Quaderni di Medicina e Scienza dello Spirito

Medicina

Quaderni di Medicina e Scienza dello Spirito

 

[Alla fine del Quaderno precedente e prima di iniziare con il Quaderno successivo Amleto scrisse la nota riportata di seguito].

 

Testo Amleto

 

Riteniamo, in base alle idee con le quali siamo certi di avere acquisito una certa conoscenza, non totalmente astratta della Scienza dello Spirito, di poter stabilire con verosimile esattezza come il grado di inerenza e di permeazione che l’eterico manifesta in corrispondenza di taluni organi, sia concepibile in funzione della decomponibilità e della dissoluzione alle quali gli organi soggiacciono dopo la morte. Il fegato è, tra i molti, il primo organo destinato alla decomposizione putrefattiva.

 

organi digestiviQuasi lo stesso si può dire per l’intestino e le altre formazioni viscerali splancniche. Si tratta di organi del sistema del ri­cambio presso i quali le funzioni dell’eterico ed in genere l’attivi­tà e l’inerenza di questo sono particolarmente intense. Ammesso però che per eventi del genere, sia consentito parlare di “intensità”. Se si pensa in opposto alla relativa sussistenza di struttura e di morfologia dimostrata dal sistema osseo dopo la morte, si comprenderà come l’aderenza a questo del corpo eterico, sia sicuramente meno intensa in paragone a quello che l’eterico esprime in corrispondenza dei visceri tipici del sistema del ricambio.

 

[A tal proposito si valuti la notevole analogia, peraltro piú volte richiamata da Rudolf Steiner , che la lingua tedesca possiede tra la parola “Leber” (fegato) e “Leben” (vita). Il fegato è un organo che potremmo definire “centrale” per l’esistenza umana a causa delle sue molteplici funzioni. È singolare notare che in esso l’irrorazione sanguigna risulta essere per 2/3 venosa, tramite il sistema della vena porta, e soltanto per 1/3 arteriosa, attraverso l’arteria epatica. Nella medicina antroposofica il fegato corrisponde al pianeta Giove e al metallo Stagno. Appare perciò piuttosto evidente, alla luce di queste ultime informazioni, la maggiore “vitalità” del fegato rispetto agli altri organi corporei umani in virtú della massima intensità raggiunta dal corpo eterico in quella sede].

 

Quello che abbiamo affermato è certamente piú che approssimativo, ma non è davvero assoluto, né apodittico. Saremmo lieti se taluno esemplificasse in tal senso, mediante fenomeni piú dimostrativi. Sebbene non si tratti di dimostrare granché; molto è intuibile, piuttosto che dimostrabile.

 

A questo punto si impone necessariamente la considerazione riguardo al metodo di riconoscimento rapido e precoce ed ancora ben anticipato nel tempo della normalità clinica, del quale si è occupata la ricerca scientifico-spirituale. Parliamo delle esperienze in tal senso condotte dalla dottoressa Kolisko e di quelle effettuate nella medesima direzione dal dottor Werner Kaelin. A queste si devono aggiungere le metodiche delle “cristallizzazioni sensibili” sviluppate dal dottor E. Pfeiffer. Di tali metodi ci occuperemo, appunto, nella presente trattazione. Si tratta cioè della “reazione capillaro-dinamica” di W. Kaelin effettuata secondo i princípi già concepiti dalla dottoressa Kolisko, la quale utilizzò l’analisi capillare oltre che per la ricerca di elementi particolari in un liquido determinato, anche per fissare su carta da filtro le forze vitali formatrici del mondo vegetale.

 

Il dottor W. Kaelin lavorò su questa metodica innestando al relativo procedimento l’analisi del sangue in vista di reperirvi le manifestazioni prime ed elementari evidentemente connesse alla presenza di neoplasie, soprattutto se questa abbia inciso negativamente inducendo effetto discrasico ed oligoanemizzante. Vi sono poi gli aspetti particolari della terapia con Iscador. Esso infatti può essere associato ad altri composti (in genere si tratta di composti metallici, ma anche di genere diverso) ed ad altri rimedi fisici di vario tipo. Di questi ultimi il piú importante è il calore.

