Non mentivano gli alberi protesi
dalle tue rive alla corrente magra
per le futili piogge di montagna.
Dicevano: improvviso si aprirà
nel grembo della terra un vasto seno
dove il tuo corso sperderà l’aíre
e colmerà di cielo pozze immobili,
rese specchio dal soffio del grecale.
Ed ecco vero immenso il gran respiro
salso del mare aprire le sue vene
di acque trattenute, appena fresche
di schiume bianche diramanti in trine
salmastre quando il sole le percuote.
Un litorale, una promessa, un volo
di migratori, e il cimbalo del vento
risonante tra rami e pietre cave,
rare conchiglie, nàutilo vagante
entro cui, stupefatti, navighiamo.
Fulvio Di Lieto