L’ottavo giorno
Iddio creò il Mondo,
in sei giorni,
e fu sera
e fu mattina.
Il settimo lo diede al riposo.
Ora noi, Sue creature,
nell’ottavo giorno
continuiamo
la Sua Creazione,
e fu sera
e fu mattina.
T. D.
Il tenero rossore delle foglie
porta al nocciolo
nuova giovinezza
e rosse foglie nascono
agli arbusti di rose,
preludio al velluto scarlatto
che i fiori tra non molto
schiuderanno.
Fra l’erba una viola
solitaria è nata:
sembra di sentirne il profumo,
un profumo d’infanzia,
quando un giardino
a primavera
diventava l’Eden.
Alda Gallerano
Al Sacro Monte
O Signore,
ho chiesto
mille miracoli,
ma l’unica cosa
che mi serve
è la capacità
di perdonare.
Grazie Signore.
Grazie Madre.
Stelvio
PASQUA
Pace e amore
tutto l’anno,
si apre il cuore
cessa l’affanno;
con la calma
ed il sorriso
qui si fa
il Paradiso.
Henry
Nel giorno del tuo Corpo martoriato
ricordati delle nostre infinitesimali miserie.
Hai conosciuto il legno forte e dritto,
domato dal calore e dalla pece
che ha solcato i mari dei pirati,
trasportato olio, grano e vino
per le coste dell’Africa consolare;
hai conosciuto il legno di cedro
con tutte le lacrime degli uomini
di montagna quando la neve,
la dura e non soffice neve,
dirompe a valanga nei paesi.
Nel giorno del tuo Corpo inchiodato
ricordati delle nostre infinitesimali colpe.
Hai conosciuto il ferro, il freddo acciaio
delle spade e delle picche
che si fecero largo tra moltitudini
di uomini armati, senza espressione,
ognuno rapito da un sogno e da un orrore,
paurosamente solo dentro il metallo
con uno scudo che riflette il sole
e, lontano, un cinguettio d’uccello
non spento dalle trombe della battaglia.
Hai conosciuto dunque il ferro
nella carne viva come i soldati
che persero e vinsero le guerre
di Roma, di Sparta, di Gerusalemme.
Nel giorno del tuo Corpo martoriato
ricordati delle nostre infinitesimali speranze.
Tutta la sabbia di tutti i mari
sperduti per tutte le stelle
dell’alto concavo firmamento
non basterebbero a giustificare
un confronto, una lontana analogia,
tra l’abisso della nostra morte
e la vita trionfante della Natura.
Hai voluto dunque assaporare
il duro spegnersi nella nera notte,
quella notte che innamora
gli adolescenti e che invita a cantare
l’usignolo della primavera.
Quella notte che resta muto silenzio
a tutti i nostri quesiti
e che ci prende per mano
nell’ultimo crepuscolo dell’ultimo giorno.
Nel giorno del tuo Corpo oltraggiato
ricordati dei nostri solitari cammini,
della stoltezza e della paura,
delle vane gioie e dei sussurri,
dei deboli sussurri che il vento disperde.
Marco Rossi