Questa è la prima conferenza tenuta davanti agli operai dopo l’incendio del Goetheanum avvenuto nella notte di San Silvestro. In segno di partecipazione a questa disgrazia, tutti gli astanti si alzarono in piedi all’arrivo di Rudolf Steiner.
È difficile esprimere il dolore che provo. So a che punto siete tutti coinvolti e non ho quindi bisogno di dire molto.
In questa occasione, permettetemi però di farvi notare che già il 23 gennaio 1921 qui, in questa sala, vi ho letto un passaggio di un opuscolo. Riportava le parole di un avversario, si potrebbe anche dire nemico, che parlava in questi termini: «Ci sono abbastanza scintille spirituali che come fulmini sibilano dalla trappola per topi in legno, e Steiner dovrà dar prova di una certa intelligenza e agire in maniera conciliante affinché un giorno una vera scintilla non prepari una fine senza gloria allo splendore di Dornach».
Vedete, di fronte a dei propositi cosí pieni di odio non c’è veramente da meravigliarsi di vederli concretizzarsi, e di fronte ad un’ostilità cosí grande bisognava ben inteso ancor piú aspettarselo. Capirete bene che c’era da temerlo. Ma adesso è cosí ancor piú chiaro quello che certi circoli pensano della nostra causa.
Basta considerare l’animosità, quella manifestata dai giornali, quando, subito dopo questo avvenimento, hanno avuto il cattivo gusto di dire: come mai il “chiaroveggente” Steiner non aveva previsto quest’incendio? Cose simili dimostrano anche un’enorme stupidità e ora non voglio parlarne. Ma se qualcuno trova necessario pronunciare in primo luogo tali frasi, mostra una evidente ostilità maligna. Da questo si può vedere cosa pensa la gente e quanto oggi essa sia maleducata. E rozza.
Siate comunque certi che qualsiasi cosa succeda, non mi lascerò mai far deviare dal mio cammino. Finché vivrò difenderò questa causa e la difenderò nello stesso modo in cui l’ho difesa fino ad ora. E ben inteso desidero che niente venga ad interromperci in alcun campo in modo che in avvenire possiamo continuare a lavorare insieme come abbiamo fatto fino ad oggi. Perlomeno, è quello a cui tendo. Qualsiasi cosa avvenga, penso che in un modo o in un altro bisognerà ricostruire. In questa prospettiva tutto dovrà essere fatto senza trascurare nulla. Questo è semplicemente un impegno interiore.
Oggi vorrei consacrare il tempo che abbiamo per dirvi alcune cose in piú sull’argomento che abbiamo trattato l’ultima volta in un momento un po’ meno doloroso.
Mi sono allora sforzato di mostrarvi che una vera scienza deve effettivamente lavorare al riconoscimento della natura animico-spirituale dell’essere umano. Ma non credo sappiate con quanta forza questo susciti delle passioni nei circoli scientifici. Perché questi circoli scientifici, che oggi si definiscono tali e che sono considerati del tutto eccezionali dai profani, sono rappresentati da gente che, quando si tratta di attaccare il movimento antroposofico, è pronta a fare causa comune con tutti i suoi nemici, quali che essi siano! E vedete, l’ostilità contro il movimento antroposofico non è davvero piccola. Perché nei giorni in cui è avvenuto il disastro, ho per esempio ricevuto un rapporto di una nuova associazione e che ha scelto per nome “Associazione di conoscitori non antroposofici dell’Antroposofia”. Si tratta di persone che non hanno naturalmente nulla a che fare con la disgrazia, ma che tuttavia fanno parte di tutti gli avversari. Questo rapporto terminava con le parole; «Si tratta di una lotta all’ultimo sangue, il partito guidato dallo Spirito Santo vincerà».
Ebbene signori, dalle cose idiote dette da quella gente, c’è da aspettarsi che in quelle persone che hanno deciso questa lotta mortale non ci sia alcuno Spirito, per non parlare dello Spirito Santo, e si può dedurlo chiaramente dalla lettura del rapporto dell’Assemblea. Ma la rabbia presente è espressa soprattutto nella frase: «È una lotta all’ultimo sangue». Questa lotta la gente la fa realmente! Il numero degli avversari non è veramente piccolo! Certi circoli scientifici, o meglio detti scientifici, si occupano di queste cose in modo molto intenso.
