Tu dormi nel tuo letto, uomo ignaro,
ma dal profondo della notte sale
un pianto cupo, il grido alto del Male.
Dèstati e ascolta il suo cantico amaro.
Sèntilo: monta dalle strade e i tetti,
rigurgita, s’avvinghia, si propaga,
dolente soliloquio degli inetti
esseri abbandonati in questa plaga
ch’è diventato il mondo dei quattrini,
dei numeri abilmente manovrati
da faccendieri, lazzari e strozzini
che ci tengono ai ceppi incatenati.
Alzati, non dormire, questa è l’ora
in cui torna il Padrone alla Sua vigna:
vuole che la lucerna brilli ancora,
e sia mondo ogni solco da gramigna.
Piangono senza requie anche i bambini,
i vecchi, i vagabondi, i ripudiati;
sèntilo questo pianto d’assassini,
di mentecatti, storpi, carcerati
insonni nelle stanze di tortura,
consumati dal Male che rivolta
nella piaga il suo ferro, la paura
che anche la pietà sia loro tolta.
Uomo non t’assopire, ascolta il pianto
che monta come furia di tempesta
scuotendo il mondo con violenza e schianto.
Sii sempre pronto: la tua ora è questa!
Il cronista