forza di meditazione oppure il coraggio in forza di redenzione o ancora la perseveranza in fedeltà.
I talenti, in numero variabile per ognuno di noi, li riceviamo “in prestito” da quell’ Io che ha saputo coltivare nuove capacità in una vita precedente (scritto per chi ci crede) o ha portato a maturazione i talenti della nascita verso abilità, verso maestrie originali. Il termine talento deriva dal greco ed è correlato ad un’unità di denaro corrispondente a trenta chili d’argento (in francese “argent” significa denaro), il metallo con cui viene designata la porta della nascita terrestre. Ecco un primo riferimento del denaro all’attività dell’Io in rapporto alla nostra biografia. L’argento è un metallo lunare e l’elemento lunare attiene alla ferrea necessità, costruita nel passato. La soglia della nascita terrestre viene preceduta dal soggiorno dell’anima in una dimensione lunare, in cui vengono raccolti i frutti maturati nell’incarnazione precedente, con i semi/talenti in essi racchiusi.
Che relazione viaggia fra i quattro codici? L’esplorazione di questi nessi spalanca una nuova visuale. A cascata il Codice dei Valori e dei Talenti attiva il Codice dei Condizionamenti, e questo il Codice Epigenetico che a sua volta apre il Codice Genetico. A ben guardare dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sul Codice dei Valori e dei Talenti e renderci conto dell’importanza di avvalorare la conoscenza del Karma e della Reincarnazione, due fattori chiave nella manifestazione dell’Essere attraverso i cammini di diverse vite segnate e dipinte dal karma, osservato sia dal faro del passato sia dal faro del futuro. Con spregiudicatezza e positività. E nella consapevolezza che ci troviamo di fronte ad una delle piú importanti verità scientifico-spirituali, tali da modificare e riordinare il caos sociale della nostra epoca.
Angelo Antonio Fierro