Signori, avete ancora qualche domanda da farmi riguardo all’ultima conferenza? O c’è qualcos’altro che volete sapere?
L’ultima volta abbiamo parlato dell’occhio e, mi fa piacere dirlo, siamo stati particolarmente colpiti da quanto sia meraviglioso. Perché già nel suo aspetto esteriore è veramente riprodotto l’intero mondo. E se, come l’ultima volta, conosciamo l’interno degli occhi, si capisce che là dentro c’è un mondo in miniatura. È quanto vi ho esposto.
Abbiamo dunque imparato a conoscere due organi dei sensi dell’uomo: l’orecchio e l’occhio.
Vi dimostrerò che il senso dell’olfatto ha un significato particolarmente notevole che può interessarvi anche per quanto riguarda le domande che mi avete posto in questi ultimi tempi. L’olfatto sembra avere poca importanza per gli uomini ma, come sapete, ne ha per esempio molta per il cane; si può dire che tutta l’intelligenza del cane è nell’olfatto. Basta riflettere un po’ a tutto quello di cui è capace un cane grazie al suo odorato. Grazie al suo odorato, il cane riconosce molto tempo dopo le persone che ha avvicinato una sola volta. Chiunque osservi un cane sa che esso riconosce una persona familiare non con la vista, ma con il senso dell’olfatto. E se in questi ultimi tempi avete sentito parlare di come i cani possano diventare degli eccellenti detective nel cercare le tracce di criminali o di ogni specie di uomini, vi direte che l’olfatto permette di compiere delle rare prestazioni che, anche se apparentemente facili, non lo sono per niente. Dovete solo riflettere un poco su questo argomento e vedrete che, anche se ne ha l’aria, non è cosí facile.
Quando si dice che il cane non fa altro che seguire le tracce, ebbene, signori, questo è vero. Si può osservarlo. Ma pensate solo un attimo a come i cani della Polizia vengono utilizzati; il cane deve seguire una dopo l’altra la traccia del ladro Lehmann e subito dopo quelle del ladro Schmidt. Queste due tracce differiscono completamente l’una dall’altra. Se fossero uguali il cane non potrebbe evidentemente distinguerle. Solo perché sono diverse tra loro può riuscire a seguire l’una o l’altra. Pensate adesso di dover indicare voi stessi le differenze fra delle tracce umane che si possono distinguere grazie all’odorato: voi non ne trovereste molte. Il cane le trova. Non è importante che il cane sappia seguire qua e là delle tracce, ma che sia capace di differenziarle. È qui che percepite la sua intelligenza.
A questo si aggiunge una cosa di grande importanza. Vedete, gli europei sono ancora capaci di servirsi del loro odorato per quanto concerne gli alimenti e anche per le cose che sono in rapporto con il loro ambiente. Ma questa capacità non mostra loro granché. Però, per esempio in Africa esistono delle tribú selvagge che sentono l’odore del nemico quando è ancora lontano, esattamente come un cane. Fiutano il nemico e si mettono in salvo. In un certo senso, si trova ancora nei popoli primitivi quell’intelligenza che si incontra in cosí elevata misura nel cane. È in questo modo che, in Africa, un selvaggio che fa parte di una certa tribú sa che il nemico è là molto prima di vederlo. Lo distingue dagli altri uomini grazie al suo olfatto. Immaginate dunque quanto il suo olfatto deve essere fine per notare la presenza del nemico! Oltre a questo, emette uno schiocco con la bocca che in Europa non sappiamo fare, uno schiocco simile a quello di una frusta.
Si può dunque dire che piú un uomo è civilizzato, piú la funzione olfattiva diminuisce. Lo studio dell’odorato ci permette di vedere un po’ se siamo in presenza di una specie non civilizzata come quella canina oppure piú civilizzata. Faremmo certamente delle preziosissime scoperte se andassimo un po’ piú lontano in questa direzione osservando il maiale, perché questi animali hanno un senso olfattivo estremamente sviluppato.
