La Melodia del Futuro

Musica

Melodia del Futuro

Le crisi biografiche come opportunità di evoluzione

 

In ogni periodo di tempo la vita umana è l’incontro di due correnti del tempo. Una corrente scorre dal futuro al presente e l’altra dal passato al futuro. Lí dove le correnti si incontrano si verifica un ingorgo. Tutto ciò che l’uomo ha davanti a sé in quel momento gli appare come un’immagine astrale e a quel punto sorge in lui la domanda: tu vuoi veramente vivere tutto questo?

 

Rudolf Steiner, La quarta dimensione, O.O. N° 324a

 


 

La melodia del futuro

 

La Melodia del Futuro è l’ultima pubblicazione italiana di Henning Köhler (Karlsruhe, 21 maggio 1951 – 8 aprile 2021).

 

Il volumetto, di 58 pagine, pubblicato nel dicembre 2021 per le Edizioni Arte dell’Io, risulta essere la tra­scrizione di un webinar tenuto dal prof. Köhler nel marzo 2021 – pochi giorni prima che varcasse la soglia del piano fisico – ed originariamente intitolato Le due correnti del tempo.

 

Joseph Beyus

Joseph Beuys

 

Köhler introduce il tema del suo lavoro con un’ampia citazione dell’artista Joseph Beuys (1921-1986): «Per me la musica è il futuro. Per me la musica è la forza che può trasformare il mondo, perché la musica è qualcosa che non si riferisce al passato. La musica è ciò che il musicista porta alla luce prima ancora che sia presente, dunque l’artista anticipa il futuro. La musica porta nell’esperienza ciò che ancora non è presente. Normal­mente si pensa di poter fare esperienza solo di ciò che è presente, ma la musica dimostra il contrario, che si può sentire qualcosa prima che sia presente, prima che questo qualcosa sia fisicamente, concretamente presente. Nella musica qualcosa si muove incontro a noi dal futuro. Anche qui abbiamo a che fare con una causa, ma la causa in questo caso risiede nel futuro».

 

Köhler si sofferma ad analizzare le due correnti del tempo ed il con­cetto di “ingorgo” ad esso correlato guidando il lettore verso la comprensione di cosa voglia significare l’espressione “melodia del futuro” e come sintonizzarsi con essa.

 

Gli argomenti di cui parla l’autore appaiono come rischiarati da una luce che ne illumina i concetti “dal di dentro”. Nei libri giovanili del prof. Köhler compaiono spesso concetti difficili necessitanti una speciale elaborazione. Quando si chiedeva al Professore di avere delle delucida­zioni in merito a un passaggio di un suo vecchio libro, si veniva solitamente invitati a rileggerlo, a ripeterlo dinanzi a lui. La risposta alla lettura consisteva solitamente in un ampio sorriso e in un: «Ah, mi sono davvero espresso cosí?». Ne seguiva una chiarificazione estremamente nitida.

 

Köhler, ritornando sulla modificazione del suo linguaggio, del suo pensiero, soleva ripetere che da giovane quei pensieri doveva elaborarli, pensarli, “liberarli dal labirinto” mentre, con il passare del tempo, quegli stessi pensieri iniziavano ad apparirgli come dinanzi: poteva come vederli.

 

Di fronte a questa particolare capacità di cogliere i pensieri potremmo dunque parlare di una sorta pensiero musicale? La risposta è sí.

 

Il linguaggio musicale è universale, è compreso da tutti: eppure chi saprebbe ripetere i processi di pensiero che hanno portato un compositore ad elaborare una sinfonia?

 

Spesso, dinanzi ai Maestri, si ha come l’impressione di aver contezza dei massimi sistemi. Quando loro parlano, quando li ascoltiamo parlare, ci sembra di comprendere ogni cosa. Il punto è proprio questo. Un linguaggio spiritualizzato, pervaso di coscienza, è in grado di trasfondere nel­l’ascoltatore qualcosa di simile ad una melodia, ad una quintessenza.

 

Qualcosa del genere capita anche con i bambini piccoli: essi, pur senza parlare, riescono a comunicarci esattamente quello che de­siderano.

