Se guardo a ciò che sta accadendo intorno a noi, credo proprio che si stia avverando quello che Rudolf Steiner prevedeva come possibile fallimento dell’esperimento uomo. Vi chiedo: sono io troppo catastrofista, o è vero, come penso, che quanto doveva accadere, secondo Steiner, riguardo al pensiero micheliano e alla venerazione che dovremmo riservare all’Arcangelo, addirittura alla istituzione di una festa in suo nome, importante come la Pasqua e il Natale, non sia ormai piú attuabile nell’odierna società?
Attilio R.
Difficile, in effetti, vedere intorno a noi il risveglio di un pensiero micheliano. Non dovrebbe essere cosí. La speranza di Rudolf Steiner era ben diversa, e ce la illustra nella sua ultima conferenza del 28 settembre 1924 (O.O. N° 338): «Se in quattro volte dodici persone il pensiero di Michele diverrà pienamente vivente, almeno nel prossimo futuro, in quattro volte dodici persone che possono essere riconosciute non da se stesse ma dalla Direzione del Goetheanum di Dornach, se queste quattro volte dodici persone sorgeranno guide per l’atmosfera della festa di Michele, potremo guardare alla luce che mediante la corrente di Michele e le azioni micheliane si diffonderà in futuro sull’umanità». Non sembrano apparire all’orizzonte le persone che sorgeranno come guide per la corrente di Michele. Il futuro prossimo di cui parlava il Dottore è indefinito, ma quasi un secolo è trascorso, quindi possiamo obiettivamente considerarlo il tempo attuale. La prova è lunga, arduo appare superarla, ed è tuttora in atto: serve a risvegliare le coscienze, a riscuoterci dal torpore in cui molti di noi erano caduti. La tensione fra gli Stati è al limite e potrebbe sfociare in un vero e proprio conflitto. E se il conflitto esterno si verifica, è perché è già dentro di noi. Ogni individuo deve combattere dentro di sé la conflittualità che nell’ultimo periodo è diventata esasperata, causando una patologica incapacità di sopportazione sfociante il piú delle volte in laceranti separazioni. Con questa attitudine mentale, che ha contaminato la maggior parte della popolazione, parlare di istituire una festa di Michele, di suscitare la giusta venerazione verso l’Arcangelo-Archai, sembra anacronistico, legato a una tradizione superata. È vero invece il contrario. Nostro compito è pensare alla sua attuazione come inderogabile in un futuro vicino, che dobbiamo cominciare a costruire prima dentro di noi, per poi riverberarlo nella società, nella nazione.
Quali sono gli strumenti che l’antroposofia mette a nostra disposizione per combattere la battaglia che ci ha coinvolti da un anno a questa parte? Ci sono aiuti validi? Possiamo servircene? Credo che se non riceviamo il giusto aiuto, allora tutta l’impalcatura cade giú, e non serve a niente tutto quello che è stato detto e scritto. L’ho affermato in una riunione fra amici e sono stato zittito energicamente, ma resto della mia opinione, che vorrei confrontare con la vostra.
Oreste B.
Giustissimo interrogativo. Potremmo dire in altre parole: a che serve una disciplina spirituale se non ci aiuta ad affrontare e a vincere un attacco degli Ostacolatori? Quale aiuto ci viene da quanto abbiamo letto, studiato e messo in pratica? Proprio questa domanda ci dà la giusta risposta: letto, studiato e “messo in pratica”. Non si tratta solo di ascoltare interessanti conferenze, leggere libri coinvolgenti, fare esaltanti riunioni fra amici e condiscepoli, in cui si dibatte su karma e reincarnazione. Occorre mettere in pratica ciò che si legge e si studia. Coltivare gli esercizi interiori, non solo nei minuti di meditazione a loro dedicati, ma anche nella vita ordinaria, agendo con la necessaria moralità in ogni azione da noi intrapresa, con coraggio e determinazione, sapendo di contribuire in tale modo non solo al nostro personale sviluppo spirituale, ma anche, se pur in minima misura, all’atmosfera eterica della Terra. Se in tanti si comporteranno in questo modo, i nemici dell’uomo, con le loro trame di corruzione e distruzione, non prevarranno. Questo è stato promesso, ed accadrà.