A questo proposito vi dirò adesso un’altra cosa che accenderà il vostro interesse. L’elefante passa per essere uno degli animali piú intelligenti. Ed è giusto, l’elefante è effettivamente straordinariamente intelligente. Cosa c’è dunque di particolarmente sviluppato nell’elefante? Se nel cane o nel maiale immaginate quello che sta sopra i denti sviluppato all’estremo, quello che è diventato il naso, ottenete la proboscide dell’elefante. Quello che in noi corrisponde al naso è particolarmente sviluppato nell’elefante, e fa sí che questo animale sia il piú intelligente, perché lo è moltissimo. Non dipende dalla taglia del suo cervello, ma dal fatto che il suo cervello discende direttamente nel suo naso.
Tutte queste premesse necessitano che riflettiamo un po’ alla funzione del naso nell’uomo, organo di cui l’uomo civilizzato di oggi non sa in realtà granché: a dire il vero sa come è formato questo naso, ma in proposito non ne sa poi molto di piú del fatto che si trova in mezzo al viso. Il naso, con il suo prolungamento nel cervello è in realtà un organo straordinariamente interessante. Se ripensate alla descrizione che vi ho fatto dell’orecchio e dell’occhio, direte che tutto è molto complicato. Non posso dire che il naso sia estremamente complicato, ma posso dirvi che è pieno di arguzia.
Se guardate il naso di fronte, vi vedete nel mezzo come una parete che avete spesso già toccata. Divide il naso di destra e di sinistra e là si trovano le due narici. Al di sopra, là dove il naso sta fra gli occhi, all’interno del cranio, si trova l’etmoide. Assomiglia a un piccolo setaccio, un osso provvisto di piccoli fori che è molto complesso e di cui cercherò di semplificare lo schema. Se m’infilo dunque nelle ossa del cranio, trovo una lamina ossea, quindi un osso con tanti buchi. Il naso è ricoperto di pelle come il resto del corpo, ma interiormente è rivestito da una mucosa: questa è la membrana pituitaria. Potete costatarlo voi stessi: si tratta di una pelle che secerne del muco. Se non aveste la membrana pituitaria, non avreste bisogno di soffiarvi il naso.
Ma la storia è ancora piú complicata. Avete certo notato che i bambini che piangono secernono una grande quantità di muco. Per lo meno in campagna, dove ci si prende meno cura del naso, vedreste che quando un bambino piange, si deve pulirlo spesso altrimenti il muco scorre dal naso, perché c’è un canale che va verso le cosiddette ghiandole lacrimali. I due occhi si trovano sopra il naso, e dalle ghiandole lacrimali, che si trovano sul bordo superiore esterno delle orbite, arriva continuamente il flusso delle lacrime. Si mescola alle mucosità e si stabilisce cosí una comunicazione, direi una comunicazione liquida fra il naso e gli occhi, perché le lacrime colano nella mucosa nasale e si mescolano a quelle del naso. Anche da questo avete un esempio che permette di dire che nessun organo vive solo per se stesso. Il naso comunica con gli occhi. E gli occhi non hanno la sola funzione di vedere ma anche quella di piangere. Quello che secernono quando piangono, si mescola alla secrezione del naso, della mucosa nasale.
L’etmoide, che si trova lassú, alla radice del naso (vedi immagine), è percorso dal nervo olfattivo. Questo va fino al cervello e ha due ramificazioni: qui passa per l’etmoide e si allarga nel naso. È cosí che, se introduciamo il nostro mignolo nel naso – cosa non molto educata – possiamo toccare la membrana pituitaria; ora, questa membrana è attraversata dal nervo olfattivo che va al cervello. Non c’è niente di piú da vedere sull’organo olfattivo perché è formato molto semplicemente.