 

Vischio

 

[Il Viscum Album (Iscador), ovvero il vischio, è il rimedio tipicamente suggerito da Rudolf Steiner nella terapia dei tumori. Secondo la prospettiva analogica utilizzata da Steiner, il vischio, che in sostanza è una sorta di “parassita” delle altre piante, ha forte affinità con i processi neoplastici che in effetti si comportano come una sorta di complessi cellulari “parassitari” nei confronti dell’organismo del paziente. Dunque secondo una prospettiva che richiama la dottrina omeopatica del “similia similibus curandi”, si “annulla” l’effetto del tumore attraverso il vischio, il quale “parassitando il parassita” finisce per distruggerlo. La medicina ad orientamento scientifico-spirituale ha sviluppato in modo particolarmente attento e accurato le indicazioni terapeutiche date da Rudolf Steiner: in particolare esiste una struttura sanitaria specializzata nelle terapie oncologiche, la Lukas Klinik ad Arlesheim nel cantone svizzero di Basilea].

 

Il Dottore raccomandava che il tumore, in rapporto naturalmente alla topografia, fosse circondato da una specie di manto di calore. In realtà ciò avviene, allorché si inietta l’Iscador e segnatamente se lo si inietta nella o nelle regioni prossimali al tumore stesso. Addirittura le prime iniezioni con l’Iscador possono provocare reazioni febbrili che non devono impressionare: ne vedremo i motivi. L’effetto termico in questa direzione è anche ottenibile mediante applicazioni calde, prossime ai territori colpiti (impacchi a vapore, docce calde, semicupi ed impacchi diaforetici). Le diete cosí dette corroboranti ed ipercaloriche, forse soltanto in tempi ormai andati, fatte oggetto di prescrizioni piú o meno raccomandate, sono oggi praticamente trascurate. Ma già sette decenni orsono Rudolf Steiner non solo le aveva sconsigliate, ma aveva indicato nell’anoressia delle fasi già conclamate della malattia neoplastica, un sintomo grazie al quale l’organismo tendeva a difendersi dall’invasione cellulare atipica operata dal tumore. Se l’Io del paziente canceroso è debole al punto di non poter esercitare alcun valido controllo sulla proliferazione abnorme delle cellule, non sarà perciò in grado di trasformare neanche tutta la quantità di cibo assunto. L’anoressia è una difesa. Del resto ogni eccedenza di cibo serve soltanto a favorire lo sviluppo del tumore. Il cibo in eccesso finisce con il nutrire la neoplasia. In tal senso è comprensibile come il Dottore in alcuni casi abbia consigliato addirittura una settimana di digiuno (relativo) da far precedere all’inizio del trattamento del tumore mediante l’Iscador. Soprattutto per le neoplasie maligne della cute, ma anche per le altre forme neoplastiche, il Dottore consigliava diete di tipo prevalentemente vegetariano dalle quali erano però esclusi: aglio, funghi, pomodori, patate. Sconsigliati gli insaccati, le conserve; la carne è da evitare o da assumere solo in piccole quantità. Consigliati latte acido, formaggi leggerissimi, panna inacidita. Importantissima la quiete psichica. Sappiamo bene quanto questa sia intrinsecamente ricollegabile alla vita piú profonda della coscienza dell’infermo, ma non dobbiamo trascurare come, sulla vita interiore del malato, e quindi sulle forze dalle quali dipende la sua calma, abbia influenza il medico mediante ogni espressione verbale, mediante ogni sua decisione e, insomma, mediante la totalità della sua condotta, compresa anche le forme inespresse di questa. Il malato generalmente, ed in particolare quello portatore di processo neoplastico, possiede una sorta di intuitività penetrante in grado di “leggere” nell’altrui interiorità e segnatamente in quella del medico. Non si tratta perciò di trasmettere al paziente qualcosa di inautentico o gratuito. Né si tratta di suggestionarlo quasi coartandone la psiche ed i processi mentali. Si tratta di essere capaci, piuttosto, di ravvisare al massimo in se stessi quel sentimento di amore per la personalità dell’infermo, dimostrando in ogni istante di essere disponibili al suo destino umano impegnato a sostenere, attraverso la malattia, una delle prove preparatorie piú luminose del suo futuro. Di questo è possibile tacere, o dire, a seconda dei casi.  Ma ciò che il medico non dovrebbe mai dimenticare o sottovalutare, nei suoi rapporti con un malato del genere, è la sua disposizione alla tolleranza illimitata ed alla totale abnegazione nei riguardi di esso. Ad esempio, al medico dovrebbe accadere il meno possibile di fare qualcosa, o di usare espressioni capaci in qualche modo di apportare sofferenza al malato o tali da esserne aumentata quella già esistente. Ancora piú importante è che il medico sorvegli straordinariamente se stesso affinché gli sia possibile evitare tutto ciò che abbia il potere di implicare la disperazione nella quale il paziente non dovrebbe mai andare incontro.

