IL 5 LUGLIO TRA FORZE DELLA NATURA E MAGIA
Il mese di Luglio, cuore della stagione estiva, è il periodo in cui è piú facile avere incontri con gli esseri elementari presenti in tutto ciò che è natura.
In particolare, secondo la tradizione, il 5 di Luglio si rende omaggio anche con piccoli doni e celebrazioni all’aperto al Piccolo Popolo, legato ai 4 Elementi:
• Le SILFIDI creature dell’Aria, elemento caldo e umido;
• Le ONDINE, le NEREIDI e le SIRENE (nell’ambiente marino) legate all’elemento Acqua, freddo e umido;
• Le SALAMANDRE, elementali del Fuoco, caldo e secco;
• Le DRIADI e gli GNOMI, creature legate alla Terra, fredda e secca.
• Le FATE, legate all’Etere; il quinto elemento, piú sottile, che non appartiene alla dimensione fisica.
E moltissimi altri di cui le antiche tradizioni di tutti i popoli ci narrano dalla notte dei tempi.
Nei giorni e nelle tiepide sere di Luglio, andiamo per monti, boschi, ruscelli, e facciamo offerte di ringraziamento alle creature a noi solitamente invisibili, che ci donano tutto ciò che è visibile, e che possiamo percepire con i nostri sensi.
Accendiamo fuochi sacri, disperdiamo nell’aria incensi e nelle acque oli essenziali, mettiamo ghirlande di fiori sugli altari semplici che possiamo creare in luoghi dove la presenza di vita elementare è piú intensa.
Molta devozione e gratitudine dobbiamo a questi esseri che sono presenti in tutto ciò che esiste in natura.
Nei luoghi dove essi vengono meno tormentati dalla presenza degli spiriti elementari tossici di matrice ahrimanica, quelli derivanti dagli idrocarburi dei combustibili (ad esempio il carburante delle nostre auto) e della plastica, possiamo ricevere da queste creature grandi benefíci, se ci accostiamo al loro regno con rispetto e purezza d’animo.
Massimo Scaligero soleva, quando gli era possibile, recarsi in luoghi selvaggi, come il Monte Guadagnolo, vicino al Santuario della Mentorella, per godere del contatto con la Natura.
Separatosi dagli amici, per diverse ore si inoltrava da solo per quei luoghi isolati e incontaminati, dove osservava il volo e dove aveva occasione di incontrare creature del mondo elementare, e di comunicare con loro, in un reciproco scambio di forze vitali.
Ad ognuno di noi, in realtà, gli esseri elementari si mostrano in ciò che governano e animano: ad esempio nei giochi d’acqua delle cascatelle di un ruscello, nella forma delle nuvole, dei sassi o dei pezzi di legno, che modellano per comunicare con noi. Questa percezione che abbiamo di loro, però, è impedita dai nostri schemi mentali materialistici, che non ci permettono di vedere la realtà dei colori e dei suoni che la nostra anima riceve.
Masanobu Fukuoka, nel suo capolavoro La Rivoluzione del Filo di Paglia, spiega molto bene i danni che l’educazione “musicale” provoca nei bambini: spesso diventano incapaci di udire la vera musica, quella suonata e cantata dalla Natura Madre stessa e dai suoi figli elementari, come il melodioso canto delle sirene nel mare. I piccoli umani hanno il dono di vedere e di sentire quello che proviene dalla dimensione eterica in cui gli spiriti della natura vengono a manifestarsi.
Anche noi adulti, però, possiamo lavorare su noi stessi per ritrovare quel dono innato che, con gli anni, abbiamo seppellito nella parte piú preziosa e nascosta della nostra anima. E iniziare a vedere e sentire di nuovo la vita del Regno Elementare.
Rudolf Steiner, nelle sue conferenze raccolte nel libro Le Entità Spirituali nei Corpi Celesti e nei Regni della Natura, ci descrive alcuni esercizi per recuperare queste capacità: è necessario innanzitutto risvegliare il nostro “senso morale”, e questo avviene tramite la percezione pura dei fenomeni naturali, liberi dai nostri schemi precostituiti di giudizio e di rappresentazione del mondo e della realtà.
Per incontrare gli esseri elementari dunque, è necessario liberarci dalle paure e dai pregiudizi, e avere rispetto e amore infinito per la Madre Divina che elargisce la vita a loro, e attraverso di loro, a noi. Ci donano l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo, ci aiutano nel coltivare il nostro cibo.
Non capiscono perché il nostro comportamento sia oggi cosí distruttivo per la Terra, che è la nostra Casa Comune; soffrono per le nostre malefatte, dal disboscamento all’inquinamento dei terreni, dell’aria e delle acque, alla lavorazione dei campi con trattori alimentati da idrocarburi, mostri metallici che uccidono la vita scavando nella sacralità del suolo piú profondo, cosa che mai fu fatta nella Storia del genere umano, fino a cent’anni fa. L’invenzione del trattore, che ebbe origine dalla riconversione dei carri armati della Prima Guerra Mondiale, e poi dei bulldozer e degli escavatori, ha provocato danni devastanti nell’esistenza degli Esseri Elementari, e di conseguenza anche nella nostra. Perché attaccando il loro benessere, provocando la perdita di vitalità del cibo che coltivano con noi e per noi sotto forma di frutti, ortaggi ed erbe spontanee, abbiamo condannato anche il genere umano all’indebolimento del corpo eterico e dunque del fisico e dell’astrale ad esso legati.
