In Lotta di classe e Karma Massimo Scaligero, con illuminante capacità previsionale rapportata ai giorni attuali, nel 1970 cosí scriveva: «Il sistema politico povero di contenuto etico-giuridico ma forte di strutture burocratiche, per fatale processo tendente a detenere il totale schema della vita collettiva, secondo meccanicismo senza volto, per via di un condizionamento socioeconomico onnipervadente, anche se formalmente democratico, rivela l’inclinazione a ricostituire in moderna forma progressista un ordine richiamante l’antico tipo teocratico. Malgrado l’uniformità propria alla struttura meccanica dell’organismo sociale nella pianificazione politica della vita economica, giuridica, culturale, si può scorgere la formazione di comparti distinti del meccanismo, che fa pensare alle caste. Naturalmente la casta dominante determina in relazione a sé il tipo di ordine castale. Questo schema antico, per affinità formale e per contrasto sostanziale, richiama l’analogia delle caste con le classi, il classismo, la lotta di classe. In effetto, nel sistema sociopolitico burocraticamente articolato e come tale costringente, sia pure in veste nominalistica democratica, non si può dire che non riaffiorino con nuova funzione le caste dell’antico ordine teocratico. La differenza è che i brahmani attuali sono i politici, ai quali debbono render conto la casta militare, la casta culturale-scientifica e la operaia».
Siamo giunti sulla soglia di un nuovo ordine sociale, nell’èra in cui le classi dominanti, costituite dalle élite finanziarie multinazionali che controllano i governi in apparenza democratici, e che non vogliono rinunciare al loro potere, impongono la propria volontà non già stabilendo un ordine teocratico basato su un principio di virtuosismo dei popoli e delle loro nazioni, come accadeva in antichità quando la Dea Madre della natura aveva pur sempre ceduto il passo al Vero Vivente Iddio Altissimo, mantenendo tuttavia intatti gli antichi Misteri.
Un ordine questo che avrebbe potuto ampiamente giustificare una democrazia de iure anche se non de facto, laddove il senso noetico del SACRO, in rapporto con i clicli antropologici, costituiva il vero principio tradizionale elitario cui tendere. Nei nostri giorni, questo ordine risulta svilito, privo di essenza organizzativa, basato oramai su meccanicismi sociali cosiddetti “liquidi”, dove si è persa ogni forma di sacralità anche in presenza di ritualismi storicamente consolidati, siano essi ecumenici o massonici, e dove la facies politica in primis vive e fa vivere le società da lei governate in uno stato di incoerenza oggettiva, in un perenne ossimoro, una contraddizione sostanziale basata sia su contestualizzazioni imposte dal potere economico-finanziario, attraverso schemi espressivi tipici della Programmazione Neuro Linguistica (PNL), sia soprattutto attraverso l’utilizzo spinto di piattaforme tecnologiche di Sentiment Analysis (analisi computazionale di sentimenti e opinioni) consultate giornalmente come oracoli del passato, che sostanzialmente non attingono al sacro ma al mondo dei Social Network e della cosiddetta Open Source Intelligence (OSINT) per comprendere gusti, tendenze e orientamenti del popolo, e fornire poi il miglior prodotto da confezionare alla collettività, sia esso di tipo commerciale o politico. Un mondo questo mercificato privo oramai di contenuti veri e del reale dibattito democratico, perché tragicamente distanziato e dissacratamente non coeso.
Mancando la sacralità d’intenti nelle scelte politiche, quello che si genera è una vita in continua contraddizione, cui si aggiunge uno stato di angoscia e paura perenne che si attua con o senza emergenze a contorno, siano esse catastrofi ambientali e/o pandemiche, perché sono oramai le fondamenta della società ad essere realmente minate, fondamenta che le antiche teocrazie basavano principalmente su quella Iniziazione Solenne prerogativa fondamentale di tutte le culture del passato, e che risulta alquanto sgretolata, del tutto liquefatta, perché priva oramai di una vera casta sacerdotale in grado di evocarla, una casta in grado di rialzare le colonne dei templi in onore del Logos, del Verbo che si fa carne e pone la sua dimora in mezzo a noi.
Anzi, dirò di piú, in una visione politica miope come quella attuale e senza un minimo di fondamenta sacrali, la stessa pandemia, sfruttata geopoliticamente, sicuramente aiuterà a mantenere mitigato, ma solo per un breve arco temporale, un orizzonte sociale già in ebollizione, che non potrà resistere sotto coperchio a lungo, perché tutte le caste sociali complementari a quella dominante stanno consolidando una propria coscienza di classe, riorganizzandosi: sentendo la loro fine imminente, saranno pronte ad attuare meccanismi darwiniani di sopravvivenza a danno di quella dominante.
