«Difficile quello che ci viene chiesto, dobbiamo credere senza vedere; credere alle forze eteriche, ma non le percepiamo; ad un mondo spirituale senza percepirlo; difficile…». Fu una frase un po’ scherzosa di un mio stimatissimo amico ben addentro alla Scienza dello Spirito. Frase che mi sconcertò, e attorno alla quale ho spesso pensato.
In quest’epoca di materialismo quasi puro, quando si percepisce solo la materia, è comunque necessario che un piccolo gruppo di individui riesca a credere, con uno sforzo enorme però necessario affinché si lasci il testimone per i tempi futuri. «Beati coloro che non avendo visto hanno creduto», lo dice il Vangelo stesso. E credo si riferisse proprio a noi che abbiamo sviluppato una forza interiore di fede pur non “percependo” il mondo spirituale, e soprattutto il Christo.
Però bisogna intendersi su questa definizione di “beati”, che non credo sia intesa in senso mistico come “gioia” ottundente e continua quando varcheremo la soglia della vita, ma piuttosto come sforzo necessario affinché ci possa essere il vero risveglio spirituale. Lo stesso Steiner dice chiaramente come la via della conoscenza sia preceduta da un accoglimento senza pregiudizi delle verità rivelate: che è dire “credere senza vedere”, e quindi i “beati” lo saranno nel senso iniziatico della parola.
In realtà non è proprio vero che non percepiamo il mondo spirituale. Il nostro modo di vivere la quotidianità è profondamente materialistico, assolutamente concentrato nel risolvere tutte le “cause ed effetto” che il vivere materiale ci riserva. Tanto per fare un esempio, se si cerca di provare l’esistenza del suono, cercando di toccarlo con le mani, oppure di vederlo con gli occhi, si fallirà miseramente; ma non si potrà concludere che il suono non esista.
Purtroppo siamo condizionati a cercare lo Spirito con i sensi fisici, e quindi a non trovarlo. Eppure esso sta di fronte a noi. Comunque la sua percezione è possibile.
Cosí come per una sedia, se ci si concentra, si può “vedere” l’artigiano che l’ha pensata e costruita come atto ideale e logico, altrettanto accade con un essere vivente, un cristallo o una pianta: non può non evidenziarsi Chi l’ha ideata e quindi “costruita”. Questo atto di pensiero, che sembra astratto, è già un percepire il mondo spirituale, che non può non iniziare con un movimento di razionale deduzione.
Il grande inganno contraddittorio in cui cade il materialista scientifico, o comunque lo scienziato, è proprio questo. Quando si trova di fronte all’evidenza data dalla complessità del progetto realizzato in un essere o in un cristallo, non lo risolve prendendo coscienza dell’evidenza in sé, e muovendosi cercando delle risposte, ma si chiude nel suo scientismo e compie un atto che è veramente mistico e privo di ogni realtà, e contraddice il pensiero scientifico da cui sorge, dicendo: «Un giorno la scienza lo spiegherà». Cioè non l’uomo con la sua intelligenza, che non è all’altezza per spiegare, ma sarà una entità – che per lo scienziato non dovrebbe esistere se non astrattamente quale unico risultato dell’agire umano – la quale riuscirà a spiegare.
Di fatto il materialista si chiude in una visione del mondo misurabile. Non è vero che rimane possibilista di fronte a un’esistenza dello Spirituale: egli assume questa posizione esclusivamente sul piano dialettico per non farsi accusare di pregiudizio. In realtà esclude totalmente, dalla propria filosofia di vita, ogni possibile verità esoterica. Questo lo si evince chiaramente da come dileggia ogni argomento religioso.
Se lo scienziato ammettesse l’evidenza dello Spirito, il suo lavoro ne risulterebbe fortemente ridimensionato, e la sua onniscienza sarebbe messa in discussione. Quindi istintivamente, spero non coscientemente, tende ad escludere la realtà sovrasensibile dalla sua teoretica. Per riuscirci si appella al misticismo ingenuo di chi lo sostiene, dicendo appunto: «Un giorno la scienza lo spiegherà».
Frase che sottintende come ogni spiegazione scientifica escluda qualunque riferimento spirituale dei fenomeni. Ciò che appare “mistero” oggi, atto di fede, domani non lo sarà piú. Infatti alla fatidica frase segue sempre l’altrettanto fatidico esempio: «I primitivi credevano che i fulmini fossero l’ira di Dio, oggi invece sappiamo come si formano».