Vedete, questo è ciò che devo sottolineare sempre di piú, dato che l’autorità della scienza è oggi cosí forte. Quando qualcuno vuol sapere qualcosa, va da un esperto in materia scientifica, perché è cosí che si fa. La gente non sa il modo in cui queste persone diventano degli “esperti”, e che uno può essere il piú grande idiota ed essere comunque un “professionista” con certificati e cosí via. Sono cose che devono essere adeguatamente conosciute, e quindi è importante che si parta dalla base, per capire come stanno effettivamente le cose. Perché le primissime frasi che a scuola si insegnano oggi ai bambini – direttamente e indirettamente – riguardano fondamentalmente “un cavolo”! Cose date per scontate oggi, sono in realtà dei cavoli.
Cosí oggi avete tutto il mondo contro di voi, se dite: è una sciocchezza che il cervello pensi. Perché questa frase, che sia il cervello a pensare, questo sillogismo, si applica ovunque: dove non c’è cervello non può esserci pensiero; non ci sono pensieri dove non c’è cervello. Ora, dalle mie lezioni avrete visto che il cervello ha naturalmente la sua parte e la sua importanza per il pensiero. Ma se le persone che fanno davvero poco uso del loro cervello sostengono che il cervello sia una specie di apparato con cui pensare, questa è una semplice sconsideratezza. Non ci si può stupire se qualcuno, che è solo un uomo semplice, lo creda, perché non possono trascurare i fatti, e lo crede perché l’autorità della scienza è cosí grande. Ma secondo la logica, il vero pensiero in questa frase non è che il cervello pensa, e oggi voglio darvi una prova di questo.
Lo si può constatare facilmente se si guarda un piccolo coleottero che ha una testa molto piccola. Se prendete per esempio un coleottero come il necroforo, gli togliete la testa e ci guardate dentro, troverete tutto fuorché un cervello, che si pretende sia l’apparato per pensare. Un coleottero cosí piccolo non ha, naturalmente, nel senso che si è sempre sostenuto, “un cervello pensante”, ma ha dei piccolissimi noduli, dei noduli nervosi, che non sono neppure l’inizio di un cervello strutturato.
Per darvene un esempio voglio raccontarvi ora una cosa. Ma prima devo dirvi che questi coleotteri scavatori necrofori hanno un’abitudine di vita che praticano sempre. Questi coleotteri scavatori depongono delle uova, e dalle uova strisciano fuori animali simili a vermi o larve, che poi si trasformano in coleotteri. Questi piccoli vermi, quando strisciano fuori, hanno immediatamente bisogno di cibo e di carne. Se non avessero cibo a base di carne non potrebbero vivere. Cosa fanno quindi gli scarafaggi scavatori?
Questi coleotteri scavatori cercano da qualche parte un posto dove ci sia un topo, o un uccello o una talpa morti… Allora, quando un singolo coleottero scavatore ha trovato, per esempio, un topo morto, inizialmente scappa via; poi ritorna, ma non da solo, torna con altri coleotteri. E tutti questi, con cui è tornato, si mettono prima di tutto a correre dappertutto intorno al topo.
Immaginate dunque che un topo stia qua (fa uno schizzo). Il coleottero l’ha scovato, l’ha trovato e adesso va via. Poi, questo necroforo ritorna accompagnato da molti altri necrofori. Li si può vedere agitarsi tutti intorno al topo. E qualche volta si nota che tutti se ne vanno. Teniamo a mente che se ne sono andati tutti. Ma a volte si vede che i coleotteri arrivano, corrono intorno al topo morto e poi si mettono a scavare in modo da togliere prima di tutto la terra che si trova sotto il topo e intorno ad esso. E il topo affonda sempre piú nella terra. Scavano finché il topo è completamente nella terra.
Poi vanno a cercare le femmine, che depongono le uova nel topo. E poi lo ricoprono di terra in modo che quando una persona ci cammina sopra, non vede nulla di tutto ciò.
Vi ho detto che può accadere che qualche volta i coleotteri se ne vadano. Se ora si esamina questo fatto, si scopre che quando se ne sono andati via, il terreno era duro. I coleotteri si sono detti che non potevano fare nulla. Ogni volta che restano e compiono la loro procedura, il terreno è morbido.
La cosa piú notevole, che è incredibile ma vera, la cosa piú strana quando ci si pensa, è che per un coleottero che se ne è andato, ne tornano solo dieci o dodici, e non quaranta o cinquanta. Perché si nota che quando se ne va non ritorna mai accompagnato da piú coleotteri di quanti ne sono necessari per fare il lavoro. Non assume mai lavoratori piú del necessario e neppure meno. Ritorna con il numero esatto per compiere il lavoro.
