Dopo un anno dall’apparizione del Covid-19, molte delle domande riguardo alla sua origine, reale natura, diffusione e sulle sue conseguenze rimangono senza risposta. L’uragano di informazioni, ufficiali e non, hanno spesso solamente alimentato la confusione, il disorientamento e il panico. Molti antroposofi hanno dunque accolto con sollievo nel marzo dell’anno scorso un documento ufficiale della sezione medica del Goetheanum. Non pochi sono però rimasti un po’ perplessi, per non dire delusi, dai contenuti di tale documento, forse apparso troppo allineato con la vulgata ufficiale della scienza naturalistica e privo di indicazioni sul retroscena spirituale dietro la pandemia.
Fra i perplessi ci furono anche membri della tedesca “Libera associazione per l’Antroposofia”, in particolare appartenenti alla sezione “Lazzaro-Giovanni” di Berlino, che chiesero a Judith von Halle ulteriori lumi su quanto stava e sta succedendo. Le sue risposte epistolari, scritte nella primavera scorsa, sono diventate un volume edito dalla Verlag für Anthroposophie di Dornach e in inglese dalla britannica Temple Lodge con il titolo The Coronavirus Pandemic. Anthroposophical Perspectives (versione da noi letta).
L’impulso che ha mosso Judith von Halle è stato dunque quello di un aiuto nella ricerca della verità, un atto di dedizione verso la realtà da investigare con tutti i mezzi a nostra disposizione, in particolare quelli scientifico-spirituali, un atto di coraggio nel non ignorare la presenza del male, sempre con l’intento di trasformarlo in bene. La Von Halle è chiara fin dall’introduzione: è in gioco il nostro futuro, nel senso piú ampio del termine, ovvero il futuro dell’evoluzione umana. Basti solo considerare quanto il distanziamento sociale e la privazione dei rapporti umani (ormai in gran parte veicolati dalla tecnologia) possano agire negativamente nel preparare la prossima epoca di civiltà in cui, secondo le indicazioni di Rudolf Steiner, l’elemento cristico dovrebbe svilupparsi proprio nella socialità e nella fratellanza.
Come capire dunque il Coronavirus, come pensarlo e sconfiggerlo? Prima di tutto, secondo l’autrice, è necessario non cadere nel negazionismo di stampo complottista. Negare l’esistenza del virus è sintomo di mancanza di senso della realtà e di visione spirituale.
Ci vorrà comunque tempo per capire in profondità e sarà necessaria parecchia oggettività, il non mescolare opinioni personali o paure, anche se basate sull’esperienza, con il processo di osservazione oggettiva. In caso contrario risulterebbe falsificata la nostra percezione, il fenomeno non rimarrebbe nella sua pura nudità, che già molto può insegnare a chi sa e vuole leggere.
Cominciando la sua esposizione proprio dal documento divulgato dal Goetheanum, Judith von Halle lo definisce “discutibile” su molti punti. E non si esime dal discuterlo senza alcuna ritrosia. Prima di tutto vi trova troppa enfasi sulle disposizioni individuali che permetterebbero l’infezione: stile di vita non sano e karma personale. Non esiste però solo il karma individuale, ricorda l’autrice, esistono anche il “karma di popolo” e il karma dell’intera umanità. Nel caso del Coronavirus, proprio perché si tratta di una pandemia, sono coinvolti tutti e tre. Le sofferenze dei malati, aggiungeremmo noi di tutti i sofferenti per la situazione, le tante vittime dunque, troverebbero un senso come sacrificio per l’intera umanità. Sacrifici di una lotta di portata immane, dato che quello che è in corso non è solo un aumento di cadaveri fisici, ma un “attacco frontale contro l’Io”.
Se gli attacchi luciferici sono diretti contro il corpo astrale, quelli arimanici contro il corpo eterico, e gli asurici contro il corpo fisico, contro l’Io lavora direttamente l’Anticristo, il demone solare Sorat.
Lo slogan ripetuto come esorcismo durante il primo lockdown, “andrà tutto bene”, è ingannevole; niente andrà bene se l’umanità non si attiverà per far andare veramente bene le cose. È vero che un aderente alla visione del mondo antroposofica non deve aver paura della morte, il “cancello per il quale passiamo nella nostra reale patria”, però l’invito a non aver alcuna paura è solo parzialmente condivisibile: sarebbe stupido e folle non avere paura dei piani orditi da Sorat.
Arimane, gli spiriti asurici e Sorat trovano la strada aperta, la porta spalancata a causa del materialismo diffuso negli ultimi 150 anni. La paura di venir contagiati e di morire, ma anche la spensieratezza dei giovani che rimpiangono una movida tutta imbevuta di vita dedita alla sregolatezza dei sensi, sono manifestazioni di materialismo non superato. Il materialismo della scienza medica ufficiale ha poi ben contribuito, nei decenni scorsi, a indebolire i nostri sistemi immunitari con un’eccessiva diffusione di antibiotici.
La sezione medica del Goetheanum ha ricordato, come tanti altri dottori ancora dotati di una minima visione olistica, quanto sia benefica l’esposizione al sole, datore di vitamina D che rinforza le difese immunitarie. Questo invito, però, secondo Judith Von Halle non deve essere inteso solo materialisticamente, bensí spiritualmente. Occorre ricordare e meditare quali sono l’origine e la funzione del sole secondo le indicazioni della Scienza dello Spirito, per andare oltre un superficiale invito a stare per quanto è possibile all’aria aperta. Occorre ricordare, mai come in questi tempi, che ciò che appare sul piano terrestre, è manifestazione di una realtà spirituale. Vale nel male come il virus, come nel bene datoci dal sole. Stare all’aperto è necessario soprattutto perché l’oggettività nel pensare è possibile solo se l’intero nostro mondo interiore non è separato dal mondo fisico-sensibile fuori di noi e dalle nostre quattro mura.