Per riportare la Terra nelle condizioni primigenie che le competono, il nostro compito futuro sarà di prenderci cura della vita elementare, cosí come di quella animale e vegetale che da essa dipende. Gli angeli hanno ora dato a noi quel compito, dato che finora erano loro ad occuparsi di tutelare le entità elementari.
Queste creature hanno origine molto diversa dagli esseri umani. Eppure in passato, quando il velo che separava i mondi era sottile e veniva spesso attraversato, molti di essi hanno scelto di unirsi alla nostra stirpe mortale.
Il grande Paracelso, molto scrisse su questo argomento: «Questi esseri, benché abbiano apparenza umana, non discendono affatto da Adamo; hanno un’origine del tutto differente da quella degli uomini e da quella degli animali… Però possono unirsi all’uomo, e da questa unione nascono individui di razza umana».
Alcuni umani dunque, secondo Paracelso, hanno in parte sangue elfico nelle vene!
Questi umani di origini “miste”, saranno chiamati in un prossimo futuro a favorire i contatti e la collaborazione tra gli umani e il cosiddetto Piccolo Popolo.
Quando, nel 2017, durante un seminario di orticultura naturale con Gian Carlo Cappello, autore del libro La Civiltà dell’Orto (cui dedicai il mio primo articolo sull’Archetipo), ci venne chiesto di suggerire un nome per il Non Metodo di Coltivazione che Gian Carlo aveva messo a punto in tanti anni di ricerca e sperimentazione sul campo (ma anche nel campo del lavoro interiore), la definizione che mi venne in mente fu Coltivazione Elementare. Al nostro docente piacque, tra le tante, questa proposta, e nacque cosí ufficialmente il Non Metodo Elementare.
A Gian Carlo sicuramente, era piaciuto questo nome, perché c’è un forte richiamo agli elementi, che sono in effetti ciò che governa un orto elementare e se ne prende cura, dato l’intervento molto limitato della mano umana durante i vari processi che seguono la messa a dimora delle piantine e dei semi.
Un altro motivo per cui la definizione Elementare calzava a pennello, era la semplicità delle varie pratiche agricole richieste. Chiunque, anche senza particolare forza o abilità manuale o conoscenza dei fondamenti dell’agricoltura, basandosi sugli insegnamenti chiari e semplici del libro La Civiltà dell’Orto, animato solo da umiltà, pazienza e buona volontà, può coltivare il suo cibo con questo Non Metodo, e dunque Elementare significa anche semplice.
Dal mio punto di vista però, la scelta di questa definizione era motivata dalla volontà di collaborare con gli esseri elementari e coltivare allo stesso tempo del cibo ricco di vita eterica. Nel Non Metodo infatti, non si eradicano le piante spontanee che fate, elfi e folletti hanno fatto crescere e amorevolmente curato, ma si lasciano sotto lo strato di pacciamatura di fieno (costituito sempre dalle erbe selvatiche con i loro semi). In questo modo le piante già presenti e ricchissime di vita eterica, adottano le radici delle nostre piantine, che entrano a far parte di una nuova famiglia. Il cibo dell’orto elementare perciò, ha le caratteristiche delle piante selvatiche figlie predilette della Dea Madre, e di conseguenza diventa non solo nutrimento ma cibo di guarigione.
Meravigliosa fu per me la visione di quelle piantine il giorno dopo averle messe a dimora, insieme agli altri partecipanti al corso, nell’orto realizzato presso la Locanda del Galluzzo, sul Lago Trasimeno: dalla terra, in prossimità dei nidi in cui le nuove radici venivano accolte da quelle delle piante spontanee, salivano dei fasci luminosi ben visibili, delicatamente verdi, azzurri e rosa.
Lo chiamai perciò “Orto di Luce”!
Ecco cosa scrissi dopo quella magica esperienza: «L’Orto di Luce è uno Scrigno di Vita Lucente, è Luce Eterica che pulsa, danza e canta, è Musica che nutre, e che crea altra Vita nel Mondo. Piccole, preziose briciole viventi, sono i nostri Maestri nella Via verso la Nuova Civiltà! Grazie infinite al Maestro ed amico, Gian Carlo Cappello, e ai nuovi e antichi compagni di viaggio che mi hanno permesso di piantare con loro il Seme di un Mondo Nuovo la cui Luce Vibrante, è cosí accecante da aver bisogno di nuovi occhi per poterla contemplare!».
E pochi giorni dopo a Nespolo Sabino, partí il progetto Ecovillaggio La Riserva Aurea, che ancora portiamo avanti, per diffondere la Coltivazione Elementare, il messaggio del Libro di Gian Carlo Cappello che mi aveva toccato il cuore, ma anche e soprattutto per onorare e ringraziare gli Esseri del Regno Elementare. E per collaborare con loro affinché la Terra torni ad essere un Giardino di Luce.
Shanti Di Lieto Uchiyama