Ma c’è qualcos’altro che, se ci si pensa bene, può rivelare molte cose. Per esempio, chiunque osservi con attenzione gli occhi di un uomo, noterà che il loro grado di visione non è mai uguale. Chiunque osservi le sue due mani, si accorgerà che non hanno la stessa forza. L’uomo non ha mai completamente lo stesso livello di forza sul lato sinistro e sul lato destro. Succede lo stesso nel naso. Se oso esprimermi cosí, la narice sinistra sente di meno di quella destra. Come è vero per le mani, cosí è vero per le narici: alcuni sentono meglio con quella sinistra rispetto alla destra, come del resto alcuni sono mancini. Nel mondo si trovano persone con problemi di ogni tipo. Non mi riferisco soltanto a quelli che sono strani, ma anche quelli che hanno il cuore fuori posto!
Normalmente, il cuore dell’uomo si trova leggermente spostato sulla sinistra, cosa determinante per la posizione di tutto l’apparato digestivo. Ora, esistono persone che hanno delle differenze e nelle quali il cuore, ma anche lo stomaco, sono un po’ spostati sulla destra. Ce ne potremmo accorgere facilmente solo se fossero strani. Ma l’esistenza di questa anomalia si manifesta alla luce del giorno solo quando queste persone si ammalano o in caso di autopsia. Solo l’autopsia ha permesso di conoscere l’esistenza di questi uomini bizzarri, nei quali il cuore e lo stomaco erano orientati verso destra. Considerando che non si fa un’autopsia a tutti coloro che sono strani – cosa che non accade tutti i giorni, vero? – s’ignora che esistono molte piú persone di quello che si pensa, nelle quali il cuore è spostato sulla destra.
Ora, vedete, è necessario fare attenzione a questo fatto esercitando una pedagogia degna di questo nome, perché in presenza di un bambino il cui cuore non è al suo posto abituale, bisogna veramente essere molto vigili, perché questo fatto può essere nefasto per il bambino. Ma queste cose che gli si frappongono non devono ostacolare l’uomo, perché non è ridotto ad essere un semplice apparato fisico. Tutta l’arte dell’educazione consiste nel tener conto di simili cose. Vedete, il professor Benedikt, esaminò un grande numero di cervelli di criminali. Non fu facile per lui dedicarsi a simili cose, perché l’Austria è un paese cattolico e gli austriaci impediscono di fare tali esperimenti. Aveva una cattedra a Vienna. Entrò in contatto con degli ungheresi, che in quell’epoca erano piú che altro calvinisti, i quali gli diedero l’autorizzazione di far venire a Vienna dei crani di criminali. Gli arrivarono quelli di ogni sorta di avventurieri. C’era allora un criminale incallito, ho dimenticato quanti assassinii aveva sulla coscienza, che era particolarmente pio. Era un cattolico pio. Si sparse la voce che il professor Benedikt riceveva a Vienna, per esaminarli, dei crani di criminali. Ci fu però un criminale, un assassino incallito, che si ribellò: non voleva che il suo cranio fosse inviato al Professor Benedikt. Perché, nel giorno del Giudizio Universale, quando tutti risorgono, dove avrebbe dovuto cercare la sua testa staccata dal corpo? Credeva al Giudizio Universale, ma questo non gli impediva d’essere un criminale incallito.
Quali furono le scoperte del professor Benedikt studiando i crani di criminali? Dietro il cervello abbiamo il cervelletto – ne riparleremo – e questo è ricoperto da una parte del cervello. Si presenta cosí (vedi immagine). Il cervelletto assomiglia a un alberello e il cervello lo ricopre, come un lobo.
Ora, il professor Benedikt scoprí che negli uomini che non avevano né ucciso, né rubato – tali persone esistono – questa parte del cervello scendeva molto in basso, mentre in coloro che erano colpevoli di omicidi o di altri crimini, non andava cosí in giú e non ricopriva la parte inferiore.
