Domanda concernente l’operazione di appendicite: si afferma che non è del tutto nocivo per la salute dell’uomo l’ablazione di un organo, ovvero di toglierglielo. È sorprendente vedere come oggi sia del tutto corrente togliere degli organi nel corso di operazioni, e poiché è stata fatta menzione dell’importanza degli organi interni, a colui che ha posto la domanda piacerebbe sapere cosa accade a partire dal momento in cui questi organi mancano.
R. Steiner: Potrò rispondere a questa domanda solo dopo aver abbordato un soggetto del tutto differente. Lo farò volentieri adesso.
Altra domanda: nelle ultime conferenze è stato parlato dell’influenza dei pianeti sull’uomo. Sarebbe possibile riprendere il soggetto?
R. Steiner: Tutto converge. Oggi comincerò dunque a rispondere a queste domande e vedremo fin dove arriveremo. Prima di tutto vi racconterò una storia che vi renderà forse attenti a quello che cerchiamo di conquistare nel campo del sapere, della conoscenza. Questa storia si è svolta il secolo scorso, all’inizio degli anni Novanta, circa trenta, trentuno anni fa.
Una società nordamericana di commercio e trasporti aveva indetto un congresso al quale era stato invitato un certo William Windom, magnate della finanza. Per le persone presenti a questa riunione si trattava di qualcuno di molto intelligente, cioè una persona della quale s’intravedeva la competenza; ci si aspettava da lui che nel corso del congresso tenesse un discorso sul commercio e i trasporti. Cosa che fece, ed ecco come cominciò: «Abbiamo bisogno di riformare la situazione del commercio e dei trasporti, perché essa cela attualmente qualcosa di malsano». Poi, si mise a spiegare cos’è il denaro, il suo significato. Ben inteso non fece che delle brevi allusioni al suo significato. «Signori – disse – vi ho intrattenuti su questioni politico-economiche, ma è importante che ci si renda conto che tutto questo non funziona. Il denaro può, sí, circolare nelle vie di comunicazione e passare di mano in mano, non è questo che risana l’economia nazionale. Soltanto i concetti morali delle persone possono renderla sana, di conseguenza non andremo piú lontano se i concetti morali non utilizzano le vie di comunicazione e se il denaro circola senza essere portatore di concetti morali».
Ecco cosa disse. Proseguí dicendo: «Alcuni concetti morali che circolano nella vita monetaria ed economica sono paragonabili al veleno che fluisce nelle vene umane e che contamina il sangue. Tutto quello che circola sotto forma di denaro nelle vie di comunicazione e nella vita economica senza trasportare allo stesso tempo dei concetti morali, ma al contrario trasportando concetti immorali, è simile al veleno che circola nelle vene e trasmette la malattia all’uomo, perché ambedue non restano senza effetti. Se un veleno, come quello dei concetti immorali, circola nelle vene, il corpo economico diventa ammalato».
Al momento in cui dava l’immagine delle sue vene per applicarlo alla vita economica, sembrò allora alle persone presenti che egli diventasse grigiastro. Ci si meravigliò inoltre che quell’uomo, che di solito abbordava solo dei soggetti d’ordine economico e finanziario, come aveva peraltro cominciato, utilizzasse improvvisamente una particolare immagine esaminandola poi nei minimi dettagli. Questa inattesa descrizione dei concetti morali appariva come un abbandono del soggetto, e mentre pronunciava la frase seguente: «La vita economica contiene un veleno che circola nelle vene del traffico economico» egli crollò. Aveva avuto un attacco e morí.
