Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico
Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.
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Andrea di Furia
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Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf
Carissima Vermilingua,
lo so che l’effettiva conoscenza di quello che accade alle nostre caramellate caviucce sul paludoso fronte terrestre non ti è mai interessato piú di tanto, e lo giustifichi anche bene: per comunicare quello che è utile alla Furbonia University meno si sanno i particolari reali, meglio è. La realtà che si oppone a ciò che vogliamo noi non è neppure degna di considerazione.
E ciò, massimamente, quando la struttura unidimensionale del loro sistema sociale è diventata l’attuale Società gassosa a predominio economico e – mi hai spiegato – “pensatoi illuminati” e pensatori registrati sul libro paga animico della Furbonia si stanno impegnando giorno e notte a suscitare il consenso collettivo delle nostre ingenue colazioncine animiche sui libidinosi dogmi neoliberisti del Master Truffator.
Per condizionare l’opinione pubblica, mi hai confidato, conoscere la realtà delle cose è un ostacolo, e l’ignoranza è un forte aiuto per sostenere, ad esempio, che le misure di protezione sociale come pensioni e tutele del lavoro sono “negative” (retaggi, da smantellare, di una Società liquida a predominio politico ormai messa nella naftalina storica) mentre le misure sanitarie prese dalla maggioranza dei Governi per contrastare il covid-19 sono un buon esempio di protezione sociale “positiva”.
Coglierne la gustosissima caratteristica distruttiva in tutte e tre le dimensioni sociali (ossia che la Cultura da umana è diventata elettronica; la Politica umana è in black out; l’Economia in generale sta per ridursi ai minimi termini, tranne che per la filiera vaccinica) sarebbe solo dotarsi di una serie di conoscenze poi da rimuovere per l’amorale collaborazione richiesta dalla comunicazione mainstream in atto: dove tutti i soggetti ci guadagnano, tranne i destinatari finali… ai domiciliari.
Ora, Vermilingua, sono d’accordo nel mantenere nell’ignoranza le nostre brioscine emotive, ma non noi Top manager della tentazione! Ritengo perciò importante completare la mail precedente, interrotta dall’arrivo di Fàucidaschiaffi, in cui si palesava la considerazione dei diritti naturali e politici, pari a zero, che vige nella Società gassosa delle nostre patatine animiche e nei suoi piú brillanti esponenti.
Estraggo quindi dalle scaglie ventrali il mio immancabile moleskine astrale che ci riporta al bar del palestratissimo Ringhio, che ha insistito (meglio dire che ha “suggerito”) per far sperimentare ai suoi ex-colleghi al master in damnatio administration – tutti obbligatoriamente in piedi – quel sottile senso depressivo che ti coglie guardando il bicchierino di plastica da asporto, ordinato un caffè, di fronte ai tavolini lavici transennati per le misure sanitarie antiepidemiche.
Farfarello: «E cosa possiamo apprezzare delle due letterine, dell’agosto e del novembre 2011, inviate la prima dal neo-Governatore della BCE Mario Draghi al Primo ministro Berlusconi e al ministro dell’economia Tremonti? E la seconda dal Commissario europeo Olli Rehn solo al ministro?».
Giunior Dabliu: «Innanzitutto la tutt’altro che innocente frode linguistica con cui viene motivata la prima. La letterina raccomanda: “un’azione pressante da parte delle Autorità italiane per ristabilire la fiducia degli Investitori”. Ossia delle Banche stesse! Le cui manovre speculative, da cui estraggono la massima parte dei profitti, non hanno nulla a che fare con ciò che può seriamente dirsi investimento».
Ringhiotenebroso: «Certamente. Tuttavia, da parte dei rappresentanti della Società gassosa economica che parlano ai rappresentanti della Società liquida politica, la frode linguistica è scontata. Piuttosto, quali sono le misure coattive, pardon… “suggerite”?».
Giunior Dabliu: «Le principali misure suggerite includono “la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali” da attuare “attraverso privatizzazioni su larga scala”; l’ulteriore riforma del “sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello dell’impresa in modo da adattare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi piú rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione”; “intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico”; “valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi”. Con la raccomandazione finale che “tutte le azioni elencate …siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare”».
