Massimo Scaligero

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Massimo Scaligero - DAL PENSIERO VIVENTE ALL’ISIDE SOPHIA

DAL PENSIERO VIVENTE ALL’ISIDE SOPHIA

 

Johann Wolfgang von Goethe

Johann Wolfgang von Goethe

 

Chiedendo scusa per il paragone, come Dante e Virgilio si salutarono alle porte del Paradiso, cosí si deve abbandonare la logica razionale, una volta che ha accompagnato alla compren­sione di un ente creatore che, tramite Archetipi, sostanzia il mondo della natura. Abbandonarla per entrare nelle profondità dell’Universo per l’incontro con Iside, la Grande Madre.

 

Goethe ci ha guidato lungo il sottile percorso che deduce l’Essenza divina dell’Universo. Per questa dimostrazione ha im­piegato tutta la sua vita. Sotto certi aspetti l’ha sacrificata. Ha scoperto e ci ha parlato di tutti gli Archetipi che si ripetono infinitamente nella natura in forme sempre piú complesse, anch’esse estrinsecazione di Archetipi. Il medesimo uomo è Archetipo, e for­se Archetipo degli Archetipi, partecipe, secondo il filosofo tedesco, della creazione universale. Cooperatore della Grande Divinità creante.

 

Molti seguaci di Steiner, profondi e ricchi di seme spirituale, ritengono che Goethe abbia “perso” l’occasione di sperimentare il pensiero, una volta compreso il suo essere fondamento. In un certo senso di aver perso tempo a trovare Archetipi in ogni dove. Questo giudizio, senz’altro autorevole e non privo di riscontro, non tiene conto dell’aspetto piú importante, che non riguarda Goethe ma noi: ovvero, è facile dire ciò, alla luce di Steiner e soprattutto di Scaligero. In realtà il filosofo tedesco aveva bisogno di dimostrare le sue intuizioni; e, per farlo, ha impiegato tutta la vita. Ha cercato in tutta la natura, nelle rocce, nell’uomo e nel frutto della sua arte, l’archetipo che si sostanziava. Se non lo avesse fatto con tanta dedizione, sarebbe rimasta una buona intuizione ma non dimostrata. L’intuizione di una Grande Madre che nel suo ventre contiene l’universo, è deduzione di logica che si è espressa per tutta la vita come apice di osservazione di un’intelligenza da cui sgorgano progetti e idee giustamente definiti Archetipi; e che non può non avere origine Divina.

 

Massimo Scaligero

Massimo Scaligero

 

E poi noi abbiamo incontrato Massimo Scaligero, avendo il “solo” compito di riconoscerlo come nostro Maestro. Massimo sembra aver raccolto una sorta di testimone da Goethe, addentrandosi in quel mondo di pensiero e di Archetipi alla ricerca della Divinità. Chi ha conosciuto Massimo sul piano terreno, ha una fortuna ma anche una responsabilità: comprendere la sintesi del pensiero scaligeriano, proprio perché lo ha vissuto nel suo dipanarsi in tutta la vita, vedendolo, senza accorgersene, evolversi in tutta la sua esistenza, di conferenza in conferenza.

 

Chi invece non lo ha incontrato sul piano fisico, ha un vantaggio che nuovamente è una fortuna ma anche una responsabilità. Perché ha incontrato la sintesi del percorso già compiuto ed ultimato del Maestro. Nell’accostarlo, in un attimo, può comprendere l’essenza del suo atto d’Amore verso l’umanità.

 

Il Massimo appena nato è fondamentalmente diverso dall’uomo che nella notte fra il 25 e il 26 gennaio 1980 lasciò improvvisamente il mondo fisico. Diverso nella sua struttura spirituale forgiata con volontà oltre ogni limite, strappando dalla sua anima le proprie debolezze, invero già esigue rispetto alle nostre. Il suo vero messaggio riguarda la lotta che ognuno può impegnare con la propria istintività, il proprio sentire; propedeutica al quel pensare terso e indipendente, che può far luce sul fondamento della realtà.

 

Beatrice portata dagli Angeli

Beatrice portata dagli Angeli

 

L’inizio dell’Ascesi di Massimo corrisponde al momento in cui Virgilio, avendo terminato la sua funzione di guida, scompare dalla vista di Dante nel Canto XXX del Purgatorio, all’ingresso del Paradiso, e appare Beatrice portata dagli Angeli. È l’attimo in cui la logica goethiana lascia il posto alla realizzazione esoterica scaligeriana. Quindi non è piú zona di razionalità, ma di qualcosa di diverso. Il pensiero sano e limpido deve comunque far luce, aiutare il discepolo, ma non come atto razionale; poiché deve incontrare e conoscere e non piú solo intuire e comprendere. Rimanendo in termini piú semplici e consoni alla nostra dimensione, possiamo dire che una volta capito come funziona l’orologio ed intuito che è stato realizzato da un orologiaio, per incontrarlo e conoscerlo non occorre la logica razionale, ma una comprensione piú profonda. Il pensiero serve sempre, ma utilizzato in altro modo.

