Ad oltre quattro decenni dalla scomparsa sul piano fisico di Massimo Scaligero ed ad oltre trent’anni da quella di Bianca Maria Scabelloni, per tutti Mimma, credo sia lecito chiedersi quali siano oggi i frutti visibili del loro insegnamento.
Quelli invisibili naturalmente non sono compresi in questa domanda, dato che richiederebbero evidentemente una visione spirituale non a tutti accessibile.
Se vogliamo individuare due caratteristiche peculiari del lavoro di Massimo e Mimma, possiamo ravvisarle nell’elemento della libertà e della fraternità.
Della libertà, in quanto queste due straordinarie figure non solo non hanno fondato organizzazioni esteriori di sorta, ma hanno tenuto in somma considerazione l’elemento della libertà di ogni persona che a loro si rivolgeva, rispettandone pensieri e convinzioni.
Della fraternità, in quanto essi – schivi di ogni esteriorità – si sono sempre definiti “amici” e mai “maestri”, nonostante abbiano avuto esperienze spirituali di livello altissimo ed abbiano dedicato la propria vita al servizio degli altri. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, senza sosta né risparmio di sé.
Con la memoria ed il cuore rivolti al ricordo di quanto ci hanno trasmesso – e soprattutto di quello che erano loro come esseri umani e come Maestri – devo dire che è vieppiú doloroso e disarmante contemplare lo spettacolo odierno di molti dei circoli e gruppi che a loro si ispirano.
Da chi proclama l’esclusività della propria interpretazione – naturalmente l’unica ‘vera’ – dei pensieri dei Maestri, da chi utilizza ogni sorta di comunità spirituale – reale o virtuale – unicamente per lanciarsi in polemiche a chi tali comunità spirituali – pur instancabilmente raccomandate da Massimo e Mimma – sottovaluta, preferendo rimanere nella comodità della propria autoreferenzialità.
Oltre a ciò, quello che soprattutto colpisce è la mancanza di empatia e di equilibrio tra compagni di percorso.
Basta rileggere il contenuto di “Perché una associazione spirituale viva”, di Massimo Scaligero, per comprendere come l’empatia e l’equilibrio siano elementi insostituibili di ogni associarsi con finalità spirituali.
E l’associarsi ha oggi una importanza fondamentale proprio sulla base della corresponsabilità di tutti rispetto agli eventi storici e della enorme responsabilità delle comunità spirituali.
Il quadro che ne risulta è deprimente, e non possiamo – in particolare in un momento come questo di drammatica serietà per l’intera umanità – non farci delle domande.
Perché siamo giunti a questo punto? Cosa è andato storto? Cosa abbiamo trascurato nel nostro sentiero?
La prima cosa su cui vorrei soffermarmi è che se gli esercizi dati da Rudolf Steiner come base per una equilibrata crescita interiore – concentrazione, meditazione, contemplazione pura e azione pura – sono stati portati avanti da molti in maniera costante e rigorosa, si sono drammaticamente trascurati i tre esercizi del sentire: equanimità, positività, spregiudicatezza.
Concentrazione e meditazione, volontà (azione pura), equanimità, positività, spregiudicatezza sono le operazioni interiori che confluiscono nel cosiddetto equilibrio magico. Rudolf Steiner afferma testualmente che nessuno può pensare di progredire se non assolve a queste condizioni.
Domanda: siamo progrediti allora?
Tuttavia aggiunge anche che tutti gli esercizi di meditazione, di concentrazione e altro sono privi di valore, e anche in qualche modo nocivi, se la vita non si attiene al senso di queste prescrizioni, vale a dire al senso dei cinque esercizi nella loro completezza.
A questo punto credo sia importante notare come Rudolf Steiner abbia indicato come necessari nell’intraprendere la via scientifico-spirituale un esercizio sul pensiero, uno sulla volontà e tre sul sentire. Non può essere un caso, questo.
Un passo nella conoscenza e tre nella morale, nello sviluppo equilibrato dell’anima.
Perché è nell’anima che noi siamo piú deboli, nei nostri sentimenti, nella capacità di portare la scienza spirituale nella vita, nei nostri incontri, nel rapporto con gli altri.
Ecco perché i tre esercizi – quelli che a volte vengono chiamati quasi con noncuranza gli “altri esercizi” quasi fossero di serie B – hanno, soprattutto oggi, un’importanza enorme e spesso non compresa o sottostimata. In essi sono sintetizzati tutti gli esercizi del libro Iniziazione, perché equanimità, positività e spregiudicatezza racchiudono in realtà tutto l’insegnamento evangelico.
Forse però dobbiamo comprendere meglio quali siano le reali implicazioni ed applicazioni di questi esercizi.
EQUANIMITÀ
L’equanimità è, come sappiamo, l’educarsi a non lasciarsi andare alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza «in modo che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l’eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio». «Il discepolo – scrive Rudolf Steiner in Teosofia – deve sviluppare in sé la facoltà di comportarsi riguardo alle cose e agli uomini secondo i loro caratteri, rispettando il valore, l’importanza di ciascuno».