È qualcosa d’incredibile, ma non è una favola. Hanno potuto constatarlo facendo ogni sorta di esperimento. È un’assoluta verità. E colui che lo ha verificato non era un uomo superstizioso, ma qualcuno con un sano giudizio che ha fatto delle ricerche solo nel campo delle scienze naturali, in un’epoca in cui queste erano ancora valide, un amico del botanico Gleditsch, nella seconda metà del XVIII secolo, un naturalista che faceva ricerche con i rospi, con rospi veri. Gli esperimenti erano stati progettati per qualcosa di molto diverso. Come sapete certamente, l’elettricità è stata scoperta per la prima volta per messo della zampa di una rana. Cosí andò a prendere un rospo morto per asciugarlo. Cosa fece il naturalista? Andò in giardino, prese un piccolo bastone di legno e ci mise sopra il rospo morto in modo che si asciugasse abbastanza rapidamente al sole. Dopo qualche tempo andò di nuovo e trovò tutto intorno diversi coleotteri scavatori che lavoravano attivamente. Non tolse la sua installazione, ma pensò tra sé e sé: preferisco vedere cosa fanno, cosa succederà a lasciar lavorare tranquillamente questi bravi becchini.
E quelli cosa hanno fatto? Hanno scavato finché il legno non è caduto e il rospo ha trovato spazio nel terreno, in una buca. Poi hanno fatto deporre le uova alle femmine, e non hanno lasciato là il pezzo di legno, ma l’hanno sepolto e poi hanno messo la terra sopra al rospo. Se lo facesse un uomo si direbbe: seppellisce il bastone in modo che quando un uomo ci cammina sopra, ogni traccia sia cancellata. I necrofori agiscono esattamente come farebbero degli uomini intelligenti. Sono convinto che un buon numero di persone stupide non lo farebbe in modo tanto intelligente. Cosí da questo si vede che ciò che si chiama intelligenza, o cervello, è semplicemente presente senza che i coleotteri scavatori lo abbiano. Ora qualcuno può ribattere: no, è una sciocchezza, non si tratta di intelligenza. È del tutto stupido dire che si tratta di intelligenza, si tratta semplicemente di istinto. Ma, da parte mia, ritengo stupido colui che usa la parola istinto in questo caso, portando in tal modo la cosa in un vicolo cieco. C’è bisogno di una parola? Si adopera allora la parola “istinto” per eliminare cosí ogni riflessione. È importante comprendere il fenomeno. Però è tuttavia possibile che qualcuno dica: bene, quello che ci racconta è malgrado tutto assurdo, perché tale comportamento è innato in questo coleottero, gli è trasmesso, e in questo caso non c’è modo di pensare all’intelletto. È solo nella loro natura fisica, e non bisogna pensare che questi insetti abbiano una mente.
Voglio adesso raccontarvi una storia, una sola, raccontata da una persona assolutamente affidabile, e che riguarda precisamente qualcosa che anche altri hanno osservato. Questa persona è un essere umano del tutto eccezionale: si tratta di Darwin. La gente si fida di Darwin, vero? Questa volta non riguarda un coleottero, ma un’esperienza con una vespa. Il cervello di una vespa non è piú grande di quello di un coleottero. Vedete, anche le vespe hanno bisogno immediato di carne per le loro larve che escono dalle uova. Queste vespe sono piú deboli dei coleotteri, anche quando sono numerose. Loro non hanno bisogno di talpe o di rospi morti, ma di animali piú piccoli, che bastano a una di loro, e non è dunque necessario l’aiuto di molte. Ecco perché questi animali, queste vespe, raccolgono per le loro larve altri piccoli animali come mosche e simili.
