Nel testo Yoga Meditazione Magia edito originariamente da Teseo, Roma, nel 1971 e ripubblicato dalla Tilopa nel 2000, Massimo Scaligero suddivide la proposta editoriale in due parti fondamentali: Parte 1 – Yoga e Meditazione; Parte 2 – Magia.
Confermando la propedeuticità operativa della prima parte del testo alla conoscenza della seconda, il mio intento sarà quello di enucleare gli aspetti salienti della seconda parte dell’opera, che trattano l’argomento perno della Magia Solare. I capitoli di riferimento elencati e l’ordine progressivo degli stessi risultano essenziali per raggiungere questo obiettivo fortemente operativo e di non facile acquisizione: essi sono rappresentati in figura enumerati da 1 a 19.
Al centro della figura troviamo uno degli aspetti fondanti dell’antroposofia steineriana cui Scaligero si ispira in modalità radicale, ovvero i tre corpi dei quali si circonda l’Io: Fisico, Eterico ed Astrale (inferiore e superiore), quello superiore in relazione con le Gerarchie sovrasensibili e nell’ordine con i regni della natura (minerale, vegetale, animale e con i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco, inseriti in una contestualizzazione cosmica associata al Verbo-Logos creativo) ovvero una sintesi pertinente per l’uomo dei Nuovi Tempi rivolta all’Io autocosciente rispetto alle passate visioni mistico-ascetiche delle antiche tradizioni iniziatiche (sia orientali sia occidentali).
Nel dominio di ritualità integrate alla Scienza dello Spirito, ovvero alla soglia di quello che possiamo definire “aspetto magico dell’universo” l’Iniziato solare si pone al centro del principio stesso del Logos e quindi può far rivivere in sé il Cristo JOSHUAE. Un aspetto d’interesse unico della Magia Solare proposta da Scaligero nel testo analizzato è che ogni primo capoverso di ciascuno dei 19 capitoli nell’ordine numerico proposto ha in sé la sintesi stessa del capitolo, e quindi risulta essere una sorta di aforisma o “sutra” evolutivo trasmissibile per trascendere la Coscienza Eterica.
LA MAGIA SOLARE NEI 19 CAPOVERSI DI MASSIMO SCALIGERO
I – Coscienza eterica. La sede del pensiero, secondo la noesis della Magia Solare, è il corpo eterico, nel quale ha il suo circolo vivente. L’elemento originario del Sole vive nel corpo eterico come potere strutturante. Nel veicolo eterico, il pensiero, sorgendo vivente, esprime le forze sovrasensibili di cui è la sintesi, richiesta ogni volta dal soggetto pensante per l’attività concettuale. Tali forze rispondono a gradi gerarchicamente superiori a quello eterico, appartenendo all’ordine animico e spirituale puro: la loro presenza all’interno del pensiero rende questo il possibile strumento della redenzione dell’anima secondo l’Io.
II – Ètere incorporeo. Il passaggio dal pensiero dialettico al metadialettico è in sostanza l’esperienza del corpo eterico, ossia il passaggio dal riflesso del pensiero alla sua luce. È la prima esperienza che l’Io può avere di sé non astrattamente, ma mediante un veicolo della sua realtà: veicolo che originariamente domina il corpo fisico, ma del cui potere l’Io dialettico non può giovarsi, in quanto non lo percepisce, essendo cosciente di sé solo là dove subisce la condizione sensibile.
III – Kundalini. La prima vita eterica del pensiero si presenta allo sperimentatore come forza formatrice d’imagini. Insistendo nella disciplina, egli può ravvisare, quale scaturigine di tale forza, il potere eterico originario, la pura corrente astrale-eterica sostenitrice della vita, chiamata nei testi tantrici «Fuoco di Kundalini». Che i Maestri tantrici conoscessero tale corrente sovrasensibile, non significa che la sperimentassero mediante l’Io immanente. E questo è fondamentale comprendere: per essi il centro della forza era percepibile alla base della spina dorsale, mentre, per il discepolo moderno, come si vedrà, esso è sperimentabile in un punto interno alla testa. Il discepolo moderno che incontrasse la corrente di Kundalini alla base della spina dorsale, senza aver prima sperimentato il centro eterico della testa, grazie alla conversione del pensiero, sarebbe sulla soglia dell’invasamento medianico.
