La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaVedo ogni giorno intorno a me delle persone intelligenti, alcune di loro sono dotate anche di una brillante intelligenza, ma sono fredde e assolutamente incapaci di esprimere o di provare amore. Cosa rappresentano queste persone portatrici di intelligenza senza amore, e come si può riuscire a riportare calore nei loro cuori?

 

Gloria d. S.

 

 

L’insegnamento di Rudolf Steiner ci ha illuminato su quanto sta accadendo intorno a noi in questo periodo storico: sempre piú l’uomo sviluppa la propria intelligenza, la nozione, il sapere astratto, e sempre meno questo sapere accoglie il calore del cuore. Massimo Scaligero ci ha spiegato con grande precisione, a voce e nei suoi scritti, quanto accade a causa del pensiero riflesso, della dialettica: finché l’uomo ha un’esperienza del pensiero legata alla cerebralità, non può avere attività dell’anima che esca fuori dalla soggettività. L’essersi identificati con la cerebralità è stato l’inizio dell’esperienza dell’identità, ma è stato anche l’imprigionamento nella soggettività. Per cui non si può amare veramente. Le persone che sono ancora capaci di amare sono esseri con una conformazione animica antica, ma oggi stanno diventando introvabili. Dobbiamo renderci conto che questa possibilità di andare amorevolmente verso l’altro è finita. L’uomo vive oggi l’impossi­bilità di agire con moralità, perché non esce dalla cerebralità. Se il pensiero riesce a superare la soggettività, e solo in quel caso, si apre all’impulso morale. Oggi vi sono scienze astratte che non entrano nel mistero dell’anima. Ovunque intorno a noi c’è l’errore. Siamo circondati dalla menzogna, dalla disonestà, dall’egoismo. La situazione è gravissima e occorrerà molta forza e grande volontà per risalire da questa oscurità che ci circonda. Dobbiamo compiere un enorme sforzo per restare in accordo con i princípi della moralità. L’intelligenza senza amore appartiene alla coscienza riflessa. Vediamo personaggi noti, importanti, che parlano in Tv, leggiamo i loro scritti, in cui prefigurano progetti di bontà, generosità, cura dei mali che affliggono la società, ma il loro parlare del bene e del bello non esce dalla riflessità, i loro sono concetti morti. Il concetto è un iniziale tentativo di uscire dal pensiero riflesso, ma non è facile operare sul riflesso. Nei vari progetti che prefigurano l’uscita da questo periodo di grande difficoltà che tutti abbiamo sofferto, e di cui stiamo ancora soffrendo, c’è un affannarsi a mostrare un calore umano che è solo recitato, si capisce bene che non è sentito. E allo stesso modo, quando si parla dei problemi dei rifugiati, dei disabili, delle persone sotto la soglia di povertà, viene mostrato in qualche modo un accenno di sentimento, ma sentiamo che quella voce suona falsa. Sappiamo bene che non ci può essere moralità se non entra lo Spirito. Una moralità che appartiene al fisico e non coinvolge l’animico è solo una recitazione, come la storia della non violenza, del pacifismo, quando poi si mandano le armi nei terreni di guerra. Come riportare calore in quei cuori? Dobbiamo cominciare da noi. Avviviamo in noi il sentimento, il calore, l’entusiasmo per la disciplina interiore. Ciò che ognuno di noi compie si riflette intorno. L’opera di ogni persona “di buona volontà” viene accolta in alto, dal Mondo spirituale, e rimandata in terra centuplicata. Dobbiamo esserne certi.

 




 

