Evoluzione individuale attraverso il lavoro

Critica sociale

 

Evoluzione individuale attraverso il lavoro

Buonlavoro

 

Una esperienza spirituale può vivificare, mediante la realizzazione del pensare puro, la vita economica, ma questo aiuto rimarrebbe inoperante se ogni protagonista della vicenda produttiva, qualunque sia il suo livello interiore, non donasse il suo contributo realizzando l’insegnamento contenuto nella divisione del lavoro. Ogni uomo, anche il piú umile, diviene cosí il protagonista della società, se comincia a superare gli influssi dannosi della sua negatività, se giunge a riconoscere i guasti che provoca pretendendo di lavorare esclusivamente per se stesso, lasciando eccessivo spazio alle sue brame soggettive, alla sua vanità, ai suoi pregiudizi. Nel suo destino di uomo immerso nel mondo esteriore economico, egli realizza l’occasione per la sua evoluzione interiore. Tutto questo è vero sia per l’imprenditore, sia per il dirigente, sia per il commerciante, sia per il piú modesto prestatore d’opera. Per esempio rubando sulla qualità per aumentare il profitto, ricorrendo a fastidiosi mezzi di controllo o di astratta incentivazione per aumentare il proprio prestigio, approfittando di ogni stormir di fronda per aumentare i prezzi, facendo dell’assenteismo quasi una seconda professione, pretendendo cifre assurde per le proprie prestazioni.

 

Recessione, stagnazione, inflazione, crisi monetarie, disquilibri ecc. non sono che i sintomi esteriori di un travaglio evolutivo piú profondo che si manifesta nel contrasto fra soggettività egoica e oggettività della fenomenologia economica, L’uomo ha bisogno, piú che di teorie, di una nuova esperienza pensante e di nuovi princípi morali che lo aiutino a comprendere il significato ultimo dello sviluppo economico moderno. Il primo passo in questa direzione egli può compierlo conquistandosi uno spazio economico autonomo. Infatti lo Stato unitario, imponendo all’economia direzioni e provvedimenti, trasferisce su di essa gli interessi ideologici o pratici dei partiti, dei gruppi di potere, dei sindacati, degli enti burocratici, degli imprenditori che influenzano il suo apparato, i quali operano secondo rapporti di forza, ignorando in sostanza ogni spirito di reciprocità. Non a caso Tinbergen [Jan Tinbergen, premio Nobel 1969 per l’economia], ha denunciato che la programmazione trova, nella sua realizzazione, uno dei suoi piú grossi ostacoli nel conflitto di interessi particolari che investono gli organi statali.

 

Se si esclude qualsiasi intervento del potere pubblico sull’economia, è chiaro però che questa non può essere lasciata completamente a se stessa. Se fosse consentito ai singoli operatori, di agire ognuno per proprio conto, ignorando le esigenze degli altri protagonisti di quel settore o ponendosi in conflitto con le altre attività, altereremmo l’essenza della divisione del lavoro, come è avvenuto in sostanza con il Laissez-faire.

 

Il principio della divisione del lavoro ha bisogno, per realizzarsi, di strumenti in grado di estendere la forza della reciprocità a tutto l’ambiente economico affinché si possa pervenire ad affrontare, confrontare e coordinare tutte le esigenze, per indirizzarle, possibilmente, verso sane linee di sviluppo.

 

È questa indubbiamente la meta che persegue lo Stato quando cerca di instaurare un colloquio con tutte le forze sociali. Solo che il dialogo, e quindi la comprensione, sono resi sterili dal prevaricare di istituzioni estranee all’economia.

 

I diversi protagonisti dell’economia, riuniti in “Associazioni” (secondo la definizione che Rudolf Steiner dà nella sua opera I Capisaldi dell’economia) potrebbero assumere la responsabilità diretta delle vicende che vanno dal reperimento e dal miglioramento delle risorse naturali, alla produzione, alla distribuzione e infine al consumo.

 

Se le associazioni saranno in grado di operare superando le remore di una razionalità che ha compromesso la vitalità della scienza economica, potrebbe fluire da esse una immediatezza del pensare che può essere paragonata alla capacità di un commerciante di valutare, con lo scarto di pochi chili, la quantità di arance che stanno maturando sull’albero. Mediante l’esperienza, affinata nella pratica quotidiana e vivificata da una educazione del pensiero, i componenti delle diverse associazioni potrebbero restituire a ogni attività quella logica e quel buon senso che sia il pensiero materialista, sia gli interventi di politica economica, sia il cieco prevalere degli interessi, hanno fatto troppe volte smarrire.

 

 

Argo Villella

 


 

Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.