IV – Ètere ed energia nucleare. Il corpo vitale, o eterico, è un potere formatore incorporeo, di natura cosmica, compenetrante e di continuo edificante la corporeità umana, secondo le esigenze spirituali di questa. L’organismo dell’uomo cresce, si trasforma e guarisce, grazie al potere strutturale del corpo eterico. In lui la presenza dell’ètere cosmico è un potere impersonale. L’ètere opera di là dallo spazio tridimensionale, in uno spazio, che è il negativum di quello fisico: esso è infatti l’interna trama delle forme spaziali della natura e del cosmo, secondo impulsi estrasensibili.
V – Impedimenti all’esperienza dell’ètere. Nel corpo umano, l’eterico compenetra formativamente la mineralità, secondo impulsi archetipici di ordine estraumano. Essendo in sé sovrasensibile, la parte piú pura di esso, non impegnata nella struttura corporea, viene usata dall’Io, che ne trae forme di pensiero. Tali forme, per divenire coscienti, perdono vita: l’Io, infatti, come io ordinario, non può che incontrarle riflesse dall’organo cerebrale, annientando nel riflesso il loro elemento vitale.
VI – Magia imaginativa. Il conseguimento della coscienza imaginativa è caratterizzato dalla possibilità di percepire in imagini gli enti del mondo estrasensibile e parimenti di agire sul mondo sensibile mediante imagini, che si riesca ad avvivare di potere eterico. Tale potere, sorreggente da fuori dello spazio fisico il mondo fisico, scaturisce dalla possibilità di contemplare la vita metadialettica del concetto. L’imaginare magico è la dynamis eterica del concetto. Il concetto esige essere sperimentato nel suo momento predialettico, perciò essere ritrovato come u n i v e r s a l e.
VII – L’esperienza del concetto e l’Oriente. Il superamento del limite costituito all’esperienza interiore dal supporto fisico, si può riconoscere come superamento dello stato incompiuto della razionalità, ossia come compimento del movimento del pensiero, mediante l’esperienza del concetto puro. Si è potuto mostrare come questo compimento porti il pensiero a percepire nella propria corrente di vita, fuori del supporto cerebrale, le forze impersonali del sentire e del volere. Ciò significa che, a questo punto, si dà allo sperimentatore la possibilità di avvertire il rapporto del processo pensante con il supporto fisico, ma altresí di penetrare nella sede dei ritmi, o sede mediana, e nella sede della volontà.
VIII – Il segreto del pensiero – L’impulso di Michele. Il mondo sorge come oggettività di fronte al soggetto, non per via del percepire sensorio, ma della relazione dell’Io con tale percepire. La coscienza soggettiva pensa e, pensando, assume come reali le due parti dell’unità del mondo, che essa stessa nel percepire divide: una parte, la dividente, appare soggetto, l’altra oggetto. Tuttavia il pensiero che pensa il mondo e lo fa sorgere in rappresentazioni e in concetti, epperò conoscendo, comincia a ristabilire la congiunzione delle due parti. Questo conoscere è il primo movimento di un’operazione unificatrice, il cui senso ultimo, in quanto non si arresti all’ingenuità della forma logico-razionale propria all’uomo di questo tempo, è restituire vivente l’unità originaria dello Spirito con il Mondo.
IX – Il segreto del respiro. Colui che sperimenti la libertà come arte della meditazione, gradualmente consegue un mutamento qualitativo del respiro, che gli conferisce poteri supernormali sul corpo fisico. Nel trasferire la coscienza al corpo eterico, egli sperimenta una dinamica del respiro polarmente opposta a quella propria al respiro fisico: perciò egli sa che nessuna tecnica del respiro fisico può condurlo a tale mutamento qualitativo. La dinamica del respiro interiore si attua mediante forze che dall’universo fluiscono verso la Terra, donativamente: mentre il processo del respiro fisico si attua mediante forze centripete, possessivamente. Il respiro spirituale infatti si realizza nella misura in cui l’uomo vinca in sé l’egoismo.