Ben inteso, un uomo nasce con un simile difetto. Ora, signori, degli uomini che nascono con un lobo di cervello troppo corto e che non ricopre bene il cervelletto ce ne sono molti! Si può rimediarvi con l’educazione. Qualcuno il cui lobo occipitale è troppo piccolo, non diventa necessariamente un assassino. Lo diventerà se non riceve un’educazione appropriata. Questo vi dimostrerà ancora una volta che è possibile venire in aiuto a un corpo difettoso per mezzo della psicologia. Certamente, è pazzesco dire, come diceva il professor Benedikt, peraltro arguto, che se uno è criminale, non lo è per colpa sua, ma perché quando era un embrione la sua posizione nel grembo materno non era regolare. È possibile che egli abbia avuto una buona educazione nel senso inteso oggi, ma in realtà, questa non era adatta alla sua morfologia. In questo caso, egli non può farci nulla. Ma la società, in quanto tale, può e deve stare attenta, affinché ciò sia corretto con l’educazione.
Vi dico tutto questo perché vi rendiate conto di quale grande importanza abbia in realtà l’organizzazione complessiva dell’essere umano.
Tornando al cane, è notevole costatare che il naso, in lui, benché semplice, è particolarmente ben sviluppato. Signori miei, cosa ci fa sentire in realtà? Come mai il cane fiuta? Se da qualche parte c’è una sostanza qualsiasi, per esempio del gesso, voi non lo sentirete. Lo sentirete solo a condizione di bruciarlo affinché le sostanze che ne emanano evaporino e siano captate dal naso attraverso l’aria. Allo stesso modo non sentireste delle sostanze liquide, prima che siano evaporate. Solo i vapori sono percepiti dal nostro odorato. Possiamo perciò dire di conseguenza che la presenza d’aria è indispensabile e che le emanazioni delle materie devono mescolarsi all’aria. Sentiamo gli odori delle sostanze a partire dal momento in cui diventano esalazioni. Non sentiamo nient’altro. Possiamo, ben inteso, sentire l’odore di una mela o di un giglio! Ma non ha senso credere che sia proprio la mela o il giglio che sentiamo. Sentiamo le esalazioni che escono dal giglio e salgono fino nel nostro naso. Quando il profumo del giglio aleggia nell’aria sotto forma di esalazioni, il nostro nervo olfattivo può percepirlo.
Sono queste stesse esalazioni che fanno sí che il selvaggio senta il suo nemico. Potete dedurne che l’uomo si manifesti ben oltre la distanza delle sue braccia tese. Perché se fossimo dei selvaggi e che uno di noi andasse ad Arlesheim, saprebbe se qui c’è un suo nemico. Questo nemico rivelerebbe tutta la sua natura fino ad Arlesheim. Voi siete presenti da qui fino a Arlesheim dall’odore che emana da voi. Per l’odore che emana da lui, l’uomo è percettibile su una vasta distanza. Dall’odore che emana, l’uomo copre una distanza molto piú grande rispetto a quella della vista.
Ora, il cane, possiede una facoltà del tutto curiosa, di cui l’uomo è sprovvisto e che conoscete molto bene; se avete un cane o ne vedete uno che conoscete bene e che vi conosce bene, questo cane, appena vi scorge, agita la coda. Per quale ragione, signori, agita la coda? Perché è contento. L’uomo non può agitare la coda per esprimere la sua gioia per la buona ragione che non ce l’ha piú. L’uomo è talmente regredito in questo campo, che non è piú capace di manifestare spontaneamente la sua gioia. In breve, il cane sente l’uomo e muove la coda. L’odore mette il suo corpo in uno stato di eccitazione che si esprime con il passaggio di una sensazione di gioia nei muscoli della sua coda, che scodinzola. L’uomo è arrivato a un punto in cui, essendo sprovvisto di un tale organo, non può piú manifestare la sua gioia in questa maniera.