Ora, vedete, si tratta qui di uno di quei fenomeni naturali di cui vi ho spesso parlato e la cui osservazione può insegnare molto, perché quello che è accaduto salta agli occhi. Certo, il discorso di quell’uomo non è la causa della sua morte, perché egli non si innervosí al punto da morirne. Va da sé che quell’uomo sarebbe morto in quel preciso momento anche se si fosse trovato altrove, occupato in altre cose. Era predisposto. In breve, non mi verrebbe mai in mente di affermare che egli sia morto per un attacco in seguito ad un discorso. Non è certamente il caso. È possibile che l’ansia abbia accelerato la sua morte di un’ora. Questo non è escluso. In ogni caso egli era predisposto da lungo tempo. Era in lui. Quell’attacco avrebbe potuto sorprenderlo ovunque. Ma la cosa che si può constatare è che, improvvisamente, si è allontanato dal suo soggetto senza peraltro abbandonare un processo logico, e si è messo a concatenare i fatti sul suo proprio stato nel bel mezzo del suo discorso. Immaginate dunque quell’uomo di fronte ai suoi uditori, che tratta come si deve un tema puramente economico. Nel momento stesso in cui diventa grigio, cambia soggetto e si mette a descrivere quello che si sta svolgendo in lui, senza smettere di rispettare il tema economico del suo discorso. Perché è il suo stesso stato davanti alla morte che egli ha dipinto, e, avvicinandosi a questo tema, s’è allontanato dall’altro. Il fatto che abbia costruito il suo discorso in un tale modo è una conseguenza del suo stato, e c’è molto da imparare da un simile caso. Succede in effetti che si producano dei casi simili, anche se in modo meno sorprendente.
Supponiamo adesso che quell’uomo abbia perso il filo del suo discorso. L’ho visto effettivamente succedere a piú di un oratore. Mentre poco prima erano molto sicuri di sé, si mettevano a lanciare un’occhiata al capello a cilindro che avevano posto davanti a loro e sotto il quale si trovava il testo del discorso. Fare questo permetteva loro di ritrovarne il filo. Sono cose che possono succedere. Un giorno, ho visto un borgomastro restare muto dopo dieci frasi. Prese allora il cappello e lesse coraggiosamente il suo discorso. Se avesse continuato dicendo tutto quello che gli veniva in mente, avrebbe detto solo delle stupidaggini.
Cosa è dunque successo a William Windom? Egli era predisposto a quell’attacco. Ora, dal punto di vista dell’intera costituzione dell’uomo, la differenza non è poi cosí grande fra colui che ha un attacco e ne subisce le condizioni che lo causano, e chi, come quel borgomastro, ha un’intelligenza predisposta ad essere colpita da un attacco. Il nostro borgomastro poteva sempre cavarsela leggendo il suo discorso. Anche Windom, che fu colpito improvvisamente, poteva leggerlo, ma dove lo leggeva? Lo leggeva nel proprio corpo. Leggeva quello che stava accadendo nel suo stesso corpo.
Questo vi dimostra che quello che si può trovare grazie alla Scienza dello Spirito antroposofica è giusto; ossia che, quando parliamo, leggiamo sempre qualcosa che proviene dal nostro corpo. Ovviamente il nostro discorso è pervaso delle nostre esperienze esteriori, ma ci mescoliamo quello che leggiamo in noi stessi. Per fortuna, questo non finisce sempre con un attacco. Noi leggiamo veramente quello che esprimiamo nei processi interni del nostro corpo. Anche se dite solo cinque parole, ogni volta fate una lettura dei processi del vostro corpo. Se riprendete delle note scritte nel vostro taccuino cinque giorni prima, li leggete dal di fuori. Se le registrate nella vostra memoria, esse sono scritte in voi grazie ad una scrittura che è in voi – amplieremo ciò in seguito – ma le leggete dal di dentro. Che leggiate in un libro oppure in voi, è la stessa cosa. È differente solo la direzione nella quale guardate. Non è dunque importante che abbiate scritto per esempio nel vostro taccuino: “Cinque chiodi e sette graffette” oppure che l’abbiate annotato nel vostro cervello. Avendolo scritto nel taccuino, leggete nella pagina dove l’avete scritto. Ma nel momento che avete registrato il tutto cinque giorni prima nella vostra scatola cranica, in voi una cellula che ha creato il cinque si è intrecciata ad un’altra cellula, e tutte e due si sono intrecciate ad un’altra per creare il sette prima di intrecciarsi ad un’altra ancora per creare le graffette. In voi c’è tutto un groviglio di quello che avete vissuto. Allora inconsciamente, e senza che lo sappiate, guardate questo groviglio che si è formato in voi e lo decifrate.
Ecco a cosa vi ha portato un esempio cosí lampante come quello di William Windom.
C’è un altro esempio che vi ho già raccontato e ricorderemo brevemente, di cui ha parlato il dottor Ludwig Schleich, che lo ha vissuto personalmente.