Ruttartiglio: «In sostanza quelli che Draghi/BCE raccomanda sono massicci interventi peggiorativi sulle condizioni di lavoro e di vita dei cittadini italiani in linea con l’interpretazione unilaterale economica della vita sociale che vede l’uomo, fino a che non è sostituito dalla macchina, schiavo della remunerazione del lavoro. Remunerazione che, per la legge economica, deve essere la piú risparmiosa possibile, e contro gli eccessi della quale nella Società liquida si sono stabilite tutele giuridiche oggi odiate dalla Società gassosa».
Ringhiotenebroso: «Schiavitú ineliminabile e destinata a inasprirsi. A meno che, ma speriamo non se ne accorgano mai, non riescano ad eliminare il disumano collegamento tra lavoro e remunerazione. Al momento la tesi di macello-marketing del mio ídolo al master è dominante: si paga il lavoro effettuato e, con ciò, chi lavora è schiavo: dipende in toto dalle “esigenze specifiche delle aziende”, come scrive Draghi. Però guai a noi se questo collegamento venisse cambiato! Una volta Frantumasquame mi ha confidato che uno dei suoi incubi ricorrenti – da quando il sistema economico è basato sulla divisione del lavoro (ossia è dal lavoro degli altri, e non dal proprio lavoro, che si ottiene tutto ciò che serve) – è che la remunerazione del lavoro provenga anch’essa da un’altra parte: non piú direttamente dall’attività di lavoro svolta».
Farfarello: «Ma questo presuppone per noi Bramosi pastori e per i nostri succulenti antipastini emotivi un completo rovesciamento del pensiero sociale attuale. Davvero un incubo! Se non viene remunerato il lavoro – che oggi è un atto giuridico che la dimensione Politica impone all’Economia, la quale ne farebbe volentieri a meno (vedi le raccomandazioni di Draghi) poiché ai propri interessi servono piuttosto schiavi senza diritti, non cittadini con fastidiosi diritti che poi con i vari job act devi puntigliosamente eliminare – le altre due direzioni sono quella culturale e quella economica. Non capisco».
Ringhiotenebroso: «Frantumasquame me l’ha spiegato, con contorno di frustate contropelo. L’attuale atto giuridico presuppone la Comunità, l’elemento chiave della dimensione politica, presuppone il rapporto tra uomo e uomo: tra operaio e imprenditore, ad esempio; tra impiegato e professionista ecc. Ma il sistema sociale è composto anche di Cultura e di Economia. E la Cultura come elemento chiave ha la Persona; l’Economia come elemento chiave ha il Territorio. Se la remunerazione per qualsiasi lavoro deve derivare non dal rapporto di lavoro ma dalla Persona, ecco che la ragione di un reddito “non da lavoro” per la Persona è giustificato dal fatto che quella Persona nasce e vive. È un “reddito di vita” da erogare a ciascun uomo che s’incarna sul pianeta per la durata della sua vita, per il solo fatto che viene a nascere, in funzione del contributo futuro che i suoi talenti e qualità individuali arrecheranno alle necessità sociali della Comunità e alla salvaguardia ambientale del Territorio».
Farfarello: «Ho capito. È un reddito di vita personale e incondizionato che economicamente ha poi un suo valido riscontro nel fatto che la Persona nella dimensione economica è principalmente un Consumatore, che per vivere deve soddisfare i propri bisogni, dai piú materiali ai piú spirituali, attraverso merci e servizi, e perciò avere nella propria disponibilità il denaro sufficiente ad acquistarli. È infatti il Consumatore (non il distributore o il produttore, che sono anch’essi consumatori sia dentro che fuori della propria attività economica) il reale motore primo dell’Economia. Ecco perché le attuali task force neoliberiste di Draghignazzo li stanno subdolamente depistando, mettendo l’accento sul fatto che è il Produttore il motore primo dell’Economia».