letterinaMi trovo a nutrire delle aspirazioni che sono al di là della mia portata e mi chiedo se i limiti che vedo siano funzionali ad una possibile crescita od oggettivamente insuperabili. Non trovare una risposta potrebbe significare, per me, sostare in una zona di indulgenza per mancanza di coraggio. Chiedo consiglio o anche qualche spunto di riflessione voi (so di non essere riuscita ad ordinare come avrei voluto i pensieri che ho scritto piú oltre, ma era necessario dargli una forma intellegibile). Tutto è partito un’affermazione: “il tendere è già conseguimento”. Vero, ma la realizzazione di un intento ne rappresenterebbe il segno tangibile. E che forma deve assumere questo segno? Sto cercando di conciliare in me due idee, che per il momento avanzano in direzione parallela: una strettamente legata all’evoluzione (come possibilità dell’essere umano di ritrovare la scienza sacra del proprio essere); l’altra legata alla positiva esperienza del proprio vivere, alla realizzazione della Libertà. Mi ripeto sempre che da soli non siamo nessuno, l’altro ci è necessario perché ci mostra quello che di noi non sappiamo ancora. I Maestri ci insegnano che è possibile fondare la nostra individualità nella necessità dell’altro; mi guardo intorno e immagino cos’è che agli altri manca: la certezza, il calore di una scienza d’Amore che li sostenga e che li aiuti ad affrontare il freddo e il buio di una vita morta. Ma come soccorrere chi non sa? Come infondere o trasfondere il senso del sacro a chi non ne ha piú memoria?  Io mi dibatto in questo dilemma: sento di essere privilegiatissima rispetto a chi è travolto dal frastuono di parole e di fatti che oggi con tanto clamore si impone nelle menti dei piú e anche nei loro cuori, ma come aiutarli? Come suggerire loro, come giungere a comunicare con loro e dire che è irrimandabile una rivoluzione tacita del proprio essere, per adempiere il compito di liberarci e liberare? Giovanissimi, adolescenti, amici, conoscenti; nessuno di loro saprebbe ricondurre il proprio senso della vita alla logica della Scienza Sacra, ma poi mi chiedo è vero questo? È vero che loro non sanno, che non possono immaginare? Esiste una Logica del destino per ognuno di noi, mi ripeto; e allora qual è il ruolo di noi privilegiati, che abbiamo compreso il senso profondo del Sacrificio? La Libertà è un dono talmente prezioso che impone la regola del rispettoso silenzio, anche con i propri figli o, a maggior ragione, con i propri figli. Assistiamo impotenti agli inganni perpetrati a loro danno, alle insidie di cui, ancora inesperti rimangono vittime, li ascoltiamo parlare dall’alto della loro illusoria sapienza, e patiamo, e sentiamo un dolore profondo per la loro ingenuità; qui capiamo quanto siamo stati privilegiati e al contempo sentiamo vivo il pensiero del sacrificio: il nostro, perché patendo avanziamo; il loro, perché credendo di sapere si arrestano. La Libertà non si può descrivere, non si può nemmeno raccontare la si può solo vivere individualmente o forse anche solo immaginarla, e già il solo poterla immaginare apre la via ad una vita nuova; la via del futuro. Vorrei poter fare agli altri ciò che i Maestri hanno fatto per noi, e l’Amore che i nostri Maestri emanano è la forza che non riesco a utilizzare ancora nel modo richiesto in questo tempo: “non per ora ma per ciò che sarà”. Mi sono accorta che, in quanto anima del passato, mi mancano le fondamenta per concepire un futuro, e senza l’idea di un futuro il presente muore, ogni giorno: esattamente da qui subentra la Scienza dello Spirito che si affianca, ma ancora non si congiunge, con l’idea della Libertà.

 

Luciana B.

 

 

Una richiesta di consiglio che contiene in sé non solo la risposta, ma anche una saggezza e una comprensione di quanto ci presenta il mondo attuale, che non si può non condividere. Scrive la lettrice: «Come infondere o trasfondere il senso del sacro?…». Noi non dobbiamo fare proselitismo: l’Antroposofia non è per tutti, lo stesso Rudolf Steiner lo dice. La cosa che invece possiamo fare, anche con i nostri familiari, i nostri figli, è dare un esempio di equilibrio, stabilità, sicurezza (noi sappiamo che tutto ciò che il karma ci pone di fronte viene direttamente dal Mondo spirituale), e soprattutto un vero senso del sacro, non recitato. E piú oltre è scritto: «Vorrei poter fare agli altri ciò che i Maestri hanno fatto per noi». Questo è proprio ciò che ognuno di noi deve prefiggersi di fare, ciascuno a suo modo, anche se con la propria inesperienza e approssimazione. Non possiamo raggiungere il livello di abnegazione degli Iniziati, dei Maestri, ma intanto cominciamo a fare, nel piccolo, quanto ci è possibile, giorno per giorno, Riguardo in particolare all’ul­tima frase, possiamo dire che la Scienza dello Spirito, con gli esercizi di lavoro interiore insieme alle giuste letture, è l’unica Via alla vera Libertà.