Ecco, questo mi sembra un punto di importanza fondamentale. «Comportarsi riguardo alle cose e agli uomini secondo i loro caratteri, rispettando il valore, l’importanza di ciascuno».
Indipendentemente da simpatia e antipatia, è necessario sviluppare la facoltà di «non far subito seguire ad ogni sentimento di simpatia o di antipatia un giudizio o un’azione» (Teosofia).
E questo esercizio, come è facile intuire, ha un’applicabilità virtualmente illimitata alla nostra vita; nelle relazioni sociali, nella famiglia, nella comunità spirituale, nella coppia.
Se questo lavoro sull’anima ci deve portare a un equilibrio del sentire – normalmente incline a passare senza soluzione di continuità dalla gioia al dolore, dall’entusiasmo alla depressione – balza subito all’occhio che nella grande prova per l’umanità che stiamo vivendo oggi, l’attuare l’equanimità dovrebbe aiutarci a vincere la paura che paralizza il nostro sentire, facendo sorgere in noi quel coraggio micaelita che è l’obiettivo dell’uomo di quest’epoca.
Non è un caso che nell’epoca del coraggio sia stata diffusa la paura.
POSITIVITÀ
La positività, poi, non è soltanto cercare di trovare in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, vi è contenuto, ma anche l’astenersi dalla critica.
Questo esercizio ci deve insegnare ad ascoltare gli altri quando parlano.
Il discepolo, scrive Steiner in Iniziazione: «deve abituarsi, quando ascolta, a far tacere completamente la propria interiorità. Il discepolo deve mettere a tacere ogni opposizione o approvazione».
«Di pari passo con ogni osservazione occulta sulla natura umana, l’autoeducazione deve condurre ad apprezzare incondizionatamente il pieno valore di ogni singolo individuo; ciò che risiede nell’uomo deve essere da noi considerato – anche nei nostri pensieri e sentimenti – come sacro e intangibile. Tutto ciò che è umano, anche se lo pensiamo come ricordo, deve riempirci di un senso di profonda venerazione».
È dunque un esercizio di fiducia nell’altro essere umano, la volontà di credere che l’altro, che magari ha sbagliato – come noi continuamente sbagliamo – possa sempre accorgersi del suo errore e riscattarsi. È un’attitudine che implica l’accoglimento, l’assenza di giudizio, il perdono.
Volendo applicarlo al momento attuale, il suo compito dovrebbe essere quello non solo di ascoltare profondamente gli altri guardando alla loro parte di luce, ma anche di cercare l’elemento spirituale che sottende gli accadimenti esteriori, per quanto dolorosi essi siano e che ci riguardano come tappe della nostra evoluzione.
Un compito non eludibile dalle comunità spirituali: ricare il senso spirituale di questa Agenda mostruosa.
SPREGIUDICATEZZA
Infine abbiamo la spregiudicatezza, vale a dire la capacità di «coltivare in sé il sentimento di spregiudicata apertura nell’affrontare ogni nuova esperienza».
Essere pronti in ogni momento ad accettare di fare un’esperienza nuova.
Un’applicazione fondamentale di questo esercizio è quella di astenerci da ogni pre-giudizio sulle persone che ci circondano, ma anche sugli eventi che il destino ci porta incontro.
«Chi voglia intraprendere – scrive Steiner in Teosofia – il “sentiero” della conoscenza superiore, deve esercitarsi a potere in ogni momento spegnere se stesso con tutti i suoi pregiudizi. In quanto egli spegne se stesso, le cose si riversano in lui».
Applicata al momento attuale, questa attitudine ci dovrebbe portare a non escludere nessuna possibile interpretazione di quanto sta accadendo nel mondo, spingendoci ad approfondire la conoscenza degli eventi con quello che Steiner chiamava “l’entusiasmo dell’attenzione”.
Dunque, riassumendo abbiamo:
– Equanimità: comportarsi riguardo alle cose e agli uomini secondo i loro caratteri, rispettando il valore, l’importanza di ciascuno. Sviluppare il coraggio.
– Positività: l’“astenersi dalla critica” ed imparare ad ascoltare veramente gli altri, cercare il senso spirituale-evolutivo degli eventi.
– Spregiudicatezza: astenerci da ogni pre-giudizio sulle persone che ci circondano e non fermarci alla prima interpretazione degli eventi esteriori, ma approfondire i fatti e cercarne il vero senso.
Ora è evidente come queste indicazioni, se applicate, sarebbero in grado di trasformare completamente le nostre vite a partire dalle persone a noi piú vicine, il famoso “prossimo”, cosa che, guardandoci intorno, è ben lungi dall’essere stata realizzata.
Ma c’è dell’altro. Applicare questi esercizi nella vita rappresenta l’unica difesa da qualcosa che oggi ci sta aggredendo da ogni lato: la paura e la sensazione di dissolvimento di sé.
In alcune conversazioni di diversi decenni fa, Mimma ci anticipava alcuni aspetti del futuro che oggi si sono presentati: «Gli esercizi, i nostri incontri e persino l’euritmia, se non diventano qualcosa che in corrispondenza della vita divenga, non una legge, ma un’attuazione pratica derivante sempre da un’autoconoscenza, oggi diventa un atto distruttivo all’esterno».
