Il denaro del tradimento giudaico per il sacrificio del sangue cristico

Biologia

Il denaro del tradimento giudaico per il sacrificio del sangue cristico

Mutare il minerale in pane

Mutare il minerale in pane

Seguire il filo dell’“argento” nei testi evangelici ci porta alla scoperta di intriganti relazioni.

 

Partiamo dalla terza Tentazione nel deserto di Gesú Christo da parte di Arimane.

 

Ascoltiamone la ricostruzione tratta dalla Cronaca dell’Akasha di Rudolf Steiner e riportata nel Quinto Vangelo: «Fu questo il momento in cui Arimane disse al Cristo qualcosa che si poteva ben sapere sulla Terra, che però il Dio che era appena disceso sulla Terra per la prima volta non poteva ancora sapere; non sapeva che qui sulla Terra è necessario trasformare il minerale, cioè il metallo, in denaro, affinché gli uomini possano avere pane. Disse Arimane che i poveri uomini qui sulla Terra sono costretti a nutrirsi col denaro. Questo era il punto in cui Arimane aveva ancora potere. “E di questo potere – disse Arimane – io mi varrò!”» [R. Steiner, conferenza del 6 ottobre 2013 – O.O. N° 148].

 

La moltiplicazione del pane e dei pesci

La moltiplicazione del pane e dei pesci

Torna il pane travestito da denaro… e la moltiplicazione dei pani e dei pesci in altri due contesti evangelici assume una diversa significazione: il pane-denaro prende il sapore della donazione!

 

Indaghiamo ora il denaro del tradimento giudaico.

 

Il percorso dei 30 denari offerti a Giuda per consegnare il Cristo richiama alla memoria il viaggio delle monete d’oro ne La Fiaba di Goethe. Una leggenda riportata da Goffredo di Viterbo, segretario fidato dell’imperatore Federico Barbarossa e precettore di Enrico VI, racconta la sua lontana genesi prima di arrivare nelle mani di Giuda. La osserveremo in retrospettiva.

 

Al Tempio di Gerusalemme i 30 sicli d’argento giungono per il rifiuto del Cristo di riceverli da un pastore, che li aveva ritrovati dopo che anni prima erano stati persi dalla Maria Sofia durante la fuga in Egitto. Le erano stati donati dai Re Magi in occasione della loro visita. A uno dei Re Magi erano giunti per tortuosi sentieri da Nabucodonosor; questi ne era entrato in possesso durante il saccheggio di Gerusalemme e del Tempio di Salomone, il Re che a sua volta li aveva ricevuti in dono dalla Regina di Saba. Non si sa come, ma i 30 sicli provenivano alla Regina dagli Ismaeliti a seguito della vendita di Giuseppe da parte di Giuda (!) e dei suoi fratelli, tutti figli di Giacobbe.

 

Curiosi intrecci: Ismael è il figlio primogenito di Abramo e nonno di Giacobbe. E il padre di Abramo, il patriarca Terach, aveva fatto coniare i 30 sicli d’argento per il figlio. Ma qui la leggenda si ingarbuglia: parla di oro e non d’argento.

 

I trenta sicli del tradimento di Giuda

I trenta sicli del tradimento di Giuda

I sacerdoti ebrei, con a capo Caifa, corrompono Giuda per catturare Gesú Cristo con i trenta sicli d’argento, una inezia: lo stesso prezzo a cui veniva venduto uno schiavo!!! Tale somma equivaleva in quegli antichi tempi a un denario romano d’argento, o a un centesimo di un talento d’argento, corrispondente a circa trenta chili del metallo lunare.

 

Poco prima di questo episodio, in una successione temporale significativa, viene riferito sia in Marco 14, 3-9 che in Matteo 26, 6-13 e in Giovanni 12, 3-8, che l’olio di nardo spalmato sul capo e sui piedi di Cristo dalla Maddalena era valutato trecento denari romani, la paga annuale di un comune lavoratore di quel tempo!