Giunior Dabliu: «Esattamente. Infatti, il Produttore dà piú valore al denaro che incassa (con cui può fare tantissime cose, dal donare borse di studio a speculare in Borsa valori) piuttosto che alle merci o servizi che vende; mentre il Consumatore dà piú valore alle merci o servizi che acquista piuttosto che al denaro che spende. Cosí, se convinciamo le nostre minestrine animiche che è il Produttore il motore primo dell’Economia, ecco che l’accento dal giusto prezzo delle merci e dei servizi (del “pane” che va a vantaggio del Consumatore e dell’Ambiente) viene spostato sul giusto prezzo del denaro (delle “pietre” che vanno a vantaggio di Banche centrali e della speculazione monetaria). Realtà già conquistata dall’Economia monetaria attuale: della quale, anche non capendolo, si diventa involontari complici. Tiè!».
Farfarello: «Bene, ma dal punto di vista della dimensione Economia?».
Ringhiotenebroso: «L’Economia come elemento chiave ha il Territorio. Se la remunerazione per qualsiasi lavoro deve derivare non dal rapporto di lavoro, ma dal Territorio ecco che la ragione di un reddito “non da lavoro” per il Territorio è giustificato dal fatto che quella Persona ha un rapporto basale diretto pro quota con il Territorio, inteso come materie prime e quant’altro economicamente produca ricchezza: poiché contribuisce col proprio operato, pro-quota, alla ricchezza prodotta. In uno Stato sovrano è facile calcolare anche solo quanta ricchezza produce in un anno il Territorio agricolo: se la popolazione è di 60 milioni, ogni abitante in quanto Consumatore ha diritto ogni anno a un sessantamilionesimo di questa ricchezza, che gli verrà conferito fino a che non cesserà di consumare, distribuire e produrre. È allora un “reddito di base”, da erogare a ciascun uomo per il solo fatto che viene a operare “economicamente” come Consumatore, Distributore e Produttore in modo ambientalmente sostenibile sul Territorio (locale, nazionale, planetario), contribuendo con le proprie competenze alle necessità sociali della sua Comunità e all’educazione/formazione dei talenti e qualità individuali delle singole Persone».
Farfarello: «Ma noi Bramosi pastori odiamo la Persona, disprezziamo la Comunità e distruggiamo il Territorio-ambiente! Per cui odiamo, disprezziamo e distruggiamo ogni velleità di reddito “non da lavoro”: che sia “reddito di vita” o che sia “reddito di base” non lo vogliamo. Toccherà a Vermilingua e alla sua tribú infernale dei media deviati convincerli “di pancia” che con tali redditi la Persona non lavorerà piú per la Comunità e per il Territorio, e che dal meraviglioso sistema sociale attuale si passerebbe ad un sistema antisociale dove nessuno farebbe piú nulla».
Ringhiotenebroso: «E già ci stanno riuscendo benissimo con un terzo tipo di reddito “non da lavoro” che origina direttamente dalla dimensione politica e che hanno caricaturalmente deformato in ciò che viene chiamato, in Tontolandia, “reddito di cittadinanza”. In realtà quest’ultimo è condizionato e temporaneo, mentre dovrebbe essere incondizionato e durare fino a quando si è partecipi della Comunità statale. Poiché origina direttamente dalla dimensione Politica, andrebbe piuttosto definito come “reddito di rapporto umano”: che si instaura per il solo fatto, appunto, di collaborare fattivamente con i membri della propria Comunità retta dal diritto».
