Pentole senza coperchio

Pubblicazioni
Pentole senza coperchio

Fulvio Di Lieto

 

Congiure e strategie

 

Appunti, riflessioni e osservazioni

su soggetti, argomenti e vicende

dell’attuale, ardua e strana società

Pentole senza coperchio

 

Questi i titoli dei vari soggetti trattati nel libro con leggerezza ma anche con serio e stimolante approfondimento:

 

Istruzioni, Salvataggi provvidenziali, Concatenazioni karmiche, Paura di volare, Senza scampo, Inquinamento, Flop finanziari, Low cost, Vincere la gravità, Automazione e manutenzione, Delizie e tormenti, Strumenti di controllo, In mare, Il treno, Il petrolio, L’automobile, L’alcol, Il tabacco, La canapa, Il North Pacific Gyre, Vortici territoriali, I figli del vento, Il viaggio, Divieti, UFO.

 

Da uno di questi capitoletti, ecco un breve stralcio sull’alcol:

 

«È strano il diverso trattamento riservato da un lato al fumo e dall’altro all’alcol. Mentre sui pacchetti di sigarette ammonimenti apocalittici diffidano i fumatori dal persistere nel loro vizio, tipo “Il fumo uccide”, oppure “Il fumo produce il cancro” e altre geremiadi dello stesso tenore, per le confezioni contenenti alcol niente di tutto questo. Anzi, le ditte produttrici si autoincensano con etichette che decantano la bontà del loro prodotto, in marcia da secoli e tuttora in gamba, o portando all’attenzione dei consumatori le benemerenze rilasciate dalle case reali nel corso degli anni, con diplomi, medaglie, coppe e stime in caratteri d’oro. Arrivano ad assoldare celebri poeti per stampare etichette con vere e proprie elegie a favore delle virtú del vino contenuto nella bottiglia o nel fiasco. Un nutrizionista che aveva a cuore le sorti dei pedoni e degli stessi guidatori, aveva tempo fa suggerito alle autorità di far apporre dai produttori slogan dissuasivi sulle etichette dei loro vini, ma è stato duramente contestato da tutti e tacciato di oscurantismo, di manie repressive e di nostalgie proibizionistiche. Si opera quindi un discrimine: si preferisce avere vittime da ubriachezza molesta piuttosto che da oppio o cocaina. A proposito dell’oppio. Si è voluto scatenare una guerra contro l’Afghanistan adducendo tra i motivi principali quello della guerra al traffico dell’oppio di cui quel paese sarebbe il maggior produttore e spacciatore. Bombe, missili, carri armati, truppe speciali, guastatori e incursori. Tutto il territorio è stato passato a ferro e a fuoco con migliaia di vittime. Nulla di simile viene però prospettato per le viticulture italiane, francesi, spagnole, tedesche, greche e ora anche cinesi e californiane. Il vino si produce ormai ovunque nel mondo. E cosí l’orzo e il luppolo per birra e whisky. Perché non si scatenano campagne militari con bombardamenti a tappeto sui vigneti del Chianti, del Tocai, del Nebbiolo, del Lacryma Christi, del Bordeaux, del Beaujolais, del Reno e delle Asturie? Una bella guerra antivino. Ma questo nessuno lo propone. I motivi? Si perdono tra i fumi di Barolo, Montefiascone, Aleatico e Salaparuta. Questioni di occulti interessi, strategie trasversali». 

 




 

Fulvio Di Lieto, Pentole senza coperchio – Congiure e strategie

 

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