Vediamo che l’uomo è certo piú civilizzato della razza canina, ma è privato della possibilità di far scendere il suo odorato nel suo midollo spinale; è quello infatti che accade nel cane. L’odore che penetra nel suo naso percorre il midollo spinale e causa un movimento nella sua coda. L’odore che penetra nel suo naso percorre dunque il midollo spinale. Siccome la coda forma precisamente l’estremità del midollo spinale, è là che si produce lo scodinzolamento. Una cosa che l’uomo è incapace di fare. Per quale ragione? Ve lo dirò.
Anche l’uomo è dotato di un midollo spinale, ma egli non è in grado di farvi andare il suo odorato. Vi faccio uno schizzo della parte laterale della testa umana. Il midollo spinale si prolunga cosí, scende in questa maniera. Nel cane, esso va dunque fino nella coda e questo gli permette di muoverla. Ma nell’uomo le cose non vanno cosí: egli inverte la forza del midollo spinale. L’uomo, al contrario dell’animale, ha la forza d’invertire molti processi. Gli animali camminano a quattro zampe, o se non è cosí, come nel caso delle scimmie, incontrano delle difficoltà perché hanno una morfologia fatta proprio per camminare su quattro zampe.
Ma nel corso della sua vita, l’uomo si raddrizza. Anche lui, in un primo tempo, si sposta a quattro zampe, poi si raddrizza grazie alla forza che percorre il midollo spinale, ed è questa forza che spinge il cervello verso l’avanti come l’ho disegnato. Paragonandovi a lui, troverete forse curioso che il cane sia capace di muovere la coda e vi direte: perbacco, lui è capace di muovere la coda e io no!
Tutta la forza che è adoperata dal cane per scodinzolare, l’uomo la utilizza inviandola nel cervello. Nel cane, essa si dirige verso il basso e non verso l’alto. La forza che il cane possiede nella sua coda, noi la mandiamo fino al cervello. Capirete di cosa si tratta se vi rappresentate l’estremità del vostro midollo spinale nel posto dove si trova il coccige, che è composto da ossa atrofizzate, mentre nel cane vi sono ossa ben sviluppate. In noi, questa parte è saldata e atrofizzata, non può piú muoversi. Si presenta come la mostra lo schizzo ed è ricoperta dalla pelle. In breve, questa forza di scodinzolamento noi la invertiamo e, se non ci fosse la scatola cranica potremmo muovere questa parte del cervello percependo un gradevole odore. Se il nostro cranio non mantenesse a posto il nostro cervello, quando proviamo una gioia vedendo qualcuno potremmo muoverlo in avanti. Questo è molto curioso.
Vedete, questo è caratteristico dell’organizzazione umana, inverte quello che c’è negli animali. Quella energia per scodinzolare è certo sviluppata, ma è invertita. In realtà anche noi scodinzoliamo, e un buon numero di persone possono percepirlo negli altri grazie ad una estrema sensibilità. I consiglieri aulici [autorità militari austriache] che circondano i duchi, scodinzolano quando i duchi sono vicini, non è vero? Ora, non lo fanno come i cani, ma scodinzolano veramente, e certi uomini lo percepiscono. Si agitano psichicamente, e questo si manifesta come lo scodinzolamento nel cane. Vedete, se si è acquisita questa sensibilità, chiamata a volte chiaroveggenza, termine che dà spesso origine a dei malintesi, ma che designa solo una migliore visione delle cose di quella di cui dispongono gli altri uomini, ebbene signori, non si ha soltanto il sentimento che il consigliere aulico scodinzoli davanti al duca, ma in un certo senso lo si vede; non si agita di dietro (come il cane) ma davanti. Scodinzola veramente! La sostanza solida del vostro cervello è mantenuta dal cranio, ma quello che c’è al di fuori come fine materia, come calore, si mette ad oscillare quando il consigliere aulico si trova di fronte al duca. E si ha la sensazione di vedere come funziona quel tipo di oscillazione: come se uno per ossequio si piegasse in avanti. Possiamo dire che il corpo eterico, il corpo sottile freme in avanti, è proprio cosí. È la pura verità, è il corpo eterico che freme.
