La Tradizione: conoscerla per superarla

Socialità

La Tradizione: conoscerla per superarla

Nonno e nipote

 

Il bambino che nasce e inizia a sviluppare la propria personalità, fin dalla prima infanzia ha bisogno di collocarsi nello spazio e nel tempo intorno a sé. Spazio e tempo intesi nel senso della conoscenza del luogo in cui si trova, della sua storia, del suo passato e del suo presente. Per questo inizierà molto presto a chiedere ai genitori, e anche ai nonni, cose del loro passato, della loro infanzia, di come era allora la città o il paese in cui ora vivono e nel quale allora, quelli che oggi sono adulti o anziani, erano bambini. La curiosità è del tutto naturale, e serve al piccolo per avere un’idea piú completa di quanto si svolge intorno a lui.

 

Ulivo benedetto

 

Tra le tante domande che si fa: perché a Natale si mangia il panettone e a Pasqua la colomba, le frappe o le castagnole a carnevale e i bignè di San Giuseppe a marzo? E poi le uova di Pasqua, la pastiera, i tanti cibi che condiscono le feste e le rallegrano?

 

È la tradizione che ha stabilito nel tempo – in un tempo spesso lontanissimo – come onorare le ricorrenze, a volte in maniera religiosa, con processioni, messe cantate, l’ulivo benedetto la domenica delle palme, i ceri della candelora, il ricordo dei defunti il due novembre ecc., a volte in maniera profana o pagana, con le maschere di carnevale, o lo scambio dei doni a Natale.

 

Una tradizione che sottolinea, con il ritorno annuale delle varie festività, una sorta di routine cui appoggiarsi, da prevedere, da attendere, da celebrare. Scandisce le stagioni, con i tanti proverbi che accompagnano ogni mese dell’anno: “gennaio secco, massaio ricco”, “febbraro corto e amaro”, “marzo pazzerello, se c’è il sole prendi l’ombrello”, “aprile non ti scoprire”, “Non ci sono vecchi senza dolori, giovani senza amori e maggio senza fiori”, “giugno dipinge con mille pennelli”, “a luglio son buoni: calzoni di tela e meloni”, “agosto matura e settembre vendemmia”, “ottobre piovoso, campo prosperoso”, “a novembre va’ in montagna e abbacchia la castagna”, “dicembre, freddo al corpo gioia al cuore”.

 

I proverbi italiani sono soprattutto di origine contadina, parlano dei frutti della terra, delle difficoltà e delle gioie che i raccolti possono dare. Oggi ci siamo allontanati da questi detti semplici che ci avvertivano di come comportarci nei vari momenti dell’anno. Nelle città tutto arriva nei supermercati indipendentemente dalle stagioni, ben confezionato e asettico.

 

Molti bambini e giovani, cresciuti nelle grandi città oggi multietniche, lontani dalle tradizioni che ancora sussistono nelle località piú piccole, spesso con famiglie non religiose, o praticanti, hanno difficoltà a comprendere la ragione delle festività. Si domandano quale superstizione induca ancora madri e nonne ad attaccare il rametto d’ulivo benedetto sull’immagine sacra appesa al muro, o considerano un atto scaramantico il segno della croce al passaggio di un feretro.

 

Quattro stagioni

 

Pure se nelle grandi città si percepisce di meno il cambiamento delle stagioni, esso ha comunque luogo in maniera continua. Rudolf Steiner lo considera il “grande processo respiratorio della terra”, in cui le piante spuntano dal terreno, crescono, si sviluppano, poi decadono, appassiscono, alcune muoiono, per rinascere l’anno successivo.

 

Pentecoste, quest’anno domenica 5 giugno

Pentecoste, quest’anno domenica 5 giugno

 

Le grandi festività scandiscono que­sto succedersi delle stagioni: La Pasqua, la Pentecoste, San Giovanni, San Michele, il Natale. Attorno ad esse, tante altre celebrazioni arricchiscono e tingono il quotidiano con i colori cangianti della natura.

 

Il bambino che non ne è partecipe, che alterna gli impegni scolastici e formativi in genere a Tv e cellulare, è sradicato dalle mutazioni stagionali, che non significano altro per lui che il coprirsi o lo scoprirsi nell’abbigliamento, o il periodo scolastico e la sospirata vacanza. Questo sradicamento avviene per lui anche per le relative tradizioni considerate spesso, dalla stessa famiglia, retrograde, senza interesse, superate.

 

Ma come superare qualcosa che non si conosce? La tradizione andrà superata, ma questo può accadere solo quando la si conosce. Altrimenti si taglia quel famoso filo che regge l’intera la tela del ragno!

 

Tutto ciò che vive trae la sua origine dal passato. Il frutto trae la sua origine dal seme, dal germoglio e dal fiore, che poi diviene frutto. La tradizione è seme e germoglio: a noi il compito di trarne il fiore e farlo fruttificare.