 

Secondo uno dei Vangeli Apocrifi, il Vangelo Arabo dell’infanzia, in quell’olio era stato immesso alla nascita, da parte dell’ostetrica, il cordone ombelicale di Gesú. Trecento denari romani corrispondono a tre talenti d’argento. Il prezzo del nodo di nascita, contrassegnato dall’ombelico una volta tagliato il cordone ombelicale, del primo Adamo, come lo chiama Paolo nelle sue epistole riferendosi al lontano progenitore di Gesú, è di trecento volte superiore al prezzo del nodo di morte del secondo Adamo, il Cristo nella dizione paolina, incatenato sulla croce del Golgotha!!!

 

Il suicidio di Giuda per impiccagione

Il suicidio di Giuda per impiccagione

E che fine hanno fatto quei 30 sicli d’argento? Matteo ce lo descrive nel capitolo 27, 3-10. Giuda, pentito, li restituisce gettandoli nel Tempio, s’impicca e i sommi sacerdoti, consapevoli dell’impurità di quel denaro, servito per versare sangue inno­cente, li utilizzano per comprare il Campo del Vasaio, da destinare alla sepoltura degli stranieri.

 

Da allora quel Campo fu denominato Campo del Sangue.

 

Il sangue-denaro torna… passando dal vaso in cui era deposto l’olio di nardo.

 

«Quando una vera conoscenza medica ha afferrato il Mistero del Sangue …è il Mistero del Graal che in tutta sincerità deve essere ricercato in questo modo, cioè, mettendosi in viaggio sul cammino della Gerusalemme Spirituale con tutto ciò che siamo come esseri umani, con testa e cuore. Questo infatti è il compito dell’umanità moderna» [R. Steiner, L’uomo un geroglifico dell’universo. Conferenza del 16 aprile 1920 – O.O. N° 201].

 

Il sacrificio del Cristo, quarto nel decorso storico a favore dell’uomo in difficoltà, consiste nel preservare l’Io dagli attacchi che avrebbero teso ad indebolirlo e inquinarlo nella disordinata deriva verso l’egoismo.

 

Raffaello «Crocifissione»

Raffaello «Crocifissione»

Il Mistero del Sangue raggiunge il suo acme con l’Evento del Golgotha e prosegue con il Mistero del Graal, impulsato da Giuseppe d’Arimatea, che raccoglie in un vaso di diaspro la coppa del Graal, il sangue Cristico. Quello stesso vaso fu usato dal Christo al mo­mento dell’Eucaristia nell’Ultima Cena. La leggenda narra che esso fu preso in custodia dagli Angeli per ridonarlo al Re del Graal, il Re Pescatore, dopo la costruzione del castello del Graal ad opera di Titurel, il bisnonno materno di Parsifal.

 

Occhieggia periodicamente nel cielo notturno il disco della luna calante dorata, comprendente la parte di luna oscura, memoria di quella eucaristia pasquale. Il sangue del Christo versato sulla Terra viene eterizzato e va ad effondersi nell’aura terrestre.

 

Con l’evoluzione superiore dell’uomo la nuova coppa sarà il cuore trasformato dalla coscienza dell’amore attivo.

 

Questa volta il sangue è inteso nella sua forma sovrasensibile e la sua circolazione vive nel cuore degli uomini che accolgano l’impulso del Cristo secondo il detto paolino «Non io, ma il Christo in me». La Scuola del non-egoismo balza in evidenza da qui in poi e trova il suo insegnamento, adeguato ai nostri tempi, nella Tripartizione Sociale.

 

In tal senso uno dei compiti è ricostruire una nuova immagine del denaro, spogliandolo della sua natura materiale. Verrà cosí dato il giusto spessore al ruolo del Parsifal in noi, del­l’anima cosciente anelante alla sostanzialità da restituire alle immagini concepite. Il denaro dovrà diventare lo strumento di fraternità adoperato in piena fiducia da Spiriti Liberi.

 

 

Angelo Antonio Fierro