Relativamente a quanto in precedenza abbiamo esposto esaminiamo ora questa esplicita affermazione del Dottore: «Favorisce l’instaurarsi del diabete mellito tutto ciò che strappa l’organizzazione dell’Io alla sua attività, inserita armonicamente nei processi corporei: dunque stati di inquietudine intensa e protratta a carattere ripetitivo, ansietà eccessiva ed incontrollata, sovraccarico di lavoro intellettuale, traumi psichici di contenuto drammatico ecc. operano cosí da opporsi all’inserimento dell’Io nel complesso dell’organismo».
Si comprende da queste idee del Dottore come certe influenze condizionanti del corpo astrale sulla psiche dell’uomo, ove appunto esse si manifestino con i caratteri descritti, ed allorché ad esse l’Io vada incontro con fiacchezza e passività, creino i presupposti autentici a l’insorgere del diabete mellito vero. A chi obiettasse che l’unica ragione plausibile per l’etiopatogenesi del diabete è da ricercare nelle alterazioni strutturali del pancreas, rispondiamo che la preordinata forma costitutiva di talune “noxae” scelga la direttiva convergente su determinate potenzialità lesive e deterioranti l’organo, o gli organi, chiamati cosí ad esprimere la malattia.
[Il termine “noxa” (plurale noxae) può essere tradotto in italiano con “danno”. Si tratta di un termine utilizzato tanto nel linguaggio giuridico quanto in quello medico, ma in medicina ha essenzialmente il senso di indicare un agente lesivo, di vario genere, in grado di determinare un problema patologico nell’organismo umano: si parla infatti spesso di “noxa patogena” per indicare la causa determinante di una certa malattia. “Etiopatogenesi” a sua volta indica l’agente (o i fattori) causali della malattia (etiologia) ed i meccanismi attraverso i quali si instaura la malattia stessa (patogenesi)].
Ciò che s’interpone come elemento differenziale tra mentalità scientifica cosí detta ufficiale e Scienza dello Spirito, ci sembra essenzialmente fondato sul fatto che la conoscenza scientifica, una volta acquisiti determinati contenuti sperimentali, tende a farne qualcosa di fisso, di stabile, di legalistico, epperò di inoppugnabilmente dogmatico: come se non ammetterne immediatamente l’inconfutabilità e la validità, significasse una sorta di trasgressione intellettuale quasi perseguibile come l’infrazione di un’importante norma giuridica. E pensare, che ogniqualvolta s’è dato reale progresso conoscitivo nell’ambito di ogni disciplina, ciò si è verificato proprio per il coraggio intellettuale di taluno capace di pensare liberamente ed anticonformisticamente! Ma ciò si dimentica con strana e ripetibile facilità. Fra l’altro questo atteggiamento è a buon prezzo, a troppo buon prezzo! Quando non sia completamente gratuito. Ci siamo trovati sovente al cospetto di una certa “forma mentis” dei medici ai quali, tanto per dare un esempio, sembrava del tutto logico e coerente pensare all’incirca nel modo seguente: “In definitiva le fratture si verificano quando l’osso è materia frangibile; quindi l’essenza delle fratture ossee è da ricercare bensí in fattori connessi ai traumi, ma anche alla struttura dell’osso la quale è frangibile”.
Ed ecco come un modo di pensare di tal genere sia stranamente ottuso: poiché non tiene conto che anche la cute ha il suo grado di “frangibilità”, nel senso che è discontinuabile dai medesimi fattori lesivo-traumatici provocanti le fratture. Tale schema di procedere mentalmente non riesce inoltre ad afferrare la natura di una lisi ossea di origine extraumatica. Se si è disposti ad ammettere che la scienza medica sia valida là dove essa si sforza di superare l’unilateralismo da cui è afflitta, in tal caso, si conferirà al “sapere” medico quella necessaria dose di coraggio e di spregiudicatezza, senza la quale la crisi della medicina, che ormai coinvolge alcune nazioni dell’occidente, si aggraverà e si estenderà acquistando proporzioni di non facile contenibilità.
