Un caro saluto a tutti. Come forse ricorderanno coloro che hanno partecipato alla nostra ultima riunione, quella del 29 settembre 2019, presentai allora il libro di Florin Lowdnes: Chakra, energia del cuore, nel quale l’autore suggeriva la pratica dei sei esercizi complementari propri della Scienza dello Spirito in sovrapposizione alle sei posizioni di “Penso la parola”, che è l’esercizio iniziale e finale di ogni sezione di Euritmia.
Nella terza parte del libro l’autore sintetizza questa tecnica, ma poi aggiunge un esercizio del tutto estraneo, del tutto fuori contesto, traendolo dalle raccomandazioni date dal Dottore a tutte quelle persone (come gli insegnanti delle scuole Waldorf) che hanno l’incarico dell’educazione o della salute di altri esseri umani.
«In generale – scrive R. Steiner – gli uomini non pervengono a nulla in materia di pedagogia perché non hanno mai resa viva una verità in loro. Essa consiste nel far vivere nella propria coscienza tutte le sere: Dio è in me; e il mattino, Io sono in Dio. Dovete solo comprendere: ecco un cerchio, ecco un punto. Solamente il mattino si può percepire questo, e lo dovete comprendere nel piú profondo di voi stessi (O.O. N° 317).
Come si vede, l’esercizio meditativo è descritto come: Io sono in Dio – Dio è in me. Ma anche: Punto – Cerchio. Lowdnes, allora, descrive l’esercizio suggerendo una forma immaginativa geometrica: ci si può rappresentare un punto e un cerchio bianco su uno sfondo nero. Se si ingrandisce il punto mentre si riduce il cerchio, le due linee si andranno a sovrapporre, e proseguendo, il cerchio si ridurrà a un punto e il punto a un cerchio. In una versione piú artistica: il cerchio è giallo-oro e il punto blu. Quando si sovrappongono, per pochi momenti nasce il verde. Poi di nuovo si avrà un cerchio blu e un punto giallo.
Questa meditazione – si raccomanda Lowdnes – deve essere portata avanti al livello concettuale e al livello immaginativo, in modo che le due componenti si uniscano in una sola.
Massimo Scaligero aveva suggerito un esercizio simile: si provi ad immaginare un cerchio e ad entrare poi nel punto centrale di questo cerchio: si scoprirà che quel punto è a sua volta un cerchio. Il quale a sua volta avrà un altro centro. Portiamoci allora, ancora una volta, verso quel centro: scopriremo un altro cerchio con un altro punto, e cosí via. L’idea è quella di entrare in una sorta di imbuto immaginativo (si scusi la mia espressione) che sfocia nel superamento della rappresentazione di spazio ordinario, per entrare in una sorta di spazio negativo.
Per alcuni mesi mi dedicai all’esercizio proposto da Lowdnws. Ad un certo punto, però, mi ricordai di come Steiner avesse parlato del fatto che da vivi, cioè nella nostra coscienza terrena, noi percepiamo il mondo sempre come se fossimo in un punto centrale di una immensa sfera, mentre nella vita post-mortem è come se la nostra coscienza fosse dispiegata sulla superfice interna di una sfera cosmica e guardassimo allora al mondo come se questo fosse un punto posto al suo centro.
Credetti perciò che si potesse modificare l’esercizio, e dai due cerchi, uno blu (coscienza terrena) e uno giallo dorato (Dio) che si andavano metamorfosando uno nell’altro, passai a due sfere semi-trasparenti, sempre una blu e una giallo-dorata, che si concentravano ritmicamente una dentro l’altra.
Poi, poco tempo fa, volli portare al mio gruppo di studi il libro L’Eterico, di Ernst Marti, lo rilessi perciò per l’ennesima volta, e riflettei sull’importanza che ebbe per Steiner la scoperta della Geometria Sintetica. Nella sua autobiografia egli scrive, infatti, come finché frequentò le scuole primarie: «Non si riusciva a cogliere pienamente con il pensiero la concezione di uno spazio vuoto che si espande illimitatamente in tutte le direzioni. Ma grazie alla Geometria Sintetica appresa al Politecnico, mi si presentò nell’anima la visione di una linea che, prolungata all’infinito verso destra, ritorna a sinistra al punto di partenza».
La Geometria Sintetica insegna infatti che si deve pensare lo spazio con due delimitazioni: una verso l’esterno, che si chiama “piano posto all’infinito” (il quale non è altro se non la superficie di una Sfera Cosmica), e una verso l’interno, chiamato “centro originario”. Prendono vita cosí due spazi, che sono ugualmente grandi e si compenetrano.