X – Il centro delle forze di vita. L’esperienza dell’Io presuppone l’indipendenza della coscienza di sé dal pensiero. La coscienza di sé deve poter sussistere e sperimentarsi senza il pensiero. Ma a ciò le occorre il passaggio dal pensiero alla forza originaria del pensiero, in cui l’elemento dialettico è scomparso, per cedere a una corrente di vita, che ha in sé tutto l’intuito logico, senza necessità di una particolare forma logica. Si può parlare del flusso identico a sé di una sostanza intuitiva: non si tratta però di determinate intuizioni, bensí del tessuto stesso dell’intuire: che si presenta come corrente di vita.
XI – Rito tradizionale. L’accesso al centro eterico del capo è possibile all’Io nel veicolo della forza-pensiero, in quanto il pensiero consegua tale interna liberazione da afferrare se stesso, nel suo farsi dialettico, come una forza di vita, metadialettica. E’ la forza di vita che attende dal moto del pensiero l’atto autonomo dell’Io, per ricongiungersi con l’Io come forza individuale. Nel quotidiano processo dialettico, il pensiero normalmente si oppone, senza saperlo, alla virtú della propria origine: l’uomo rinuncia all’evento per il quale il pensiero è nato. E’ non solo la via del razionalismo agnostico, ma anche dello pseudo-esoterismo. La corrente di vita da cui sorge il pensiero, può essere ritrovata grazie a un metodo che conosca la via per la quale il pensiero si identifica con la serie dei simulacri dialettici, e dia modo di riconoscere tali simulacri anche nella loro riesumata forma magico-rituale tradizionale.
XII – Ètere del cuore. L’esperienza del centro eterico della testa fornisce al ricercatore la certezza del fondamento estrasensibile della realtà e di un corrispondente orientamento dell’umano. Egli apprende che quanto è promesso dalle tradizioni esoteriche, qui trova non soltanto la sua realizzazione, ma è anche trasceso.
XIII – Eros e spagiria. L’accennato magismo erotico, privo dei mezzi di conoscenza che lo possano metafisicamente giustificare, è la forma di uno dei massimi ostacoli alla presente civiltà, in quanto porta a estreme conseguenze l’impotenza dell’uomo rispetto allo scatenamento attuale dell’eros. Questo è dovuto alla maggiore autonomia conseguita dal sistema della volontà rispetto alla sfera del sentimento: autonomia che dovrebbe essere espressione dello Spirito, ed è infatti in sé una dynamis sovrasensibile, ma, come tale, sfuggente allo Spirito, in quanto l’uomo dell’epoca dell’Autocoscienza è incapace dell’atto cosciente che lo svincoli dal sistema dei sensi.
XIV – Brama della beatitudine. Si è mostrato come la connessione con il centro eterico del cuore presupponga la determinazione del discepolo, in quanto significa per lui rottura del limite della soggettività e possibilità che nella iniziativa dipendente assolutamente da lui, si inserisca l’azione trascendente di un Potere iniziatico indipendente da lui. Si tratta del superamento della barriera della cerebralità: impresa risolutiva, simboleggiata nel mito del Graal dalla prova nella quale cade Amfortas e riesce invece vittorioso Parsifal. Soltanto nel vincolo della cerebralità l’anima può essere sopraffatta e umiliata dagli istinti: tale sopraffazione e tale umiliazione insisteranno, finché l’uomo non conosca se stesso: finché non conosca la scaturigine reale della sua debolezza e non cessi di cercarla dove non è.
XV – Metafisica della beatitudine. La pace mistica è un grossolano inganno, allorché si verifica a spese di forze necessarie alla formazione dell’anima. Non si tratta soltanto di forze sottratte all’evoluzione dell’uomo e del mondo, ma parimenti di asservimento inavvertito dell’anima alla sfera dei sensi. È l’asservimento che viene ignorato sino all’illusione di una indipendenza dai sensi, che può assumere la forma di una rinuncia ascetica alla vita dei sensi, mentre è proprio la vita dei sensi la sfera nella quale lo Spirito ritrova le sue forze radicate nel terrestre.
