Settembre è ancora dolce, camminiamo
seguendo il corso antico del torrente.
Ci porterà, ricordi, a quella valle
dove nei giorni di vacanza a scuola
andavamo a raccogliere mirtilli,
le more che pungevano le mani,
l’asparagina tesa come spade
e la rosa canina che serbava
il dono del suo miele nello stame
geloso come l’oro in un forziere.
E l’ila s’affacciava alla ninfea,
come una principessa al suo verone,
fiera del loto candido di neve
ed era la piú bella del reame.
Ma un giorno venne il mago del cemento
che muta in calcestruzzo la natura
soltanto che la sfiori con un dito:
quel nostro Shangri-là è un falansterio
di condomini, ville, agglomerati,
e nel torrente scorrono liquami
tra un frigo rotto, un materasso a molle,
un grosso scaldabagno, una poltrona
ed un bidet con rubinetteria.
Un brutto sogno, o forse un sortilegio
che tramutò la principessa in rospo
e il nostro paradiso in pattumiera.
Fulvio Di Lieto