 

Henning Köhler in una conferenza al Goetheanum

Henning Köhler in una conferenza al Goetheanum

 

Quando i concetti brillano del loro nitore, senza bisogno di orpelli, è sin­tomo che sono illuminati dalla grazia o, come direbbe Köhler, che arrivano dal futuro.

 

Ed è questa la prima impressione che si ottiene scorrendo le pagine de La Me­lodia del Futuro.

 

Le Parole di Köhler sembrano per­vase da un profondo silenzio, appaiono come provenienti da una remota regione silenziosa. C’è una cosa però che il libro non spiega. Che cos’è la melodia?

 

Non si potrebbe parlare – anziché di melodia – di musica del futuro, di ritmo del futuro? Perché parlare di melodia del futuro?

 

Ecco. Ci viene in aiuto Rudolf Steiner: «La melodia ha qualcosa che somiglia al pensiero, ma non è pensiero, si svolge ancora nella vita di sentimento. Tende tuttavia verso l’alto, cosí che il senti­mento viene sperimentato in effetti nella testa. L’importante dell’esperienza melodica è di essere ciò che nella natura umana rende la testa accessibile al sentimento. La testa è altrimenti accessibile soltanto al concetto. Per mezzo della melodia la testa diventa accessibile al sentimento, al vero sentimento. Per mezzo della melodia spingiamo per cosí dire il cuore nella testa. Nella melodia si diventa liberi, come di norma nel pensiero. Il sentimento viene rischiarato, purificato; scaccia da sé ogni cosa esteriore, ma nello stesso tempo rimane sempre sentimento» [R. Steiner, L’essenza della musica e l’esperienza del suono nell’uomo – O.O. N° 283]

 

Il futuro non può essere pensato, non esiste un “pensiero del futuro” quanto, piuttosto, un sog­giacere all’ansietà, allo “stare in pensiero”, appunto.

 

Melodia

 

Per cogliere il futuro occorre ‘met­tersi in ascolto’, sintonizzarsi con l’ele­mento melodico che da esso proviene. Quanto sia sconosciuta oggi l’arte del­l’ascolto ci risulta evidente osservando la distanza che ci divide dalla capacità di cogliere l’elemento melodico provenien­te dal futuro.

 

“Concetto” e “melodia” sono le due uniche chiavi di accesso alla regione del capo. Pensiero e melodia sono le uniche due vie per la libertà. La via del pensie­ro è ampiamente conosciuta, anche se poco o affatto praticata. La via della me­lodia è probabilmente quasi del tutto sconosciuta eppure abusata o fraintesa.

 

Vi sono infatti due modalità di ascolto. Durante una conferenza c’è chi segue il relatore con attenzione viva, soffermandosi sui concetti da lui espressi, ponendo domande attente. Altri, alla fine della conferenza, non ricordano nulla, se non l’atmosfera meravigliosa in cui si sono ritrovati mentre il conferenziere parlava.

 

Cuore e musica

 

Qualcosa del genere accade anche negli stati di particolare liricità, come ad esempio l’inna­moramento. Diciamo, infatti: «Ogni volta che mi parla sento come una musica… le sue parole sono come una melodia…».

 

In realtà questi due esempi rappresentano una polarità. Ognuno di noi ascolta un po’ i concetti e un po’ l’effetto che l’altro suscita in noi: il suo risuonare.

 

Stiamo parlando di diversi aspetti della me­lodia. Ci accorgiamo che la melodia non è sol­tanto un tema musicale da fischiettare. Esisto­no diversi livelli di percezione.

 

L’intuito diagnostico viaggia sui binari della melodia. L’osservazione del comportamento inu­suale di un bambino dovrebbe venir irrorata dalle forze provenienti da tale melodia e non inde­bolita da inutili congetture.

 

Risulta chiaro che tale melodia dovrà incontrare, in un certo momento, il mondo dei concetti, dovrà incontrare il nostro specifico ambito professionale, ed è altrettanto chiaro che senza questo incontro – ossia sprovvisti di un adeguato supporto conoscitivo – la ‘melodia’ risulterà indistinta, indefinita: assai simile ad un vagheggiamento sibillino.

 

La melodia del futuro irrompe costantemente nel nostro esserci e, nella misura in cui siamo realmente presenti a noi stessi, possiamo coglierne le trame utili al nostro continuo divenire.

 

 

Nicola Gelo