La giostra

Costume

La giostra

Sapete, figli, perché siete tristi?

Perché qualcuno che si crede grande

tolse il pennacchio alle locomotive,

la bacchetta alle fate, e ad orchi e streghe

rubò il carisma della fantasia,

stabilendo che il sogno non esiste,

che vige la realtà del dividendo,

la bellezza del numero, la cifra,

e al posto di poemi e sinfonie

i libri programmati col computer.

Progetterete peripli stellari,

ma non saprete quale differenza

corre tra il fico, il mandorlo e la quercia,

tra un falco, un tordo, un’aquila e un fringuello,

tra estate e inverno, tra passione e amore.

Ignote passeranno le stagioni,

senza farfalle, nidi, fiori e canti,

una gran quiete graverà sul mondo,

un vuoto spento, senza primavere,

e led multicolori saran stelle

sotto cupole in plastica temprata.

L’umanità vivrà come pollame,

esseri artificiali in batteria.

Questo perché qualcuno, uomo serio,

aprí l’armadio delle marmellate,

della grotta di Sesamo la porta;

dicendo di arraffare a mano bassa

fece del carpe diem una dottrina,

tanto dopo di noi verrà il diluvio,

ché la vita è una giostra e chi vi sale

deve tenersi forte al cavalluccio,

a denti stretti, il fegato d’acciaio,

reggendo bene al ritmo sostenuto,

ridendo sempre se qualcuno cade

e perde il giro, il posto, la fortuna.

Per consolarsi della malasorte,

delle carenze e delle frustrazioni,

consigliò la siringa, la mistura:

grucce malferme dell’ipocondria,

giostra che ruota solo per stordire

e tutti i giochi umani fa morire.

 

 

Il cronista