Giunior Dabliu: «Purtroppo, come ho precisato nella mia antitesi di laurea Fr-égali-té, questi “redditi non da lavoro” – che risolvono l’antisociale rapporto di schiavitú lavorativa non rispettoso della dignità umana, che si instaura nell’attuale necessità antisociale di “vendere” la propria attività per garantirsi una retribuzione sempre piú vicina alla mera sopravvivenza – sono semi che possono tutti vivere e convivere in sinergia nel proprio territorio specifico. Per capirsi: nel cassonetto dell’indifferenziata sociale Stato (o nel cassonetto dell’Indifferenziata sociale Mercato, che è la stessa cosa da questo punto di vista) un “reddito di vita, di base o di rapporto umano” rischiano (slap, slap) di essere un esperimento temporaneo o addirittura un aborto, perché presto soffocati dai vari rifiuti sociali economici, politici e culturali che da súbito ne inquinerebbero, corromperebbero e degraderebbero la vitalità. Guai a noi, invece, se fossero uno o tutti e tre piantati nel proprio terreno dimensionale specifico, cosa solo possibile se il sistema sociale viene strutturato in modo che si facesse la raccolta differenziata del sociale tridimensionale: i rifiuti sociali economici separati dagli altri confluiscono nel cassonetto dedicato Mercato; i rifiuti sociali politici separati dagli altri confluiscono nel cassonetto dedicato Stato; i rifiuti sociali culturali separati dagli altri confluiscono nel cassonetto dedicato Scuola (o Chiesa, nei Paesi confessionali). A un organismo sociale disgustosamente sano serve la Società calorica tridimensionale. Ma noi Bramosi pastori lo impediremo! Sempre».
Farfarello: «Ci mancherebbe! Questo è ciò che vogliono gli inopportuni Agenti del Nemico. A noi della Furbonia interessa che se si fa una cosa in una dimensione sociale, il risultato nelle tre dimensioni sociali sia antisociale! Un poco come accade adesso con le misure sanitarie: risolvono poco piú che non farle, ma contemporaneamente (grazie al pensiero scientifico materialistico applicato al sociale) riescono a paralizzare la dimensione culturale, bloccano con la burocrazia giuridica la dimensione politica e, per esaudire in toto gli interessi dei produttori di vaccini, distruggono la dimensione economica complessiva».
Giunior Dabliu: «Proprio cosí, ma lasciamo a Frantumasquame l’incubo della Società calorica tridimensionale: il mostruoso sistema che fa la raccolta differenziata del sociale. Passiamo infine alla letterina del 4 novembre 2011, inviata dal Commissario europeo Olli Rehn. Per certi versi esilarante, per certi versi agghiacciante come piace a noi della Furbonia».
Ruttartiglio: «E cosa sosteneva il nostro Olli? Chiedeva chiarimenti? Ordinava comportamenti?».
Giunior Dabliu: «Sí, inquisiva il tremante Tremonti e corredava con un questionario in 39 punti. Ne riporto alcuni: (3) Si chiede di indicare in dettaglio i piani del governo per la vendita dei beni dello Stato e di quote di proprietà di imprese statali; (5) Si sollecita l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne…; (15) Si vogliono maggiori dettagli sul modo in cui il governo progetta di accrescere l’autonomia e la competizione fra Università; (25) Potrebbe il governo fornire ulteriori indicazioni per spiegare quali riforme sono considerate nel settore dell’acqua, malgrado l’esito del recente referendum?».
Fiamme dell’Inferno, Vermilingua! Direi che può bastare, ma quel “malgrado l’esito del recente referendum” del 12 e 13 giugno 2011 sull’acqua (che negava si facesse profitto su di essa) è una vera perla. Te ne parlerò un’altra volta, perché il Governo e tutti i successivi non ne hanno minimamente tenuto conto. Ovvio. Tuttavia, già questo atteggiamento inquisitivo e cogente dell’ineffabile Olli nostro chiarisce altre ogni ragionevole dubbio quanto l’attuale Società gassosa economica (di cui l’Unione Europea è un fulgido esempio) tiene in considerazione la volontà delle Comunità politiche nazionali e, soprattutto, cosa si intende (diversamente dall’epoca ormai trascorsa della Società liquida politica) per “riforme”.
Nello Stato politico di ieri (quale cassonetto dell’indifferenziata sociale tridimensionale) alla parola riforma nelle nostre fritturine emotive scoppiava il retrogusto di un eroico sentimento di attesa verso un miglioramento, nel Mercato economico di oggi (quale cassonetto attuale della stessa indifferenziata sociale tridimensionale) alla parola riforma come retrogusto ora scoppia (slap, slap) un tragico sentimento d’impotenza e di paura.
Il tuo riformissimo Giunior Dabliu