La predazione delle ricchezze
Nell’evoluzione dell’umanità avviene sempre un fenomeno: si deve verificare una specie di punto piú basso prima che arrivi una nuova luce. Il punto piú basso dell’Unione Europea in quanto istituzione non è stato ancora completamente toccato e la luce ancora non si profila, ma la disintegrazione del vecchio progetto comunitario è ormai intuibile. Del resto, un’istituzione che legiferava sulle normative dei cetrioli storti non poteva, onestamente, sopravvivere. A porre fine a questo carrozzone al servizio di interessi economici sovranazionali sono stati gli stessi statunitensi, che dopo aver conquistato l’Europa nel ’45, ora stanno tentando di rastrellare a proprio beneficio le enormi ricchezze del vecchio continente. Esemplare è la Grecia che è già stata svenduta. La nazione ellenica priva di sovranità economica ha dovuto cedere i suoi porti e le grandi infrastrutture alla Germania, che presto potrebbe essere a sua volta depredata dalla finanza di Wall Street. L’abnorme sistema finanziario basato sul dollaro ormai vacilla. La sfera anglofona ha disperato bisogno di risorse. I governanti europei al totale servizio della NATO accettano servilmente che le loro nazioni vengano private delle indispensabili risorse energetiche che la Russia ci potrebbe dare.
Divide et impera
L’Impero d’Occidente ha applicato una regola antica: dividere le province e metterle l’una contro l’altra. I Paesi Baltici, pieni di livore antisovietico, artatamente alimentato, premono per la guerra alla Russia. La Polonia ha delle mire di conquista per alcune sue minoranze al di fuori dei confini. I Paesi nordici sono ormai controllati dalla NATO.
La Germania è divisa tra un mondo economico che vorrebbe mantenere la supremazia in Europa e un mondo politico che si è prostrato ai voleri dei Democratici statunitensi. L’Ungheria non ha rinunciato al gas russo ma viene emarginata, e ci si può aspettare da un momento all’altro che il suo principale politico faccia una brutta fine, visto che gode di vastissimo consenso popolare. I paesi mediterranei stanno per essere spogliati al pari della Grecia. La Francia di Macron dialoga con la Germania cercando di stare con i Paesi che contano, ma nel frattempo viene espulsa economicamente da un’Africa ormai vicina alla Russia e alla Cina. L’Olanda non vuole perdere il proprio ruolo di paradiso fiscale per molte aziende europee, ma è irrilevante sullo scacchiere internazionale. Al di fuori dell’Unione Europea, la Svizzera è sempre piú legata all’Occidente, mentre la Serbia sempre piú vicina alla Russia è minacciata dalla Croazia. Ora ci si può domandare dove stia la luce indicata da Novalis nel suo saggio anticipatore Cristianità o Europa.
Guerre imposte all’Europa
Una risposta è che la Luce sta nel fatto che per gli europei occidentali e centrali è quasi impossibile pensare ad una guerra fratricida come in passato. Eppure, spostandoci piú ad Est, ci sono ancora guerre europee. Le guerre nei Balcani tra gli anni ’80 e ’90 dell’altro secolo sono state rese possibili da agenti provocatori di matrice Occidentale. I serbi, i croati e i kosovari sono stati spinti allo scontro etnico utilizzando anche fantasmi religiosi, cattolici (Ustascia), ortodossi (Cetnici) e musulmani (Jihadisti). I bombardamenti di Belgrado invece sono stati un chiaro avvertimento affinché la Russia di Putin non arrivi geopoliticamente ai porti del Mediterraneo tramite la Serbia e il Montenegro. La guerra in Ucraina è figlia delle provocazioni e del colpo di stato anglofono in piazza Maidan a Kiev nel 2014. Guerre simili non possono avvenire tra tedeschi, italiani, francesi o spagnoli. Una guerra franco-tedesca o italo-spagnola suona come un’insensatezza paradossale e inattuabile. Il motivo di tale accettazione profonda della pace europea da parte dei popoli è un segreto che risiede nell’immane sacrificio dei perdenti della Seconda guerra mondiale che, per eterogenesi dei fini, hanno determinato l’abbattimento dei conflitti etnici. Resta però il fatto che la NATO, nel suo arroccamento, sta alzando una nuova cortina contro la Russia. Ancora una volta l’Europa occidentale e centrale è divisa dai fratelli russi che sono, non dimentichiamolo, europei ad ogni effetto.
