Salute e malattia

Questione sociale

Salute e malattia

R. Steiner: Buongiorno, signori! Vi viene in mente qualcos’altro che vorreste chiedere?

 

 

Domanda: Qual è il rapporto che esiste fra la respirazione umana con i battiti del polso? Nei tempi antichi doveva sicuramente essere molto diverso.

 

 

Risponde il Dr. Steiner

 

respirazione

 

Intendete riferirvi in particolare agli uomini? Ricordiamo brevemente come stanno le cose oggi. Da un lato abbiamo la respirazione. È attraverso la respirazione che l’uomo è collegato con il mondo esterno, perché egli vi prende costantemente l’aria e la espira di nuovo. Cosí che si può dire: oggi l’essere umano è fatto in modo tale che assorbe aria sana ed espelle aria viziata. Nell’aria che espira c’è infatti anidride carbonica. La circolazione del sangue è invece un processo interno. Il sangue scorre nel corpo stesso.

 

Non voglio parlare oggi del fatto se l’espressione “il san­gue scorre nel corpo” sia giusta o no, ma è proprio la forza del sangue che in ogni caso scorre nel corpo. E se ora si prende il numero di respirazioni che un essere umano fa approssimativamente in un minuto è diciotto respiri, ma esso è diverso per ogni persona. Se si guarda la circolazione del sangue – la si può osservare dal battito del polso – si trovano settantadue battiti al minuto. Si può dire allora: la respirazione è collegata alla circolazione del sangue in modo tale che il movimento del sangue è quattro volte piú veloce di quello della respirazione.

 

Dobbiamo ora renderci conto di come funziona effettivamente nell’uomo di oggi, quando la respira­zione incontra la circolazione del sangue. Vedete, dobbiamo essere chiari sul fatto che l’essere umano respira principalmente attraverso i polmoni: naso, bocca, polmoni. Ma questo è solo la cosa principale. Negli esseri umani avviene generalmente che l’uomo eserciti qualcosa principalmente con qualche parte del suo corpo, ma quello che esercita principalmente con una parte del suo corpo, in realtà lo esercita in misura minore con tutto il corpo. Cosí che attraverso tutta la pelle si assorbe anche l’aria e l’ossigeno che essa contiene. Quindi si respira anche attraverso la pelle e si può benissimo parlare di respirazione cutanea oltre alla respirazione polmonare ordinaria. Per esempio, quan­do negli esseri umani i buchi nella pelle, che sono chiamati pori, sono troppo intasati, allora non si assorbe abbastanza aria attraverso la pelle. Quindi la respirazione della pelle non va bene per questo motivo. La pelle deve essere sempre in ordine, in modo che la persona possa respirare anche attraverso la pelle.

 

Ora – l’ho già detto una volta – nell’uomo è cosí: tutto ciò che egli ha esternamente lo ha anche, in una certa misura, internamente. Quindi se spiego un essere umano per voi – voglio limitarmi a mostrarlo graficamente – posso dirvi che la respirazione passa attraverso tutta la pelle, e principalmente passa attraverso i polmoni e genera diciotto respirazioni al minuto. Tutto quello che accade nel­l’uomo ha bisogno di una contropartita. Ed è qui che si scopre qualcosa di molto interessante. L’uomo non può respirare regolarmente né attraverso i polmoni, né attraverso la pelle, ma soprattutto attraverso la pelle, se non c’è una contropartita.

 

Sapete bene che, se avete un magnete, in esso non solo c’è un polo nord, un magnetismo positivo, ma anche un polo sud, un magnetismo negativo. E l’uomo, se ha i polmoni e la pelle per respirare, ha anche bisogno del loro opposto, e questo si trova nel fegato. Abbiamo già considerato il fegato sotto diversi aspetti. Adesso dobbiamo imparare a conoscerlo anche sotto l’aspetto di controparte dell’at­tività polmonare e dermica. Perché il fegato e l’attività cutanea-polmonare si bilanciano a vicenda. Si potrebbe dire che il fegato è lí per realizzare ciò che l’essere umano ha nella sua relazione con il mondo esterno attraverso una respirazione interiormente in ordine. È a questo che serve il fegato.

