La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaGlifo TarocchiHo passato parte dell’estate a disegnare un glifo (che qui riporto) che ho concepito come un atlante completo del gioco dei Tarocchi. Si tratta di un “atlante completo”, nel senso che ogni simbolo fa riferimento concettualmente a una mappa numerica (ad es.: libro = 2, compasso = 3, quadrato = 4, stella = 5, melagrane = 6, scala = 7, tessera mosaico = 8 ecc.). Ho la sensazione che potrebbe permettere a un piú vasto pubblico di meditare il gioco. Rudolf Steiner non ha espresso quasi nulla sui Tarocchi – almeno pubblicamente – anche se ha utilizzato nel suo albero di Natale il segno TP, che io riprendo qui. Dal punto di vista grafico, il disegno si situa all’incrocio tra il quarto sigillo dell’Apocalisse, la tavola della Loggia massonica e il rebis alchemico di Basilio Valentin. Un’ipo­tesi storica sull’origine del gioco è la cronaca di Viterbo, la quale riporta che sia giunto in Italia attraverso il saraceno Haym, ciò che designa probabilmente un armeno. Dopo il processo al Tempio in Francia, è molto probabile che la “gente dell’arte” sia emigrata nel regno della Piccola Armenia (Cilicia), alleato dei Franchi, dove la tradizione della miniatura viveva la sua età dell’oro. Il gioco potrebbe forse essere il risultato di un’alchimia tra un sapere cristiano e alcune conoscenze orientali di tipo cabalistico. Il gioco sarebbe poi rifluito in Europa quando la pressione dei Turchi divenne troppo forte, intorno al 1375. I 22 arcani del Tarot sembrano organizzati intorno a un’articolazione (TP) del 12 e del 7, e a tale titolo è interessante ricordare il contesto manicheo dell’ordine del Tempio, cosí come il dramma cosmico di Mani (molto conosciuto), che comporta 12 eoni principali (questo meno conosciuto). Tali 12 eoni sono associati alle 12 virtú di cui ha parlato Rudolf Steiner secondo l’elenca­zione fatta da Madame Blavatsky. Tutto questo solo per presentare il mio disegno, che credo possa far sorgere interesse verso un campo poco esplorato dell’antroposofia.

 

Rémy B.

 

Di certo il disegno è simbolicamente concepito in maniera accurata, e può destare l’interesse di molti lettori. La nostra rivista è aperta ad argomenti diversificati, e accoglie sempre con attenzione e partecipazione anche temi meno centrali nell’insegnamento antroposofico, ma ugualmente ad esso collegati. L’immagine ha una sua efficacia evocativa e può essere considerata un compendio tra ritualità e lavoro meditativo individuale, al quale è sempre raccomandabile riferirsi per saggiarne contenuto e fondamento.

 




 

letterinaVorrei chiedere come mai ultimamente si parla spesso dei Rosacroce in senso negativo. A quali Rosacroce si riferiscono? Confesso di non avere molta conoscenza in materia.

 

Patrizia

 

Sappiamo, da ciò che diceva Rudolf Steiner e poi ribadito da Massimo Scaligero, che i Rosacroce sono una Fraternitas esclusivamente spirituale e non hanno sedi fisiche né organizzazioni di tipo sociale. Ci sono però associazioni con diramazioni internazionali, che dicono di rifarsi ai prin­cípi di Christian Rosenkreutz, ben organizzati internazionalmente e molto efficienti dal punto di vista della proficua acquisizione degli adepti. Non dobbiamo però confondere gli uni con gli altri. Per saperne di piú sui Rosacroce è consigliabile leggere il ciclo di conferenze che il Dottore tenne a Monaco nel 1907, contenute nel libro La saggezza dei Rosacroce  (O.O. N° 99) e anche quelle che tenne a Budapest nel 1909, contenute nel libro  L’occultismo dei Rosacroce  (O.O. N° 109).

