Alito d’amore
Posso amarti anche senza che tu sappia,
senza indurre squilibri alla tua vita.
Resti intatto il flusso quotidiano
del tuo convenzionale esistere.
Prima o poi mi sentirai
come un vento d’eterno
dal centro del tuo cuore sprigionato.
Non soffocarlo allora, te ne prego.
Non sarà vortice che distrugge,
ma alito dolce di perenne amore.
Alda Gallerano
La Festa
Festa che si consuma
in un vortice di maschere
impazzite,
senza speranza piú
di riscatto,
ma in fondo ad ognuno
il Sole prende a brillare.
T. D.
Prepariamoci!
Chiuso l’anno del Topo,
spenta la “pandemia”,
cosa farà nel dopo
la varia compagnia
di virologi e maghi
lautamente pagati
per diffondere vaghi
rapporti e tabulati
gonfiando o riducendo
di molto alla bisogna
la cifra e il dividendo
senza tema e vergogna
per allestire a ore
il regno del terrore
con finte cremazioni
e false inumazioni?
Ciò che avverrà nel mondo
è l’assillo profondo
di questa Sanità
priva di umanità.
Risolverà il suo rebus
trovando un altro virus
che fornirà a suo agio
un nuovo e bel contagio!
Egidio Salimbeni
GIARDINO DELL’ACCADEMIA, ATENE, 351 A.C.
Non rispondeva il vecchio,
scuoteva la testa e non parlava,
ma il giovane insisteva:
«E come potrebbe
un’essenza ignea
precipitare dai cieli
e finire, misera spoglia immemore,
in un corpo mortale?!».
«Che forse una sconosciuta colpa
potrebbe condannare
schiere infinite, progenie di Dei,
a mendicare impudicamente
nel fango e in ogni miseria
sperando in un occulto riscatto?!».
Il vecchio continuava a scuotere
la testa e i lunghi capelli bianchi,
ma non una parola
osava increspare la pace solenne
della brezza vespertina
che dal mare saliva.
«Non è forse piú ragionevole
parlare di spiriti ed umori naturali
che compongono un corpo
ben armonioso ed organizzato,
una forma vivente che risplende
delle potenze che la Grande Dea
generosa concede a tutti
gli esseri viventi che popolano
la nostra Madre Terra?!».
«Come un pesce nelle profondità
del mare…»
la voce roca del vecchio
squarciò il tramonto ocra,
improvvisamente, con sorpresa
il giovane collegò:
«Precisamente come un pesce
o un uccello dell’aria,
l’uomo ha il suo spazio
e il suo tempo nella Natura.
Altro spirito non c’è, se non
la nostra paura e la solita
inesorabile superstizione».
«Come passa inesorabilmente
un pesce nel profondo mare –
concluse il giovane – cosí
l’uomo prende e perde
la sua evanescente forma
nel grembo indefinito della Natura».
Il giovane guardò allora
il bianco vecchio che ora
faceva strani segni
con il bastone sulla sabbia.
«La nostra esistenza individuale,
la nostra anima personale,
non ha maggior consistenza
dei segni che il vostro legno,
Maestro, incide per terra».
Allora il vecchio lo guardò,
il giovane abbassò gli occhi,
ma un sorriso del Maestro
lo congedò.
Rimasto solo nel crepuscolo
che dipingeva di scuro il porto,
finalmente chiuse gli occhi, e come
ricordasse un antico incantesimo,
recitò:
«Come un pesce nelle profondità
del mare non può scorgere il sole,
cosí un uomo che non custodisce
in sé una stella
non può riconoscere
la luce».
Marco Rossi