 

Ora pensate un po’: in un dato momento della vita umana il fegato non è del tutto in ordine, succede spesso nelle persone anziane. È molto difficile stabilire se il fegato non funziona bene. Di solito non lo si sa, perché il fegato è l’unico organo che, quando non è in ordine, non fa male. Questo è il motivo per cui una persona può soffrire di una malattia di fegato per molto tempo, e non saperne nulla. Nessuno la diagnostica, perché giustamente il fegato non fa soffrire. Vedete, ciò è dovuto al fatto che il fegato è un organo collegato con la parte piú esterna dell’essere umano, con la pelle e con l’attività dei polmoni. Interiormente, il fegato è in realtà una specie di mondo esteriore. Quando uno sgabello è distrutto, l’uomo non percepisce niente di particolare, cosí l’uomo non si rende conto di quando il fegato viene distrutto. È proprio cosí, come se fosse un pezzo del mondo esterno. Eppure, è terribilmente importante per l’essere umano.

 

Immaginate che il fegato cominci a funzionare male. Quando il fegato funziona male, allora accade lo stesso anche a tutta l’attività dei polmoni e della pelle, e succede poi qualcosa di molto speciale. Vedete, dal cuore vanno ovunque nei polmoni e nella pelle delle vene molto sottili, i capillari. La circolazione del sangue va ovunque nella pelle, nei polmoni, ma anche nel fegato. Ora può succedere quanto segue. Supponiamo che il fegato non sia in ordine. La conseguenza è che la circolazione del sangue nel fegato non avviene come dovrebbe. Poiché il fegato non è in ordine, il sangue vi affluisce in troppa grande quantità, aumentando quindi l’attività epatica nonché la quantità di bile, e l’essere umano contrae un’itterizia. L’uomo ha l’itterizia quando viene prodotta troppa bile, quando l’attività del fegato diventa troppo grande, troppo forte. L’ittero, quindi, è ciò che una persona ottiene quando la troppa attività del fegato si riversa in tutto il corpo.

 

Ma immaginate adesso che l’attività epatica diminuisca troppo, che il fegato rifiuti di lavorare bene, cosa succede allora? Il sangue non trova compensazione nel suo bisogno di attività nella pelle, sulla superficie del corpo. Circolando ovunque nel corpo, il sangue cerca una compensazione al suo bisogno di attività e cerca, per cosí dire, di ottenerla dal fegato. Se il fegato non fa bene il suo lavoro, il sangue va rapidamente all’esterno del corpo e lí vuole essere rifornito. E cosa si produce allora? Le pustole del vaiolo. Ecco la connessione tra il vaiolo e la circolazione del sangue, che non è in ordine per una scarsa attività del fegato.

 

Bilanciamento sangue

 

Ma ovunque arriva il sangue (vedi schizzo) là dove ho disegnato la linea blu c’è anche una linea rossa che indica come, per mezzo dell’ossigeno, l’aria arrivi dappertutto fino a lí. Quella zona è il luogo dell’incontro fra la circolazione sanguigna e la respirazione. Che sia nei polmoni o nella pelle, non ha molta importanza, perché si stabilisce un equilibrio. Ma se l’aria che entra con la respirazione non raggiunge il sangue nel modo giusto, allora questo dà origine alle pustole del vaiolo. Quindi cos’è effettivamente il vaiolo? Il vaiolo consiste in realtà in una respirazione eccessiva sulla superficie esterna del corpo o nei polmoni, dove si sviluppa un’eccessiva attività. L’essere umano diventa alquanto attivo in superficie. Questa attività provoca allora un’infiammazione generale. E cosa si può fare? Bene, la gente sta già facendo quello che può fare da sola. Inocula il vaccino. Sí, e cosa fa davvero il vaccino? Quando lo inietto nel sangue lo porto all’interno del corpo, perché il sangue va ovunque. E mentre per il resto il sangue si mantiene intatto all’esterno, esso ha poi a che fare con il vaccino inoculato e questo ostacola la sua attività sulla superficie. Quindi la vaccinazione contro il vaiolo ha un certo interesse; potreste aver sentito che anche una gran parte dei nostri rimedi si basa sull’inoculazione, perché l’attività che è in un posto sbagliato con essa può essere diretta in un’altra parte del corpo umano.

 

Cane morde un uomo

 

In questo contesto, la vaccinazione antirabbica è particolarmente interessante. A dire il vero la rabbia si basa su tutt’altra cosa, ma in fondo si tratta di quello che vi ho appena spiegato. Immaginate che un uomo sia morso da un cane o da un lupo con la rabbia. Nella saliva di un tale animale c’è veramente del veleno. Quando un uomo è morso, questo veleno s’infiltra in lui, e lo obbliga a darsi daffare per disintossicare il suo corpo. È possibile che sia troppo debole per riuscirci, e allora soccombe. Ma c’è anche un altro fattore che lo conduce alla morte. Come sapete l’essere umano contrae per prima cosa la rabbia del cane. Non solo perisce per il veleno della rabbia, ma anche per la malattia del cane. Su cosa si basa questo?