[È facile raffrontare queste lucidissime affermazioni di Amleto con quanto sta accadendo nel mondo (ed in Italia in particolare) da un anno a questa parte. Lungi dall’applicare quel coraggio e quella spregiudicatezza che Amleto invocava, il mondo scientifico in generale e quello medico in particolare si sono arroccati su posizioni rigidamente dogmatiche in nome del “progresso”, dello “scientificamente corretto” e, con buona pace di quella totale imparzialità che ogni uomo di scienza dovrebbe possedere, del “politicamente corretto”. Dunque “virologi di Stato” la maggioranza dei quali, date le rispettive specializzazioni mediche (microbiologi, igienisti, epidemiologi, qualcuno di questi nuovi profeti non è neppure laureato in medicina) NON HA MAI VISITATO UN PAZIENTE IN VITA SUA si affannano a spiegarci nei numerosi siparietti televisivi a loro dedicati (ed ai quali dubito che partecipino gratis), con solenne dogmaticità, cose che in massima parte non sono state né verificate, né analizzate, né dimostrate con certezza secondo gli stessi criteri della scienza materialistica! Ciò sarebbe davvero comico se non fosse tragico. Ringrazio il cielo che al caro Amleto, oramai scomparso da tanti anni, sia stato risparmiato uno spettacolo del genere, che lo avrebbe veramente afflitto, considerando la sua grande rigorosità professionale e la sua dedizione alla verità!
A testimonianza del grado di degenerazione cui siamo giunti, vi è il dato che, allo scopo di propagandare “dogmi scientifici a buon prezzo”, per usare le parole dell’autore di questi quaderni, sono stati reclutati giovani “influencer” (TUTTI RIGOROSAMENTE NON LAUREATI IN MEDICINA!) il cui compito è quello di ridicolizzare tutti coloro che si oppongono alla “dittatura sanitaria del pensiero unico”, e che ovviamente vengono frettolosamente annoverati nel novero dei “complottisti” e dei “no vax”. È sufficiente fare affermazioni assolutamente logiche e verificabili dal punto di vista scientifico, ad esempio far notare che i vaccini non sono una panacea universale, che esistono molti farmaci a basso costo attivi nella malattia che da un anno a questa parte sta condizionando la vita dell’umanità, che lo stesso Istituto Superiore di Sanità afferma che solo il 3% dei deceduti non era contemporaneamente affetto da altre gravi patologie, per essere additato al pubblico ludibrio! Chiedendo venia ai lettori di abusare del loro tempo, mi sento però in dovere di raccontare un episodio veramente emblematico che mi è capitato tempo fa.
Dopo aver scritto alcune cose, assai pacate ed estremamente prudenti, relative al SARS-CoV-2 venni fatto oggetto di una serie di improperi da parte di un ragazzotto con i capelli lunghi e seguace di un santone indiano: costui gestisce un canale YouTube nel quale tuona contro Steiner, l’Antroposofia, l’omeopatia e piú in generale contro tutta la spiritualità occidentale, qualificandosi come “insegnante di krya yoga”. È un ragazzo molto aggressivo, utilizza il turpiloquio per argomentare le proprie tesi e per darsi un tono, ma da quanto ho poi appurato per altre vie non è un cattivo ragazzo: semplicemente non ha mai risolto il proprio conflitto con la figura paterna (il padre era un militare di carriera) ed ha evidenti tratti di narcisismo.
Chiesi al giovanotto quali competenze scientifiche avesse per poter contestare le mie affermazioni, che sono affermazioni di una persona che svolge la professione di medico da trentacinque anni e la sua incredibile risposta fu: «Io per mestiere filmo gli interventi chirurgici nell’ospedale X della città Y e la mia ragazza è biologa!». Ecco: queste sono le competenze mediche possedute da tale “influencer”! Egli poi mi confidò di avere in uggia tutto ciò che non è scientificamente dimostrabile, con particolare riferimento alle cosiddette “discipline olistiche” da lui (e purtroppo da molti altri) definite spregiativamente come “pseudo-scienze”. Non volendo tradire la mia fama di “birbante”, come Massimo mi definiva, io calai subito l’asso di briscola: «Benissimo, allora la prego di volermi commentare scientificamente la seguente affermazione tratta dal sito del suo “maestro” indiano di krya yoga: «Il maestro soffia nella colonna vertebrale del discepolo e rimuove i suoi ostacoli karmici». Questa secondo lei sarebbe “scienza”? Cioè, famme capi’ (il ragazzo è originario di Roma), l’omeopatia è ’na frescaccia e ’ste fesserie so’ dimostrabili co’ un metodo scientifico? Ma in quale film?» Il poverino farfugliò qualcosa e pose repentinamente fine alla conversazione.
In definitiva, cari lettori, quello che maggiormente mi preoccupa è il dilagare tra le giovani generazioni di questo tipo di mentalità, che non può essere definita con altro termine se non come “ mentalità arimanica applicata allo Spirito”!].