Un giorno, un uomo si precipitò da lui dicendogli: «Mi sono punto la mano con una penna, guardate, c’è ancora dell’inchiostro dentro. Tagliatemi la mano, il braccio intero, o morirò per un avvelenamento del sangue».
Me l’ha raccontato lo stesso Schleich, che conoscevo bene e che è morto da poco. Lui disse a quell’uomo: «Cosa vi salta in mente? In quanto chirurgo, non posso prendermi la responsabilità di amputarvi il braccio! Basta farvi una incisione, che è cosa da poco. Sarebbe folle farmi procedere ad un’amputazione!».
L’uomo rispose: «Fatemela, altrimenti morirò. Bisogna che mi amputiate il braccio, o morirò!».
Schleich disse allora: «Non posso farlo, non c’è alcuna ragione per amputarvi il braccio!».
«Se è cosí – disse l’uomo – morirò».
Schleich lo lasciò andar via. L’uomo corse da un altro medico, esigendo che gli amputasse il braccio. Ovviamente ottenne un altro rifiuto, e corse poi tutta la sera, dicendo che sarebbe morto durante la notte, come aveva detto a Schleich.
Schleich si preoccupò per quell’uomo. Ma ovviamente non poteva tagliarli il braccio, non ne aveva alcun motivo. L’indomani mattina chiese subito notizie dell’uomo al quale aveva fatto una incisione per una piccola ferita. Pungersi con una penna è sicuramente qualcosa di benigno, e il taglio si pulisce facilmente. Ma quando il giorno dopo Schleich andò da quell’uomo, questi era morto! Cosa ne dedusse Schleich? Pensò che quell’uomo fosse morto per autosuggestione, che si fosse persuaso di morire ed era morto per il suo stesso convincimento. Si era trattato di autosuggestione, la suggestione operata su di sé.
Io dissi a Schleich che l’autosuggestione è all’origine di molte cose, ma una simile morte non poteva accadere per semplice autosuggestione, sarebbe assurdo. Anche Schleich non lo credeva.
Cosa era successo in realtà? Colui che vede chiaro nell’uomo, è capace di vedere cosa era realmente accaduto in quel caso. Beninteso, i medici fecero un’autopsia e non trovarono la minima traccia di avvelenamento del sangue e, visto che non avevano trovato nulla, si accontentarono del giudizio “morto per autosuggestione”. In realtà, quell’uomo era morto per un attacco molto difficile da individuare; l’attacco si era preparato, da molti giorni, negli organi piú nascosti. Quell’uomo, proprio come William Windom, dopo che il veleno gli era entrato attraverso un qualsiasi alimento, lo aveva visto circolare nelle sue vene, vedeva il suo corpo perire. È possibile che una morte si prepari all’interno di un uomo senza che per lungo tempo ci siano manifestazioni all’esterno. Quell’uomo se ne era reso giustamente conto, cosa che l’aveva reso agitato. Perché non si sarebbe punto se non fosse stato in uno stato di agitazione interna cosí intensa. Era accaduto, perché non aveva preso coscienza della sua vita interiore, che non aveva capito prima, e fu solo quando si punse che disse ciò che non era stato in grado di dire prima – colui che si sente bene non dice mai: sento in me la morte che si avvicina – e disse allora ciò che attribuiva in effetti a false cause, in questo caso che sarebbe morto per una puntura che si era fatto con una penna. Non era autosuggestione, perché sarebbe morto comunque durante la notte. Era semplicemente diventato febbrile, ed essendosi punto la mano, il suo pensiero era diventato cosciente in una falsa forma. Si era allora andato a consultare con dei medici, e perfino un uomo intelligente come Schleich non gli aveva creduto. Aveva pensato che si trattasse di autosuggestione, credendo che quell’uomo si fosse persuaso da solo della propria morte. Questo è senza senso. La causa della sua morte preesisteva, e quella puntura con la penna era la conseguenza della sua agitazione.
Questo vi mostra che accadono molte cose in noi stessi, e che se non le si studia come si deve non si arriva semplicemente ad avere una conoscenza chiara dell’origine dell’uomo e del suo modo di vivere nell’epoca remota, quando l’ictiosauro, il plesiosauro e il megaterio nuotavano in un liquido denso. Non si afferra la coerenza di tutto questo se non si risale alle origini e se non si studia l’uomo come si deve. Bisogna studiare l’uomo correttamente.