Darwin, che è considerato il piú grande naturalista del XIX secolo, ha dunque osservato la seguente cosa: una vespa, che ha bisogno di un piccolo animale affinché la femmina possa deporre le uova, trova per strada una mosca morta. La vespa vorrebbe alzarsi in volo portando la mosca, ma è troppo pesante per lei. Cosa fa allora la vespa? Seziona la testa della mosca e il suo addome, poi prende il volo carica del torace e delle ali, quelli è capace di portarli. La vespa se ne va dunque portando una mosca senza testa né addome. Ma soffia un forte vento e la vespa non riesce ad avanzare. Fa degli sforzi per avanzare – come ho detto prima è Darwin che ha osservato tutto questo – ma ci riesce difficilmente, perché il vento penetra continuamente fra le due ali della mosca. Il vento ha presa sulle due ali e la vespa non riesce ad andare avanti. Cosa fa allora la vespa carica della mosca? Si posa al suolo, seziona le due ali e continua il volo con la mosca privata delle ali. Beh, è impossibile dire altro se non che qui c’è un pensiero, perché la vespa si è adattata al vento. Il fatto di tagliar via le ali quando c’è il vento, non può essere una cosa innata. Si deve partire da ciò che si chiama ragione e dire a se stesso: senza le ali, il vento non mi frenerà. Questo non può essere innato! È impossibile che una cosa del genere sia innata! C’è qualcosa che si chiama ragionamento. La conseguenza è che bisogna dire che qui la mente è davvero al lavoro. Qui funziona la mente.
Da questo si può vedere come funzionava la ricerca di storia naturale nel XIX secolo. Vi ho deliberatamente citato quello che ha visto Darwin. Ma cosa ha detto Darwin? Darwin ha detto: tutto ciò che vediamo negli animali avviene solo attraverso l’ereditarietà, la selezione naturale e cosí via.
Rendetevi ben conto di questo: le persone tacciono quello che sanno, per elaborare delle teorie! Questa è la cosa piú importante, che le persone nascondono semplicemente ciò che essi stessi sanno, per proporre delle comode teorie, che non consistono in nessuna scienza ma che vengono utilizzate per ingannare la gente. Di certo Darwin era un grande uomo, e nessuno ha riconosciuto piú amorevolmente di me ciò che ha realizzato di positivo. Ho scritto su Darwin tutto quello che era possibile. Ma bisogna essere chiari – e questa è la cosa strana – anche coloro che hanno già raggiunto qualcosa, che hanno raggiunto qualcosa di grande, sono stati ciechi di fronte alla realtà. Nonostante i suoi grandi trionfi nel mondo fisico, il XIX secolo è caratterizzato dal fatto stesso che la gente ha perso il senso della realtà e l’ha semplicemente soppressa.
Continuiamo. Prendiamo degli altri insetti. Queste cose devono essere osservate negli insetti, perché con gli insetti si può sapere esattamente che non è la grandezza del loro cervello che li rende intelligenti, perché non è cosí. Ecco perché bisogna osservare queste cose soprattutto negli insetti. Sí, signori, nel comportamento degli insetti ci sono non solo le cose che vi ho descritto, ma anche altre cose molto diverse. Gli insetti depongono tutti le loro uova, e non è un animale che esce, ma sempre una larva, che deve prima di tutto metamorfosarsi. Questo è ancor piú complicato nelle farfalle, che fanno parte degli insetti. Dapprima esce dall’uovo una larva, un bruco, questo si rinchiude in un bozzolo e da questo esce infine la farfalla. In questo caso si tratta di una totale metamorfosi. Ma questa, a dire il vero, esiste in tutti gli insetti. Ora, vedete, ci sono insetti che sono vegetariani, che una volta adulti non mangiano che dei vegetali. Signori, sapete bene che non sto facendo propaganda per l’alimentazione vegetariana, ma è vero che ci sono insetti vegetariani. Si nutrono solo di piante. Ma la cosa particolare è che le loro larve, i loro vermi, quando strisciano fuori dalle uova, hanno tuttavia bisogno di carne. Cosí questi insetti hanno la grande particolarità che in loro c’è prima innato qualcosa di molto diverso. Si convertono a una dieta a base vegetale solo quando sono adulti. Quando sono ancora piccoli e hanno un aspetto molto diverso, come i vermi o le larve, mangiano la carne. Cosa fanno allora questi insetti? Cercano degli altri insetti, il piú spesso dei bruchi, nel corpo dei quali depongono le loro uova. Loro stessi non hanno piú voglia di carne, di una alimentazione animale, ma sanno che dalle loro uova usciranno delle larve che hanno bisogno di carne. Depongono perciò le loro uova nel corpo di un bruco o di un altro insetto.
