«Amore Divino, io t’invoco in ogni momento dal segreto del cuore: sono aperto a Te, Ti attendo: riprendimi dalle origini della vita. Fa’ che io divenga l’Uomo di Fuoco, nel cui sangue fluisce la fiamma del Tuo Amore. Ricreami. Investimi della Tua gloriosa potenza».
Massimo Scaligero
(Link: L’Archetipo Agosto 2021)
L’uomo di fuoco è colui che in sé trova il Logos, il Verbo Solare, riempiendo la propria anima e lo Spirito con la potenza cosmica creatrice, partendo dalle percezioni sensoriali e risalendone la scaturigine.
Il caldo e la luminosità prorompente di queste giornate estive di inizio agosto, sono la manifestazione di Lugh, il dio della Luce infuocata, protettore delle arti, affine ad Apollo. Viene rappresentato con una lancia infiammata, uno dei quattro tesori lasciati in eredità dai Tuatha De Danann, una stirpe antichissima proveniente da Atlantide.
Le nozze del dio Lugh e i riti funebri in onore della Dea Arianrhod (o Tailtiu) sua Madre, si celebrano, secondo il calendario pagano, nella LUGHNASADH, o LAMMAS in epoca cristiana, la festa del raccolto del grano e del primo pane, che viene consacrato.
Anticamente, presso le popolazioni celtiche, si celebravano i matrimoni nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto. La mattina precedente venivano costruite delle capanne in luoghi sacri tra i boschi, e dopo riti di consacrazione e benedizione delle coppie, seguiti da libagioni, giochi e danze attorno al falò, la sera i giovani sposi si ritiravano nelle loro dimore di frasche per completare l’unione gradita agli dei.
Il fuoco era l’elemento dominante di queste celebrazioni, insieme ai sacrifici animali, un compenso per la sofferenza della Dea, la Grande Madre che piange i suoi figli, le nobili spighe erette verso il Sole, falciate via allo scopo di divenire sacro nutrimento per il genere umano.
È questo il periodo in cui il calore della luce solare si fa piú intenso, quasi feroce. Il raccolto viene fatto quando il calore del sole ha portato a completa maturazione i chicchi fino al loro cuore. E va messo al sicuro prima che pioggia e umidità ne rendano compromessa la conservazione, causando la fame nel successivo inverno. I raggi solari però, sono anche un pericolo per i frutti della terra.
Il caldo estremo di queste ultime settimane e la natura intorno a noi arsa e inaridita, ci ricordano il potere della luce del Sole, che dona la vita e la toglie, seccando ortaggi ed erbe spontanee.
Questo arresto, a fine luglio, della crescita rigogliosa del mondo vegetale, coincide con la caduta dei nidi ormai vuoti, abbandonati dagli uccellini già in grado di volare lontano e di nutrirsi in modo autonomo; ed anche con le prime battute di caccia, senza la madre, dei cuccioli della volpe e degli altri piccoli mammiferi predatori (gattini compresi).
Per chi vive il rapporto con la Natura in modo non superficiale, questo momento è percepito anche come una “vacanza” degli esseri elementari, che rallentano il ritmo “produttivo” grazie al quale le minuscole piantine seminate in primavera, negli orti da noi, e nei prati dagli elementali stessi, sono divenute in un batter d’occhio alte, rigogliose e fruttifere.
È il momento di raccogliere i frutti con gratitudine, ma anche con una nuova consapevolezza.
È l’ora di crescere; uscire dal nido, diventare individui “di fuoco”, o almeno lavorare in modo piú adulto per raggiungere questo obiettivo. È giunto il tempo di andare a caccia di una preda rara e ambita: una nuova versione di noi stessi, che trovi la Luce cosmica del Logos nel profondo della propria interiorità.
Molto abbiamo ricevuto, doni abbondanti dalla Terra, doni straordinari dal Cielo. I Maestri, gli insegnamenti, i sacrifici supremi, il Golgota, il supplizio di Mani, il Pog dei Catari a Montségur, sono ben rappresentati dall’effige del Dio della Luce-Fuoco, fabbricata con la paglia e data simbolicamente alle fiamme nella notte di LUGHNASADH.
Anche noi, in risposta al martirio degli iniziati e degli dei, dobbiamo compiere sacrifici e bruciare col fuoco sacro ciò che in noi è zavorra, menzogna, tradimento della missione che ci ha portati ad incarnarci in questa Maya. Lo scopo originario è trasformare il nostro sangue rosso impuro, caldo per via delle brame, in un sangue-fuoco rosso ma puro e freddo. È il segreto della Rosacroce.
L’uomo di fuoco che dobbiamo diventare è libero dagli incantamenti del Giardino di Klingsor, il falso Paradiso di Kundri, la tentatrice che non riuscí ad ingannare Parsifal, l’eroe solare.
Le rappresentazioni tradizionali del dio Lugh sono molto simili a quelle di San Michele Arcangelo. Invece della Spada, però, Lugh brandisce una lancia infuocata; ci ricorda la Lancia di Longino, unico rimedio per le ferite da lungo tempo insanabili del Re Amfortas, che Parsifal poté finalmente guarire.
Siamo cosí oggi: come discepoli, come comunità umana e come comunità dei seguaci della Scienza dello Spirito: siamo come il Re ferito, come Amfortas, custode indegno del Graal, la coppa sacra che rappresenta la redenzione della stirpe umana.
L’Apocalisse si scatena intorno a noi, che siamo deboli e feriti, e non riusciamo a ritrovare la Via verso la salvezza, a combattere il Male che avanza. Attendiamo l’eroe solare, che venga a salvarci.
Per vederlo arrivare incontro a noi (ricordiamoci che questa è l’era dell’incontro con il Christo nell’eterico) dobbiamo però purificarci e diventare adulti e liberi. La Via Aurea è stata tracciata e compare innanzi a noi. Il nido sicuro dei nostri limiti e della nostra zona confortevole deve cadere al suolo e tornare alla terra.
Solo cosí potremo volare!
Shanti Di Lieto Uchiyama