Certamente non si concepisce neanche lontanamente di inficiare le basi teoriche e pratiche della concezione etiopatogenetica del diabete cosí detto pancreatico o insulare; all’opposto e lo si è visto in rapporto alla genesi delle nefropatie, scorgiamo come le alterazioni del pancreas svolgano un ruolo di importanza decisiva anche nella diabetogenesi. Tuttavia s’impongono alcune considerazioni, volte soprattutto a rimuovere il pensiero dalla unilateralità di visione. E ci si riferisce ad aspetti pratici. Esempio: si ritiene molto giustificatamente che, riducendo il tasso glicemico con dosi di insulina o di preparati per os, tipo sulfaniluree (tolbutamide, clorpropamide, glibenclamide) o biguanidi (fenformina, metformina ecc.), ciò esaurisca ogni altra finalità nei riguardi del diabete. Nondimeno tale convinzione, da parte del medico seguace delle direttive impartite dal Dottore, dovrebbe essere nutrita senza eccessivo sentimento di sudditanza, né con assoluta accezione dogmatistica. Infatti non sempre il puro e semplice fine ipoglicemizzante conseguito con dosi crescenti di insulina o mediante altre sostanze, può identificarsi con una corretta condotta terapeutica.
Spesso la diminuzione di talune iperglicemie è ottenuta con carico insulinico eccessivo, talora per decisione del paziente, segnatamente se dotato di astuzia e di abilità che gli consentono di prendere iniziative arbitrarie, ma altre volte, purtroppo, con la complicità del medico troppo permissivo.
Ancora ci si riferisce al medico seguace della Scienza dello Spirito, il quale non dovrebbe indulgere nei confronti di certe “improvvisazioni autoterapeutiche”, del paziente diabetico, che col trascorrere del tempo si ritiene in grado di sostituire a quella del medico curante la propria iniziativa, molto spesso mirante a sopperire alle conseguenze dei suoi disordini dietetici con iperdosi di insulina: ciò, naturalmente, non è applicabile al solo diabete ma a molte altre patologie!
[Amleto mi confessò di essere stato “ispirato” nello scrivere questo brano da un suo affezionato paziente, uno dei primi ad essere seguito da lui applicando i princípi della Medicina antroposofica: costui, zelante discepolo di Massimo Scaligero, aveva l’abitudine di “testare energeticamente” i rimedi della Weleda autoprescrivendosi farmaci quasi sempre aventi indicazioni differenti dalle patologie per le quali venivano utilizzate. Oltretutto, dato che molti rimedi della Weleda contengono alcool, e considerando le esagerate dosi che costui utilizzava, egli aveva sviluppato una serie di manifestazioni patologiche, soprattutto a carico del fegato, a causa di tali malaugurate “autoprescrizioni”. Per mia sfortuna alla morte di Amleto “ereditai” questo terribile paziente veramente difficile da gestire. Ovviamente in campo spirituale costui, comunque persona assai simpatica e gradevole, si comportava in modo niente affatto dissimile rispetto al suo atteggiamento nei confronti della Medicina!].
Se il medico ha fiducia negli insegnamenti del Dottore, non può davvero trattare l’iperglicemia diabetica come se questa fosse una febbre o una manifestazione dolorosa, cioè conseguendo risultati esclusivamente sintomatici. Se il medico viene a conoscenza di quanto sia necessario il rafforzamento dell’Io nei confronti della vita del corpo astrale incontrollata (sentimenti, squilibri emotivi, ansia ecc.) ai fini del trattamento completo del diabete, è evidente che, oltre a certi provvedimenti dietetici e medicamentosi, egli dovrà ricorrere ad un’azione rivolta alla vita interiore del paziente, cosí che questa risponda in qualche modo ad una piú estesa autonomia dell’Io nei confronti di alcuni momenti “nodali” di forze psichiche ed astrali esprimentesi in direzione disarmonizzante e perturbatrice. Non si può però indicare al malato un metodo o una via risolutrice se colui che ne parla, nella fattispecie il medico, non sia in grado di mostrare, aldilà delle parole e delle argomentazioni, di essere egli stesso il portatore delle forze interiori derivabili da quella via. Ancora si insiste su questi dati di etica e di comportamento, non certo a scopo di fare una specie di moralistica applicata alla medicina, ma piuttosto allo scopo di rilevare i momenti pratici e tecnici senza i quali ben poco potrebbe il medico che pretenda essere un buon seguace del Dottore e della Scienza dello Spirito.
Amleto Scabellone (13. continua)
La trascrizione dell’articolo e le note esplicative tra parentesi quadre sono a cura di Fabrizio Fiorini.