È un gran sollievo per i pessimisti
sapere che maestri di pensiero,
psicologi e buonisti di ogni calibro,
come Julie Norem del prestigioso
Wellesley College, USA, hanno capito
che pensare in maniera positiva
ha prodotto negli anni guasti seri
al vivere dell’uomo in società.
Si campa meglio, dicono gli esperti,
con una buona dose di cinismo,
invece di vedere tutto rosa
e il prossimo un consesso di filantropi
propensi a farti posto senza chiederlo:
un’utopia che celebra l’umano
libero da interessi di bottega,
dai cliché di teorie venute al pettine
degli ordini di lobby e scuderie,
della trita realtà che non concede
sconti ed abbuoni a chicchessia, se non
a chi può ripagarti a breve termine.
Non essendo però di legno, l’uomo
può darsi in sacrificio oltre misura
di calcolo sociale o di natura.
Questo lo rende libero di offrirsi
non per ottuso eccesso di buonismo,
a dispetto di calcolo e cinismo,
ma per imperativo di coscienza.
E fa la Civiltà d’Amore, senza
i decaloghi, i codici e i decreti
se non quelli del cuore, confutando
logaritmi, parametri e teorie
di professori ottusi, quelli che
negli algoritmi della convenienza
trovano soluzioni rabberciate,
occlusi alle profferte dello Spirito,
che ha una sola morale: libertà
scevra d’ogni interesse personale,
archetipo di vera umanità.
Il cronista