Liriche e arti figurative

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Liriche e arti figurative

Carmelo Nino Trovato «L’albero muto»

Carmelo Nino Trovato «L’albero muto»

 




 

Immanenza della Dea

 

Volto di fanciulla

 

Parlare agli Spiriti Elementari

incantati nei boschi, prima

che i raggi fastosi del tramonto

abbraccino i roteanti voli

delle rondini e dei pettirossi.

 

Non è mai semplice parlare alla Dea

che pure generosa si ricorda

ogni giorno dei tuoi occhi spauriti

di bambino, per nulla cresciuto.

 

Amare gli sconosciuti Elementari

che pure avverti ratti e curiosi

intorno ai tuoi passi

falsamente sicuri

nella boscaglia intricata,

nell’ondeggiare dei cipressi lontani.

Come poter abbracciare

questa immensa timida vita

che ti scivola attorno,

che non alza mai la voce,

e che pure non cessa di pronunziare

il tuo nome nelle brezze,

nel frusciare delle foglie…

 

Ascoltare gli Elementari

mentre il meriggio incombe

e le cicale coprono ogni preghiera

di un canto osceno e ancestrale:

anche il tuo cuore canta

con loro e tende l’orecchio.

 

Ringraziare dal profondo l’Altissimo

misericordioso che, irraggiungibile,

permette alla Dea di sorridere

e di trasformarci in luce oscura,

indurita e grezza,

dei suoi meravigliosi

occhi cerulei.

 

Marco Rossi

 




 

oleandro

 

Lungo il muro di cinta

un vasto oleandro

si espande.

Armoniosa la forma

di vari, snelli tronchi

che si aprono

in una grande chioma,

delicati i fiori

di rosa tenue dipinti.

Non sono come

luce nell’ombra:

sono guance rosate

di piccoli angeli,

di bimbi piccini

sulla Terra fioriti.

 

Alda Gallerano

 




 

Quante croci

 

Collina delle croci in Lituania

 

Quante croci

abbiamo piantato, o Dio

per onorare il tuo nome

e quante volte

abbiamo pianto

per chiedere aiuto

ma senza sapere

che siamo noi stessi

croce, forza e destino,

meteora.

Quante croci

pianteremo

e quante volte

nomineremo

invano

il tuo nome

santo

ignorando

santità

chiedendo grazie

che già furono date,

o Dio Signore

maledicendo il destino,

pregando Te

inutilmente

dall’abisso di un cuore.

Mi inginocchierò

davanti a un altare

che è ovunque

verso tutti

i punti cardinali

della terra

verso tutte le direzioni

del cielo.

 

Stelvio

 




 

Aquilone di luce

 

Flavia

 

Flavia, aquilone di luce

la tua vita

era legata a un filo,

cordone ombelicale,

ma tu volteggiavi

nel cielo

tra mille aquiloni.

Ti libravi,

iridata di arcobaleno

verso lontani orizzonti,

e noi, da te riverberati,

seguivamo a stento

 i tuoi volteggi.

Ti ghermí

una violenta spirale

e tu, piegandoti,

rialzandoti,

con forza prepotente

continuavi

la tua folle corsa,

cercando spiragli di vita

in ansia di riscatto.

Noi tenevamo il filo

con mani trepidanti,

mentre tu andavi su,

sempre piú su,

fino a toccare il cielo.

Impennata nel vortice

perdevi quota.

Non siamo piú riusciti

a governare il filo.

Precipitasti

ad ali aperte,

sorridendo,

ansante per la corsa,

calda, luminosa di sole,

guardando il cielo

che avevi raggiunto.

 

Lirica e dipinto di Liliana Macera