 

Supponete che un cane arrabbiato mi morda qui. Bisogna allora che io diriga la mia attività interiore in questo punto, bisogna che la faccia affluire qui per neutralizzare il veleno. Il mio midollo spinale risente di questa attività, e l’effetto è lo stesso di qualcosa che mi faccia sussultare. Questo è ciò che sente il mio midollo spinale. Perché improvvisamente devo sviluppare una fortissima attività provocata dal morso del cane, il mio midollo spinale è spaventato, prende come una scossa e, come reazione a questo spavento, io stesso mi ammalo.

 

Cosa bisogna fare perché questo spavento cessi? Sapete certamente che quando una persona si irrigidisce per lo spavento, ritorna in sé se gli si dà uno schiaffo. Dovete quindi dare una bella scossa al midollo spinale. Ma prima bisogna arrivare al midollo spinale. E si può arrivare al midollo spinale, se si uccide un coniglio, gli si toglie il suo midollo spinale e lo si fa asciugare a circa venti gradi centigradi. Ma deve prima essere stata trasmessa la rabbia al coniglio stesso, deve aver preso il veleno della rabbia. Poi gli viene tolto il midollo spinale che va asciugato per venti minuti a venti gradi centigradi. E questo midollo spinale essiccato viene poi iniettato nella persona che ha contratto la rabbia.

 

Ora, le sostanze hanno la notevole particolarità di dirigersi ciascuna in un dato posto del corpo. Il midollo spinale essiccato prelevato dal coniglio e che contiene il veleno della rabbia per breve tempo – lo contiene per circa quindici minuti, un quarto d’ora e poi al termine il veleno si dissolve –durante quei quindici minuti il veleno è efficace ed è a quel momento che viene iniettato all’uomo. Esso va allora nel suo midollo osseo che ne subisce il contraccolpo. Avviene esattamente come quando si scuote un uomo che è sotto choc per uno spavento. L’uomo non ha piú la rabbia, grazie alla guarigione dallo spavento del suo midollo spinale da parte di quello del coniglio che gli è stato inoculato, essiccato e con la rabbia.

 

Vedete dunque come un uomo può essere curato esercitando in lui, ma altrove, un’attività quasi simile a quella sviluppata in un altro punto, e che lo ha reso ammalato. Questi sono i rapporti complessi che esistono nell’organismo umano.

 

Ora, però, se si considera la respirazione dell’aria e l’attività del sangue, nell’essere umano adulto di oggi, essi sono per cosí dire costantemente alternati al ritmo di uno a quattro: quattro flussi respiratori e un flusso sanguigno. Il flusso sanguigno scorre piú velocemente, e dopo che ne sono passati tre, subentra un respiro, dopo che ne sono passati altri tre, c’è di nuovo un respiro ed è cosí che funziona nel nostro corpo. Il sangue gira nel nostro corpo, uno, due, tre e al quattro respiriamo; poi ancora uno, due, tre e al quattro respiriamo di nuovo. È in questo modo che quest’attività si svolge nel nostro corpo.

 

Questa attività provoca dunque dell’anidride carbonica. Ebbene, signori, la maggior parte di questo gas viene espulso. Ma se fosse espulso tutto, saremmo davvero dei grandi sciocchi. È infatti necessario che una parte di questa anidride carbonica alimenti costantemente il nostro sistema nervoso. Quest’ultimo ne ha bisogno, perché la sua funzione è di devitalizzarlo costantemente. Il sistema nervoso ha bisogno di questo acido mortifero. L’anidride carbonica sale semplicemente attraverso la mia aria interna e alimenta il mio sistema nervoso.

 

Ma cosa significa, signori? Nient’altro che, per poter pensare, devo sempre avere in me del veleno, visto che l’anidride carbonica è un veleno. Questa è una cosa molto interessante. Non potrei servirmi del mio sistema nervoso se in me non si producesse costantemente un avvelenamento, contro il quale bisogna che io lotti costantemente. Non potrei pensare. La situazione dell’essere umano è veramente tale, che bisogna che si avveleni costantemente attraverso l’aria che respira e che pensi grazie a questa aria tossica. Dato che l’anidride carbonica, l’aria tossica, affluisce costantemente nella mia testa, grazie a lei io posso pensare.

 

La fisiologia attuale dell’uomo vuole che egli respiri l’aria. L’aria contiene ossigeno e azoto. L’uo­mo assorbe l’ossigeno ed evita l’azoto.