 

[Ancora una volta Amleto Scabellone ci offre la corretta immagine di ciò che dovrebbe essere un medico che cerca di applicare nella sua professione i princípi della Scienza dello Spirito. La necessità di applicare una tolleranza illimitata e di evitare qualsiasi azione, parola, comportamento, che possano determinare preoccupazione, turbamento, sofferenza, se non vera e propria disperazione nel paziente, è sottolineata da Amleto, poco sopra, come regola che non solo un medico ma che qualsiasi autentico seguace della Scienza dello Spirito dovrebbe rigorosamente osservare. Tuttavia nella presente situazione si pretenderebbe da parte dei medici antroposofi una presa di posizione estremistica “contro” determinati presídi preventivi giudicati, a torto o a ragione, dalla comunità scientifica internazionale come unica via d’uscita dalla attuale crisi sanitaria che si è abbattuta sul pianeta da un anno e mezzo a questa parte. Ciò, come hanno correttamente spiegato i colleghi responsabili della Sezione di Medicina della Società Antroposofica Universale, sarebbe antiscientifico, settario, unilaterale e paranoico dato che farmaci antiblastici, cortisonici ma anche internet, televisione, elettricità, radiofrequenze e microonde non sono certamente meno arimanici di questi sieri genici, considerati “vaccini”, come attestano chiaramente le molteplici parti dell’Opera Omnia nelle quali Rudolf Steiner analizza le forze arimaniche e la loro influenza sugli esseri umani.

 

Epidemie R. Steiner

 

In reazione a situazioni che sono certamente anomale e preoccupanti (ma che come ben dice Judith von Halle possono essere pienamente contrastate unicamente dai Mondi Superiori) si è sviluppato all’interno del mondo antroposofico (particolarmente in Italia) un altrettanto preoccupante movimento di reazione che, utilizzando toni apocalittici (se non di autentico invasamento isterico) mescola alcune affermazioni di Steiner (evitando di citare altre affermazioni di segno opposto vedasi Epidemie, Testi scelti, dell’Editrice Antroposofica, 2020) con le tesi “complottistiche” di personaggi, vivi o recentemente deceduti, siti, blog, tra cui alcuni che in un passato non troppo remoto hanno anche violentemente attaccato, in diverse occasioni, Steiner e l’Antroposofia, e che nulla hanno a che vedere con la Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente!

 

Tali atteggiamenti poco responsabili, oltre che a richiamare una massa di esaltati nei “perimetri antroposofici”, contrastano fortemente con quella calma e con quella misura che dovrebbe possedere chi segue la Via della Scienza dello Spirito (il richiamo agli ultimi tre esercizi, equanimità, positività, spregiudicatezza è d’ob­bligo) sia con quella mitezza d’animo e quella serena tranquillità che possedevano Steiner, Scaligero, e cosí Mimma e Amleto Scabellone che, ad onta di quanto possono affermare alcuni “profeti dell’Apocalisse”, non avrebbero mai approvato comportamenti estremistici, aggressivi e scomposti (di frequente associati ad affermazioni prive di qualsivoglia fondamento scientifico), come quelli cui siamo stati costretti ad assistere nell’ultimo periodo. Dovere di un buon medico antroposofo (e aggiungo di ogni vero antroposofo) è quello di ascoltare, sostenere, incoraggiare, consolare chiunque a lui si rivolga senza minimamente permettersi di giudicare le sue decisioni, che peraltro a volte sono il frutto di una necessità contingente legata alla impossibilità di potersi permettere la perdita del reddito lavorativo. Giudico estremamente grave, da parte di chi si definisce “antroposofo”, non comprendere cose del genere!].

 

Esistono poi molteplici varietà di condotta e di atteggiamento propri alla caratterialità soggettiva, sui quali il medico deve a volte lavorare energicamente perché questi non ostacolino la sua giusta azione in senso terapeutico.

 

Amleto Scabellone (18. continua)

 


La trascrizione dell’articolo e le note esplicative tra parentesi quadre sono a cura di Fabrizio Fiorini.