Declino di una nazione occupata
Veniamo ora alla povera Italia che ha pagato lo scotto di un declino a causa delle spinte globalizzanti che ci hanno affossato come nazione. Si pensi che nel ’90 l’Italia era diventata la quarta potenza industriale del mondo, davanti alla Francia e alla Gran Bretagna. Questa forza economica era però limitata politicamente e militarmente dai trattati di pace siglati a fine guerra. I trattati di vassallaggio contenevano clausole non note al grande pubblico, quantunque non segrete. Le clausole firmate imponevano un servaggio assoluto nei confronti degli Stati Uniti d’America e parzialmente alla Gran Bretagna. Ancora oggi il Presidente della Repubblica e del Consiglio dei ministri deve essere accettato da Washington! Piú di 120 basi militari americane sono stanziate sul suolo italiano, mentre organizzazioni segrete come Gladio infiltrano tutte le forze politiche.
Limiti della prima Repubblica
La classe politica (Il pentapartito + il PCI all’opposizione) che governavano dalla fine della guerra ha avuto il merito di assecondare e incanalare la voglia di riscatto economico dell’Italia uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale. La vita economica era fiorente però sorretta da protezionismi e dazi. Ci si domandi perché in Italia, a quel tempo, per le strade viaggiassero solo auto nazionali. La Fiat impediva l’ingresso alle auto giapponesi e quelle tedesche e americane costavano troppo.
Questi protezionismi si allargavano agli albi professionali ed alle corporazioni, che erano rigidissime. I partiti avevano steso una soffocante cappa di conformismo a cui si sottraeva soltanto il Movimento Sociale di Almirante, unica forza politica non corrotta e non corruttibile. Lo statalismo economico era un limite che in quel contesto andava superato.
Le ragioni della Seconda repubblica
Quando nel 1994 l’economista Antonio Martino, tessera n° 2 di Forza Italia, si scagliò contro lo statalismo economico, interpretava realmente un’aspirazione ad un’economia di mercato non condizionata dalla politica. In quel momento l’Italia aveva realmente bisogno di liberarsi dalle catene stataliste. Chi oggi tra i nuovi resistenti, si pone violentemente contro l’ordoliberismo non cada nell’antico paradigma ideologico rispolverando fantasmi statalisti del passato. In quel momento, dopo la caduta del Muro c’era una indubbia necessità di liberare l’economia dai lacci politici. Il ruolo di Silvio Berlusconi all’epoca era giustificato da un’aspirazione popolare. Lo stesso Vladimir Putin non a caso amico del Cavaliere, applicò in Russia la stessa ricetta economica, sollevando l’economia del suo paese. Nacque in Italia la Seconda Repubblica. La Scienza dello Spirito ci abitua ad accettare un pensiero dinamico e non ideologico. Non scordiamoci ciò che Rudolf Steiner ha detto intorno al moto pendolare della Storia: una soluzione positiva oggi, non è detto che sia positiva l’indomani. La Tripartizione insegna anche questo.
Il dominio politico delle multinazionali
Oggi la situazione è ancora diversa: l’ordoliberismo ha prodotto oligopoli e cartelli che a loro volta si sono impadroniti della politica e degli apparati statali e militari. Il capitalismo produttivo è in crisi, le forze del Deep State alleate con la finanza e le multinazionali vorrebbero determinare la politica mondiale. Il caso del Partito Comunista cinese è sintomatico: l’alleanza tra neoliberisti e comunisti qui è evidente. Ma la Cina è lontana e per certi versi sconosciuta. Il mondo non potrà evolvere in direzione ordoliberista. Si pensi: le multinazionali del farmaco favoriscono il propagarsi di una malattia pur di vendere un rimedio. Rimedio che peraltro non cura ma ammala ancor piú. Il tutto non solo nel nome del fatturato (fatto già grave) ma nel nome della presa di potere attraverso organismi internazionali come l’OMS (fatto ben piú grave).
Un potere che tenga a freno l’avanzata dell’Anticristo
La battaglia per la libertà continua, noi tutti dobbiamo imparare a distinguere tra la globalizzazione economica (cosa in sé giusta, ma che va controllata) e il globalismo che è un’ideologia satanica e transumanista. Le forze del Katéchon che hanno sbarrato la strada a questo processo, oggi ispirano lo spirito del popolo russo. Da un lato l’Impero d’Occidente, dall’altro il resto del mondo. Chi parla di Terza guerra mondiale, per certi versi non sbaglia. Ciò che noi possiamo fare nell’Europa asservita al dominio statunitense, è pregare, meditare e intensificare gli esercizi. Nel contempo dovremo costruire comunità autosufficienti indirizzate ad un comunitarismo tripartito e solidale, con una scuola non statalista per i nostri bambini. Comunità capaci di traghettarci o traghettare i nostri discendenti, verso un mondo piú luminoso.
Salvino Ruoli