Per questo studio, bisogna fare affidamento su molti dati. A che età muore la maggior parte degli uomini? È risaputo che la mortalità piú elevata si riscontra nei neonati, nel corso dei primi mesi, e che essa diminuisce poi progressivamente. Nei bambini, le malattie infantili possono durare approssimativamente fino al cambio della dentizione. E in seguito, se gli uomini fossero piú ragionevoli, è durante la scolarizzazione che le malattie sarebbero minori. Un gran numero di queste malattie proviene da una cattiva posizione seduta ecc. È fra il settimo e il quattordicesimo anno che le malattie sono le meno frequenti. Poi ricominciano. Ora, c’è una grande differenza fra le malattie che si manifestano durante la prima infanzia e quelle della pubertà. Se prendiamo le malattie mortali dei bambini nel primissimo tempo della loro vita, la piú frequente è una forma ben precisa di setticemia. Il sangue diventa purulento. Il bambino, che ha una costituzione fragile, muore rapidamente e cosí non si può diagnosticare di quale malattia questa setticemia poteva essere all’origine. Il bambino potrebbe aver avuto un’itterizia. In effetti, se un adulto avesse questa setticemia alla quale è soggetto il bambino, ne risulterebbe una itterizia, malattia che si riesce a guarire nella maggioranza dei casi. Il bambino, invece, non arriva spesso neppure fino all’itterizia, muore prima.
Una delle malattie che s’incontra frequentemente in un gran numero di bambini è la diarrea, e quello che si deve ricordare per il nostro soggetto è la seguente: se in un bambino si vuole curare una diarrea con gli stessi rimedi dell’adulto non si ottiene niente. Bisogna trattarla solo con rimedi esterni, facendogli al massimo dei clisteri o degli impacchi, ma in nessun caso somministrandogli delle medicine. Nel bambino queste non danno alcun risultato. Nell’età infantile i bambini soffrono di afte, di quelle note pustole che crescono principalmente sulla lingua; piú tardi verranno le famose malattie infantili che scaturiscono dall’interno, come se questo fiorisse: malattie come la scarlattina, il morbillo ecc. Certo anche le persone anziane possono prendere tali malattie, ma esse restano prevalentemente malattie dell’infanzia, e una predisposizione a queste malattie cessa con la comparsa nell’uomo dei suoi denti definitivi. A partire da quel momento, quelle malattie che bisogna preferibilmente trattare con delle cure esteriori e mettendo scrupolosamente a dieta i bambini, non si manifestano piú nello stesso modo.
Non si può mai sapere con precisione cosa provochi il sangue purulento in un bambino. L’origine del suo male viene proprio dal piú profondo del suo essere. Succede frequentemente che i bambini soffrano di convulsioni chiamate infantili.
Le malattie che gli uomini contraggono all’età della maturità sessuale sono di natura del tutto differente. Ricordate soltanto le malattie che le ragazze hanno alla pubertà, come per esempio l’anemia. La storia parte direttamente dal sangue. Si sa che il corpo non lo nutre piú come bisognerebbe. Nel bambino che soffre di setticemia, la causa della malattia del sangue proviene da qualcosa d’altro in lui. Nella ragazza che soffre d’anemia, è lo stesso sangue ad essere colpito. Le emorroidi di cui soffrono la ragazza o il ragazzo perché il loro sangue è troppo denso hanno delle cause differenti. In effetti, una malattia del sangue di cui l’origine si trova in se stessi non ha niente in comune con una malattia del sangue di cui quest’ultimo è il punto di partenza.
È dunque una realtà il fatto che durante due periodi della sua vita l’uomo è predisposto alle malattie: una prima volta nel corso del suo primo settennio, una seconda nel terzo. Durante il secondo settennio l’uomo è predisposto ad essere sano. È una cosa importante che l’uomo non sia sempre ugualmente predisposto alla malattia e alla salute, ma che ci siano delle grandi differenze a seconda dei periodi, e che queste malattie presentino anch’esse un carattere del tutto variabile a seconda dei periodi. Questo può giustamente farci entrare piú profondamente nell’interiorità dell’uomo rispetto alle cose di cui abbiamo già parlato. È considerando cosí le cose che s’impara a conoscere gli organi.