 

Signori, facendo uno studio sull’uomo attuale, si arriva alla seguente conclusione. La testa del­l’uomo di oggi ha bisogno di anidride carbonica. Questa proviene dalla combinazione di ossigeno e di carbonio, che è prodotto nel corpo umano. L’uomo evita l’azoto contenuto nell’aria. Se si studia la testa dell’uomo attuale, si apprende che la testa umana è fatta in modo tale da poter pensare assorbendo anidride carbonica, cioè carbonio e ossigeno. D’altra parte, questa testa umana è costantemente esposta a un degrado causato dall’anidride carbonica, perché questa è un veleno. La testa umana è composta di organi diversi. Avviene come se respiraste sempre un po’ di anidride carbonica al posto del­l’ossigeno. E in realtà, per quanto concerne la testa, voi le procurate sempre una piccola quantità di anidride carbonica. Questo ha una considerevole importanza, perché procuriamo costantemente alla nostra testa qualcosa che in fondo distrugge la nostra vita. Per questa ragione dobbiamo dormire, dobbiamo consacrare un certo tempo al sonno, durante il quale la testa assorbe una piccola quantità di anidride carbonica in maniera meno forte, e in tal modo i suoi organi si rigenerano.

 

Lo studio della testa umana ci porta alla seguente riflessione: tenuto conto dell’attuale fisiologia della testa umana, l’anidride carbonica ha per funzione di provocarle una leggera degenerazione. Il sonno la rigenera, poi c’è nuovamente una degenerazione che il sonno rigenera di nuovo ecc. Ma nei tempi molto antichi l’uomo non aveva ancora una testa. Tutto era ancora in un processo di sviluppo. Se l’uomo avesse sempre solo respirato anidride carbonica, non avrebbe mai avuto la testa. In passato, de­ve quindi aver respirato qualcos’altro. Ora chiediamoci cosa poteva respirare l’essere umano in passato.

 

Feto

 

Se si studia veramente tutto lo sviluppo umano in dettaglio, si arriva alla conclusione che l’essere umano ha bisogno di qualcos’altro che dell’anidride carbonica, per esempio già nel corpo della madre, durante la vita embrionale. E la cosa interessante è che nel corpo della madre l’essere umano è quasi interamente testa. Il fatto è che il germe umano, se lo si guarda in uno stadio molto iniziale – ve l’ho già detto molto tempo fa – il germe umano è quasi interamente testa. Il resto è piccolissimo. E ciò che è mostrato qui (vedi schizzo) è anche quasi tutta testa, ed è circondata dalla placenta.

 

Abbiamo dunque visto che a questo stadio l’essere umano è quasi solo testa. Ma è solo in via di sviluppo. È a questo punto che c’è bisogno anche di azoto. E l’azoto di cui ha bisogno gli è fornito dal corpo materno. Se il corpo materno non gli fornisse l’azoto – azoto che disdegnerà piú tardi nell’aria che respira – se non lo accettasse, gli sarebbe impossibile svilupparsi.

 

Non avremmo mai una testa ben formata senza l’azoto. Quando la testa era ad uno stadio di sviluppo anteriore, all’epoca in cui la testa dell’essere umano cominciava a formarsi, l’uomo ha avuto bisogno di assorbire azoto, e non ossigeno. L’essenziale per lui è stato il carbonio con l’azoto, e non il carbonio e l’ossigeno, che oggi sono essenziali per noi.

 

Quindi una volta l’uomo deve aver respirato, come respira oggi, il carbonio combinato con l’azo­to, deve aver cioè assorbito l’azoto. Ma cos’è questa combinazione? È il cianogeno. Che quando si presenta sotto forma di acido è l’acido prussico, il cianuro. In altre parole: un tempo l’uomo non ha assorbito ossigeno dall’aria, ma azoto, e ha sviluppato il cianogeno, un veleno ancora piú forte. E questo veleno ancora piú potente gli ha permesso oggi di pensare grazie all’anidride carbonica. In quel periodo ha elaborato i suoi organi grazie ad un veleno ancora piú forte.

 

Arriviamo a un’antica tappa dell’evoluzione in cui l’uomo, invece di produrre anidride carbonica, come fa oggi, ha sviluppato il cianogeno. E come oggi esala l’anidride carbonica, cosí allora esalava l’acido cianidrico, un veleno ancora piú forte. Ed ecco che arriviamo, dall’uomo e dalla sua respirazione attuale, a una condizione antica in cui l’aria era allora piena di acido prussico, piena di cianogeno, cosí come oggi, grazie alla vita, contiene anidride carbonica.