Su questa linea contradditoria si è posizionata ufficialmente anche la Chiesa di Bergoglio, per esempio incitando i fedeli a pagare le tasse anziché, data la crisi in atto, proporre la remissione dei debiti ai governanti, come esplicitamente riferito nella preghiera cristiana del Padre Nostro o dalle piú antiche scritture veterotestamentarie come Deuteronomio 15,1-18.
In precedenza papa Ratzinger aveva dichiarato: «Ci sono diritti non negoziabili», schierandosi apertamente a favore della vera cristianità e dell’autodeterminazione dei popoli a difesa delle classi piú deboli. Ora sembrerebbe che si stia facendo l’esatto contrario, tuttavia molti illustri esponenti interni alla Chiesa romana, come Don Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, comprendendo che non si può in alcun modo barattare la libertà per una forzata sicurezza, ha denunciato, nei piú ampi scenari pandemici, la costante pressione di particolari élite di potere sotto il totale dominio dell’Ostacolatore satanico (Link).
Giova citare, al riguardo, l’Antico Testamento, in cui, nel libro della Genesi, viene fatto notare che nel Giardino dell’Eden esistono due alberi: uno è l’albero della Conoscenza del bene e del male, dove il serpente ostacolatore si annida e seduce Eva a far mangiare ad Adamo il frutto proibito; l’altro albero, precluso ai piú e quindi anche allo stesso serpente antico, è l’Albero della Vita, irraggiungibile all’uomo comune, perché per essere raggiunto è necessario prima di tutto scalare tutte le categorie della Gnosi, ovvero della conoscenza del bene e del male, e non farsi poi sedurre dai tentativi di corruzione del serpente, scavalcandolo con un salto nel vuoto, un abbandono al Logos.
Logos che inizierà a questo punto ad agire in noi, conducendoci all’Albero della Vita. Per analogia comparativa con i nostri giorni, la rete web, e quindi internet, può ben rappresentare l’albero della conoscenza, della Gnosi: il processo di conoscenza indotto dalla sua rete di nodi informativi, a tratti inebriante per la quantità e la velocità di reperimento di informazioni da discriminare, senza la giusta preparazione ci imbriglierà per sempre tra le sue ragnatele bestiali (WWW = 666 in ebraico) se non si attiveranno impulsi energetici decisivi, scevri da processi egoici di brama; impulsi che ci faranno finalmente godere dei frutti dell’Albero della Vita.
Ancora una volta le parole di Massimo tornano preziose. In Kundalini d’Occidente, infatti, fornisce indicazioni per uscire dalla situazione attuale: «In epoca di crisi e di pericolo – come la nostra – il sovrasensibile, ha le piú alte possibilità di proiezione di energie nell’uomo, della massima donazione di sé. Ma perché l’uomo possa pervenire alla propria liberazione, occorre, da parte sua, una partecipazione autentica e completa, un impegno che nasca dalla sua interiorità profonda. Non vi è oscurità che non possa essere dissolta e convertita in luce, non v`è lotta che non possa essere combattuta e vinta, non v`è necessità che non possa essere motivo di redenzione, se entrano in azione le forze originarie. Rivolgendosi ad esse, l`uomo può attingerne impulsi decisivi, può ritrovare se stesso e risorgere».
Intanto, un primo fatto importante, è che il sovrasensibile ora piú che mai può realmente manifestarsi. Inoltre per sviluppare questi impulsi decisivi lo sperimentatore deve poter giungere alla percezione di una separazione netta tra il dominio del pensiero vivente in cui opera l’Io (piano eterico) e quello del pensiero dialettico (piano materiale). La differenza tra il momento predialettico e il momento dialettico del pensiero, consiste nel fatto che il primo è pregno di Vita, il secondo è privo di Vita.
Possiamo dire che l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male è un riflesso privo di vita dell’Albero della Vita, che è il vero albero di riferimento cui attingere. Nel momento predialettico, il pensare, che è oltre il pensiero ordinario, afferra l’elemento vivente degli enti e degli archetipi: nella proiezione dialettica, perde tale elemento, di cui non gli rimane che il riflesso. Ma con ciò perde l’essenza del reale, gli è inevitabile il materialismo, la sua determinazione concettuale astratta riesce ad afferrare solo il calcolabile, il misurabile, ossia l’irreale. Risalire le categorie sino al riconoscimento del momento predialettico del pensiero, apre la strada al Logos, che prenderà dimora in mezzo a noi.
Kether