Ma questo non è tutto, c’è ancora qualcosa di abbastanza diverso. Perché si può dire: questi vermi striscianti sono in realtà già terribilmente intelligenti! Perché pensate, ve ne sono alcuni che dipendono da cibo animale vivo. Al momento di depositare le uova, l’insetto, che ha un pungiglione, punge un altro insetto vivo piú grande di lui e poi vi depone le sue uova all’interno. Cosí in certi bruchi si trovano moltissime punture e una moltitudine di uova da cui piú tardi usciranno le larve. Le uova sono deposte in un insetto vivo perché se questo venisse a morire le uova sarebbero perse, visto che le larve hanno bisogno di cibo animale vivo. Quindi pensate un po’ che anche se una sola larva, uscendo dall’uovo, distruggesse un organo dell’animale nel quale sono deposte le uova e provocasse cosí la morte di quest’ultimo, tutte le altre larve delle uova deposte sarebbero destinate a perire. Ma questi insetti sono cosí intelligenti per agire in modo che nel bruco vivo non sia mai mangiato alcun organo indispensabile alla sua vita, e cosí il bruco non muore. Gli organi indispensabili alla vita sono cosí risparmiati, qualsiasi sia il numero delle uova deposte che si trovano nel bruco, in quest’ultimo è mangiato solo quello che non impedisce all’animale di continuare a vivere.
Vedete, sono cose che la gente sa, ma di cui non dice nulla. Sanno e tacciono. Non è ben inteso per loro gradevole sentirlo dire da qualcun altro, perché ciò non fa solo evidenziare l’incapacità manifesta della scienza, ma anche la sua disonestà e improbità. Questo vi insegna che degli animali quali gli insetti si può dire che non hanno certamente l’intelligenza, perché non hanno cervello, ma che il pensiero si manifesta in quello che fanno. Ecco cosa si deve dire: c’è il pensiero. Il comportamento degli animali non è il frutto di una riflessione. Per riflettere ci vuole un cervello. Gli animali non pensano a quello che fanno, ma quello che fanno è permeato di ragione.
Succede pure che certi comportamenti degli animali ricordino qualcosa che assomiglia al ricordo o alla memoria. Non hanno memoria, ma qualcosa che le assomiglia. È un fenomeno che potete osservare se per esempio siete apicultore. Sono state fatte tante esperienze. Avete un’arnia. Ne escono delle api che sono appena nate. Colui che vuole imparare, sposta un po’ l’arnia. Le api ritornano, ma si dirigono inizialmente verso il posto dove si trovava prima l’arnia. Si dirà allora: è l’istinto, non ci si deve meravigliare, fanno il percorso che avevano fatto partendo. Ma ecco che si mettono a cercare. Volano piú lontano, cercano da tutte le parti. E trovano l’arnia. Non vi penetrano però subito, e le si vede volare durante un lungo momento intorno ad essa, e si può dedurre senza sbagliarsi che cominciano a esaminarla per stabilire se è proprio la loro, esattamente come i necrofori esaminano la terra per sapere se è dura o malleabile. Questo mostra dunque che non hanno certo una vera memoria, ma qualcosa che le assomiglia, visto che devono stabilire se si tratta effettivamente della stessa arnia. Noi facciamo lo stesso con la nostra memoria, quando vogliamo constatare la somiglianza di una cosa. Le api fanno qualcosa di simile.
Ovunque funziona cosí: ciò che nell’uomo opera attraverso la testa, funziona, lavora attraverso la mente; la mente lavora ovunque, la meravigliosa mente lavora anche nell’insetto. Perché immaginate quale mente meravigliosa è quella delle larve di insetti, che strisciano fuori e non mordono immediatamente lo stomaco dell’animale nel quale si trovano. Se lo toccassero, sarebbe finita per tutte.
Se si osserva questa tattica, che a volte si usa in guerra, si è portati ad avere un po’ di rispetto per la mente, per l’intelletto che c’è nell’insetto, paragonato alla mancanza d’intelligenza della gente. A questo riguardo la gente non ha alcuna ragione di dire che solo noi abbiamo l’intelletto.
Vi dirò adesso qualcos’altro ancora. Sapete tutti a cosa assomiglia la carta. Sapete che gli uomini hanno scoperto la carta che abbiamo oggi soltanto quattro o cinque secoli fa. Prima di questa scoperta, per scrivere ci si serviva di ogni specie di materiale possibile, la pergamena ecc. Ma per quanto riguarda la carta detta “di stracci”, questa fu scoperta dall’umanità civilizzata soltanto quattro, cinque secoli fa. Prima si scriveva sulla pelle. Come si fece questa scoperta? Facendo un miscuglio di certe sostanze, secondo un determinato procedimento. Forse qualcuno di voi ha già visitato una fabbrica di carta. La carta si presenta prima di tutto in una forma liquida, che in seguito viene solidificata. La si fabbrica con procedimenti puramente artificiali, con tutta una serie di mezzi chimici e meccanici.