 

Massimo Scaligero compie il salto per passare dallo studio dell’orologio alla ricerca e all’in­contro con l’orologiaio. Quindi raccoglie l’eredità del filosofo tedesco e la realizza. Il tramite di questo passaggio di testimone è Rudolf Steiner. E per fare questo, Massimo ha impiegato, anche lui, tutta la sua vita. Il percorso di Scaligero inizia con la realizzazione di una zona profonda del pensiero e si conclude con l’incontro con l’Iside Sophia. Massimo ci spiegava di aver coniato il termine “Iside Sophia” per spiegare che l’Iside egizia, la Sophia greca e la Vergine cristiana erano tutte la stessa entità: Madre e Sposa del Logos: il Christo, di cui si sostanzia l’universo.

 

La Logica contro l'uomo

 

Tutta l’opera di Scaligero altro non è che mettere a disposizione dell’umanità il metodo per poter avvicinarsi a questa Divinità, origine di ogni essere Universale. Una sorta, amo chiamarla, di manuale delle istruzioni. Infatti in ogni suo testo è indicata la tecnica interiore necessaria per il raggiungimento dell’esperienza che è proposta. Che alla sua radice ha sempre lo stesso punto essenziale: il Pensiero. Questo percorso inizia rendendosi conto di come il pensiero sia costantemente manipolato a giustificazione delle debolezze umane.

 

L’anima umana utilizza il pensiero non solo per realizzare le proprie necessità istintive e materiali, ma anche per giustificarle materialmente. E ne La Logica contro l’uomo ci dice che se già l’uomo non facesse quest’ultima cosa, sarebbe tanto. Il vero limite del pensiero è proprio l’uso che la debolezza umana fa di esso.

 

Pensiero vivente 2

 

La ragione dell’impossibilità dell’uomo ad assurgere ai mondi spirituali risiede nella nostra anima e non nello strumento che abbiamo. Anche logicamente, il fatto di pensare solo a mangiare e al miglior modo di farlo, rende difficile lo sviluppo di una capacità intuitiva in campi diversi; giusto per fare un esempio, se pur grossolano ma chiaro. Quindi il suo primo atto è quello di uno svincolamento del pensare dalle proprie necessità umane. Creare una zona nella quale si possa coltivare un pensiero che prescinda dal mondo dei sensi, degli istinti, ne sia indipendente, libero. L’incontro cioè con la corrente del pensiero prima che venga corrotto dalla nostra debolezza: il Pensiero Vivente. Pensiero Vivente da contrapporre ad un pensiero corrotto, morto; espressione della razionalità, già manifesta, a servizio di quello che all’uomo serve egoisticamente.

 

In ogni suo testo il percorso descritto parte sempre dalla realizzazione di un pensiero svincolato dalla necessità umana, e che, attraverso determinate tecniche, può portare all’incontro con varie realtà spirituali. Gli esercizi spirituali per realizzare il pensiero libero dai sensi, e che precede l’incontro con l’atto vivente del pensiero, Massimo li spiega solo nei primi testi, poi li assume come dati. Sono in realtà, lo dice chiaramente, i cinque, anzi sei, esercizi di Steiner. È molto particolare che Massimo spieghi solo in poche righe la disposizione dell’anima per la ricerca spirituale.

 

Iside Sophia libro

 

Nel suo libro Iside Sophia, la dea ignota egli accenna alla necessità che l’occultista coltivi una disposizione d’animo verso l’onestà, la correttezza e la purezza del suo agire. Come dire che l’immoralità, anche celata dal vivere quotidiano, preclude ad ogni progresso finché non venga superata. È un argomento appena accennato, e non particolarmente approfondito come ci si aspetterebbe, per rispettare la libertà dell’uomo. Unica base di una vera moralità. Insistere su questo argomento, lo avrebbe trasformato in dogma, ideologia, elementi opposti al vero agire morale.

 

In altri due punti dell’Iside Sophia Massimo accenna, sempre molto brevemente, ad un’altra caratteristica importantissima, che deve diventare la fedele compagna del ricercatore spirituale: la Fedeltà. Fedeltà all’insegnamento ricevuto, al proprio Maestro, al­l’Amore Intuito. Che messa in questo modo è piú una conquista da conseguire che non una disposizione già realizzata.

 

Credo di poter dire che queste siano le essenziali premesse ad ogni azione esoterica. In estrema sintesi l’individuo deve prima adeguarsi ad una vita degna, onesta e corretta; poi fare continuamente riferimento alla forza di vera Fedeltà, quindi con gli esercizi coltivare la liberazione del pensiero al fine dell’incontro con la corrente viva del Pensare, che sarà guida Divina attraverso le varie esperienze spirituali, fino alla liberazione dell’Iside Sophia. E della divinità prigioniera, silente e sofferente di Lucifero nella profondità del Cosmo, cioè della nostra anima.

 

Se Goethe avesse avuto il tempo di due vite avrebbe realizzato tutto questo.

 

Non riesco a dire altro del mio Maestro.

 

 

Massimo Danza