 




 

letterinaMio figlio è fidanzato da due anni con una ragazza seria e intelligente. Ho sperato in un matrimonio che portasse per loro equilibrio e stabilità. Ma hanno deciso di andare a convivere, senza dare a noi genitori la gioia di una cerimonia, di una sicurezza nel loro futuro e anche della loro volontà di avere dei figli. Hanno detto che prima, almeno per qualche anno, vogliono divertirsi e non vogliono avere il peso di dover crescere dei bambini. Ho visto che questo è un sentimento diffuso nei giovani di oggi. Vorrei far superare a mio figlio questa superficialità e questa poca voglia di impegnarsi, ma come posso fare?

 

Maria Cristina T.

 

I genitori spesso desiderano, piú per loro stessi che per gli sposi, un matrimonio consacrato da una cerimonia. Questo è comprensibile e anche in parte condivisibile, ma indipendentemente dal rito esteriore, l’importante è comprendere che due persone che si uniscono e vanno a vivere insieme fondano una coppia che ha un valore cosmico, di cui loro stessi non si rendono conto. La costituzione di una coppia umana simboleggia il ritorno dei due verso una unità, la possibilità di dare continuità alla vita, e che questa prosecuzione di vita possa essere il veicolo dello Spirito, che deve tornare sulla terra per realizzare a pieno se stesso. Nella coppia umana c’è questa missione, anche se sconosciuta ai piú. Una volta il rito era importante perché dava anche una grande forza. Questa forza oggi è perduta, tuttavia se si accetta il rito e lo si compie con lo spirito giusto, gli si può dare il contenuto perduto. In quel caso, si può dire che la sostanza e la forma coincidano. Ma se non si vuole accettare né il rito né l’impegno, i genitori non possono intervenire piú di tanto. Molti giovani rifuggono dalla responsabilità che implica una rigorosa disciplina di loro stessi, da una unione duratura in cui si attua un confronto quotidiano con un altro essere, e anche dal sacrificio nell’affrontare il mondo degli eventi che irrompono a stordire lo Spirito, il quale dovrebbe dominare la situazione. Temono di essere travolti dai fatti, di esporsi nel futuro all’eventuale disagio di una situazione deludente. Non sanno però che la situazione è deludente quando lo Spirito non è presente. Perché l’unione è veramente un impegno dello Spirito. La vita di due persone che si uniscono è una loro costruzione: non viene dal di fuori, ma è un’edificazione che esige di essere ogni giorno all’azione. E questa azione, i giovani lo sanno bene dagli esempi che vedono intorno a loro, può diventare meccanica, non conserva il sentimento originario, l’entusiasmo che c’era nel mo­mento in cui quel sentimento è scaturito. Due esseri che si erano uniti pieni di una grande poesia, l’hanno poi perduta. La poesia deve essere ricostruita ogni giorno, non ci può essere azione dei due senza poesia. Questa viene all’inizio come un dato della natura, sotto la categoria della spontaneità, che non è lo Spirito, ma se viene ricostruita con la volontà, nasce qualcosa di molto piú importante di quello che c’era prima. Perché quello che c’era prima come entusiasmo della poesia veniva dalla natura: è molto bello, è un fuoco che si accende. Ma quel fuoco poi si spegne, e da quel momento deve essere riacceso ogni volta. Questo spaventa i giovani che devono compiere il passo. E allora preferiscono fare il “tentativo”: la convivenza di prova. C’è poi il problema del divertimento, che è un grande inganno. Noi non siamo qui sulla terra per divertirci. L’attuale pedagogia ha presentato il mondo in una maniera del tutto falsa. La dottrina dell’inconscio ha preparato tanti guasti, soprattutto perché è stata applicata alla pedagogia. Ha trattato l’astrale come se fosse l’Io. Ma prima dei ventun anni l’Io non è inserito, e l’aiuto dell’educatore è di preparare il fisico, l’eterico e l’astrale perché siano pronti ad obbedire a un Io, il quale sarà libero solo quando, e se, troverà un individuo abituato a obbedire. Il criterio di voler lasciare libero il bambino di disobbedire, significa mettere dei focolai di insurrezione nel bambino, per cui quando arriverà l’Io, troverà il caos. E questo disordine interiore impedirà in seguito di costruire una vita armoniosa e persino di accettare “il peso di dover crescere dei bambini”. Auguriamo però a questa coppia un futuro in cui una nuova presa di coscienza porti i due giovani al quotidiano rinnovamento della loro poesia.