Forse non avete visto solo della carta, ma anche un nido di vespe. La costruzione di un nido di vespe è equivalente pressappoco a questo (l’oratore fa uno schizzo): sta dritto da qualche parte e in modo che le vespe possano volare dentro. Un nido è grigio, non bianco, ma grigio, del resto c’è anche della carta grigia. Il nido di vespe è di vera carta! Quando si chiede: di cos’è chimicamente fatto il nido di vespe? È esattamente uguale alla carta, secondo la sua composizione chimica. È proprio di carta.
Ora, le vespe non fabbricano i loro nidi solo da quattro/ cinque secoli, bensí da millenni! Il che vi dimostra che le vespe fabbricavano la carta molto prima degli uomini. Questo è semplicemente un dato di fatto: i nidi di vespe sono di carta. Se migliaia di anni fa gli uomini fossero stati cosí furbi da guardare come le vespe costruivano il loro nido, avrebbero scoperto la carta molto prima. Ma allora le conoscenze nel campo della chimica non erano ancora abbastanza sviluppate.
E anche la scrittura non era ancora pronta. Attraverso la scrittura, sono venute molte cose che non servono esattamente alla salvezza dell’umanità. Ma in ogni caso, le vespe fanno la carta da un tempo incommensurabilmente piú lungo degli umani.
Certo, potrei parlare con voi non per ore ma per giorni e giorni di come la mente si diffonde ovunque. Essa è ovunque. La sola differenza è che l’uomo raccoglie in sé i pensieri che sono ovunque per servirsene poi in seguito. E poiché il suo cervello è sviluppato, può usare per sé ciò che è diffuso ovunque in ogni cosa.
Ma non bisogna credere che il nostro cervello serva a produrre il pensiero. È una enorme assurdità crederlo. Credere che produciamo il pensiero è altrettanto stupido come credere a colui che parte per prendere l’acqua a uno stagno con il suo annaffiatoio e ritorna dicendo: «Ma guarda un po’, hai visto che un minuto fa era vuoto: l’acqua è uscita dal metallo!». Tutti diranno: «È proprio stupido! Quell’acqua è andato a prenderla allo stagno. L’acqua non è venuta fuori dal metallo!». Ma quando indicano il cervello, che ingloba semplicemente anche il mentale, perché questo è ovunque come l’acqua, gli studiosi sostengono che il pensiero scaturisce dall’interno! Questo è altrettanto stupido, come dire che l’acqua esce dall’annaffiatoio. Perché il pensiero c’è anche dove non c’è il cervello, proprio come l’acqua dello stagno non deriva dall’annaffiatoio. Il pensiero è ovunque. L’uomo è capace di raccogliere il pensiero. E come ci si può servire dell’acqua che c’è nell’annaffiatoio, l’uomo può servirsi del suo cervello per accogliere il pensiero, che è ovunque presente nel mondo, come l’acqua. Ma per il momento l’uomo non usa la sua mente particolarmente bene.
Vedete però che è importante avere un pensiero corretto. Coloro che affermano che il pensiero è prodotto dal cervello, non penseranno mai in modo giusto, perché dicendo questo dimostrano la loro incapacità di pensare correttamente. Sostengono davvero le stesse sciocchezze, come quando qualcuno afferma che l’acqua è prodotta dal metallo dell’annaffiatoio. E questa assurdità è la scienza di oggi. È qualcosa di tangibile, cosí vanno le cose, signori. È semplicemente cosí, il pensiero deve essere raccolto.
Beh, si può prendere il cervello per raccogliere il pensiero ovunque si voglia. Ma questo ha altrettanto poco senso di quando si mette giú l’annaffiatoio, si va via e poi si torna indietro e ci si stupisce perché non contiene acqua! L’annaffiatoio non si riempie d’acqua da solo. E neppure il cervello mette insieme i pensieri da solo. Cosa ci deve essere, in modo che il cervello possa raccogliere il pensiero?
Non si può lasciare il cervello a se stesso, cosí come non si può lasciare la brocca d’acqua a se stessa. Se si pensa di essere costituiti solo da sangue, nervi e cervello, tutto questo corrisponde all’annaffiatoio; ci deve essere qualcosa che raccoglie, ciò che il cervello usa per riunirvi i pensieri. Ed è il ruolo dell’animico-spirituale, che penetra nell’uomo come vi ho detto recentemente, che preesiste già nel Mondo spirituale e che utilizza il fisico per manifestarsi.