 

Vedete signori, era il 1906 e tenevo delle conferenze a Parigi. Diversi accenni del pubblico mi fecero dire alla gente che ancor oggi esistono degli astri che hanno questa antica atmosfera cianogena, quest’aria cianogena al posto dell’atmosfera terrestre. In effetti, se oggi si dovesse guardare la Terra dalla Luna, o in particolare da Marte, attraverso il cosiddetto spettroscopio, si potrebbero percepire le tracce dell’anidride carbonica. Se si guardasse da lontano l’antica Terra all’epoca in cui l’uomo formava la sua testa, si percepirebbero tracce di cianogeno al posto dell’anidride carbonica.

 

La cometa di Halley

La cometa di Halley

 

Oggi esistono ancora degli astri il cui stato corrisponde a quello della Terra all’epoca in cui l’uo­mo formò la sua testa. Mi riferisco alle comete. Le comete assomigliano alla Terra all’epoca in cui l’uomo formò la sua testa. Le comete devono dunque contenere del cianogeno. Nel 1906 dicevo che la caratteristica essenziale delle comete è che contengono cianogeno: orientando su di esse uno spettroscopio, si devono per forza distinguere le linee spettrali del cianogeno. E proprio dopo questa conferenza apparve una cometa. Esse appaiono in effetti molto raramente. E, cosa curiosa, quando qualche tempo dopo mi recai in Norvegia, dove si parlava molto dell’apparizione di questa cometa, venni a sapere che avevano effettivamente osservato le linee spettrali del cianogeno.

 

Vedete, la gente dice sempre che bisognerebbe poter verificare i dati che l’Antroposofia prende dall’investigazione spirituale. Ci sono molte cose del genere che sono state confermate in seguito. Solo che quando arriva la conferma, la gente ci passa sopra, poi se ne appropria. Ma il fatto è che, sulla base della respirazione, prima che fosse visto con lo spettroscopio, io ho detto che le comete contengono cianogeno, lo stesso cianogeno di cui, quando la Terra stessa era ancora allo stato di cometa, l’uomo aveva bisogno per ottenere la sua testa.

 

Ora, pensateci un po’, se al posto dell’ossigeno respiro azoto, allora ovviamente viene prodotto qualcosa di diverso dal sangue umano. Perché sapete bene che il sangue, che diventa blu con l’ossi­geno, diventa sangue rosso nei polmoni. Ora è cosí: quando una persona respira ossigeno, assorbe ossigeno nel sangue. Ma quando inala azoto, assorbe azoto nel suo sangue. Cosí, il nostro sangue, il vero sangue, funziona in modo che in una persona sana non ci sia mai acido urico. Assorbendo però dell’azoto nel sangue, se nel corpo umano c’è qualcosa che non va, anche solo un poco, si forma dell’acido urico.

 

Allora, quando l’uomo ha formato la sua testa, il suo sangue era in realtà solo acido urico, perché l’azoto era assorbito costantemente al posto dell’ossigeno. Il suo sangue era solo acido urico. E l’essere umano, che quale embrione ancora oggi nuota in ciò che la madre forma intorno a lui, nuota, per cosí dire, dove l’acido urico può entrare facilmente. È circondato ovunque da acido urico di cui ha bisogno nel suo stato embrionale. Una volta, all’epoca in cui ha formato la sua testa, quando assorbiva il cianogeno, combinazione di azoto e anidride carbonica, aveva dunque in lui dell’acido urico, era immerso nell’acido urico. Viveva circondato dall’acido urico all’epoca del mondo in cui, in fondo, l’acido urico e il cianogeno avevano un ruolo altrettanto importante, per esempio, del­l’acqua e dell’aria di oggi.

 

Cianobatteri visti al microscopio

Cianobatteri visti al microscopio

 

Si trovano ancor oggi delle prove che indicano come gli esseri viventi non abbiano per forza bisogno dell’ossigeno per vivere. Per esempio, ci sono degli esseri viventi – sono certo minuscoli, visto che tutto quello che una volta era grande lo si trova oggi in piccola taglia: le creature viventi piú piccole e minuscole di oggi erano una volta giganti, mentre oggi sono creature minuscole – non possono piú tollerare l’ossigeno, non lo tollerano affatto e si proteggono ovunque dall’ossigeno, e assorbono zolfo invece d’ossigeno. Voglio parlare dei batteri sulfurei che vivono di zolfo. Non è dunque necessario avere dell’ossigeno per vivere. Ed era cosí una volta, non si aveva bisogno di ossigeno per vivere, bensí di azoto, ed è grazie a questo fatto che l’uomo ha potuto formarsi. Egli si è dunque formato su un corpo terrestre simile alle comete. Nei tempi antichi il rapporto fra la respirazione e il sangue era di conseguenza di tutt’altra natura.