 

Pianoforte

 

Il giovane che vuole cimentarsi nel comporre una canzone, dovrà conoscere le basi della musica. Chi ama la danza e vuole farne una professione, dovrà apprendere le tecniche ed esercitarsi a ripeterle fino a possederle, per poi esprimersi in libertà. E cosí per tutta l’arte e per tutte le professioni. La base ci è fornita da coloro che ci hanno preceduto, che hanno sperimentato, con difficoltà prima, ma poi ottenendo dei risultati che ci offrono, e dai quali partire per portare avanti ulteriori miglioramenti.

 

La civiltà avanza faticosamente. Alcune figure di guide, o di Iniziati, precedono gli altri, si sacrificano, insegnano, ricevono dall’Alto ispirazioni e le traducono in aiuti per tutti. Ma per ricevere questi aiuti, queste indicazioni, dobbiamo prepararci, creare le basi perché il seme trovi il giusto terreno, il germoglio cresca affinché possa fiorire e fruttificare.

 

Dialogare con i figli

 

Compito dei genitori, un compito spesso oggi disatteso, è dialogare con i figli, cosí i nonni con i nipoti, raccontando il passato per farli partecipare al presente con consapevolezza, magari mostrando loro un vec­chio album di famiglia, con i ritratti degli avi, raccontando le loro storie.

 

Oltre alla collocazione nel tempo e nello spazio, è molto importante per il bambino la collocazione nei suoi quattro corpi, il fisico, l’eterico, l’astrale e l’Io, secondo armonia. Se il suo fisico è maschile, il suo corpo vitale, o eterico, è femminile, e il contrario, se il suo fisico è femminile, il suo eterico è maschile. È importante far conoscere al bambino, già dalla sua infanzia, questa caratteristica dei suoi corpi, in particolare la dualità fisico-eterica, perché a volte i bambini piú sensibili possono avvertire con maggiore intensità l’appartenenza al proprio corpo vitale, e scambiare le sensazioni amplificate che ne riceve per una diversa appartenenza anche fisica.

 

Trasgender

 

Nell’epoca attuale, in cui il pensiero unico detta legge, si incrementa e si incoraggia questa confusione di genere, intervenendo a volte già dalla prima adolescenza in maniera massiccia con cure ormonali e piú avanti persino con ablazioni e ricostruzioni chirurgiche, creando cosí degli esseri disadattati: dei falsi uomini e delle false donne. In questo credendo di soddisfare il desiderio di libera scelta di un giovane, che è solo confuso e bisognoso di vera conoscenza.

 

È anche importante sapere che l’Io del giovane non agisce in lui prima dei ventun anni. L’adolescente vive completamente nell’astrale, nel mondo delle sensazioni affettive, non guidate ancora dal principio ordinatore della personalità, che è l’Io. Per questo è importante che ci siano vicino a lui delle persone che amorevolmente, ma con serietà e dirittura morale, mostrino il giusto indirizzo da seguire, per far sviluppare, al momento opportuno, una retta e sana individualità, che realizzi nel modo piú consono tutte le potenzialità che ognuno, nascendo, reca con sé dal Mondo spirituale.

 

tutore

 

Massimo Scaligero diceva che una giovane pianta, per crescere diritta, sana e forte, ha bisogno di un tutore. Il tutore è quel di palo di legno che viene affiancato a un giovane albero nel suo sviluppo iniziale, per sorreggerlo e farlo crescere dritto, impedendone l’eventuale ribaltamento a causa del vento o della neve. Il tutore si rende necessario finché l’apparato radicale non sia sufficientemente sviluppato per dare il giusto autonomo supporto. I genitori, o chi ne fa le veci, devono quindi essere dei buoni tutori durante la giovane età, senza coercizioni alla crescita, ma indirizzandola nel modo piú adatto, finché il figlio non si sia sufficientemente sviluppato.

 

L’appartenenza al proprio periodo storico, alla nazione di cui fa parte, alle tradizioni che si sono tramandate, alle festività che si susseguono nell’anno, crea nel bambino e poi nel giovane la giusta collocazione nella sua epoca e nel suo luogo di nascita. In seguito, il suo percorso di sviluppo interiore lo porterà verso l’autonomia. Potrà compiere viaggi che gli faranno conoscere altri luoghi, altre realtà sociali, altre tradizioni. Sperimenterà una forma di libertà che gli renderà possibile aprirsi in modo assai diverso alla tradizione, non rifiutandola ma andando oltre le parvenze, per conoscerne il profondo significato.

 

In Yoga Meditazione Magia Massimo Scaligero scrive: «I cercatori dello Spirito debbono destarsi dall’ipnosi della Tradizione, se vogliono veramente ritrovare la Tradizione: la quale non può piú passare attraverso testi, o mediazioni rituali o cerimoniali, o tecniche psicosomatiche, bensí, in quanto vivente e intemporale, esige esprimersi direttamente come vita interiore».

 

Questo potrà dunque accadere solo con un lavoro individuale della persona adulta, scelto e deciso con volontà propria e nei giusti tempi, quando l’Io-Logos sarà divenuto il centro radiante della sua individualità.

 

 

Marina Sagramora