Il Lago di Pilato

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Il Lago di Pilato

Lago di Pilato

 

Nelle suggestioni di una luminosa giornata estiva, salendo sui Monti Sibillini, spartiacque tra Umbria e Marche, si apre alla vista l’in­canto del Lago di Pilato. Il lago – o i laghi, poiché spesso è diviso in due specchi d’acqua – nasce a quota 1.940 metri, per lo scioglimento delle nevi invernali. Sembra che comunque una sorgente sotterranea lo alimenti anche in caso di scarse precipitazioni.

 

Intorno alle sue rive già i popoli italici, per lo piú pastori e agricoltori, compivano sacrifici ad Ercole Curino. Narra una leggenda che data dal Medioevo, che Ponzio Pilato, il proconsole romano tornato dalla Giudea, dove era stato presente ai tempi del Mistero del Golgota, fu condannato a morte dall’imperatore romano Tiberio. Dopo l’esecuzione, il corpo del condannato fu chiuso in un sacco e caricato su un carro trainato da due bufali neri (altrove si dice fossero due neri destrieri), che partito velocemente da Roma e dopo varie peripezie, si diresse alla volta dei Monti Sibillini, si arrampicò sull’alta e scoscesa cima del Redentore, e da lí precipitò nelle acque del Lago, inabissandosi tra un ribollire di schiume tutt’intorno!

 

Lago di Pilato 2

 

Il Lago prese allora a chiamarsi “Lago di Pilato” e “Cima di Pilato” il monte piú elevato nei suoi pressi, successivamente denominato Monte Vettore, da “Victor”, che supera tutti in altezza.

 

Al Lago fu sempre legato un alone di magia e mistero. Lo scrittore Arnolfo di Harff, nel 1497, parla di una cappella fatta costruire nei pressi del lago per contrastare i poteri del Demonio. Secondo alcuni Autori del ’500 e del ’600, uno dei piú assidui frequentatori era stato Cecco d’Ascoli, poeta, medico, filosofo, astrologo e astronomo, arso sul rogo nel Trecento con l’accusa di negromanzia. Riferiscono anche di mura fatte costruire intorno allo specchio d’acqua dalle Autorità di Norcia per impedirne l’accesso a chi saliva per compiere riti di Magia. Come monito fu perfino fatta erigere, dalla Chiesa locale, una forca all’ingresso della valle!

 

Mandragora

 

Ancora nei primi decenni del secolo scorso si parlava, da fonti attendibili, di pietre segnate da forme geometriche (triangoli, circoli) che si rinvenivano sulle rive del Lago. Che il luogo fosse connotato dal Sacro e dal Magico lo attesta il fatto che lí sorge il Pizzo del Diavolo (2.410 m.) e poco discosta la Cima del Redentore (2.448 m.).

 

Non si può tacere infine che secondo testimonianze del passato e finanche degli anni ’70 del secolo scorso, a detta di anziani del posto, il Passo di Forca Viola (accesso alla valle del Lago dal basso), prendeva il nome dal fatto che verso ottobre vi fiorisse la Mandragora, con i suoi fiori viola, le grandi foglie e l’inquietante radice. Detta anche “ Erba Antimonia”, l’uso di questa pianta nei riti magici si perde nel mito.

 

 

Davirita