Si racconta che Socrate fosse considerato dai suoi concittadini un fannullone perdigiorno che importunava le persone per strada. Era solito, infatti, girovagare per le strade di Atene, fermando le persone e chiedendo loro il significato di “bellezza”, “bene” o “male”, “morale”, “etico”. Quando le risposte erano insoddisfacenti, oppure fatte con esempi, diventava arrogante, ironico e tagliente, per stimolare l’interpellato a spiegare con concetti razionali quello che gli era stato chiesto. Questo aspetto della vita del filosofo, sarebbe un simpatico aneddoto se non avesse avuto un epilogo tragico. Infatti la giuria chiamata a condannarlo, era proprio formata da quegli ateniesi che erano stati importunati e derisi dal Nostro, e quindi raccolsero l’occasione al volo per liberarsene.
Al di là dell’episodio in se stesso, rimane il “metodo” socratico che intravedeva nel dialogo, o meglio nella razionalità impiegata nel dialogo tra due persone, l’unica strada per arrivare alla verità senza mai cascare nel dogmatico, nell’ideologico. Ci credeva talmente tanto, diremmo con un sorriso, che non ha lasciato nulla di scritto. La verità è che se un’idea è sbagliata, diffondendosi somiglia molto ad una verità abbagliante (come diceva Goethe).
Sono passati circa 2.500 anni, esattamente, siamo precisi, 2.421, dalla morte di Socrate, eppure ancora non abbiamo imparato a ragionare razionalmente attorno alle cose. Il fascino della scienza in grado di spiegare ogni cosa, di una religione anti-scientifica, ha completamente conquistato l’umanità. Oggi, anche chi è Cristiano pensa ad una chiesa oscurantista e con fatica la difende di fronte al razionalista.
Non si può negare che ci sia stata una forte opposizione della Chiesa alla scienza; ma nessuno ragiona sul fatto che quest’ultima nasce proprio in seno alle librerie dei monasteri; che ben presto diventeranno accademie universitarie, gli unici posti dove si poteva studiare. Copernico era un monaco. Il padre della scienza, Galileo, aveva studiato in un monastero, e proprio dal metodo del dialogo socratico aveva preso spunto per il suo “metodo scientifico”. Nessun’altra confessione religiosa nella storia dell’umanità ha reso possibile tanto. Inquadrare in questo modo il cristianesimo avrebbe evitato una serie di conseguenze a catena che ancora oggi si ripercuotono e si radicalizzano. Non voglio fare un elogia del cattolicesimo, ovviamente. Però relegare il cattolicesimo nel mondo oscurantista anti-scientifico, ha significato tagliare le gambe a tutto il pensiero etico cristiano che è stato la massima espressione dell’umanità. La Morale e l’Etica, attorno all’anima umana, che tantissimi filosofi e spiritualisti cristiani avevano sviluppato, di fatto sono state cancellate dalla cultura umana. La Chiesa, confusa con il cattolicesimo ed anche con il cristianesimo, è diventata lo zimbello del razionalista, che la relega alla mera funzione superstiziosa della preghiera recitata per non andare all’inferno.
Di fatto questo ha portato alla ribalta tutta una serie di religioni e filosofie orientali che non risponde piú alle esigenze dell’uomo moderno. Correnti che acquistano dignità perché viene loro riconosciuto di trattare argomenti che in apparenza il cristianesimo non ha, ma che sarebbe in grado di affrontare in modo molto piú attuale di chi lo ha affrontato in tempi troppo remoti.
Abbiamo oggi un razionalista materialista che non riconoscendosi nelle antiche filosofie orientali non riesce a districarsi piú nel mondo moderno perché non ha, o meglio pensa di non avere, un referente spirituale dell’epoca moderna. La psicanalisi si occupa solo delle reazioni della psiche con l’ambiente esterno, rinunciando, anzi non credendo affatto che possa esistere un’anima da educare di fronte agli istinti e le passioni, anch’essi relegati nel mondo dell’inconscio e quindi non indagabili. Qui la morale e l’etica muoiono. E se è vero che erano campo religioso (non risolti dall’inferno e dalla punizione di Dio, come comunemente si crede), era compito della filosofia affrontarle, razionalizzarle. Quindi con esse muore la filosofia stessa, che perde le sue basi.
Tutto questo potrebbe essere poco importante se non avesse conseguenze nella vita di tutti i giorni: senza una morale ed un’etica, il comportamento dell’uomo non può non essere sempre piú istintivo, irrazionale e soprattutto immorale. È inutile fare un elenco didascalico di come il male si stia manifestando con sempre maggiore violenza. E non voglio neanche fare il discorso che la religione impone una moralità con la paura della punizione di Dio. Sappiamo tutti che la moralità deve essere un atto libero da ogni superstizione. Però con la religione è sparito quello che poteva spiegare la differenza tra bene e male; e gli uomini la capiscono sempre meno. Anzi cominciano a non comprendere piú il senso di questi termini. Come non comprendono piú cosa significa essere uomini rispetto agli animali, alle piante o agli oggetti.
Quindi assistiamo ogni giorno al degradarsi dei rapporti tra questi in ragione di istinti; dove prevale veramente il piú cattivo. L’eroe non è piú chi si sacrifica per gli altri, che anzi è sempre piú inviso nella società; ma è colui che riesce a fare del bene a se stesso piú che agli altri, arricchendosi a dismisura, recitando, oppure cantando canzoni, con argomenti banali tanto per fare cassa.
Potrei continuare all’infinito. Però sarebbe inutile, non discutiamo di questo. Si cerca solo di capire l’importanza di saper guardare alla realtà con coscienza e razionalità, come Socrate si augurava.
Massimo Danza