Tutti gli imperi della storia sono miseramente tramontati trascinando con sé morti e distruzione. Dai resoconti biblici, come l’episodio delle piaghe d’Egitto o quello dei giganti della Torre di Babele, e comunque in generale dagli eventi che la Storia ci insegna a conoscere, regna immutabile, nello spazio e nel tempo, un principio recondito di giustizia sociale che cela il piú alto mistero della Giustizia Divina. Un principio che ha sempre agito karmicamente contro tutti coloro che con l’inganno e l’oppressione hanno tentato di erigersi a sovrani dell’umanità e dominare in modo iniquo sui popoli, corrompendo e disgregando il tessuto sociale con malaffari, guerre e povertà.
Vale la regola aurea che chi brama il potere è il primo a raggiungerlo, ma dovrà essere l’ultimo ad esercitarlo. Serse, Alessandro Magno, i Cesari, Maometto II, Napoleone, Hitler, i colonialismi e gli imperialismi occidentali, le dittature sudamericane e quelle sovietiche per citarne alcuni, tutti i grandi imperi, dopo i buoni propositi abusarono dell’enorme potere loro concesso, bramando ricchezza e sostituendosi al Dio Creatore, conducendo miseramente i popoli al malessere, alla deriva della povertà e alla piú totale dissoluzione.
Quello che sta succedendo ai nostri giorni è ancora peggio di quello che traspare dalle memorie del passato. Ai nostri giorni, la forma di schiavitú è quella del debito alle nazioni, che si unisce dal 2020 alle dittature sanitarie pluriennali sotto controllo di piattaforme digitali di tracciabilità. Debito usato come strumento di governo che impoverisce non solo i cittadini ma anche le stesse risorse strategiche delle nazioni. Una élite di banchieri occidentali, attraverso il sistema delle banche centrali basato sul debito, ha usurpato ed espropriato il potere delle sovranità nazionali di 196 paesi. Soggiogando, corrompendo ed anche minacciando i candidati del popolo, è riuscita ad imporre rappresentanti non eletti democraticamente in un sistema di governo che ha dissanguato, in meno di un trentennio, tutte le risorse degli Stati occidentali, producendo di concerto le privatizzazioni e l’aumento dell’imposizione fiscale. L’ultimo baluardo formale che rimane ai popoli democratici come l’Italia è la Costituzione, vilipesa e raggirata ogni giorno in nome della sicurezza sanitaria o terroristica, e senza che nessuna autorità intervenga a sua difesa.
Cosa sarebbe successo in altenativa a ciò, ovvero con una moneta di credito posta nell’attivo di bilancio ed opportunamente dimensionata in funzione del PIL reale, espressione della forza lavorativa necessaria alla produzione di beni e servizi di una nazione? Avremmo avuto un benessere indotto che per similitudine può essere paragonato ad un generatore di energia eolica e che certamente non ci avrebbe condotto a tutto questo: dalle tasse spropositate alla corruzione dilagante, alla svendita degli asset nazionali a vantaggio degli stessi capitali che controllano le banche centrali o di capitali asiatici, che profittano con trattati come la via della seta inversa delle debolezze egoistiche occidentali.
Provare per credere, ritengo che sarebbe invece sufficiente un triennio di moneta di credito accessibile a tutti, senza misure che frenano i mercati, per avere tasse ridotte poiché già prelevate alla fonte, nonché competitività delle nostre aziende anche contro lo strapotere cinese, oltre a un sistema di governo che privilegi tutte le categorie sociali: cittadini, piccole e medie imprese, grandi corporation e le stesse banche, che trarrebbero molti piú vantaggi economici rispetto alla situazione attuale. Lasciar correre i mercati con una moneta di credito equivale a ridare ossigeno all’economia e contrastare a piú livelli ogni prevaricazione di altre potenze economiche, perché tutto il tessuto sociale riacquisterebbe forza e vigore.
Per restare nel tema delle rinnovabili, ad esempio, è chiaro che gli attuali aumenti delle tariffe dell’energia elettrica vanno nella direzione di rendere piú appetibili le aziende italiane a partecipazione pubblica per una prossima asta di privatizzazioni; chiaramente sono quote pubbliche da erodere prima che i numerosi progetti di investimento nazionali e transnazionali trovino sbocco (vedi ad esempio i parchi eolici terrestri e marini da realizzare sulla nostra penisola), con l’enorme quantità di energia rinnovabile che verrà prodotta a costi ammortizzabili in pochissimi anni. Con l’implementazione di questi progetti in energia rinnovabile, noi italiani potremmo tranquillamente pagare meno tasse e fare a meno del nucleare acquistato all’estero. Prendo inoltre spunto dal recente discorso di Mario Draghi al 41° Meeting di Rimini, nel quale ha cosí proferito: «Dodici anni fa la crisi finanziaria provocò la piú grande distruzione economica mai vista in periodo di pace. Abbiamo poi avuto in Europa una seconda recessione e una ulteriore perdita di posti di lavoro. Si sono succedute la crisi dell’euro e la pesante minaccia della depressione e della deflazione. Superammo tutto ciò. Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor piú duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, cosí come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti…».
