La pratica della Psychognòsis

Psicologia

La pratica della Psychognòsis

 

Trascriviamo dal volumetto L’Arte della Giovinezza di Piero Scanziani, giornalista e scrittore svizzero, profondo conoscitore dell’Antroposofia, seguace di Aurobindo, grande amico di Massimo Scaligero, una breve sintesi in cui egli dà alcuni consigli per rendere positivo il negativo, che spesso, soprattutto nei periodi difficili come quelli che stiamo attraversando, rischia di rovinarci l’umore e la salute.

 


 

Usate bene l’energia dei vostri desideri e avrete sicuramente quel che attendete. Questo è lo scopo della tecnica e della pratica proposti dalla Psychognòsis, di cui adesso parleremo e che vi eviterà d’avere due desideri eguali e opposti, tanto da eliminarsi l’un l’altro.

 

Ma può anche accadere a qualcuno di mancare di tanto in tanto o solitamente o addirittura sempre, di desideri vivaci, oppure d’averli cosí deboli, da parere sepolti sotto una coltre d’inerzia. In questi casi la Psychognòsis è capace d’offrire l’aiuto necessario. Infatti l’inerzia è anch’essa una forza che, nel mondo fisico, mantiene in basso i corpi pesanti, ma spinge in alto i leggeri: la pietra giace e l’aria calda s’eleva, entrambe per forza d’inerzia. La Psychognòsis c’in­segna come nel mondo psichico si può mutare il sasso greve in vento veloce.

 

vele

 

Inoltre accade spesso che, pur animati da desideri focosi, voi vi sentiate frenati dall’ambiente che vi circonda, vi sentiate incompresi, combattuti, irritati, delusi, oppressi, a tal punto desolati da perdere le speranze e da arrendervi, persuasi che quanto vi invoglia è irraggiungibile. Anche in questo caso la Psychognòsis vi aiuta, trasformando dentro di voi gli ostacoli nemici in energie alleate: il vento sul mare può essere favorevole o contrario, ma se sapete usar bene le vele, filate sempre verso il porto desiderato.

 

Vi domanderete donde ci è venuta la Psychognòsis. Ne abbiamo trovato la radice a Londra, anni fa, durante un mattino di domenica: conoscete il tedio compatto, opprimente, secolare del giorno festivo britannico? Un amico ci aveva dato l’indirizzo di una tale Maggie McCann, ch’egli chiamava the lady of the omnipotence, e ciò ci aveva incuriositi. Spinti dalla noia domenicale, andammo a trovarla; abitava in una casetta della periferia, con un marito colonnello e con un cane bulldog. Era una donna piccina, minuta, bionda, sui 40 anni, il viso dai lineamenti delicati, gli occhi a mandorla, ridenti. La serenità le si estendeva intorno e il suo fascino tanto ci penetrò che, durante un paio di settimane, ci recavamo da lei puntualmente ogni giorno per il five o’ clock tea, ch’era l’ora in cui riceveva gli amici. Incredibile, eppure quella donnina inglese conosceva davvero il segreto dell’onnipotenza.

 

Dunque, Maggie riceveva alle cinque del pomeriggio chi aveva bisogno di lei, e noi, accucciati in un angolo, ascoltavamo. Un giorno era venuto a trovarla un uomo sui 50 anni, disperato, stretto in una morsa: denaro, famiglia, amori. Stava per soffocare, nemmeno tentava piú di liberarsi, ormai capace solo di lamenti.

 

Maggie lo ascoltò sino alla fine, poi domandò con la sua voce sottile, gentile:

 

«Com’è tua moglie?».

«Arcigna, testarda, ostile».

«Com’è la tua amante?».

«Tanto tenera, una volta; adesso arcigna, testarda, ostile».

«Com’è il tuo socio?».

«Tanto amico una volta, adesso arcigno, testardo, ostile».

«Come mai?».

«È perché gli affari vanno a rotoli».

«No, prendi un’altra moglie, un’altra amante, un altro socio e diverranno arcigni, testardi, ostili».

«Un mio destino che non può cambiare?».

«Si può: se cambi te stesso».

«Ma come?».

 

Un altro giorno venne a trovarla una sposina innamorata del marito e gelosa; aveva paura dell’altra.

 

«Quale altra?».

«Un’altra, non so: l’altra».

«Cara, t’accorgi che la stai fabbricando?».

 

Sicurezza di sé

 

Cominciavamo a capire: le nostre miserie ci sembrano venire da fuori, invece le formiamo noi, dentro, con la nostra sostanza. «Gli affari vanno a rotoli», «Ho paura dell’altra», si attira ciò che si teme. All’uomo non capita quel che merita, ma quel che gli somiglia.

 

Domandai a Maggie:

 

«Come cambiare il destino che portiamo dentro?».

«Con la certezza. Non la speranza, non la fede: la certezza».

 

Cambiare il destino, trovare l’abbondanza a cui tutti abbiamo diritto. Come mai invece ci manca? Come mai ci mancano i soldi, la fortuna, la salute, l’amore? Gli è che ci manca la certezza, anzi abbiamo paura.

 

Dobbiamo liberarci dalla paura e dai suoi figli: la timidità, il rancore, la gelosia, la collera, la maldicenza, l’odio, la vendetta e la figlia maggiore, la scontentezza, che aumenta sempre, che rende sempre piú desolati, tira sempre piú giú e ci si abitua, per inerzia: è piú facile giacere nell’amarezza che salire alla letizia. C’è anche un gusto nel sentire ostile l’universo.

 

A una donna di nome Ruth, abbandonata dal marito, Maggie diceva:

 

«C’è un gusto. La paura è un vizio: non si può farne a meno. Ma l’universo non ti odia: ti ama. È vero Ruth: ti ama».

«Mi ama? Ah, questa è bella! Ma se non sono niente, ma se non sono nessuno…».

«Ruth, l’universo intero sarebbe differente, se anche uno solo di noi non fosse nato. L’abbiamo cambiato noi, lo andiamo cambiando: tu ed io. Siamo necessari, anzi indispensabili. Ruth, vuoi che tuo marito torni?».

«Non spero altro».

«Non avere speranza, non avere fede: abbi certezza. Va’ a casa, Ruth, prepara il suo posto nel letto, come se tornasse stasera. Metti il suo piatto a tavola, come t’avesse telefonato. Non sparlare di lui, non odiare l’altra, non giudicare, non condannare, non piangere, fatti bella, sta tornando. Devi spurgarti di tutta la paura che per tanti anni hai ingoiato. Ruth, quando sarai piena di certezza, tornerà.

 

Cosí avvenne, e cosí la nostra incredulità abituale fu umiliata. Cominciavamo a capire che due persone dall’animo diverso, davanti agli stessi eventi, trovano l’una la fortuna, l’altra la sventura. La seconda, impaurita, lascerà sfuggire l’occasione, volgerà al peggio l’incontro, trasformerà in disgrazia il suo momento. La prima intanto si sarà arricchita. Dentro abbiamo dunque le leve del nostro destino e le possiamo muovere a volontà?

 

Le domandiamo:

 

«E se ci capita una sconfitta?».

«Battezzala vittoria, e lo sarà».

 

Le tre regole di Maggie McCann:

 

1. I nostri guai non ci vengono da fuori ma da dentro. Se ci cambiamo dentro, cambiamo il fuori.

2. La paura genera le paure: le snidi e le metti in fuga, vedrai sorriderti ogni fortuna.

3. Ottieni dentro la certezza e fuori il mondo ti si offrirà.

 

 

Piero Scanziani