Vedete, da una parte avete William Windom che improvvisamente si mette a parlare dei suoi organi man a mano che si avvicina alla morte, dall’altra le malattie, quando le si esamina nei primissimi giorni dell’infanzia e poi un po’ piú tardi, ci svelano che alle successive età della vita si producono cose differenti. Ma per questo dobbiamo imparare a leggere ciò che avviene nell’uomo. Bisogna imparare a leggerlo. Per esempio, quando un bambino ha delle afte in bocca o delle placche rosse su diverse parti del corpo, dobbiamo imparare a leggere quello che sta accadendo in lui. È soltanto imparando a leggerlo che si può sviluppare una reale conoscenza dell’uomo.
Potete credere questo: per esempio, mettete un morto sulla tavola d’autopsia ed esaminate un organo, esaminate a parte un organo la cui soppressione non comporta niente di particolare, come per esempio la milza – quest’organo può essere soppresso quando è ammalato, ed è possibile che l’operazione apporti effettivamente un miglioramento alla persona, che durante un po’ di tempo si sentirà meglio di quando la milza era ammalata – ebbene signori, se voi esaminate la milza dopo la sua ablazione non constaterete alcuna differenza fra questa e, diciamo, lo stomaco. Se si toglie all’uomo la totalità del suo stomaco, egli si trova beninteso in una situazione molto difficile. Questo non è possibile. A lungo termine non si potrà piú guarire un uomo il cui stomaco è artificiale. Ora, esistono ugualmente degli organi che non possono essere soppressi, come per esempio i polmoni o, ancor meno, il cervello, perché se vi infilate un ago in un punto preciso provocate la morte immediata dell’uomo.
Quest’organo esiste anche nell’elefante. Basta che lo pungiate e che raggiungiate quest’organo – senza bisogno di sopprimerlo – perché questo grosso animale cada morto stecchito. Potete beninteso privare un elefante della sua milza, esso vivrà ancora degli anni. È da questo che vedete la differenza. Non è poi cosí indifferente di sopprimere la milza, l’appendice o anche altra cosa nell’uomo. È necessario studiarlo bene per capirlo.
Ora, ricordatevi cosa vi ho detto: “le bestiole” che sono nel cervello, quelle cellule che vi ho dipinto per illustrarvele, nel bambino sono ancora tutte molli, molto vive, e s’induriscono solo progressivamente. Il loro indurimento deve intervenire già dai primi anni di vita, fino al settimo anno. Esse hanno raggiunto il grado appropriato d’indurimento solo quando il cambiamento della dentizione ha avuto luogo. Per quello che invece riguarda la pubertà, le altre cellule di cui vi ho già detto che si muovono nel sangue, diventano molto piú mobili. Fino all’età della pubertà esse sono piú o meno amorfe e circolano mollemente nel sangue. A due riprese l’uomo può cadere ammalato: fino al settimo anno, quando il corpo, o meglio l’anima che vive nel corpo, deve fornire lo sforzo necessario per indurire le cellule del cervello, e al momento della maturità sessuale, quando l’anima si dà la pena di rendere mobili “le bestiole” che nuotano nel sangue.
Se si vuole descrivere tutto questo visto dall’esterno si potrebbe dire: immaginate di costruire una casa e utilizzate una malta che non è dura come dovrebbe, capite che non può funzionare. La stessa cosa avviene quando le cellule del cervello non induriscono in modo appropriato. Ed è il caso dei bambini che hanno questa o quella malattia.
La prossima volta andremo oltre nella descrizione delle cause di queste malattie. Dopo la pubertà, si ha a che fare con un’orda immensa composta da milioni di globuli bianchi. Fino ad allora sono amorfi, e se fosse veramente un gregge di milioni di animali sarebbe necessaria la presenza di numerosi pastori per dar loro dell’energia. Bisogna dar loro dell’energia. Si trova collegato a questo il fatto che un punto di partenza di una certa specie di malattie si trova nella primissima infanzia, mentre un altro si situa alla fine della stessa e al momento della pubertà.
Ma studiando l’uomo in questo modo si arriverà cosí progressivamente a vedere come vanno queste cose. Inoltre, nella vita sociale, non potrete fare niente se ignorate questi fatti della Scienza della Natura.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 19 ottobre 1922.
1a parte, O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.