Vorrei chiedere a Draghi: chi furono i veri responsabili della crisi? Certamente lui venne chiamato nel 2011 a risolverla in qualità di presidente della BCE e con un piano monetario ben strutturato di Quantitative Easing, che andò prevalentemente a vantaggio del comparto bancario, dove agivano nell’ombra personaggi come l’inglese Marcus Agius presidente di Barclays e genero di Rothschild, che si distinsero per le manipolazioni illecite dell’indice Libor dalla City londinese sin dal 2008, come risultava da una intercettazione telefonica con Paul Tucker (Banca d’Inghilterra) e con ripercussioni devastanti su tutto il sistema bancario europeo e la conseguente crisi delle banche italiane (fallimenti a catena come banca Marche e Popolare di Vicenza e vari assorbimenti e fusioni di gruppi bancari tuttora in essere); banche che arrivarono a togliere i propri fidi alle aziende italiane, le quali, a loro volta, furono costrette a chiudere o a fallire. Ricordiamo anche l’enorme numero di suicidi di imprenditori italiani stretti nella morsa dei debiti da sofferenze bancarie indotte dalla crisi di quegli anni (dimissioni presidente barclays).
Nel novembre 2012, troviamo ancora lo stesso Marcus Agius a Roma, qualche mese prima delle dimissioni di Ratzinger, nella veste di membro del board ristretto nella riunione Bilderberg tenutasi in Campidoglio con numerosi personaggi della politica e della finanza italiana ed internazionale, e con Monti alla Presidenza del Consiglio. Il giornalista investigativo russo Daniel Estulin non escluse l’ipotesi che venne deciso, in quella sede, la sostituzione di papa Ratzinger, fermo sulle sue posizioni non negoziabili, con un altro Vescovo di Roma (dimissioni papa Ratzinger).
Molti sono i lati oscuri della vicenda legata alle dimissioni di Ratzinger e del legame profetico (profezia di Fatima e del sangue dei Martiri versato per Cristo ) tra il papa dimissionario e Marcus Agius, che in qualità di membro acquisito della famiglia Rothschild conosceva tutti i retroscena della tesoreria Vaticana sotto custodia degli stessi Rothschild; forse lui, meglio di chiunque altro, conosceva i veri motivi del blocco dello swift del Vaticano. Curioso notare che il nome MARCUAGIUS appare scritto sopra le immagini musive dei giganti biblici del mosaico di Otranto, ed è circondato dagli stessi scheletri dei Santi Martiri che versarono il loro sangue per Cristo, rinunciando alle imposizioni dell’Islam invasore, e che ricordiamo furono canonizzati dallo stesso pontefice il giorno delle sue dimissioni avvenute l’11 febbraio 2013.
Quello dei Martiri di Otranto è un episodio storico importante per le future vicende religiose e geopolitiche d’Europa, ma poco noto, anch’esso legato a una profezia, quella di Maometto, che ebbe a dire: «Dopo Costantinopoli anche Roma cadrà», profezia verificatasi solo per metà, perché il sacrificio della popolazione civile di Otranto, chiamata alle armi, ne impedí la realizzazione, ovvero la conseguente islamizzazione dell’Ita-lia, di Roma e dell’Europa. Nell’agosto del 1480, infatti, dopo aver conquistato anni prima, nel 1453, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente, approfittando delle lotte intestine tra i nobili e le signorie italiche, in particolare Aragonesi di Napoli, Medici di Firenze e la Serenissima di Venezia, Maometto II tentò la conquista dell’Italia partendo proprio da Otranto, la città piú orientale della penisola, nel suo folle progetto di creare una testa di ponte con Istambul e di risalire tutta la penisola per poi islamizzare l’Europa con miloni di truppe fresche ammassate in Turchia.
Difatto, Maometto II invase Otranto dal mare con la sua flotta di stanza a Valona, ma subí gravi perdite per mano degli stessi civili otrantini, che si difesero principalmente con olio bollente stipato nei silos delle loro abitazioni. Quando Otranto capitolò, dopo quindici giorni d’assedio, i generali islamici si macchiarono di gravi atrocità: stupri e violenze che culminarono con il massacro di donne e bambini nella cattedrale, dove il meraviglioso mosaico del 1166 si tinse di rosso. La cattedrale venne poi profanata e convertita in moschea con la successiva decapitazione di ottocento superstiti che non vollero rinnegare la fede di Cristo.
Martiri canonizzati appunto da papa Benedetto XVI il giorno delle sue forzate quanto nulle dimissioni. Cosa successe a chi orchestrò il sacco di Otranto, in particolare a Maometto II e al comandante Agmed Pascià è scritto sui libri di storia: moriro entrambi in pochi mesi, il primo per un grave e fulmineo malore, il secondo condannato a morte per i crimini commessi: gli fu attribuita tutta la responsabilità della rovinosa campagna che, ricordiamo, provocò 15mila morti civili, un migliaio di militari aragonesi e 18mila militari islamici. I turchi abbandonarono Otranto nel 1481 dopo un anno di reggenza islamica.
È chiaro che l’aver legato le dimissioni alla santificazione dei Martiri è per Ratzinger un preciso messaggio di allerta verso i responsabili non già delle sue dimissioni, ma verso coloro che vogliono distruggere l’Europa ponendo in essere un progetto demoniaco di controllo totale dell’uomo, con una nuova religione che distrugga i valori giudaico-cristiani. Un progetto reso pubblico in mondovisione sia durante la cerimonia di apertura dei giochi di Londra del 2012, sia durante la cerimonia inaugurale del tunnel del San Gottardo avvenuta nel 2016 (Cerimonia del San Gottardo).
Il messaggio di Ratzinger è dunque molto chiaro: IL SACRO SI VENDICA!
Francesco Settimio