Nel cane e nell’elefante tutto contribuisce allo sviluppo del midollo spinale. Quello che resta atrofizzato nel cane o nell’elefante, si sviluppa sul davanti nell’uomo. Come si presenta tutto questo? Possiamo disegnare in giallo il nervo che va fino al cervello e che ho fatto precedentemente di colore rosso. Due cose s’incontrano nel cervello: da una parte quello che ha il ruolo di organo di scodinzolamento e dall’altra il nervo olfattivo, che esiste anche nell’uomo. Ora, il nervo olfattivo prende nel cane delle proporzioni enormi, dato che niente glielo impedisce, perché ciò che può farlo agisce nella direzione di far muovere la coda. Quanto all’uomo, egli inverte il processo. Tutta quella forza di scodinzolamento va incontro al nervo olfattivo. Quello che nell’uomo si presenta sotto forma di nervo olfattivo, deve la sua misura ridotta alla resistenza che gli viene incontro. L’uomo contiene dunque un organo che in primo luogo diminuisce l’odorato ma che in un certo senso lo rende umano. Ecco per cosí dire le forze trasformate dell’uomo.
Si può dire che il nervo olfattivo occupa un gran posto nel cervello anteriore del cane come dell’elefante, che il loro cervello contiene un nervo olfattivo gigante. Il nervo olfattivo dell’uomo è un po’ atrofizzato, ma al contrario i nervi che vengono spinti dal basso verso l’alto sono conservati. È cosí che quello che nel cane è sotto l’influenza del nervo olfattivo, corrisponde nell’uomo alla parte piú nobile del cervello. Ne consegue che in questa parte anteriore del cervello si trova il senso della compassione, della comprensione umana. Là si trova qualcosa di molto nobile. Quello che fa scodinzolare la coda del cane si è trasformato nell’uomo in qualcosa di molto elevato. L’uomo ha dunque un organo particolarmente nobile nella parte anteriore del cervello, proprio dove il naso tanto disprezzato contiene il nervo olfattivo.
Vi ho detto che noi non sentiamo con la stessa intensità dalla narice sinistra e da quella destra. Immaginate un po’ che qualcuno che compia dei gesti per abitudine si metta a riflettere: cosa fa? L’avrete certamente già visto fare: metterà il suo dito o la sua mano in maniera che il suo indice si trovi esattamente sopra il setto nasale, e questo per la buona ragione che la sua facoltà di discernimento è localizzata nel suo corpo all’interno del cervello, dietro il naso.
Il cane deve al suo setto nasale la possibilità di seguire molto bene le tracce, ma anche di fare una distinzione molto sottile degli odori percepiti dalla narice sinistra rispetto alla destra. Ed è molto interessante notare che nella narice destra c’è la traccia di quello che cerca, mentre nella sinistra c’è tutto quello che ha già cercato. Questo lo rende sempre piú abile nella ricerca, come l’intelligenza degli uomini aumenta man a mano che essi registrano delle nozioni nella loro memoria. Il cane possiede in effetti una buona memoria per quanto riguarda gli odori. È quello che gli permette di essere un buon segugio.
Questo ci porta a considerare un altro aspetto della vita umana. Ecco cosa si può osservare: per quanto l’olfatto possa essere insignificante nell’uomo, questo non impedisce che, per esempio, le piú belle melodie vennero in mente a Mozart dopo aver sentito il profumo di un fiore in un giardino. Ripensandoci, egli aveva concluso di aver già sentito il profumo di quel fiore in un luogo che gli era piaciuto molto. Mozart non sarebbe potuto arrivare al punto di affermare: ecco, un giorno sono andato in un magnifico giardino dove c’era un fiore il cui profumo mi è particolarmente piaciuto; quel profumo che adesso ho risentito mi fa quasi fremere. Mozart non avrebbe mai detto questo; ma gli è venuta in mente una bella melodia nel momento in cui ha nuovamente percepito il profumo di quel fiore. Vedete dunque come l’olfatto sia legato alla memoria.
