Liriche e arti figurative

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Liriche e arti figurative

Carmelo Nino Trovato «Mormorío autunnale»

Carmelo Nino Trovato «Mormorío autunnale»

 




 

Silenzio

 

Greve da portare

è il dolore della Terra,

sia pure in piccola parte.

Fiori e natura

e cieli stellati

valgono a lenirlo,

ma greve ritorna,

appena lo sguardo

da bellezza distolto

sulla terra si posa.

 

A chi domanderà di me

il silenzio risponda:

perché il silenzio

la mia vita nutre.

 

Una sola parola

nell’anima vibri:

d’amore.

 

Alla Terra il mio essere

fu un dono d’amore

e il vivere un donarsi

agli esseri del mondo,

vagando per un luogo

e per l’altro

in cerca di parole

da offrire.

Il silenzio le trova.

 

Alda Gallerano

 




 

Fermo fra strade

 

Bambini giocano

 

Piansi.

Vidi la vita vera.

Piansi.

Altro non so.

Di me, di nessuno.

Attendo.

Bimbi giocano.

Loro non sanno.

Io so, bimbo

che vuol giocare.

È il segreto?

Sí, certo.

Verranno

altri mondi.

Dio?

Una particella

di sabbia,

una mosca,

un futuro

senza gloria,

l’attesa, la Madre.

Il passato, il ricordo,

il sogno

di un bambino.

Io.

 

Stelvio

 




 

Cattedrale dello Spirito

 

 

In questo angolo

segreto

della mia vita

ho curato

il mio dolore

e ho imparato

l’accettazione

e la perseveranza.

Luogo

della saggezza:

nei giorni

di smarrimento

e di solitudine

ho camminato

per colline e valli,

stancando

il mio corpo

e ponendo al vento

domande che sono

alla radice

della vita.

Una sera,

guardando

nella cattedrale

del mio Spirito,

ho trovato la pace

e il segreto

per sopravvivere.

 

Liliana Macera

 




 

La bufera

 

Dio ira e amore

 

C’è un Dio severo

che è tale nella notte piú buia

e un Dio luminoso

che concede stelle e firmamenti

rotanti attorno a bianche lune.

 

C’è un Dio che vuole i deserti

la guerra, gli stermini

e le malattie e la dura prova

di infinite morti,

e c’è un Dio che cura

i fiori dei peschi

e il germogliare solenne

della primavera

e delle giovani donne.

 

Puledri e pianure

sconvolte dai venti

di ponente e di levante,

tramonti e roghi inenarrabili

di cadaveri e foreste

divorate da incendi

e la distesa

serenissima dei mari

nell’ora del meriggio d’agosto,

d’improvviso, un volo d’aquila

sfiora l’eburnea vetta

dove ghiacci antichissimi

dormono un sonno

profondo come quello

degli abissi senza luce

in fondo ai mari.

 

Un Dio falcia con la Morte

e il freddo Spirito

le messi d’animali,

piante e uomini,

un Dio semina e incita

alla passione e alla danza

arcana della fecondazione

e della molteplice

trionfante vita:

su tutto la Natura regna

sublime contraddizione

incontenibile,

vento delle vette

e delle infinite praterie

di stelle.

 

Solo,

l’uomo brancola

come un cieco,

dilaniato da due vite

e due morti,

sospeso sopra due

simmetriche voragini,

armato nella disperazione

e nel coraggioso orgoglio

del suo inesorabile

silenzio, d’irripetibile

granello di polvere

nell’infinita bufera

dell’Essere.

 

Marco Rossi