 

E ora vediamo cosa questo ci porta a conoscere nel contesto del cosmo stesso. Fissiamoci adesso sul rapporto di uno a quattro che c’è fra le nostre respirazioni e le nostre pulsazioni: abbiamo uno, due, tre –respirazione; abbiamo uno, due, tre – respirazione; abbiamo uno, due, tre –respirazione; ebbene, vedete, posso darvi questo stesso ritmo anche per la natura. Primavera, estate, autunno, inverno. Uno la primavera, due l’estate, tre l’autunno, quattro l’inverno. Vedete materializzarsi nell’universo il rapporto che avete interiorizzato nell’uomo. Cosicché possiamo dire che quando osserviamo tutta l’intera Terra, ritroviamo all’esterno, nel mondo, il nostro ritmo interno. Ma la gente non osserva per niente quello che in fondo questo rapporto rappresenta con la Terra.

 

Osservate: in questo momento c’è la neve. D’estate non ce n’è. Cosa significa? Ebbene, quello che adesso appare sotto forma di neve, l’avete abitualmente sotto forma d’acqua. L’acqua è del tutto dipendente dalla Terra. L’uomo deve sentirlo. Vivendo qui, nel Giura, abbiamo un’acqua calcarea. Tutto quello che si trova sulla Terra, si trova nell’acqua. E gli esseri umani che sono particolarmente sensibili, sviluppano il gozzo per quello che si trova nell’acqua della regione giurassica. L’acqua è dunque dipendente dalla Terra. E questa dipendenza comincia in primavera. Raggiunge il massimo grado in estate, comincia a diminuire in autunno. E in inverno, ebbene signori, non è la Terra che forma la neve, composta da una moltitudine di finissimi cristalli. La neve è formata dal­l’universo, dal cosmo. A quell’epoca, la Terra non è collegata al calore del mondo come in estate, ma alle forze di formazione. In inverno, l’acqua si sottrae alla Terra, riceve il freddo dallo spazio cosmico. Cosí che possiamo dire che nell’universo siamo in presenza di un ritmo interessante: uno-primavera, due-estate, tre-autunno, quattro-inverno. L’acqua si conforma all’universo e non piú alla Terra. E di nuovo: uno, due, tre – primavera, estate, autunno; quattro – inverno, l’acqua si conforma all’universo, non piú alla Terra.

 

Cerchiamo adesso di applicarlo al sangue e alla respirazione. Uno, due, tre, il sangue si conforma a quello che si trova all’interno del corpo; quattro la respirazione si conforma a quanto c’è all’esterno. Una, due, tre pulsazioni: il sangue si conforma a quanto è all’interno del corpo; quattro: il corpo si conforma all’esterno. Vedete dunque che a livello della Terra c’è la stessa attività che nell’uomo. Se guardate il sangue e l’acqua della Terra, il sangue si conforma all’acqua. Seguiamo ora il ritmo delle pulsazioni: una, due, tre pulsazioni: interiormente risentiamo come un po’ di primavera, d’estate, d’autunno; quattro: ecco che arriva l’inverno, ah, respiriamo. Come per la Terra stessa, adesso arriva la respirazione. L’essere umano è dunque del tutto accordato interiormente con la respirazione della Terra. E da questa conclusione possiamo dire che il processo è, ben inteso, molto piú rapido nell’uomo, per il quale accade diciotto volte in un minuto ciò che succede in un anno per la Terra. Quello che per la Terra si svolge in un anno, nell’uomo si svolge diciotto volte al minuto.

 

L’uomo è dunque soggetto allo stesso ritmo della Terra, con la differenza che in lui quel ritmo è molto piú rapido. Ma quando consideriamo la Terra, e grazie a quanto abbiamo affrontato oggi, riusciamo a vedere che essa era una volta in un tutt’altro stato, tutto questo ha per noi una certa somiglianza con le comete, come vi ho spiegato. Quanto alle comete, quando una di esse si disintegra, cade sotto forma di meteoriti, sotto forma di ferro. Ogni cometa, che quando esplode cade sotto forma di particelle ferruginose, contiene dunque del ferro.

 

Anche questa è una cosa che abbiamo in noi: quando ci disintegriamo, in quanto cadaveri, si trovano anche piccole particelle ferruginose del nostro sangue. Ancora una cosa che abbiamo conservato della nostra antica natura nelle comete. In quanto cadaveri, facciamo in effetti quello che fa la cometa. Il ferro che si trova nel nostro sangue proviene dal fatto che svolgiamo l’antica attività cianogena. È il corpo esterno, al quale non è permesso di entrare nel sangue, ma il quale una volta vi penetrava. Ma questo non significa altro che oggi stiamo privando la nostra primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno interiori di primavera, estate, autunno e inverno esteriori. Oggi siamo solo leggermente dipendenti da primavera, estate, autunno, inverno esteriori.