XVI – I poteri. La potenza liberata del sentire è una con la potenza del puro pensare e del puro volere: ciò che prima operava come vincolo alle sensazioni di piacere o di dispiacere, come una forza magica inferiore, viene liberato dall’anima. L’anima cessa di attingere forza alla brama: può infine attingere forza alla propria essenza, la cui corrente può cosí penetrare nell’umano: fluendo in essa, fluisce nel corpo della umanità.
XVII – La volontà magica. L’esperienza del centro eterico della testa esige essere accompagnata da una «separazione» della corrente della volontà dalla corrente del sentimento. Il discepolo cura che la forza del volere consegua tale autonomia, che egli possa attingere ad essa come a un potere d’impersonalità, quando gli sia necessario, di contro al tragico quotidiano, a mantenere intatta l’indipendenza dell’impegno interiore: soprattutto a proteggere la pura sostanza stellare, che comincia alchemicamente a operare nell’anima. Qualsiasi tensione interiore, o impulso d’avversione, o irritazione o angoscia, o forma di critica o di timore, è distruttiva per tale sostanza aureo-adamantina dell’anima.
XVIII – Scelta solare. L’arresto dinanzi alla Soglia del Mondo Spirituale, è il segno del potere di una radicale sete di vita, che si può anche riconoscere come paura di perdere l’appoggio a cui si è vincolati per la coscienza ordinaria. È la paura di cessare di appoggiarsi al fittizio fondamento che è il corpo, o il mondo nel suo valore strettamente fisico, per far leva sul reale fondamento di sé: che è il reale mutamento di visione, epperò l’inizio della coscienza magica.
XIX – Superumano e subumano. L’impresa dello Spirito è destinata al fallimento, se la disciplina non dà modo al discepolo di elevarsi a tale interiore autocoscienza, da poter attingere in sé il Principio che può percuotere l’umano e ridestarlo al suo essere superumano. L’umano non è la misura del proprio essere, ma della sua caduta: i cui segni sono la brama, la malattia, la morte. Il Principio dell’umano va ricercato nel non umano: è l’opera dell’Io, il quale soltanto ha il potere di aprirsi al proprio essere. Non v’è trascendimento di sé, che non sia opera dell’Io: perciò il metodo contemplato nella presente sintesi è conforme alla necessità di una determinazione sempre piú consapevole dell’Io.
CONSIDERAZIONI FINALI
L’azione sui tre piani compiuta da Scaligero con i suoi insegnamenti, è talmente eccelsa da essere senza alcun dubbio ispirata dalle Gerarchie Superiori, in quanto chiave di volta per il ripristino del principio di Forza (Shakti) e il suo stesso trascendimento rituale nell’èra dell’autocoscienza e della brama, cui ricordiamo è relegata una fisiologia respiratoria vincolante a processi respiratori involutivi da correggere sacralmente secondo tecniche adattive al tipo umano contemporaneo.
Scaligero attraverso i suoi insegnamenti getta dunque le basi operative per una moderna palingenesi del Sacro e quindi di una differente fisiologia dei processi respiratori non vincolati piú alla brama, dove la stessa mitologia creativa dell’Albero della Vita, del Fuoco di Prometeo e di tutti gli aspetti insiti nelle divinità dei Pantheon passati, vengono unificati, integrati, risolti e trascesi nel significato piú profondo del Logos Solare, secondo un incipit di insegnamenti corrispondente appunto ai 19 capitoli che abbiamo enucleato secondo la sintesi voluta dallo stesso Scaligero.
Quindi lo scritto in questione oltrepassa ogni immaginazione, poiché consegna all’iniziando dei nuovi tempi i segreti aurei per accedere a quel livello superiore di conoscenze che sorgono esclusivamente dopo l’acquisizione della Coscienza Eterica.
La funzione iniziatica dei tre centri Testa, Cuore e Ventre risulta fondamentale per questa Iniziazione solare, in particolare l’esperienza del centro eterico della testa, come suggerito da Massimo Scaligero, esige essere accompagnata da uno svincolamento della corrente della volontà da quella del sentimento.
Kether