Sí, figlio, è vero,
divento vecchio.
Occhiaie, rughe,
capelli bianchi,
e l’incedere lento
di chi medita troppo
prima di fare.
M’angoscia
l’avarizia del tempo,
la piramide
delle cose incompiute,
delle viltà sopite.
Eppure, sapessi,
la notte sogno il mare,
acri mandorli fioriti,
le fresie a schiera
lungo i fossi,
le rondini di marzo.
E mi piace
scrutare il cielo
dove le nuvole
compongono castelli
e li disfanno,
e orchi e draghi
son tramutati in fiori.
È vero, figlio,
divento vecchio,
il corpo grave,
la parola amara,
ma dentro, sapessi,
quanto il cuore è leggero:
una foglia, in balía
d’ogni sospiro di vento.
Sono un bambino
che nasce
ogni giorno di nuovo,
e piú il corpo decade
piú divento piccino.
Ma tu non giudicare,
la forma non conta,
contano i sogni.
Allora, vieni,
prendimi per mano.
Io sono un vecchio uomo
che diventa bambino.
Fulvio Di Lieto