«Quindi, non solo non porta utilità a niente e a nessuno, ma comincia a diventare dannoso, perché il tempo che stiamo attraversando e che voi attraverserete è veramente un tempo nuovo. Qui incontriamo la corresponsabilità occulta con quanto abbiamo seminato e sta accadendo nel mondo».
E qui ci troviamo di fronte a un argomento fondamentale: la responsabilità delle comunità spirituali per quello che ci troviamo ad attraversare in questo momento storico.
«Solo il lavoro – affermava Mimma – per un’amicizia nel Logos è ciò che libera dalla paura, perché siamo posti tra due polarità, due prove: paura e senso di dissolvimento di noi stessi».
E mai come in questo momento storico questo caveat è stato piú attuale, per lo meno nell’arco delle nostre vite.
La paura, a livello consapevole ed inconsapevole, nelle tre dimensioni:
– paura corporea
– paura psico-animica
– paura spirituale.
Paura corporea:
La stiamo osservando quotidianamente. Indotta e amplificata dai media afferra la quasi totalità delle popolazioni mondiali.
Produce una vera e propria paralisi delle nostre forze di reazione, rendendoci piú aggredibili da agenti patogeni esterni.
Si tratta di una condizione di paura che non afferra solo la fisicità, ma dal corpo si riverbera sull’anima, e pertanto interferisce nel nostro lavoro spirituale.
Paura psico-animica:
Temiamo di non essere in grado di affrontare la situazioni che ci troviamo di fronte, proviamo sfiducia in noi stessi.
Ci sentiamo persi, senza forze, non abbiamo il coraggio di affrontare gli eventi.
La depressione e la disperazione si stanno diffondendo a macchia d’olio intorno a noi.
Anche in questo caso la paralisi che afferra la nostra anima indebolisce la nostra capacità di reazione, rendendoci manipolabili e soggiogati.
Paura spirituale:
La piú seria: aver paura di riconoscere la controparte spirituale che c’è in ciascun avvenimento della nostra vita. Non essere in grado di riconoscere il senso degli eventi che ci coinvolgono pur sapendo che ognuno di essi ha la sua radice sul piano spirituale e ci coinvolge in termini di destino.
Un destino che abbiamo scelto a livello individuale ma anche a livello di genere umano.
CONCLUSIONE
Possiamo concludere dunque che i cosiddetti “esercizi dell’anima”, lungi dall’essere esercizi di serie B, sono il banco di prova della nostra capacità di trasformare la nostra vita nella sua interezza in conformità alla via scientifico-spirituale.
Naturalmente seguendo la direttiva critica dell’“ama il prossimo tuo come te stesso” dobbiamo principiare con l’amare noi stessi e poi le persone piú prossime, piú vicine a noi.
E chi sono le persone piú vicine a noi?
Naturalmente quelle con cui spesso il compito è piú arduo.
I nostri parenti, i nostri amici, i compagni di percorso spirituale, il nostro partner di vita, se ne abbiamo uno.
Questa è la parte piú delicata ma anche piú importante, se pensiamo che il lavoro sulla coppia umana è senso piú profondo del lavoro di Massimo Scaligero e di Mimma.
Talmente importante e imprescindibile che se in futuro non si realizzasse la dimensione del Sacro Amore, se la dimensione dello Spirito vitale – della Buddhi – non fosse sperimentabile dalla coppia umana, allora ciò impedirebbe il nascere di un livello di consapevolezza piú elevato ed una relazione diretta con il Mondo spirituale a tutta l’umanità.
Ciò produrrebbe un ritardo nel percorso evolutivo umano, in quanto le forze spirituali che agiscono comunque in questa direzione, mancando la consapevolezza umana, potrebbero addirittura trasformarsi nel loro contrario, divenendo strumento dell’ostacolo, forze di anti-amore.
Forze dunque che, dirette al volere cosciente, potrebbero ben essere prese in mano nel futuro dalle entità asuriche.
Parliamo del “male consapevole”.
Per concludere, vorrei rilevare come nell’ultima strofa della Pietra di Fondazione possiamo notare che nell’implorazione al Christo-Sole viene richiesta un’azione sul cuore prima ancora che sulla mente.
Grazie al calore donato al cuore – prima ancora che alla chiarezza donata alla mente – è possibile trasformare, affinché diventi buono, quel che fondiamo col cuore e vogliamo attuare con la mente.
Con queste parole – dettate dal Mondo spirituale – Rudolf Steiner sigillò quasi cento anni fa il piú alto lascito di Anthropos-Sophia, un seme che, piantato nei cuori degli uomini, avrebbe dovuto costituire la reale prosecuzione della sua missione nel mondo.
Luce divina,
Christo-Sole,
riscalda
i nostri cuori;
illumina
le nostre menti;
affinché diventi buono,
quel che fondiamo
col cuore,
quel che
con le nostre menti
vogliamo portare
alla mèta.