Anche un vaccino per il virus sarebbe un rimedio esclusivamente materialistico, e non potrebbe aiutare se il problema è spirituale e richiede un superamento cosciente e soprattutto interiore.
Secondo l’indagine spirituale dell’autrice è dunque il materialismo la vera causa del coronavirus. Materialismo che ha cominciato la sua marcia nella Roma antica, continuandola poi grazie alla Chiesa Cattolica, all’accademia di Gondishapur, con la persecuzione dei Templari, l’Inquisizione spagnola, la Riforma protestante (che agí anche come de-spiritualizzazione del cristianesimo), il pensiero economico britannico e poi, con piú audacia dopo l’evento chiamato da Steiner “caduta degli spiriti delle tenebre” del 1879 (vedi O.O. N° 177), per mezzo del capitalismo statunitense, del socialismo sovietico ed oggi con il mondo arimanico tecnologico e digitale.
Non il “salto di specie” dal pipistrello all’uomo sarebbe dunque la causa reale del virus, come ancora sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità e come conferma la Sezione Medica del Goetheanum, considerandolo una conseguenza karmica del trattamento che riserviamo agli animali. Le reali conseguenze karmiche di pratiche come la vivisezione, secondo l’indagine di Judith von Halle, arriveranno in futuro. Se esiste una relazione fra il mondo animale e il virus va cercata nell’uomo che continua a considerarsi materialisticamente l’animale piú evoluto e non un essere totalmente diverso, che ha da tempo lasciato fuori di sé la parte animale per evolversi nel senso dell’Io, che ovviamente ci impegna nel rispetto e nella dedizione verso tutta la natura.
Il virus nasce dal nostro coltivare ancora pensieri materialistici, invece di indirizzarli spiritualmente come richiedono i tempi. Troppo materialismo nella nostra civiltà, a partire dalla scuola (la Von Halle sostiene che neanche le scuole Waldorf ne sono immuni), e nelle nostre attività fisiche (anche l’Euritmia rischia di diventare una mera ginnastica).
Dovremmo invece pensare, sentire e volere sempre piú in senso spirituale, in particolare a partire dal terzo attacco soratico che, ricordiamo, si è ripetuto ogni 666 anni dopo l’evento del Golgotha: nel 666 d.C. con l’accademia di Gondishapur, nel 1332 con la distruzione dell’Ordine Templare e nel 1998. Questo terzo attacco, a differenza di quelli precedenti, avviene nell’epoca dell’anima cosciente ed è dunque piú feroce.
L’epoca dell’anima cosciente è anche quella della comparsa e della diffusione massiccia di virus patogeni. I batteri avevano piú effetto nell’epoca precedente il cristianesimo, lavorando infatti sull’anima di gruppo, porgendo un aiuto, come ogni ostacolo e ogni calamità, aiutando l’umanità ad incarnarsi maggiormente e a sviluppare l’individualità. I virus, a differenza dei batteri, sono puri parassiti, non hanno un proprio metabolismo, e attaccano un’umanità non sufficientemente pronta e cosciente. Il grosso rischio è che ci lascino nell’abisso del materialismo o ci degradino ancor piú, invece di farci risalire verso i mondi spirituali.
Il virus si diffonde nell’aria, elemento del pensiero, e i danni che lascia ai polmoni, irrigiditi, ben rappresentano la situazione di un pensiero non vivente. Idee fisse, ossessive, materialisticamente orientate, spesso espirate da noi stessi, viaggiano nell’aria e contagiano. Nel respirare siamo esseri sociali, inspiriamo ed espiriamo aria, e con questa i pensieri. La crisi economica potrà inoltre amplificare la visione del mondo materialistica.
Judith von Halle dona ovviamente anche consigli su come affrontare la situazione. Il flusso di informazioni che ci inonda può paralizzare l’attività intellettuale, ed è dunque consigliabile limitarsi a ricevere solo ciò che ci aiuta a capire cosa sta realmente avvenendo nel mondo. La riduzione dei contatti umani può diventare un’occasione per usare quel tempo e quello spazio limitati nel miglior modo possibile, instaurando relazioni profonde, basate su reale ascolto e vivo, non recitato, interesse verso il prossimo. Il mondo digitale ed i social in cui siamo confinati sono certamente doni arimanici, ma, confessa l’autrice, «ammetto di essere felice di combattere Arimane con le sue stesse armi», diffondendo risultati del suo lavoro spirituale nella rete. Se poi la pubblica opinione si divide in teorici del complotto e sostenitori della versione ufficiale e delle politiche governative di contenimento, è bene evitare uno spirito eccessivamente partigiano ed aggressivo verso chi la pensa differentemente da noi. Solo una reciproca comprensione cristica può evitare un’accelerazione del tempo della guerra dell’uno contro tutti.
Non mancano nelle lettere della von Halle consigli piú tecnici, come quello di dedicarsi alla Meditazione della Pietra di Fondazione comunicata da Rudolf Steiner (da recitare preferibilmente in spazi aperti) e agli esercizi per i giorni della settimana (contenuti nelle Indicazioni per una scuola esoterica, O.O. N° 245).
E se tutti vogliamo la libertà, occorre chiedersi quale libertà. Non quella di cui godevamo fino al febbraio 2020, quella che non ha evitato gli errori che ci hanno portato alla situazione presente. Nelle ultime pagine Judith von Halle ci ricorda, citando ancora Rudolf Steiner , qual è l’origine e il senso della nostra libertà: «Se vogliamo essere liberi, dobbiamo ringraziare il Cristo per la nostra libertà» (ottobre 1911, O.O. 131, Da Gesú a Cristo).
Luca Negri