Non sono state le percezioni, ma la forza che è venuta incontro al nervo olfattivo dell’uomo all’origine di quella melodia. Ecco dove si sviluppa la nostra facoltà di discernimento in quanto uomo. Colui il cui modo di pensare è particolarmente logico e che è capace di fare delle belle associazioni d’idee, deve suscitare in noi la seguente riflessione: egli ha sviluppato il suo cervello in direzione del nervo olfattivo, e si può dire che lo ha adattato alla funzione che quest’ultimo avrebbe invece compiuto in altro modo. Si oserebbe quasi dire che è particolarmente intelligente colui che ha superato in se stesso la natura canina.
Ora, se uno nascesse mezzo cane, cosí da avere un odorato particolarmente sviluppato, e se lo si facesse crescere in modo da essere in grado di distinguere altre cose oltre agli odori che percepisce il nervo olfattivo, diventerebbe un uomo particolarmente intelligente.
In conclusione, l’intelligenza, il discernimento provengono dal fatto che l’uomo padroneggia il suo senso dell’olfatto. L’elefante e il cane hanno la loro intelligenza nel naso, dunque relativamente al di fuori di loro stessi. L’uomo, quanto a lui, ha l’intelligenza in sé. Tutta la differenza sta qua. Cosí non ci si può limitare a constatare che gli uomini e gli animali hanno gli stessi organi. Certo, il cane come l’uomo ha un naso, ma dipende da come i loro nasi vengono impiegati. A tal proposito si vede appunto che nell’uomo lavora qualcosa che non lavora nel cane. Ecco quindi che se si conosce una cosa del genere, si comincia a considerare oltre al fisico lo spirituale. Perché né il naso, né l’appendice finale a forma di scopa del midollo spinale, che permette al cane di scodinzolare, che è ricoperta solo da pelle e composta solo da ossicini, manifestano un minimo impulso per incontrarsi. Questo desiderio o impulso viene unicamente dall’anima che il cane non ha allo stesso modo dell’uomo.
Ho potuto dunque fare una descrizione del naso e di tutto quello che ne fa parte in modo da scoprire il suo legame con il cervello e fare un collegamento con l’intelligenza umana. Scopriremo qualcosa di singolare paragonando adesso il senso olfattivo a un senso apparentemente vicino, ma totalmente differente: si tratta del senso del gusto. Ne è talmente vicino che, per esempio, nel mio paese natale la gente non dice mai “sentire”; la parola “sentire” non viene loro in mente. Quando sentono un odore loro dicono «questo ha un buono o un cattivo gusto»; nella regione dove sono nato nessuno parla di “sentire” (qualcuno obietterà che neppure qui si fa). Anche in Svizzera non si parla di “sentire” ma di avere un gusto, perché queste due espressioni sono talmente simili per la gente che non si fa alcuna distinzione fra le due.
Quando si esamina il senso gustativo ci si accorge che è molto singolare. Ripensiamo a quello che abbiamo detto a proposito del senso olfattivo. Se osservate la faringe – oggi posso solo sorvolare sull’argomento, lo dettaglierò piú tardi – avete giú in fondo il velo palatino, la cavità orale davanti, i denti e le gengive; se esaminate quest’insieme notate qualcosa di molto singolare. Come il naso è percorso da un nervo che ho disegnato in rosso, tutta una serie di nervi vanno dal cervello nella bocca. Ora questi nervi non vanno né nelle gengive, né nel cavo orale, ma nel velo palatino. Non vanno neppure sul davanti della lingua, ma solo in fondo. In breve, se guardate come sono ripartiti i nervi che appartengono al gusto, ne troverete pochi davanti, praticamente nessuno. La punta della lingua non è a dir il vero un organo del gusto, ma piuttosto del tatto. Solo la parte posteriore della lingua, come anche il velo palatino, sono sensibili al gusto. Se mettete il vostro dito in bocca, sentirete una parte molle in fondo e dura sul davanti. Questa consistenza molle è legata al gusto. Le vostre gengive sono totalmente insensibili al gusto.