 

Quattro stagioni

 

Non c’è bisogno di andare molto indietro nel tempo. Ora queste cose assumono un carattere completamente diverso, ma se si cresce in un villaggio come il mio, allora si sa che una volta c’erano delle persone – ora stanno diventando sempre piú rare, perché tutto sta diventando uniforme nel mondo terreno – che erano molto dipendenti dalla primavera, dall’e­state, dall’autunno e dall’inverno. Questo è stato notato anche in tut­ta la loro vita dell’anima. Erano molto diversi in estate rispetto a come erano in inverno. Li incontravate in inverno ed erano effettivamente sempre come un po’ assenti; erano molto piú fantasmi che esseri umani. E ritornavano davvero in sé in estate. Perché erano cosí dipendenti dalla primavera, dall’estate, dall’autunno e dal­l’inverno esterni.

 

Questo ci rimanda ancora a come era una volta l’uomo. Un tempo, quando respirava ancora l’azoto invece di respirare l’ossigeno, l’uomo era ancora completamente dipendente dall’ambiente esterno; aveva il polso e la respirazione del corpo planetario al quale apparteneva, e che nel mio libro La Scienza Occulta ho chiamato Luna. Che era come una specie di cometa, con la quale cooperava. Era parte di un intero grande organismo, che inoltre respirava. È come se l’uomo cominciasse improvvisamente ad avere un battito in primavera, uno in estate, uno in autunno e poi un respiro in inverno e cosí via. Cosí era l’uomo una volta, quando respirava l’azoto: era un membro dell’intero organismo terrestre.

 

Vedete, ora arriviamo alla stessa cosa per un percorso abbastanza diverso da quello al quale eravamo arrivati prima, quando guardavamo megateri e dinosauri. Arriviamo esattamente allo stesso risultato seguendo una tutt’altra strada.

 

È proprio questa la cosa notevole della Scienza dello Spirito. L’altra, l’attività scientifica di oggi, inizia da qualche parte, va passo dopo passo, il solito tran tran, non sa dove, ma prosegue in linea retta. Questo non è il caso della scienza antroposofica. Essa può partire da punti diversi, andare lí e subito dopo là e cosí via, proprio come un escursionista, che partendo da diversi punti nel fondo valle arriva sempre in cima alla montagna, arriva quindi sempre allo stesso risultato. È proprio questo ad essere notevole. Piú si osserva il mondo onestamente, tanto piú tutte le osservazioni individuali si fondono in un tutto.

 

La sua domanda ci ha posto oggi davanti un certo aspetto. Partendo da un aspetto del tutto diverso da quello da cui eravamo partiti l’altro giorno, siamo arrivati cosí a vedere che il principio del ritmo dell’uomo si trovava nell’intero organismo terrestre, nell’epoca in cui esso era collegato ancora alla cometa, dal quale principio fu poi semplicemente staccato. L’integrazione dell’uomo cosí come esisteva a quell’epoca, può essere comparata alla vita dell’embrione nella madre. Anche lí egli  segue l’attività del polso e della respirazione.

 

Resta dunque da provare che l’uomo segue oggi nella madre l’attività del polso e della respirazione. Questo può essere dimostrato dal fatto che vi ho detto prima: le pustole sono provocate dall’incontro che si verifica tra l’attività respiratoria e quella del sangue. Ora è interessante sapere che se l’embrione segue veramente l’attività del sangue e del respiro della madre, una madre con il vaiolo trasmetterà necessariamente il vaiolo all’embrione, e questo mentre l’embrione si trova nel ventre materno. Ed è proprio il caso. Se una madre incinta prende il vaiolo, il bambino lo prende anche lui mentre è ancora nel grembo materno, perché condivide tutto con lei.

 

Urano Gea

 

Vi fu un’epoca in cui l’essere umano seguiva tutto ciò che faceva la Terra, quando la Terra era ancora sua madre, essendo la Terra in quel periodo una specie di cometa. I suoi ritmi del sangue e del respiro erano quelli della Terra. Si può dire che quando risaliamo nel tempo alle epoche antichissime, quando gli uo­mini avevano una conoscenza istintiva e non l’intelligenza odier­na, colpisce veramente vedere che qualificavano sempre la Terra come Madre, la chiamavano Madre-Terra. Parlavano di Urano come Universo e di Gea come Terra considerando Urano come Padre e Gea come Madre.

 

Cosicché si può dire che una parte dell’organismo umano, là dove si sviluppa il bambino, cioè l’utero, è in fondo una Terra in miniatura che è rimasta allo stadio dell’antica cometa.