Quindi, se non si sopprimono i fatti, quando si arriva davvero al punto, cioè che il pensiero è ovunque, come l’acqua, che deve essere raccolto nel cervello come l’acqua nella brocca, se si vuole essere uno scienziato serio e non un ciarlatano, bisogna anche cercare chi è “il raccoglitore”. Questo è ciò che risulta semplicemente da un buon uso della ragione. Non è vero che la scienza dello Spirito antroposofica sia meno scientifica dell’altra, bensí che essa è molto piú scientifica, molto piú scientifica.
Abbiamo potuto vedere l’altro ieri quanto la gente sia logica. Sapete che qui è stato tenuto un corso di scienze naturali. Ve l’ho già detto, abbiamo fatto esperimenti a Stoccarda sul ruolo della milza, e abbiamo confermato che la milza funziona come una sorta di regolatore del ritmo alimentare. Cioè, il sangue ha un certo ritmo nell’essere umano, il polso, vero? Settantadue battiti del polso – dev’essere cosí. Ma essi dipendono da quanto si mangia. Certo gli uomini stanno un po’ attenti affinché i loro pasti siano sottoposti a un ritmo. Ma hanno difficoltà a mantenerlo, un giorno mangiano a un’ora, il giorno dopo a un’altra. Senza parlare delle sostanze che assorbono! Mangiano ora delle sostanze utili, ora delle porcherie. Nel loro regime alimentare non esiste veramente un ritmo come nel sangue. C’è una irregolarità se si mangia oggi alle due e domani all’una. Il sangue non ne tiene conto, non ha pulsazioni diverse; ha bisogno di alimenti a intervalli regolari. La milza serve a compensare la mancanza di regolarità. Si tratta di questo che volevamo provare con i nostri esperimenti e ci siamo riusciti, almeno fino a un certo livello; bisogna procedere ad altri esperimenti piú approfonditi e lo faremo presto. Ma siamo riusciti a provare, fino a un certo livello, che la milza è un regolatore che fa in modo che anche quando mangiamo in modo irregolare, gli alimenti restino nell’intestino il tempo necessario al sangue. Quando non siamo affamati, o quando lo siamo tanto, la milza non può fare nulla, ma fa in modo che del grasso sia prelevato nelle riserve del nostro corpo, affinché il sangue sia correttamente alimentato.
Vedete, siamo stati completamente onesti e per questo la signora Kolisko ha scritto nel suo libro che ho dichiarato in un corso di medicina che la milza aveva questa funzione, e lei ha poi fatto degli esperimenti che hanno confermato la cosa. Un professore di Monaco ha detto a questo proposito: «Ebbene, non c’è niente di piú facile. Riceviamo dall’Antroposofia i dati: è come se li avessimo già in tasca». Quando facciamo delle ricerche e degli esperimenti su di essi, non siamo in presenza – come dice la gente – di una scienza senza presupposti. Arriviamo con dei dati pronti ai quali facciamo seguire gli esperimenti. E ha aggiunto: «Non è una scienza senza presupposti».
Perché lo dice? Perché la gente rifiuta completamente di lavorare partendo da un pensiero, ma vogliono che si dia loro piú materiale possibile consegnato ai loro laboratori per poter cominciare a sperimentare in essi alla cieca, fino a quando non viene fuori qualcosa. Ed è questo che definiscono scienza incondizionata. Non c’è proprio alcun presupposto. Può accadere che facciano delle scoperte grandiose per caso, ma anche una gallina cieca a volte trova un chicco di grano! Come potremmo progredire, però, se non lavorassimo nei nostri laboratori secondo dei pensieri?
