Parole per Henning Köhler

In memoria

Parole per Henning Köhler

In realtà tutto quel che ci viene incontro dal futuro è musica.

 

Joseph Beuys

 

 

Per me la musica è il futuro. Per me la musica è la forza che può trasformare il mondo, perché è qualcosa che non si riferisce al passato.

La musica è ciò che il musicista porta alla luce prima che essa sia presente; dunque l’artista anticipa il futuro.

La musica porta nell’esperienza ciò che ancora non è qui, ancora non è presente.

Normalmente si pensa che si possa fare esperienza di ciò che è qui, ma la musica dimostra il contrario. Si può sentire qualcosa prima ancora che sia presente, prima che sia fisicamente, concretamente presente.

Nella musica si muove qualcosa incontro a noi dal futuro.

Anche qui abbiamo a che fare con una causa, ma in questo caso la causa risiede nel futuro

 

Henning Köhler

 

Henning Köhler

Henning Köhler

 

Caro Henning,

in una società realmente interessata all’Essere Umano e ai suoi bisogni, ogni persona avrebbe conosciuto il tuo nome e goduto dell’urgente, delicata profondità dei tuoi pensieri.

 

Qualche mese prima di incontrarti, era il 2011, un incidente aveva inter­rotto la mia attività musicale e profes­sionale. Avevo ventotto anni. Non ci conoscevamo ancora, non avevo mai letto nulla di tuo. Avevo trovato il tuo nome su una locandina che pubblicizzava un corso di pedagogia. Tanto bastò per farmi iscrivere al corso. Sí, mi iscrissi per incontrarti: il tuo nome mi aveva parlato. Non avrei mancato l’Incontro.

 

Alcuni incontri fondamentali per la mia vita avvengono cosí: riconosco interiormente la persona amata ancora prima di averle parlato, di averla incontrata. Forse è proprio come dici tu: «Si può sentire qualcosa prima ancora che sia presente, prima che sia fisicamente, concretamente presente.

 

Il corso si svolgeva a Roma nel quartiere di Montesacro, e Montesacro era il mio quartiere. Lí aveva preso casa la mia fidanzatina e, poco piú avanti, avevo casa anch’io.

 

Tu eri là, in quel quartiere che per me era anche una casa.

 

I quattro anni trascorsero rapidamente. Un giorno, mentre parlavi dell’organismo sensorio dicesti: «Sarebbe bello se qualcuno continuasse le mie ricerche». Fu un pensiero veloce, quasi un sovrappensiero formulato ad alta voce. In cuor mio, senza pensarci molto, dissi: «Eccomi!».

 

Decisi quindi di seguirti a Verona. Eri impegnato con una formazione legata alla pedagogia curativa. Passarono cosí altri tre anni di incontri, parole e soprattutto silenzi.

 

Iniziavo a capire che il tuo approccio alla pedagogia proveniva essenzialmente dalla tua curiosità per l’umanità. I tuoi studi, le tue cattedrali di pensiero, erano una concentrazione del tuo entusiasmo per la vita e per le sue sofferenze.

 

«Das Gold im Kind aufspüren, statt auf Defizite zu starren!». Cercate l’oro nel bambino piuttosto che accanirvi sui difetti, ripetevi.

 

Vedevo nei tuoi pensieri innanzitutto l’espressione del tuo amore per la vita.

 

Silvano Agosti mi ha offerto una volta questo pensiero: «L’arte è una propulsione immensa di vita che si lascia volentieri contenere da una forma eccelsa che la esprime; ma l’arte è là a ricordare agli esseri umani che sono loro i veri capolavori!». Sono sicuro che questo pensiero l’avresti fatto tuo, l’avresti condiviso annuendo bonariamente, cosí come ti ho visto fare tante volte.

 

Un giorno, prima di iniziare una conferenza, mi abbracciasti. Ero con delle amiche in un cortile. Era primavera, qualcuno fumava, si discuteva di argomenti leggeri e fondamentali allo stesso tempo. Arrivasti di sorpresa con uno di quei tuoi abbracci tentacolari che non dimenticherò mai. Mi parlasti in tedesco: un’amica tradusse le tue parole. Avevi ascoltato delle mie composizioni, ma non mi abbracciavi però per la loro gradevolezza.

 

Avevo fatto centro, avevo capito qualcosa che non potevi comunicare a parole. Non dimenti­cherò mai il tuo entusiasmo di quel giorno. Non ti ho mai detto, caro Henning, che quelle musiche le avevo ascoltate direttamente da te: erano i tuoi pensieri.

 

Nel corso degli anni ho scritto molte composizioni ispirate all’amico che – da qualche parte del­l’incompiuto – sei stato, sei, o sarai. Forse adesso potrai ascoltarle.

 

Una volta dicesti che se avessi potuto avresti scritto una musica sulle castagne. Da bambino ti piaceva osservarle. Io pensai di scrivere per te quella musica ma non te la feci ascoltare: rimase lí, da qualche parte. L’avevo intitolata Kastanien. Ti avrebbe forse strappato un sorriso.

 

Henning Köhler

 

Durante gli ultimi incontri continuavi ad affidarmi le tue idee sulla musica, sulla connessione tra Io e musica. Quelle idee ti erano state confermate anche da un tuo grande amico poco prima che morisse. I suoi pensieri divennero un tuo oggetto di meditazione.

 

Negli ultimi anni tornavi spesso su quei pensieri, mentre le tue parole e il suono raro della tua voce si colmavano sempre piú di una specie di silenziosità musicale.

 

La tua solitudine e il tuo silenzio erano colmi di sonorità e mi riparavano dal frastuono delle parole. Era una solitudine fiorita che diventava musica e che mi piaceva ascoltare. Mi è sempre stato difficile, invece, parlarti. Da vicino il tuo silenzio e la tua solitudine mi facevano male, non riuscivo a sopportarli. Ancora oggi non so spiegarmi il perché.

 

Sembravi entrare e uscire costantemente da questo spazio di solitudine che forse non era visibile ma che potevo ascoltare con estrema chiarezza.

 

Caro Henning, continuerò ad ospitare in me la grandezza e la preziosità dei tuoi pensieri.

 

Questa è una delle musiche che ho pensato per te www.youtube.com/watch?v=pVPz6f8cd10.

 

Ti voglio bene, amico mio. Grazie per essere stato il mio grande Maestro.

 

 

Nicola Gelo