 

E al tempo di quest’antico stadio della cometa la respirazione dell’uomo, come quella della stessa Terra, era una respirazione inerente all’Universo. L’uomo non era il solo ad assorbire azoto, tutta la cometa terra lo assorbiva dall’Universo. A quell’epoca, la respirazione era allo stesso tempo una specie di fecondazione. Nell’uomo e nell’animale l’attuale fecondazione è quello che resta di quella. Cosí che possiamo dire che all’atto della fecondazione c’è sempre la presenza di quella respirazione d’azoto, poiché nello sperma dell’uomo la sostanza piú importante è l’azoto. Con la fecondazione esso è introdotto nell’organismo femminile e ha per effetto di stimolare e provocare proprio quello che l’ossigeno non potrebbe mai fare: la formazione degli organi. Questi dovranno infatti essere già sviluppati quando arriverà l’ossigeno. Cosí vedete che in realtà noi dobbiamo la nostra respirazione proprio all’universo.

 

Adesso signori proviamo a fare qualcosa. Vedete, il corso dell’anno è già in qualche modo imitato nel corso della giornata. In un minuto abbiamo 18 respirazioni, quindi in un’ora sessanta volte tanto, cioè 1.080; e in 24 ore, in un giorno, abbiamo ventiquattro volte tanto = 25.920; cioè abbiamo 25.920 respiri in un giorno.

 

Adesso calcolerò qualcos’altro. Calcolerò il numero di giorni che corrispondono alla vita media umana. L’anno ha circa 360 giorni; l’età media di un essere umano è di circa 72 anni. Diciamo dunque 72 volte 360 = 25.920.

 

In un giorno abbiamo dunque tante respirazioni quanti sono i giorni di una vita umana media. Ma un giorno è anche, in un certo senso, un respiro. Un giorno è anche un respiro. Vale a dire, espiro la mia anima quando mi addormento e la riprendo quando mi sveglio: espirazione, inspirazione. Espiro e inspiro lo spirituale. Quindi questo ritmo che ho nel mio respiro, l’ho avuto nel sonno e nella veglia durante tutta la mia vita terrena. Ciò è estremamente interessante: 25.920 respirazioni in un giorno, 25.920 giorni in media in una vita umana.

 

Osserviamo adesso il Sole. Se in primavera osservate il Sole, esso sorge nella costellazione dei Pesci. Ma non si trova nello stesso posto ogni primavera. Il 21 marzo della primavera del prossimo anno, sarà spostato di un po’. Se oggi il Sole sorge nella costellazione dei Pesci, l’anno prossimo sorgerà in un posto leggermente spostato, l’anno dopo ancora un altro po’ e cosí via. Quando sorge, il Sole si sposta costantemente. E dopo un certo tempo deve aver compiuto un giro intero. Cosí, quando il sole sorge oggi nella costellazione dei Pesci – gli astronomi dicono  in Ariete, perché non si sono ancora aggiornati con le loro denominazioni; in passato sorgeva in Ariete – allora deve essersi alzato lí nei tempi antichi. E se si sommano queste parti di anni, si ottiene 25.920 anni. È la stessa cosa. In modo che il ritmo del mondo si armonizza anche con il ritmo rapido della respirazione e della circolazione del sangue. Pensate fino a che punto l’uomo è integrato nell’universo! L’uomo proviene dall’Universo. Suo padre e sua madre originari sono l’Universo.

 

Pensiero

 

Questo porta naturalmente a vedere l’essere uma­no in connessione con l’universo in un modo completamente diverso di quando qualcuno dice semplicemente: Dio ha creato il mondo, ha creato l’uo­mo, tutti termini che non ti fanno riflettere. Ma l’an­troposofia vuole cominciare a far pensare qualcosa di tutto. Ci si lamenta per questo. Perché? Ebbene, per dire solo parole non si deve pensare, non ci si deve sforzare. Ma l’Antroposofia domanda che si facciano degli sforzi. Questo rende furiosa la gente. Per la Scienza attuale gli sforzi non sono necessari. E poi, all’improvviso, ecco che arriva questa fastidiosa antroposofia e non puoi piú sederti al cinema lasciando che il film scorra senza romperti la testa con i pensieri! Vogliono perfino introdurre il cinema nelle scuole affinché i bambini facciano meno sforzi. Sono sorpreso che non lo abbiano ancora fatto con la matematica! E proprio allora arriva l’antroposofia che dice: «Non state seduti con le mani in mano, ma partecipate con le vostre dannate teste!». Ma è proprio questo che non si vuole.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 27 gennaio 1923. O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.