È strano vedere nell’uomo che questi nervi sensibili al gusto sono in stretto rapporto con tutto quello che costituisce l’intestino. Perché, quello che è importante in un alimento, non è soltanto la sua composizione chimica, ma il suo buon gusto. Nel gusto, l’uomo dispone giustamente di un regolatore per la sua alimentazione. Faremmo dunque meglio a fare attenzione a cosa piace o non piace a un bambino piuttosto di studiare la composizione chimica. Se notiamo che un bambino rifiuta sempre la stessa cosa, scopriremo che ha qualcosa che funziona male nei suoi organi addominali. Ed è là che bisogna intervenire. Ma, signori, non trovate questo rapporto curioso? Guardate (vedere lo schizzo precedente), sullo schizzo ho disegnato il nervo olfattivo completamente sul davanti della testa, e disegno qui i nervi che vanno nella lingua e nel palato. Sull’altro schizzo, ho disegnato quello che nell’uomo corrisponde alla forza di scodinzolamento, anche se rudimentale, e che nel cane si trova nella parte inferiore del corpo. Se andiamo avanti nella nostra descrizione, arriviamo nell’uomo al ventre, agli intestini – ed è lo stesso per il cane – che corrispondono alle papille gustative. Ecco quello che possiamo effettivamente costatare: quando il cane comincia ad annusare una pista, muove la coda, cioè fa passare tutto quello che sente fino alla coda. Le estremità del cane sono il muso, davanti, e la coda, dietro. Tutto quello che nel cane è in rapporto con l’odorato percorre l’intero corpo. Quello che il cane mangia con piacere non percorre tutto il corpo, si ferma nell’intestino. Ecco quello che merita di essere notato.
Piú qualcosa di interno è correlato ai nervi, meno lontano si trova a sua volta nel corpo. La prossima volta, questo ci permetterà di afferrare meglio il concetto che la morfologia umana dipende dal sistema nervoso. L’uomo deve la sua morfologia ai suoi nervi. Se ci domandiamo da dove viene la forma della coda del cane la risposta è: dal naso. Da dove viene la forma degli intestini? Dai nervi del suo muso. I nervi che sono a un’estremità danno la forma all’altra. È un dato che vi prego di prendere come base per altre considerazioni. Se diventate consci del fatto che lo scodinzolamento della coda del cane dipende dall’organizzazione del suo naso e che, quando per esempio i suoi intestini stanno bene, questo dipende dai nervi del suo muso, tutto questo vi sarà molto prezioso. Ce ne renderemo conto piú avanti.
È dunque particolarmente interessante vedere a che punto i nervi sono in relazione con la morfologia. Per questa ragione vi ho detto recentemente che un cieco poteva servirsi dei suoi occhi perché i nervi ottici, che non permettono certo al cieco di vedere, contribuiscono tuttavia a formare il suo corpo. Il suo aspetto fisico proviene dai nervi della sua testa, in parte dai suoi nervi ottici, ma anche dai suoi altri nervi.
Se vogliamo esaminare le ragioni che fanno sí che l’uomo e il cane abbiano morfologie differenti, bisogna pensare al naso! (L’oratore mette il dito sul naso). Il naso è in gran parte responsabile della morfologia del cane. Nell’uomo questo è superato, e il suo naso ha perso un po’ delle sue funzioni. Il naso ha una funzione determinante nel cane, ne è per cosí dire il padrone assoluto; nell’uomo la sua funzione è diminuita. Vedremo quello che, oltre al naso, interviene nella conformazione dell’uomo. In questo campo, l’importanza dell’occhio e dell’orecchio è molto piú grande di quella del naso.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 16 dicembre 1922.
O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.