Cosa ha dunque detto il professore di Monaco? Questa non è una scienza senza presupposti, poiché si lavora avendo già dei dati. Immaginate dunque che da qualche parte si siano già fatti degli esperimenti che hanno provato il ruolo della milza, ma che questi esperimenti siano un giorno andati bruciati durante un incendio, e che se ne fosse salvato solo il risultato. Se nessuno fosse potuto venire dopo e avesse detto: «Ora lo proverò una seconda volta!» non ci sarebbe stato altro che quel risultato. Allora un tale professore dovrebbe tenerne conto e dire: «Sí, ha già il risultato in tasca, quella non è una scienza senza precondizioni». Sarebbe altrimenti uno sciocco. L’unica differenza è che le mie affermazioni provengono dalla ricerca spirituale del fenomeno, ma ho proceduto in modo tale che sul piano anatomico esse siano riscontrabili scientificamente, e l’altro ha solo bisogno di conferme da esperimenti fatti per quanto ho affermato con precisione. Quindi tutto ciò che serve è avere una prova materiale adeguata di ciò che ho detto. Logicamente non c’è alcuna differenza fra quello che io ho detto per mia conoscenza, ottenuto in modo scientifico-spirituale, e ciò che qualcuno acquisisce attraverso prove ulteriori.
Quindi, nel caso si parlasse di una scienza senza presupposti riferendosi a scoperte ottenute materialmente, ma i risultati dei cui esperimenti fossero stati bruciati, quelle sarebbero state accettate; se però lo fa l’Antroposofia, allora si tratta di una scienza senza presupposti. Sí, signori, cosa significa questo? Significa che non si è onesti e che si denigra sistematicamente tutto quello che viene dall’Antroposofia. In fondo, dire che si tratta di una scienza senza presupposti è solo un pretesto. Sono talmente ingenui che non notano nemmeno che si tratta di cosa illogica. Dicono che non è una scienza senza presupposti non perché sia logico, ma perché viene dall’Antroposofia, e perché sono troppo sciocchi per capire quello che viene dall’Antroposofia. Sono certo furiosi perché non riescono a capirlo, ed è per questo che la denigrano. Diventa allora chiaro perché l’Antroposofia è denigrata, perché tutti coloro che praticano la cosiddetta scienza non pensano, quindi non possono capire l’Antroposofia. Questo dipende dalla nostra civiltà. Oggi è possibile essere un grande scienziato, un sapiente, senza essere veramente capace di pensare. Bisogna fare in modo che si coltivi veramente l’onestà, che tiene conto di tutti i fatti, non solo di quelli che sono convenienti, per proporre qualche teoria e gettare cosí sabbia negli occhi alla gente.
Vedete, la rabbia verso l’Antroposofia è dovuta semplicemente al fatto che essa è onesta e che non si vuole permetterle di esserlo. Se le persone avessero un senso piú acuto della verità, poserebbero probabilmente la loro penna già alla seconda frase. Si mettono ad inventare ogni specie di cose sull’Antroposofia perché l’insieme dell’edificio di menzogne che hanno dovuto costruire crollerebbe se comprendessero cos’è veramente. Coloro che inventano ogni specie di cose sull’Antroposofia, non hanno certo la verità come obiettivo. E le persone che iniziano a raccontare falsità, vanno anche oltre. Ecco come si spiegano le grandi calunnie che pesano sull’Antroposofia. Qual è la conseguenza? Che colui che non è capace di discernere, crede che gli antroposofi siano dei diavoli di ogni risma. Colui che non è capace di discernere, crede ovviamente nelle autorità, che non dicono la verità. L’Antroposofia soffre soprattutto del fatto, che ovunque è accusata di cose contrarie alla verità, mentre essa mira a presentare i fatti nel modo giusto e ad essere una vera scienza.
Quando avviene un fatto cosí doloroso come quello che è appena accaduto, bisogna anche guardare un po’ a come stanno realmente le cose, a quello che esse sono veramente e al modo in cui nascono dei propositi incendiari, come nascono in pura malafede.
Quanto a me, sono assolutamente contrario al fatto che vengano da parte nostra azioni di rivalsa. Ma naturalmente non posso prevenire tutto. E vi sto semplicemente sottolineando dei fatti precisi. Perché quello che vi ho raccontato oggi concerne precise realtà e non ho fatto altro che estrarne una caratteristica generale della vita scientifica. Voi stessi dovete dirvi che chi non tiene conto di tali realtà, non ha la volontà di creare una vera scienza, ma lo fa per gettare fumo negli occhi della gente, anche se in modo relativamente inconsapevole. Bisognerebbe che le persone facessero prova di maggiore intelligenza.
Continueremo lunedí prossimo. Se avete qualcosa da domandare, mi piacerebbe che vi esprimeste con tutto il vostro cuore. Per il resto, però, non voglio essere distratto dalla grande disgrazia che è accaduta. Per questo non ho voluto lamentarmi ma dirvi delle cose utili.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 5 gennaio 1923. O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.