Uno studio attento di tutte le componenti sociali potrebbe scoprire forse che l’economia deve ricevere da una intensa vita spirituale le doti umane, i contributi indicativi mediante i quali può fiorire. Ma che deve imporsi i limiti giuridici che le impediscano di dar luogo a ingiustizie, sfruttamenti, prevaricazioni. I suoi problemi peculiari di produzione, di distribuzione, di reperimento delle risorse, di finanziamento degli investimenti, di sviluppo, di circolazione monetaria, dovrebbero essere affrontati quindi nell’ambito economico stesso, nella piú assoluta autonomia, mediante organizzazioni espresse dai rappresentanti delle diverse attività produttive e delle diverse categorie di consumatori.
Ogni uomo si esprime dunque, in ogni relazione sociale, come personalità spirituale, come entità giuridica, come presenza economica. Qualsiasi società (dalla piú piccola tribú alla nazione piú evoluta, dalla singola azienda alla grande collettività) sperimenta il vivere comune mediante questi tre aspetti, con i quali ogni individualità stabilisce un particolare rapporto, a seconda delle sue attitudini e delle sue necessità. Non vi è dunque una realtà sociale in quanto tale, ma espressioni spirituali, giuridiche, economiche in relazione dinamica fra loro. La sociologia si colloca invece al di fuori di tutto ciò, considerando se stessa come il tentativo che la società fa per chiarirsi. Da questo chiarimento dovrebbero sgorgare miracolosamente le forze conoscitive atte a illuminare le questioni particolari. Essa si considera quindi come un universale, celato dietro il culto dell’analisi del particolare.
La sociologia sta correndo il rischio cosí di pervenire a una posizione analoga a quella dello Stato unitario moderno, che pretende di affrontare e risolvere ogni cosa, non perché entra nel vivo dei vari problemi, ma solo per la presunzione del tutto teorica – mai dimostrata effettivamente – di possedere implicitamente una indiscutibile capacità di soluzione. La cultura sociologica attribuisce a se stessa la funzione di punta di diamante di una attività razionale, in grado di porsi al di sopra delle apparenze e di identificare le forze profonde che muovono la società, e subordina i rapporti con le diverse istituzioni e le diverse strutture a questo suo sogno ambizioso. In contraddizione con le sue proposizioni di base nasce da qui la sua orgogliosa pretesa di collaborare dall’alto con la filosofia per la ricerca di “valori” nel rapporto fra individuo e società; da qui la certezza della indispensabilità del suo contributo provvidenziale per offrire al diritto un nuovo contatto con la vita, aiutandolo a superare il peso della norma: da qui la sua assistenza all’economia per illuminarla sulle relazioni intercorrenti fra il comportamento economico e le altre variabili comportamentali, ponendola cosí in condizione di scoprire i presupposti non economici delle sue teorie.
…La sociologia dunque è ancora alla ricerca di una sua certezza. Essa non riesce a pervenire a una stabilità perché, proponendosi di analizzare il comportamento del singolo inserito nel gruppo, ha trascurato di indagare su una caratteristica comportamentale comune sia al gruppo, sia al singolo, sia al sociologo stesso: l’attività pensante.
Argo Villella
Selezione da: A. Villella, Una via sociale – Società Editrice Il Falco, Milano 1978.