Da qui la proposta di Ernst Marti di contrapporre uno spazio-punto (quello che conosce la scienza ufficiale) a uno spazio-sfera (o spazio negativo). Il primo come espressione di forze irraggianti da un punto centrale della Terra verso l’esterno, il secondo come espressione di forze centripete provenienti dal cosmo: Terra – Cosmo = Io terreno – Io Spirituale
L’esercizio: “Dio è in me e Io sono in Dio”, vissuto immaginativamente come l’intersecarsi di due sfere, mi sembrava sempre piú fondato, quando si realizzò, almeno per me, un ulteriore passaggio. Del tutto casualmente, infatti, mi arrivò tra le mani il libro di Salvatore Lavecchia: Un Io dialogico. Credo sia importante sottolineare questa apparente casualità.
Anche Lavecchia, nel testo in questione, si interessa del rapporto punto-cerchio che, tuttavia, lui identifica con maggior esattezza come Centro-Sfera di Luce, mostrando come l’Io spirituale, usando l’Organo Percettivo dei 12 sensi, trapassi da una condizione fisico-corporea nucleica (punto) ad una che è sferica, nella quale solo e piú propriamente dialoga con il mondo e con gli altri.
C’è da notare qui che Lavecchia intende l’organo percettivo dei 12 sensi nello stesso modo con cui Goethe intendeva gli organi percettivi, cioè creati dallo Spirito per conoscere se stesso (vi ricordate: l’occhio creato dalla luce per la luce).
Volendo essere piú precisi, Lavecchia riprende i suggerimenti dati da Rudolf Steiner su: Antroposofia – Psicosofia – Pneumatosofia a proposito dei 12 sensi divisi in quattro sensi corporei, quattro sensi animici e quattro sensi spirituali. Che descrive in questo modo:
1. TATTO: è un puro percepire il limite (a prescindere da cosa sia l’Altro che me lo palesa). Nel tatto il mio essere io percipiente si sperimenta come un centro e, a partire da esso, sperimenta la propria alterità rispetto al mondo delle percezioni.
2. VITA: puro percepire (sentire) la propria condizione generale.
3. MOVIMENTO: percezione del piú elementare trascendimento del limite
4. EQUILIBRIO: esperienza della propria verticalità nel punto di soglia della esteriorità.
5. OLFATTO: primo senso che varca l’interiorità e va verso l’esteriore.
6. GUSTO: rovesciamento della situazione: l’Io percepente integra l’Altro che viene cosí gustato.
7. VISTA: equilibrio nell’incontro fra esteriore e interiore.
8. CALORE: equilibrio del compenetrarsi dell’Io percipiente e dell’Io percepito.
9. UDITO: primo senso spirituale… incontro spirituale l’individualizzarsi dell’altro.
10. LINGUAGGIO: primo atto di comprensione dell’Io percipiente delle unità di senso dell’altro.
11. PENSIERO: attività del pensiero che comprende l’Altro come centro di autonome attività concettualizzanti o generatrice di immagini.
12. IO: l’Io percipiente coglie l’Altro quale Io trascendente qualsiasi sua manifestazione.
Cosí l’esercizio finale può divenire, la mattina, immaginare una immensa, oceanica, cosmica sfera giallo-dorata con, al centro, una piccola luce blu: Io sono in Dio!
Ho riposato durante la notte, nel vasto Mondo spirituale, il mio organismo fisico è stato parzialmente sanato, perciò il mio organo percettivo dei 12 sensi è pronto a riprendere le proprie attività.
Prima che questo accada, la cosmica sfera dorata inizierà perciò a ridursi, diventerà sempre piú piccola, concentrandosi verso il proprio centro.
E quando con il suo colore dorato si sovrapporrà alla piccola luce blu, manderà un lampo di luce verde smeraldo, prima di precipitarsi all’interno del punto blu che, invece, inizierà a crescere, trasformandosi in una sfera trasparente di luce blu, grande quanto il mondo, che si rifletterà nei 12 sensi risvegliati.
Al suo centro, una piccola luce giallo-dorata: Dio è in me! Come una Luce che brilla nella ottusità riflessa della mia coscienza ordinaria.
La sera avverrà il contrario: sperimento una grande sfera di luce blu, grande come il mondo che in essa si è finora rispecchiato, con al centro una piccola luce giallo-dorata. Ma sto per ritirarmi a dormire: presto giacerò in posizione orizzontale, spegnerò la luce e, gradualmente, i 12 sensi smetteranno di essere attivi.
La grande sfera blu inizierà a ritrarsi, divenendo sempre piú piccola, concentrandosi verso il proprio centro fino a sovrapporsi con il proprio blu alla luce giallo-dorata.
Allora ci sarà un nuovo lampo verde smeraldo, prima che la sfera blu sparisca nel non-spazio della luce giallo-dorata, che comincerà ad ingrandirsi, tornando immensa, oceanica, cosmica, con al centro una piccola luce blu: Io sono in Dio!
Spero che questo esercizio ci possa aiutare a realizzare una piú autentica esperienza interiore: che “Io è Tutto” e “Tutto è Io”.