A Nuova Delhi, in India, un reperto archeologico di straordinaria importanza è la colonna di Ashoka, dedicata al dio Vishnu, forgiata, nella sua altezza di piú di sette metri e con un diametro di quaranta centimetri, ben 1.600 anni fa.
La colonna, interamente in ferro, compatta nelle sue sei tonnellate, ha una particolarità unica: in ben sedici secoli non si è mai arrugginita, ma è rimasta intatta a sfidare il tempo e le ipotesi che tutti gli scienziati hanno formulato nell’esaminarla. L’analisi del ferro ha dato come risultato una incredibile purezza del 98%. C’è chi pensa che sia costituita da ferro meteorico, quindi di provenienza non terrestre. Ci si continua a domandare come sia stato possibile, in un periodo intorno al 400 d.C., senza l’attuale tecnologia metallurgica, la fusione di un manufatto di tale grandezza: la fornace avrebbe dovuto essere enorme e raggiungere un calore impensabile nell’antichità.
Si pensa che il suo scopo iniziale fosse quello di servire da gnomone – come molti obelischi egizi – per calcolare le ore del giorno, le stagioni, e proiettare la sua ombra, il 21 giugno, nel solstizio d’estate, fino al piede di Vishnu in un bassorilievo che lo rappresentava.
Fino ad alcuni anni fa, la folla di fedeli in segno di devozione omaggiava la divinità di Vishnu, uno dei tre membri della Trimurti, la Trinità indú con Brahma e Shiva, ungendo con olio o burro la colonna ad altezza d’uomo. Ora una recinzione impedisce l’affollamento che si creava intorno ad essa, soprattutto da parte di donne che chiedevano l’aiuto del dio per ottenere una fecondità a lungo attesa.
Sulla colonna una iscrizione in sanscrito narra le gesta del re Chandragupta II, di cui esalta il valore in battaglia, la risplendente bellezza pari alla luna piena, e la cui mente era tanto rivolta al dio Vishnu da decidere di far erigere la colonna in suo onore con una particolarità inarrivabile all’epoca: l’incorruttibilità.
Dal 1993 la colonna è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Gemma Rosaria Arlana