In verità ancora non si è capito bene come si formino e come funzionino i fulmini. Ma ammettendo di saperlo alla perfezione, rimane il salto logico di ritenere che ciò dimostri l’estraneità divina dall’evento, e ipso facto sia la prova della non esistenza di Dio. Cosa che tutto il sapere umano non è riuscito a fare.
La ricerca di una visione piú profonda viene intesa come un atto manipolatorio in fase dialettica.
Può sembrare scontato abbinare la progressiva incapacità di distinzione tra il bene e il male con il materialismo e l’egoismo. Ma non si riflette mai abbastanza di come essi si innestino proprio grazie al materialismo. L’etica è attività dell’anima, anzi, meglio, dello Spirito, che viene ignorata dalla indagine psicanalitica perché si nega l’esistenza della sua origine.
Relegando tutta l’indagine al “misurabile”, gli impulsi ideali, etici, vengono relegati nella zona superstiziosa della “religione”.
Non si crede piú ad un uomo mosso da ideali puri. È stata emblematica una lezione dello stimatissimo storico Alessandro Barbero, in cui si è fatto beffe degli ideali Templari attribuendoli ad una sorta di furbizia consortile: “Le frottole sui Templari”. Non è colpa sua: il suo materialismo gli impedisce di capire oltre l’atomo.
Gli esempi in questo senso possono essere tanti.
L’eroe per l’uomo medio non è piú, detto con un po’ di voluta retorica, colui che si sacrifica per la comunità. L’eroe è chi riesce ad arricchirsi per capacità particolari, come sport, cinema, musica o affermazione professionale ad altissimo livello. E questo perché non si riesce piú a comprendere alcunché al di fuori dell’evidenza egoistica delle proprie esigenze, in quanto ad ogni impulso dello Spirito è negata dignità d’esistenza e d’indagine.
Dire: «Non ho bisogno di Dio per comportarmi bene», come press’a poco disse la stimata astrofisica Margherita Hack, è un’altra frase fatta, che non ha molto senso reale. Lei, avendo una solida educazione data da due genitori teosofi, non si rendeva conto che faceva appello ad una parte spirituale di se stessa, per negarne di fatto l’esistenza, utilizzando una concezione religiosa assolutamente rudimentale. Ma se per l’esimia scienziata, di cui sicuramente ammiriamo i conseguimenti e i riconoscimenti accademici, è soltanto una contraddizione in termini personali, non è cosí per chi non ha avuto un underground altrettanto profondo e quindi non ha gli strumenti per crearsi una morale altrettanto autonoma. Questi non riesce ad appellarsi ad alcunché per capire la differenza tra bene e male, quindi progressivamente, generazione dopo generazione, tende a perderla. Si può solo appellare a quegli “impulsi inconsci”, che in realtà sono il mondo degli istinti, ma non per superarli, che già sarebbe tanto, bensí per gestirli. Infatti non esistendo lo Spirito, non c’è nulla cui appellarsi per migliorare se stessi, ma solo “gestirsi”.
Il fulcro è sempre lo stesso: l’umana visione materialistica sta educando gli individui, anno dopo anno, ad una sempre maggiore ignoranza della filosofia, dell’etica e della religione. Avendo come risultato un uomo sempre piú rozzo, arrogante, violento ed egoista.
È proprio in questo clima che è necessario creare contenuti di pensiero che siano alla luce della vera Spiritualità.
In una delle sue numerose prefazioni di Scienza occulta, Rudolf Steiner ci dice che la necessità di quel libro è nata proprio per creare pensieri diversi dalla cultura scientifica, che già all’epoca era predominante.
Ogni qualvolta noi stessi – senza che sia critica per nessuno – ci lasciamo trascinare dalla corrente opinione pubblica; che lasciamo correre, senza correggere dentro di noi visioni del mondo e dell’uomo che hanno origine materialistica; accettiamo frasi fatte e luoghi comuni come veri; senza, come dicevo, correggerli, almeno nella nostra anima: lasciamo vincere l’immoralità e l’egoismo di un altro po’, lasciamo che conquistino un altro pezzettino di umanità.
Massimo Danza